Soleto
Soleto (Sulítu in dialetto salentino e Sulíto/Σουλήτο in grico[4]) è un comune italiano di 5 181 abitanti[1] della provincia di Lecce in Puglia. Collocato in Salento ed equidistante dal mare Adriatico e dallo Ionio, fa parte della Grecìa Salentina, isola linguistica in cui si parla una lingua di derivazione greca, il grico. Geografia fisica«... Soleto invero è una meta di puro godimento spirituale, un'oasi appartata di bellezze, le quali si disvelano interessanti più di ogni aspettativa al viaggiatore, sia esso un innamorato dell'architettura, della scultura, della pittura od un archeologo, sia esso un ricercatore di curiosità etnografiche o un folklorista ...» TerritorioLa cittadina si trova a metà strada fra Otranto e Gallipoli su un piccolo altopiano a 90 metri s.l.m. Il territorio circostante degrada fino a 48 metri s.l.m. nella pianura salentina. Il punto più alto è a 106 metri s.l.m. in località Specchia Murica da dove si può vedere ad occhio nudo la collina di Collepasso, che si trova circa 16 km a sud-ovest, dopo il comune di Sogliano Cavour e l'avvallamento argilloso-tufaceo di Cutrofiano. Confina a nord con i comuni di Lequile, San Donato di Lecce e Sternatia, a est con il comune di Zollino, a sud-est con il comune di Corigliano d'Otranto, a ovest con il comune di Galatina.
ClimaDal punto di vista meteorologico Soleto rientra nel territorio del basso Salento che presenta un clima prettamente mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo umide. In base alle medie di riferimento, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno ai +9 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si aggira sui +25,1 °C. Le precipitazioni medie annue, che si aggirano intorno ai 676 mm, presentano un minimo in primavera-estate ed un picco in autunno-inverno.
Origini del nomeStando ad una diffusa, ma con ogni probabilità erronea interpretazione, il nome Soleto deriverebbe dalla parola sole. Alcuni studi hanno ipotizzato, invece, che il termine si riferisca a basoleto (syllithos in greco), la pietra utilizzata nella zona.[senza fonte] Nel 2003 è stato trovato un ostrakon con una mappa antichissima, detta la Mappa di Soleto, in cui le prime tre lettere del nome (ΣΟΛ) sono chiaramente incise ad identificare il paese. Essendo l'ostrakon di epoca messapica, non è chiaro cosa questa parola possa significare. Plinio il Vecchio, nel libro III della Naturalis Historia parla di Soletum, che in latino ha il significato di (luogo) solitario. È attestato anche il toponimo Salentum, ritrovato sulle monete coniate in zona e, ancora, Sallentia citata dallo storico Stefano Bizantino[7]. Da una lettera greco-latina inviata nel 1598 dall'ultimo Arciprete soletano di rito greco Antonio Arcudi a Papa Clemente VIII, si evince il modo di firmarsi del chierico, cioè Αντωνιος ο της Σωλεντȣ Αρχιπρεσβυτερος (traslitterato Antōnios o tēs Sōlentou Archipresbyteros), mentre in latino si firmava Antonius Arcudius Archipresbyter Soleti[8]. Questo potrebbe indicare l'origine dell'odierno nome del paese in dialetto grico, Sulítu. Visto che la pronuncia di ω [o] non accentato, all'interno di certe parole, nel grico si è spostato ad ου [u][9]. StoriaPreistoria, messapi ed epoca romanaSoleto è uno dei siti neolitici più noti del Salento per il ritrovamento di manufatti e un deposito di asce in bronzo (usate per funzioni religiose o come merce di scambio) oggi esposte nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Alcune campagne di scavi, nelle vicinanze dell'attuale Convento dei Francescani, hanno portato alla luce parte dell'antica cinta muraria di età messapica visibile ancora nel Cinquecento e citata dall'erudito Galateo nel De situ Iapygiae. Molto prima di lui Plinio il Vecchio, nel libro III della Naturalis Historia, narra di aver trovato, durante il suo viaggio nel Salento nel I secolo d.C., "Soletum desertum". Soleto fu un ragguardevole