Ugento
Ugento (AFI: /uˈʤɛnto/[4], Ušèntu in dialetto salentino[5]) è un comune italiano di 11 929 abitanti[1] della provincia di Lecce in Puglia. Il territorio comunale è situato nel basso Salento e include un tratto della costa del mar Ionio. Il centro abitato, sorge in parte sul sito dell'antica Ozan (Uxentum in latino), importante città messapica. È sede della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca. Il comune di Ugento è stato riconosciuto come città d'arte e località ad economia turistica dalla regione Puglia nel 2008 per le sue bellezze architettoniche, archeologiche ed ambientali[6]. Dal 14 novembre 2018 è gemellato con Arcugnano.[7][8] Geografia fisicaÈ situato su un modesto colle a un'altezza di 108 metri s.l.m.. L'area comunale si estende su un'area di 98,68 km² e comprende, oltre al capoluogo, le frazioni di Gemini e Torre San Giovanni, le marine di Torre Mozza e Lido Marini e la località Fontanelle[9]. La costa di circa 12 km è prevalentemente bassa e sabbiosa, con rocce solo in alcuni brevi tratti. A ridosso di questa sono presenti numerosi bacini artificiali contornati da sterpeti e boschi di macchia mediterranea che si estendono fino all'entroterra, dove lasciano spazio a un paesaggio tipicamente agreste, caratterizzato da uliveti e vigne su bassi colli di rocce e terra rossa. TerritorioIl territorio di Ugento è vasto e piuttosto variegato. L'ampiezza della costa va di pari passo con una considerevole estensione nell'entroterra, caratterizzata da un sistema di coltivazione intensivo soprattutto di ulivo e vite e da massiccia presenza di aree di pascolo. Nonostante la grande estensione, le aree urbane sono relativamente piccole, il che spiega la non alta densità demografica. Una particolarità importante del territorio di Ugento è costituita dalla presenza dei bacini di bonifica. La zona in prossimità della costa è stata da sempre caratterizzata dalla presenza di vaste aree paludose e malsane. Nel 1927, l'istituzione del Consorzio di bonifica Ugento-Li Foggi permise di dare il via ai lavori di risanamento che consistettero principalmente nella costruzione di grandi bacini, collegati fra loro tramite canali e sfocianti in mare, che permisero il deflusso delle acque altrimenti stagnanti. Con il terreno di risulta furono colmate le zone di maggiore depressione, consentendo il recupero di vastissime aree in parte rimboschite a conifere e in parte destinate all'agricoltura (in quanto il bacino costituiva un'importante risorsa idrica per l'irrigazione) e soprattutto permettendo di debellare definitivamente la malaria.
ClimaDal punto di vista meteorologico Ugento rientra nel territorio del basso Salento che presenta un clima prettamente mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo umide. In base alle medie di riferimento, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno ai +9 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si aggira sui +25,1 °C. Le precipitazioni medie annue, che si aggirano intorno ai 676 mm, presentano un minimo in primavera-estate ed un picco in autunno-inverno. Facendo riferimento alla ventosità, i comuni del basso Salento risentono debolmente delle correnti occidentali grazie alla protezione determinata dalle serre salentine che creano un sistema a scudo. Al contrario le correnti autunnali e invernali da Sud-Est, favoriscono in parte l'incremento delle precipitazioni, in questo periodo, rispetto al resto della penisola[10].
