Giuggianello
Giuggianello (Sciuvaneddhru o Sciuaneddhru in dialetto salentino) è un comune italiano di 1 124 abitanti[1] della provincia di Lecce in Puglia. Situato nel Salento centro-meridionale, è il comune meno popolato della provincia e della penisola salentina. Geografia fisicaTerritorioIl territorio del comune di Giuggianello, che si estende per 10,06 km² nella parte sud-orientale della penisola salentina, si sviluppa con una forma allungata secondo la direttrice est-sud-ovest. Presenta una morfologia prevalentemente pianeggiante, con modesti rialzi delle Serre salentine la cui quota massima raggiunge i 123 metri nei pressi della chiesa della Madonna della Serra, in direzione di Minervino di Lecce. Il centro abitato sorge in una leggera depressione a 79 m s.l.m. Il paese dista poco meno di 37 km da Lecce, 14 km da Otranto, 41 km da Gallipoli e da Santa Maria di Leuca. Confina a nord con il comune di Palmariggi, a est con i comuni di Giurdignano e Minervino di Lecce, a sud con il comune di Poggiardo, a sud-ovest con il comune di Sanarica, a ovest con il comune di Muro Leccese. ClimaDal punto di vista meteorologico Giuggianello rientra nel territorio del Salento orientale che presenta un clima mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo umide. In base alle medie di riferimento, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno ai +9 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si aggira sui +24,7 °C. Le precipitazioni, frequenti in autunno ed in inverno, si attestano attorno ai 626 mm di pioggia/anno. La primavera e l'estate sono caratterizzate da lunghi periodi di siccità. Facendo riferimento alla ventosità, i comuni del Salento orientale sono influenzati fortemente dal vento attraverso correnti fredde di origine balcanica, oppure calde di origine africana[4]. Origini del nomeNegli antichi documenti il casale viene denominato Juianellum. L'etimologia potrebbe derivare da "giuggiola", supponendo che in passato ci fosse una vasta tenuta di giuggioli (Zizyphus jujuba)[senza fonte]. Altre ipotesi[senza fonte] rimandano l'origine del nome al centurione romano Giuggianus o a un comandante che si stabilì nel territorio in seguito alla conquista romana del Salento. Più probabile l'ipotesi che il nome derivi dal latino Joannellum, "Giovannello" (piccolo Giovanni) al quale è attribuibile anche la Grotta di San Giovanni (Joanni). La traduzione del nome dialettale (Sciuvaneddhru), infatti, è alla lettera "Giovannello" e non Giuggianello la cui traduzione sarebbe Cicianeddhru che nulla ha in comune con le giuggiole.[5] StoriaIl territorio fu abitato sin dal Neolitico come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti nella grotta della Madonna della Serra e i numerosi monumenti megalitici sparsi nelle campagne (dolmen, menhir, ecc.). Nei dintorni di Giuggianello esistevano gli antichi casali medievali di Quattro Macine e Polisano, di cui restano solo poche tracce. SimboliLo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 3 dicembre 2001.[7] Lo stemma si può blasonare: Le quattro mole alludono all'antico casale Quattro Macine; la sigla GG, riprende quella di un antico stemma presente sulla chiesa principale del paese; la corona baronale ricorda che la cittadina era capoluogo di baronia mentre il fasciato riprende con tutta probabilità il blasone degli antichi feudatari.[8] Profilo araldico dello gonfalone: «Drappo di giallo bordato di azzurro…[8]» Un precedente stemma di Giuggianello era di rosso, a due fasce d'argento, con una pianta di giuggiolo sradicata, attraversante sul tutto. Il giuggiolo faceva riferimento all'origine del toponimo. Monumenti e luoghi d'interesseArchitetture religioseChiesa di Sant'Antonio AbateLa chiesa madre di Sant'Antonio Abate fu edificata nel 1781 sul sito di una preesistente costruzione edificata per volere di Giovanni Maria Mastrangelo, arciprete di rito greco del paese. L'originario edificio, dedicato a San Cristoforo, esisteva già nel 1538 e fu più volte rimaneggiato. Verso la metà del XVII secolo, subì un notevole rifacimento e fu arricchito di numerosi altari. Così rifatta la chiesa ebbe il titolo di Sant'Antonio Abate. Intorno alla metà del Settecento, rivelandosi troppo angusta per accogliere tutta la popolazione, si stabilì di ricostruirla ex novo. Chiesa della Madonna AssuntaLa chiesa della Madonna Assunta risale al XVI secolo ma subì importanti modifiche nel 1782. È erroneamente detta della Madonna dei Poveri per via del cimitero che si estendeva intorno fino al 1892 e che accoglieva le salme dei cittadini più poveri della comunità, oltre a quelle degli associati alla Confraternita dell'Assunta. Chiesa della Madonna della SerraLa chiesa della Madonna della Serra, radicalmente ristrutturata nel 1615, ha antiche origini e il sito su cui sorge è interessante dal punto di vista paesaggistico e archeologico. Immersa tra secolari ulivi e macchia mediterranea, nelle sue vicinanze è presente l'omonima grotta neolitica scoperta negli anni settanta e i resti di una torre messapica, messa in evidenza dall'Università del Salento.