nodo viario che metteva in comunicazione i più importanti centri messapici. La strada che da Rudiae portava a Basta (oggi Vaste) e Vereto (nei pressi di Patù) qui incrociava una via trasversale che collegava il porto di Thuria Sallentina (oggi Roca Vecchia) sull'Adriatico con il porto Nauna (l'attuale Santa Maria al Bagno) sullo Ionio. La Contea di SoletoLa storia più conosciuta di Soleto è, tuttavia, quella medioevale e coincide con la storia della Contea di Soleto che comprendeva gli attuali comuni di Galatina, Zollino, Aradeo, Cutrofiano, Sternatia, Collepasso, Castrignano de' Greci e Sogliano Cavour. La Contea di Soleto, assieme a quelle di Nardò e Lecce, nasce nel 1055 con la conquista normanna della Puglia da parte di Roberto il Guiscardo della famiglia Altavilla e la creazione del principato di Taranto con il figlio Boemondo I nel 1088. Il Catalogus Baronum[10], redatto verso la metà del XII secolo, aveva censito nel distretto feudale di Soleto, cinque corpi feudali di collazione regia. Con l'arrivo degli Svevi, Federico II nomina il figlio Manfredi principe di Taranto a cui succederà Filippo I d'Angiò nel 1266 dopo la battaglia di Benevento. I primi conti di Soleto di cui si conoscono il nome sono d'età sveva. Il primo fu Glicerio de Persona, signore delle terre di Ceglie del Gualdo, di Mottola e del casale di San Pietro in Galatina. In seguito alla morte di Federico II rimase fedele al figlio di questi, Corrado IV, re di Sicilia contro gli angioini. Caduto anche Manfredi di Sicilia, Carlo I d'Angiò lo condannò per fellonia e ne ordinò la cattura. I possedimenti che deteneva furono confiscati e ceduti ad Anselino de Toucy[11]. Questi ebbe per primo, tra il 1271 e il 1272 il titolo di Comes Soleti. Raimondo Orsini Del Balzo, conosciuto anche come Raimondello (1361 – 17 gennaio 1406), era il secondogenito di Nicola Orsini. Fu Conte di Soleto (1382), Duca di Benevento (1385-1401), Principe di Taranto (1393-1406), Conte di Lecce (1401-1406), Duca di Bari, Gran Connestabile del Regno di Napoli, Gonfaloniere della Sacra Romana Chiesa. Nel 1479 Soleto venne sottomessa a Lodovico Fregoso ammiraglio del re di Napoli ed il cui stemma del castello con tre torri compare sul portale di palazzo Gervasi con le iniziali L.C. Nel 1485 la contea va alla famiglia Castriota. Prima a Giovanni figlio di Giorgio, e poi a suo figlio Ferrante. L'unica figlia naturale del Duca Ferrante, Erina (anche Irene), portò la contea di Soleto nella famiglia Sanseverino grazie al matrimonio di lei con il principe Pietro Antonio Sanseverino, nel 1539. I Sanseverino rimasero fino al 1606 ed una loro rappresentazione pittorica si trova nel quadro della Madonna del Rosario nella Chiesa Matrice di Soleto dove, probabili committenti dell'opera dopo la battaglia di Lepanto, si possono vedere in basso a destra. Alla famiglia Sanseverino seguì Giovan Vincenzo Carafa. Ai Carafa seguirono nel 1613 i Brayda ed infine, nel 1615, subentrò la famiglia genovese degli Spinola, con Giovan Battista. Nel 1741 Maria Teresa Spinola sposò il milanese Giovanni Battista Gallarati Scotti ed il loro nipote Carlo fu l'ultimo feudatario di Soleto. Nel 1806 fu soppressa la feudalità ma non i titoli nobiliari ed ultimi baroni di Soleto furono i Carrozzini (titolo acquistato a metà del Settecento dal re di Napoli in quanto nel Regno di Napoli il termine "Barone" non corrispondeva alla proprietà di un feudo ma era solo un titolo "onorifico"). Regno di Napoli e delle due SicilieUna ventata giacobina fece seguito alla proclamazione della repubblica napoletana ed il 10 febbraio 1799 Ignazio e Ferdinando Greco, Giuseppe Guglielmi e Vincenzo Sambati piantarono in piazza l'albero della libertà, simbolo repubblicano, ad iniziativa del sindaco Marcello Greco. La popolazione intervenne con coppole rosse, bandiere e coccarde tricolori. La restaurazione borbonica e la reazione sanfedista non tardarono ad inquisire e mettere in carcere i responsabili.