Origini del nomeSecondo l'ipotesi di Francesco Ribezzo, ripresa successivamente da Antonio Nicolazzo, il nome di Ugento deriverebbe da Ausentum, collegandolo alla radice "Auso" che significa "lucente". Egli ricorda poi come nel periodo paleoitalico il mare Ionio si chiamasse Ausonium da Ausentum come l'Adriatico da Adria. Su emissioni monetali del III secolo a.C. è riportato il nome Aozen(tum)/Ozan(tum), da cui il significato di terra di Zeus. StoriaLa moderna cittadina di Ugento si sovrappone in gran parte ad uno dei principali centri messapici della penisola salentina, situato all'estremità meridionale di una serra. L'altura fu già occupata in età protostorica, ma testimonianze sicure di un insediamento si hanno solo a partire dal VI secolo a.C., epoca a cui risalgono due dei più importanti rinvenimenti: lo Zeus di Ugento bronzeo e la tomba dipinta di via Salentina[12]. Intorno al IX secolo a.C.[13], flussi migratori di probabile origine illirica si stanziarono nella penisola salentina e, fondendosi con le popolazioni locali, diedero origine alla civiltà Messapica, di cui Ugento fu uno dei centri urbani più grandi e potenti. Divenne una città-stato con una zecca e un proprio esercito, difesa da poderose mura. In questa stessa epoca, e poi anche in età romana, Ugento arrivò a disporre di un proprio scalo portuale sullo Ionio, presso Torre San Giovanni[14]. Durante l'Impero Romano, Ugento entrò a far parte del grande disegno espansionistico di Roma, divenendo municipio alleato. In occasione delle guerre puniche contro Cartagine, cercò di opporsi alleandosi con Annibale, nella vana speranza di riconquistare l'antica autonomia. L'epilogo della guerra in favore di Roma fu pagata a caro prezzo per opera del Console Romano Numerio Fabio Pittore eletto nel 266 a.C., che con le sue legioni attaccò e conquistò la Città. Fu l'ultima città messapica a resistere alle truppe romane. Nell'82 a.C. divenne municipio romano e seguì le sorti dell'impero. A questo periodo risalgono le fondazioni di diversi villaggi nel territorio circostante, quali Paternò, Geminiano (l'attuale Gemini), Varano, Pompignano, ecc. Con l'avvento dei Normanni intorno al 1071, il vescovato greco fu nuovamente sostituito da quello latino, anche se le due chiese greca e latina coesistettero per circa due secoli; fu riedificato il castello sulle rovine della fortezza romana e si ebbe un notevole incremento demografico. Verso la fine dell'XI secolo, la città fu infeudata per la prima volta a Pecicco de Trebigne e nel 1195 fu incorporata al principato di Taranto, che Federico Barbarossa concesse al figlio Enrico IV. Diverse furono le casate che si alternarono al governo di Ugento: i D'Aquino, gli Orsini, i Della Ratta, i Del Balzo. Nel 1537 fu nuovamente distrutta dalle truppe di Khayr al-Din Barbarossa. Successivamente passò sotto il controllo dei Pandone, dei Vaaz de Andrada, ed infine dei D'Amore, ultimi feudatari fino all'eversione della feudalità nel 1806[17]. SimboliLo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 6 marzo 2006.[18]
«Di azzurro, all'Ercole di carnagione, in maestà, capelluto e barbuto di castano al naturale, con la spoglia del leone nemeo, d'oro, scendente dalla spalla sinistra e coprente i fianchi e parte della gamba sinistra, l'Ercole sostenuto dalla campagna diminuita di verde, e afferrante con la mano destra la clava di nero, posta in palo, poggiata sulla campagna; il tutto accompagnato da due cornucopie d'oro, ricolme di fiori e frutti, al naturale, poste in palo nei cantoni del capo. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante di azzurro, la scritta, in lettere maiuscole di nero, OZAN. Ornamenti esteriori da Città.» In precedenza lo stemma in uso dagli inizi del Novecento era leggermente diverso e rappresentava Ercole come era raffigurato sulle monete della zecca ugentina[19]: con la mano destra impugnava una clava, mentre con il braccio sinistro sorreggeva una cornucopia ed un manto di leone; in alto a sinistra era raffigurata Nike, la Vittoria alata, nell'atto di incoronarlo e lungo il fianco destro dello scudo la scritta OZAN.[20] OZAN è l'abbreviazione di Ozantini (Ugentini), che compare su alcuni tipi di monete arcaiche (sec. III-I a.C.).[21]
«Drappo di giallo, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione di Città. Le parti in metallo ed i cordoni saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto giallo, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della Città di Ugento e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri ricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.[21]» Monumenti e luoghi d'interesseArchitetture religiose
Architetture militari
Siti archeologici
Edifici civiliTorri costiere di avvistamento
SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[27] Etnie e minoranze straniereAl 31 dicembre 2017 a Ugento risultano residenti 357 cittadini stranieri. Le nazionalità principali sono[28]: Lingue e dialettiIl dialetto parlato a Ugento è il dialetto salentino nella sua variante meridionale. Il dialetto salentino, appartenente alla famiglia delle lingue romanze e classificato nel gruppo meridionale estremo, si presenta carico di influenze riconducibili alle dominazioni e ai popoli stabilitisi in questi territori nei secoli: messapi, greci, romani, bizantini, longobardi, normanni, albanesi, francesi, spagnoli. ReligioneUgento è sede della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, suffraganea dell'arcidiocesi di Lecce e appartenente alla regione ecclesiastica Puglia. È attualmente retta dal vescovo Vito Angiuli. La diocesi fu eretta nel XIII secolo. Il 28 giugno 1818, in seguito al Concordato, la diocesi si ampliò incorporando il territorio della soppressa diocesi di Alessano in forza della bolla De utiliori dominicae di papa Pio VII. Il 1º agosto 1959 assunse il nome attuale. CulturaIstruzioneOltre a tre scuole elementari e due medie, una delle quali nella frazione Gemini, ha sede a Ugento l'Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e Ristorazione "F. Bottazzi". EnogastronomiaLe specialità culinarie di Ugento si iscrivono nella tradizione contadina: si tratta quindi per la maggior parte di piatti poveri, con ingredienti semplici e poco lavorati, facilmente reperibili in natura. Pur non presentando preparazioni strettamente connesse al proprio territorio, Ugento ha fatto di alcune ricette tradizionali la sua "bandiera", come nel caso di ciceri e tria. Si tratta sostanzialmente di una minestra di ceci (cìciri) calda, unita con un tipo di pasta fatta in casa (tria) preparata con un impasto di farina, acqua e sale, tirata in una sfoglia sottilissima e tagliata in striscioline irregolari. La tradizione prevede che una parte di questa pasta venga tenuta da parte, fritta, spezzettata e distribuita sui piatti prima di servire (frìzzuli). Questa pietanza viene tradizionalmente preparata il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, in segno di devozione al santo. Si parla infatti di massa de San Giuseppe, dove massa è un altro nome dato alla medesima preparazione. La tria si può anche gustare, in alternativa, in minestra con cime di rapa fresche (culli mùgnuli), in questo caso senza frìzzuli. La composizione di questa pasta la rende inadatta a preparazioni asciutte o fredde, in quanto potrebbe risultare collosa. A ciciri e ttria è dedicata un'importante sagra, che si tiene nei mesi di luglio/agosto nel centro storico del paese che attira turisti e visitatori da paesi vicini e non. Altri piatti tipici sono le fave nette (purea di fave accompagnata da crostini di pane fritto), la pitta di patate (sformato di patate arricchito con ingredienti vari, principalmente pomodoro, olive nere, peperoncino e formaggi) e lo scapece (pesciolini conservati in una specie di mollica dal colore giallo acceso e dal tipico odore pungente). Nel periodo natalizio, ma non solo, le massaie si dedicano alla preparazione delle pìttule, ovvero delle frittelle tonde fatte di pasta molto lievitato tenute poi semplici (vuote), oppure con l'aggiunta nell'impasto di cime di rapa lessate, cavolo lessato, acciughe sotto sale, capperi, olive nere, pomodoro, peperoncino, ecc. Oltre alle pìttule è d'obbligo consumare lo stoccapesce (stoccafisso-merluzzo essiccato da non confondere con il baccalà -merluzzo salato di medesima provenienza norvegese), che viene acquistato un mese prima, tenuto a bagno e poi consumato la sera della vigilia di Natale. I dolci tipici di Natale sono invece i purceddhruzzi, piccoli gnocchetti fatti con farina, acqua, zucchero, lievito, anice, scorza e succo di arancia, fritti e poi colati con il miele. Il nome vuol dire "porcellini", perché una volta fritti questi dolci prendono una forma tondeggiante e leggermente allungata, simile appunto alla pancia di un maialino. A Pasqua, invece, si è soliti trovare sulle tavole i pecureddhri, ovvero agnellini fatti di pasta di mandorle che vengono generalmente benedetti durante la Santa Messa dell'Ultima Cena. Come detto, la cucina ugentina tradizionale è sostanzialmente povera, ma non per questo meno gustosa. Ne sono un esempio le numerose ricette in cui vengono coinvolti i pampasciuni o lampascioni, una specie di cipolla selvatica che viene raccolta in settembre, successivamente lessata e tenuta a bagno in una soluzione di acqua e aceto, in modo da perdere il tipico sapore amarognolo. Conservati in vasi di vetro vengono poi impiegati in insalate, frittate, ma anche mangiati così semplicemente, in quanto il retrogusto amaro favorisce la digestione. Altro dolce tipico sono le fiche culle mènnule: a settembre si raccolgono i fichi ormai giunti a maturazione, si spaccano a metà e si lasciano essiccare al sole per un paio di