Attentato al valico di Karni
L'attentato al valico di Karni fu un attentato suicida palestinese avvenuto il 13 gennaio 2005 al terminal pedonale/merci del valico di Karni situato sulla barriera israeliana della Striscia di Gaza. 6 civili israeliani furono uccisi nell'attentato e 5 rimasero feriti. Hamas, le Brigate dei Martiri di al-Aqsa e i Comitati Popolari di Resistenza rivendicarono l'attentato congiuntamente. L'attentatoIl 13 gennaio 2005, intorno alle 22:45, tre militanti palestinesi, armati di AK-47 e bombe a mano, parcheggiarono un camion carico di un ordigno esplosivo da 200 libbre,[1] sul lato palestinese della recinzione, vicino a una porta di ferro che separa i lati israeliano e palestinese al checkpoint di Karni. Alle 22:45, i tre fecero esplodere l'esplosivo che creò un buco attraverso la porta di ferro. Subito dopo i militanti penetrarono nel lato israeliano del valico di Karni. La squadra militante lanciò granate e sparò con le armi d'assalto contro i civili israeliani sul sito.[2] Durante l'attacco la squadra militante palestinese uccise 6 civili israeliani (camionisti e lavoratori dell'Autorità Portuale) e a ferirne 5.[3] Il successivo scontro a fuoco tra i soldati israeliani di stanza sul posto e i militanti palestinesi portò alla morte dei tre aggressori.[3] Vittime
I responsabiliTre gruppi militanti palestinesi rivendicarono la responsabilità congiunta dell'attentato: Hamas, le Brigate dei Martiri di al-Aqsa e i Comitati Popolari di Resistenza.[4] Dopo l'attacco, Abu Abir, portavoce dei Comitati di Resistenza Popolare, ha dichiarato alla stampa che "l'attacco è una continuazione della resistenza".[4] Reazioni internazionaliParti coinvolte
Note
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