[11] Cripta di San Giovanni BattistaLa cripta di San Giovanni Battista, di origine bizantina, risale al X-XI secolo. L'ipogeo appartiene a un insediamento rupestre la cui data di fondazione è collocabile al 953 d.C.[12] Inizialmente adibito a luogo di culto dei monaci basiliani di rito greco, divenne una cappella cristiana di rito latino dove si continuò a venerare San Giovanni Battista. Architetture civiliPalazzo Frisari-Bozzi ColonnaIl Palazzo Frisari-Bozzi Colonna è un importante esempio di architettura extraurbana del Salento. È sorto infatti come residenza gentilizia di campagna, isolata rispetto all'abitato. Fu costruito fra il XVIII e il XIX secolo dalla nobile famiglia Frisari, successivamente passò ai Bozzi Colonna e diventò poi di proprietà comunale. Il Comune ha recentemente venduto a Olga di Grecia, moglie di Aimone di Savoia-Aosta. Palazzo PirtoliPalazzo Pirtoli fu la residenza dell'omonima famiglia locale. Risalente ai primi decenni dell'Ottocento, venne ampliato negli anni 1911-1912. La struttura possiede una facciata neoclassica scandita in due ordini e caratterizzata da un portale d'ingresso ad arco scemo e da una trifora centrale sormontata dallo stemma di famiglia. L'interno presenta ampie sale, alcune delle quali decorate con affreschi e voltate a botte. Attraverso il giardino si accede a un grande frantoio oleario ipogeo Frantoio ipogeoIl frantoio ipogeo, trappeto in gergo locale, può essere datato intorno agli inizi del XVIII secolo, dato che, dal Catasto onciario di Giuggianello, risulta di proprietà, nel 1753, della signora Donna Saveria Riccio; successivamente la proprietà passò ai Bozzi Colonna. Ha una superficie di 850 m² ed è situato a 3,50 m dal piano campagna. Vi si accede mediante una scala coperta con volta a botte. La vasca presenta un diametro di 3,20 m, con la relativa macina. Internamente sono presenti quattordici stanze di deposito (le sciave), sette delle quali formano una corona intorno alla vasca mentre le restanti sono posizionate dentro il torchio alla "calabrese". Altre tre sciave o camini sono localizzate sulle pareti della scala. L'aerazione naturale era assicurata da tre botole poste sulla volta che venivano anche usate per l'immissione delle olive. Oltre al torchio alla calabrese che serviva per la prima pressione, c'erano altri quattro torchi alla "genovese" che servivano per la seconda pressione. Architetture militariCastello dei LubelliIl primo disegno difensivo del casale di Giuggianello si deve a Roberto Venturi, feudatario dal 1549. Fu realizzata una possente Casa-Torre al centro del borgo antico. Si trattava di un piccolo castello-torre ed era associato ad un recinto nel quale alloggiavano animali, depositi di fieno, paglia e, in tempi di saccheggi e disordini, offriva rifugio alla popolazione e alle sue masserizie. Nel 1641, Desiderio Protonobilissimo vendette il feudo a Giuseppe Antonio Matthei, conte di Novoli e Palmariggi che a sua volta, lo vendette a Giovan Battista Lubelli. Il nuovo feudatario demolì la torre dei Venturi e costruì un castello. Alla fine del Settecento tutti gli ambienti del primo piano furono demoliti per le loro precarie condizioni statiche. Il castello successivamente subì continue modifiche alterandone la struttura originaria. Nei primi anni del Novecento fu trasformato in masseria, poi in fabbrica di tabacchi e infine (1962) fu smembrato tra privati, mentre una piccola parte fu donata all'Ente Comunale Assistenza per l'istituzione di un Asilo infantile. Siti archeologiciA Giuggianello si trovano alcuni dei monumenti megalitici della provincia di Lecce. Menhir
È posto su un trivio nell'antico feudo medievale del casale di Polisano. Il monolite in carparo (40 × 27 cm) fu abbattuto nel 1977 e, successivamente, ricollocato in sede e restituito all'altezza di 3,45 metri. Segni del restauro sono particolarmente evidenti sul lato est. Lo spigolo a NW presenta numerose tacche.