settimane (o più, a seconda delle dimensioni). Una volta secchi, si pone al centro di ogni fico una mandorla tostata, si richiudono le due metà, si pongono in vasi di vetro ricoperti di miele e si conserveranno così per tutto l'inverno. Su tutto questo, non può mancare il vino. Il territorio di Ugento è coltivato a vigna per una consistente estensione, per cui il vino tipico è sostanzialmente autoctono. Fermo, principalmente rosso, o rosato, il vino tipico è del tipo "primitivo" e "negroamaro", molto robusto, adatto per accompagnare piatti saporiti come carni o sughi. Anche ad Ugento è molto sentita la tradizione di San Martino (11 novembre), quando si suole assaggiare per la prima volta il vino novello, risultato dalla vendemmia settembrina. Per l'occasione si accompagna il bicchiere di rosso con grigliate miste e con castagne arrostite, rigorosamente alla brace. Eventi
Il tempio assunse notorietà per via di un eclatante fatto miracoloso verificatosi nel 1563 a favore di un prete, don Didaco di Vittorio, da Afragola, Napoli, che cieco, in compagnia della sorella e guidato da un cane, si recava a Santa Maria di Leuca in pellegrinaggio. Lungo il suo cammino si fermò per riposare al riparo delle rovine dell'antica chiesetta. Assorto in preghiera, essendo intanto sopraggiunto un furioso temporale, fra il bagliore delle folgori che squarciavano il cielo, egli ebbe la ventura di riacquistare la vista, scorgendo come prima cosa l'effigie di un'antica immagine della Madonna affiorante dal terreno, dal suo cane. Il vescovo del tempo, Monsignor Antonio Minturno, richiamato dalla voce del popolare di così grande prodigio operatosi alle porte della città, si recò di persona sul luogo e, recuperata la lastra di pietra con impresso il dipinto, la chiamò Madonna della Luce, per via della guarigione ivi operata. Il famoso dipinto è conservato sull'altare maggiore.
EconomiaL'economia si basa sul settore primario, sulla trasformazione dei suoi prodotti e sul turismo. Fra le varie coltivazioni presenti, predominanti sono quelle della vite e dell'ulivo, le cui industrie associate sono fiorenti. Sono inoltre diffusi la pesca e l'allevamento di ovini e di pollame. Viene effettuata l'estrazione del tufo da alcune cave. Il settore turistico si è notevolmente ampliato nell'ultimo decennio[quale? anni 2000? anni 2010?], facendo dell'area di Ugento e in particolare di Torre San Giovanni una meta del turismo estivo. A conferma è lo sviluppo e l'aumento di infrastrutture turistiche (case di villeggiatura e alberghi, ristoranti, spiagge, agriturismi, locali notturni, manifestazioni culturali). L'aumento delle presenze è determinato da più fattori: l'economicità dell'offerta, le bellezze del territorio e la presenza del tipico folklore locale. Con Determina nº 245 del 03.06.2008, l'Assessorato allo Sviluppo Economico della Regione Puglia, ha disposto l'iscrizione di Ugento nel Registro Regionale delle località ad economia turistica. Infrastrutture e trasportiStradeI collegamenti stradali che interessano il comune sono:
FerrovieLa cittadina è servita dalla stazione ferroviaria di Ugento-Taurisano posta sulla linea Novoli-Gagliano del Capo gestita dalle Ferrovie del Sud Est. AmministrazioneDi seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
SportLa principale squadra di calcio della città è l'A.S.D. Ugento 1984 che milita nel girone H di Serie D. I colori sociali sono: il blu ed il giallo inizialmente è attualmente il giallo e il rosso. È nata nel 1984. La squadra di pallavolo maschile storica di Ugento è la Pallavolo Falchi Ugento, che invece milita nel campionato di prima divisione maschile. La pallavolo ad Ugento fu iniziata da Don Tonino Bello, il quale allora Rettore del Seminario Vescovile di Ugento, faceva giocare alcuni giovani di Ugento nel campetto all'interno del seminario. Per questioni di spazio l'attività sportiva si spostò presso l'oratorio di Ugento, quando era Parroco Mons. Leopoldo De Giorgi. Quest'ultimo quando la squadra era all'inizio della sua avventura sportiva, e si giocava la domenica mattina, "consigliava" ai giocatori di vedere, prima di giocare la partita, la Santa Messa. Ha iniziato la sua carriera proprio in questa squadra un ugentino illustre, Mirko Corsano, poi Campione del Mondo con la Nazionale italiana di pallavolo nel 1999 e insignito in quell'occasione anche del titolo di miglior libero del torneo. Il testimone poi lo ha passato a Massimo Colaci. Sempre i Falchi videro anche la presenza tra le proprie file di un giovane Ferdinando De Giorgi. Il miglior piazzamento della squadra fu costituito dalla militanza in serie A1 nell'anno 1981/82 con il nome di Victor Village Ugento. La pallavolo femminile, a cura della Società Volley Team Ugento, milita ormai da alcuni anni nella serie C regionale. Note
Bibliografia
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