[12] Con il decreto 1487 del 3 settembre 1812 venne stabilito il mercato settimanale al lunedì ed una fiera annuale al 30 giugno di ogni anno. La Carboneria, sorta già nel 1816 dopo il ritorno dei Borboni a Napoli, ebbe l'attivissima «vendita» denominata Sole Rallegrato cui aderirono numerosi spiriti sensibili e generosi che pagarono a caro prezzo le feroce repressione borbonica perdendo l'impiego. L'elenco dei nomi stilato dal giudice nel 1829 contiene: Salvatore Manca(capitano della milizia) e Domenico Valente, il medico Realino De Luca, Ignazio e Bonaventura Sergio, Domenico Blanco, Giuseppe Oronzo Salvatori, Luigi Patera ed il notaio Giuseppe Romano. Gran Maestro era il canonico Don Luigi Orsini, segretario Ippolito Campa. Le riunioni avvenivano nella masseria La Torre sulla via per Corigliano. Soleto fu istituito Capo di circondario con Legge 132 del 1806 del Regno di Napoli fino all'annessione al Regno di Sardegna ed all'unità d'Italia nel 1860-61. La suddivisione amministrativa del Regno di Napoli era organizzata su quattro livelli : provincia, distretto, circondario e comune. Nell'ambito della Provincia di Terra d'Otranto e del distretto di Lecce il circondario di Soleto includeva i comuni di Soleto, Sternatia, Martignano e Zollino. Le funzioni del circondario riguardavano esclusivamente l'amministrazione della giustizia ed erano affidate a un magistrato che risiedeva nel comune capoluogo di circondario ed era nominato dal sovrano.[13] Una targa in pietra lo ricorda ancora oggi sulla porta di S.Vito. Regno d'ItaliaSubito dopo lo sbarco a Marsala, nell'ambito della spedizione dei mille, vista l'impossibilità dell'esercito sabaudo di presidiare tutto il mezzogiorno d'Italia e la necessità di creare un nuovo esercito nazionale, si decise la creazione della Guardia Nazionale Italiana, sul modello della guardia nazionale francese, con il regio decreto 5 luglio 1860. Dal 14 luglio 1860 il nuovo Ministro dell'interno Liborio Romano nominava i nuovi sindaci in tutti i Comuni del Regno. Francesco Luceri Tafuri fu nominato capo compagnia della guardia nazionale (GN) a Soleto mentre fu confermato il sindaco Pietro Sergio. Un documento del 26 agosto 1860 registra come alcuni reazionari soletani invasero il Regio Giudicato non riconoscendo l'autorità del capo della GN. affermando che il Re non avesse concesso il 25 giugno 1860 la Costituzione di sua spontanea volontà.[14] Dopo il plebiscito del 21 ottobre 1860 per l'annessione al Regno d'Italia, altre manifestazioni filoborboniche si registrarono a Soleto il 21 novembre 1860 e 17 agosto 1861.[15] Per la XVI legislatura 1886-1890 venne eletto deputato al parlamento del regno d'italia per il collegio Maglie-Galatina l'on. Antonio Carrozzini, filogovernativo, che approvò la politica dell'on.Crispi.[16] Ripresentatosi nel 1895 non fu più rieletto. Su 3001 votanti Episcopo Giuseppe ebbe 1502 voti e Carrozzini Antonio 613[17]. SimboliLo stemma ed il gonfalone del comune hanno queste caratteristiche[18]: «D'azzurro, al sole d'oro. Lo scudo timbrato da corona all'antica, nove punte visibili.» Il gonfalone è un drappo di bianco. Il sole è un'arma parlante con riferimento al nome del comune. Monumenti e luoghi d'interesseArchitetture religioseChiesa di Maria Santissima AssuntaLa Chiesa di Maria Santissima Assunta (matrice o collegiata) fu iniziata nel 1783 dall'architetto Adriano Preite di Copertino ed ultimata nel 1836 ben 32 anni dopo la sua morte. Ha un impianto basilicale a tre navate divise in quattro campate con volte a stella. L'odierna chiesa è la ricostruzione di una più antica a cinque navate, le due laterali con copertura a volta e le tre intermedie con tetto a capriate, la cui descrizione è contenuta nella visita pastorale dell'arcivescovo di Otranto Lucio De Morra nel 1607 (quinque naves continere, tres sub tecto et reliquas