Il Menhir Croce Caduta è localizzato in località Quattromacine. Prende il nome dal toponimo della campagna in cui si trova e fu rinvenuto nel 1979 dal locale Centro di Cultura Sociale e di Ricerche in seguito allo studio del Catasto onciario di Giuggianello. Il menhir, adagiato per terra, è costituito da un unico blocco parallelepipedo in pietra leccese lungo circa 4 metri. Presenta le facce principali larghe 45 cm e le facce laterali con uno spessore di 22 cm. Dolmen
Scoperto dal Maggiulli nel 1893, il megalite si erge su di un banco di roccia calcareo ed è alto 105 cm. Probabilmente deve il nome al fatto che vi si stabilivano animali. È noto anche col nome di Quattromacine per la sua collocazione nell'antico feudo dell'omonimo casale medievale. La copertura è costituita da un lastrone rettangolare irregolare (180 × 260 cm) con spessore medio di circa 20 cm, che poggia su sette ortostati a pietre sovrapposte e su due piedritti monolitici. Tale lastra è inclinata di 10° da NW a SE e presenta un solco che corre lungo tutto il bordo perimetrale e termina con un foro sull'ingresso a SE del megalite.
Il megalite poggia su tre ortostati, di cui uno monolitico sul lato N e gli altri a pietre sovrapposte e si eleva di 95 cm dal piano di calpestio. La lastra di copertura di forma rettangolare irregolare (130 × 90 cm) presenta uno spessore di circa 20 cm. L'ingresso si trova sul lato a SE. Il dolmen sorge nei pressi della Masseria Quattromacine. Massi della VecchiaI Massi della Vecchia sono grossi blocchi calcarei di epoca miocenica la cui composizione calcarenitica ha favorito, tramite l'azione degli agenti atmosferici, la produzione di curiose e strane forme che la fantasia popolare ha associato, sin dall'antichità, a bizzarri nomi e leggende. Sono situati sulla Collina dei Fanciulli e delle Ninfe, in due poderi denominati "Cisterna Longa" e "Tenenti".
Si tratta di un unico blocco monolitico la cui forma richiama la rondella di un fuso ("furticiddhu" in dialetto locale) che serviva per filare a mano la lana. Nella descrizione di Cosimo De Giorgi, la forma del monolite viene associata a un enorme fungo con cappello e peduncolo. Il monumento è legato alla preistoria locale e ad una leggenda che ricollega la sua origine ad Ercole. Infatti secondo lo studioso francese François Lenormant[13], è possibile identificare l'enorme masso con il "Masso oscillante d'Ercole" della leggenda di cui parla Aristotele nel "De Mirabilis Auscultationibus" ("Le Audizioni Meravigliose"). Il filosofo, infatti, sostenne che nella parte estrema della Iapigia esiste una pietra tanto grande che sarebbe stata impresa impossibile trasportarla persino su un enorme carro. Ma Ercole, sollevatala senza alcuno sforzo, la gettò dietro le sue spalle ed essa si posò nel terreno in maniera tale che anche la semplice pressione del dito di un bambino sarebbe stata in grado di rimuoverla.
