L'esplosione uccise 11 persone e ne ferì più di 70. Due delle vittime morirono all'arrivo all'ospedale Ichilov di Tel Aviv. Dei feriti, 6 furono gravemente feriti, 12 riportarono ferite moderate e il resto rimase lievemente ferito.[1][2][3][4]
Lior Anidzar, 26 anni, di Tel Aviv –morì per le ferite riportate il 13 maggio;
Daniel Wultz, 16 anni, di Weston, Florida, Stati Uniti, morì per le ferite riportate il 14 maggio.
Responsabili
La Jihad islamica palestinese rivendicò la responsabilità per l'attentato e identificò l'attentatore come Sami Salim Hamad vicino a Jenin, nel nord della Cisgiordania.[5] Il leader della Jihad islamica Elias Ashkar, accusato di essere l'autore dell'attacco suicida, fu ucciso dalle truppe israeliane nel villaggio di Qabatiya, insieme ad altri 4 militanti palestinesi, il 14 maggio 2006.[6]
Reazioni internazionali
Israele: Il portavoce del ministero degli esteri israeliano Gideon Meir dichiarò che Israele ritenne Hamas responsabile degli attacchi, accusando Hamas di "dare sostegno a tutte le altre organizzazioni terroristiche";[3]
Palestina: Hamas, che vinse le elezioni generali palestinesi il 25 gennaio 2006, rifiutò di condannare l'attentato, descrivendolo come un atto di autodifesa;[7] Khaled Abu Helal, portavoce del ministero degli interni guidato da Hamas, definì l'attentato "un risultato diretto della politica dell'occupazione e della brutale aggressione e assedio commessi contro il nostro popolo";[5]
Stati Uniti: l'amministrazione Bush criticò gli attentati, definendoli "un atto di terrore spregevole per il quale non ci sono scuse o giustificazioni",[3] e la famiglia di Daniel Wultz, statunitense ucciso nell'attentato, vinse una causa nel maggio 2012 in un tribunale distrettuale degli Stati Uniti contro Iran e Siria per il loro sostegno ai militanti palestinesi in questo attentato suicida. L'importo della sentenza era di 323.000.000 di dollari e rappresentava la prima volta che un tribunale degli Stati Uniti emetteva una sentenza contro la Siria per attività legate al terrorismo.[8]