sub fornicibus). Guglia di RaimondelloLa Guglia di Raimondello, voluta da Raimondo Orsini Del Balzo per celebrarne la potenza e comunicare otticamente, dall'alto dei suoi oltre 40 metri, tra la riva del Mare Adriatico e quella del Mar Ionio, fu completata nel 1397 con alcuni rifacimenti successivi. Il piano base ed il primo ordine sono privi di finestre e inglobano al loro interno una torre precedente. Il secondo e terzo ordine sono riccamente decorati con quattro bifore finemente scolpite in pietra leccese. L'ultimo ordine, di forma ottagonale ritmato da otto piccole bifore, è coperto da un cupolino ogivale rivestito di maioliche policrome. Chiesa e convento della Madonna delle GrazieLa chiesa della Madonna delle Grazie, annessa al convento dei Frati Minori, fu iniziata nel 1601 ed ultimata nel 1609 come si evince dall'incisione posta sull'architrave del portale d'ingresso. Fu elevata a Santuario nel 1953. L'interno, ad aula unica, contiene un Crocifisso ligneo del XVII secolo, il coro ligneo del 1727 e un affresco quattrocentesco della Madonna col Bambino. Recentemente è stata restaurata la statua lignea processionale della Madonna con Bambino danneggiata nell'incendio del 1963. Chiesa di Santo StefanoLa Chiesa di Santo Stefano è una costruzione greco-bizantina risalente alla fine del XIV secolo. Presenta un prospetto con portale tardo romanico, sormontato da un rosone e da un campanile a vela con elementi gotici. L'interno, ad aula unica, è interamente affrescato con immagini di chiaro stile bizantino. Di pregevole interesse artistico è la raffigurazione del Giudizio Universale, sulla parete della controfacciata, dove nell'armatura dell'Arcangelo Michele e in alcuni abiti si nota l'inserimento di elementi angioini. Chiesa di San NicolaLa Chiesa di San Nicola, con annesso Monastero delle clarisse, fu ricostruita tra il 1648 e il 1689 in sostituzione di un precedente edificio di culto dall'architetto Francesco Manuli. Il prospetto, inquadrato da due robuste paraste, si compone di un portale riccamente intagliato e sormontato da un busto di San Nicola, posto in asse con una finestra rettangolare. L'interno è a navata unica, ripartita in tre campate coperte da volta a stella. Nella navata sono collocati gli altari dedicati alla Santissima Trinità, a San Francesco d'Assisi, a Santa Chiara e a San Domenico. Sulla parete del presbiterio è presente una tela del 1726, raffigurante San Nicola e i quattro miracoli attribuiti al Santo. Dal 2003 la chiesa è chiusa e le Clarisse sono state trasferite nel Monastero di Otranto. Chiesa delle Anime Sante del PurgatorioLa Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio è una costruzione seicentesca, costruita con molta probabilità su una struttura medievale. Nella seconda metà del XX secolo l'interno ha subito un radicale intervento di restauro che ne ha stravolto l'originario aspetto. Di pregio artistico è il portale d'ingresso riccamente decorato a basso ed altorilievo. Sull'architrave sono scolpite, tra le fiamme, nove figure di anime purganti. I piedritti sono arricchiti da simboli di morte, armi, corone, tamburi, stemmi papali e ducali, elementi funebri e cartigli. Nella lunetta, ritmata da quattordici testine di angeli, è racchiusa la statua del Padreterno benedicente. È datata 9 settembre 1782 la pergamena presso l'Archivio di Stato di Lecce col Regio assenso sullo Statuto della Confraternita delle Anime Sante del Purgatorio che ha sede nell'omonima chiesa e che con decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 2 marzo 2004 n. 63 è stata riconosciuta dallo Stato Italiano come ente ecclesiastico[19]. Altre chiese
Architetture civiliSoleto conserva ancora nel suo centro storico, in grico la corà (dal greco αγορὰ: agorà, piazza), una ricca collezione di case gentilizie quattro-cinquecentesche, dalla sobria eleganza rinascimentale, accanto a portali e palazzi barocchi.