Si tratta di una grossa pietra calcarea di forma circolare posta su un basamento. La denominazione deriva dalla forte somiglianza ad un enorme giaciglio. Al monumento è legata la leggenda di una vecchia che trasforma in pietre chiunque non riesca a rispondere alle sue domande. Contrariamente, chi risponde correttamente riceve in dono una gallina con sette pulcini d'oro.
Si tratta di un monolite a forma di zampa di un grosso animale. Secondo la tradizione si tratterebbe dell'impronta del piede di Ercole. Aree naturaliLa CuturaIl giardino botanico "La Cutura", situato presso l'omonima contrada, ospita numerosissime specie vegetali provenienti da ogni parte del mondo. La sezione più importante e suggestiva è quella che accoglie circa 2000 esemplari di piante grasse e tropicali originarie del Messico, dei Paesi dell'Africa e dell'America Latina.[14] SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[15] Etnie e minoranze straniereAl 31 dicembre 2020 a Giuggianello risultano residenti 34 cittadini stranieri.[16] La nazionalità più rappresentata è:
DialettoIl dialetto parlato a Giuggianello è il dialetto salentino nella sua variante meridionale. Il dialetto salentino si presenta carico di influenze riconducibili alle dominazioni e ai popoli stabilitisi in questi territori che si sono susseguite nei secoli: messapi, greci, romani, bizantini, longobardi, normanni, albanesi, francesi, spagnoli. Tradizioni e folcloreTavole di San GiuseppeLe Tavole di San Giuseppe si allestiscono in occasione della festa di San Giuseppe. Le famiglie devote approntano delle grandi tavole imbandite con grossi pani circolari a forma di ciambella, raffiguranti alcuni simboli (il giglio, il rosario, etc.) che rappresentano i "santi" che fanno parte della tavola. Il numero dei "santi" è sempre dispari e va da un minimo di tre (la Madonna, San Giuseppe e Gesù bambino) ad un massimo di tredici e vengono interpretati da persone care alla famiglia che allestisce. La sera del 18 marzo, dopo la processione e la benedizione delle tavole, a tutti i visitatori, sono offerte le tradizionali "pucce" benedette. A mezzogiorno del 19 marzo avviene la consumazione delle pietanze. Il devoto che ha allestito la tavola bacia per primo i grossi pani, che dovranno essere poi baciati dal "San Giuseppe" prima di essere consegnati ai "santi". Anche le altre pietanze sono servite prima a colui che interpreta San Giuseppe e poi agli altri "santi". Per tradizione la Madonna deve essere interpretata da una ragazza nubile. Queste tavole vengono realizzate a Giuggianello e nei paesi vicini di Giurdignano, Uggiano la Chiesa, Casamassella, Cocumola e Minervino di Lecce. L'usanza è praticata anche nei comuni tarantini di Lizzano e San Marzano di San Giuseppe. CulturaIstruzioneScuoleA Giuggianello è presente una scuola dell'infanzia e una scuola elementare appartenenti all'Istituto Comprensivo Statale di Muro Leccese. Musei
Ubicato presso l'antico Palazzo dei Lubelli, è strutturato in tre sezioni: Etnografica, Archeologica e Archivistica. Delle tre solo la prima è stata realizzata e aperta al pubblico; l'allestimento delle altre due, invece, è ancora in itinere.
Eventi
EconomiaL'economia di Giuggianello è prettamente agricola: olio e ortaggi sono le principali produzioni. Negli ultimi anni, con l'espansione della zona artigianale, si sta assistendo gradualmente alla nascita di nuove aziende e allo sviluppo di quelle già esistenti. In crescita è anche il settore ricettivo legato al turismo. Infrastrutture e trasportiStradeI collegamenti stradali principali sono rappresentati da:
Il centro è anche raggiungibile dalle strade provinciali interne SP62 Sanarica-Giuggianello-Minervino di Lecce, SP213 Giuggianello-Poggiardo, SP235 Giuggianello-Palmariggi. AmministrazioneDi seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Altre informazioni amministrativeGiuggianello fa parte dell'unione di comuni denominata Unione delle Terre di Mezzo. È gemellato con il comune di Perano Note
Bibliografia
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