Architetture militari
Largo Osanna (villa comunale)Osanna è una colonna in pietra leccese sormontata da croce lapidea da cui prende nome il Largo Osanna detto "Cupone" (dal latino Caupona - osteria). Qui anticamente incrociavano le tre strade che provenivano da Rudiae (Lecce), Roca, Muro Leccese ed il terreno aveva un avvallamento con cisterne di acqua piovana per dissetarsi. Nel medioevo questo incrocio era esterno alle mura cittadine e probabilmente un'osteria poteva ospitare per la notte i viandanti dopo la chiusura delle porte al tramonto. Con la costruzione dell'edificio scolastico nel 1935 e l'arrivo dell'acqua potabile, tutta la zona venne spianata e fu costruita la fontana monumentale ed il primo chiosco estivo con i giardinetti. Negli anni '60 fu chiusa una parte della strada per Sternatia creando un parco giochi e piantumando tutto il piazzale che nel frattempo era stato pavimentato ed illuminato. Oggi il Cupone ha sostituito la piazza centrale del paese ed è luogo di ritrovo per ragazzi (la mattina per la scuola), anziani (che vi passano la maggior parte della giornata), giovani e adulti che vi passeggiano la sera o la domenica. Chiamato in vari modi (largo Cupone, largo Ospizio, largo Osanna, villa Comunale), è una piazza-foro d'incontri pubblici, palcoscenico in cui vive la comunità, teatro della festa, quadro della vita collettiva, salotto che accoglie il viaggiatore, anello di congiunzione e nodo viario tra l'antico urbano ed il nuovo abitato, centro di aggregazione e socializzazione. Siti archeologiciPer Soleto occorre parlare non solo di una città messapica, bensì di un vero e proprio comprensorio soletino, nel senso di una vasta area in cui un centro molto potente esercitava la sua autorità sui dintorni trasformandoli pian piano in avamposti militari e in magazzini per vettovaglie. Questi erano situati in posizione strategica di ampia visuale sul territorio circostante, lungo le quattro strade che partivano dal centro circondato da poderose mura. Come ben documentato dall'archeologo Thierry Van Compernolle che ha pubblicato nel 1991 una prima carta archeologica del territorio di Soleto, oltre a 68 ritrovamenti all'interno delle mura si aggiungono quelli della Masseria Colamaria (2 km a nord sulla strada per Rudiae), quelli di località Violeddra (a SW dell'abitato) e quelli a 1 km da Corigliano d'Otranto sulla strada che collegava Soleto con Muro Leccese. Di questi avamposti quello di località Violeddra, posto su un ampio pianoro che domina la pianura dell'odierna Galatina presenta tracce di pratiche religiose (frammenti di altare e di cottura vasi d'argilla) così come in località Quattrare è stato individuato un deposito votivo con frammenti ceramici. Da diversi anni è stato inaugurato un parco archeologico messapico, tuttavia esso è osservabile solo dall'esterno. Mura messapiche e porta nordOltre al ritrovamento di asce di bronzo, monete, vasi e tombe del periodo messapico esposte nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto,sono state recentemente messe in evidenza le antiche mura di cui, nei secoli, si erano perse le tracce[21]. Dal 1991 al 2001 successive campagne di scavo hanno portato alla luce tratti della cinta muraria messapica nella loro parte settentrionale in località "Quattrare", "Rangali", "Convento", e "Fontanelle". La base delle vecchie mura risalenti all'VIII-VII secolo a.C. è costituita da un doppio filare di blocchi squadrati di carparo delle dimensioni di m 1,60 x 0,70, quelli esterni disposti di traverso e quelli interni per lungo. Tra le due file vi è un possente muro a secco dello spessore di circa 3 metri per un totale di oltre 6 metri. Con la siccità dell'anno 2000 una larga spaccatura nel terreno ha fatto intravedere una seconda cinta muraria verso settentrione tra le località "Mega" e Via delle Miniere risalente al IV-III secolo a.C.Queste doppie mura si osservano in tutte le grandi città messapiche come Manduria, Vaste, Ugento e Muro Leccese e si possono spiegare o con una città in espansione o come migliore difesa dopo le guerre con la vicina Taranto. Infatti la tecnica difensiva delle doppie mura permetteva di intrappolare gli assalitori tra due muraglie e colpirli dall'alto con giavellotti, frecce e fionde. Nel 2011 è stata individuata la porta nord della città ed una strada che correva interna e parallela alla seconda cinta muraria. Altre due strade partendo dal nord e dal sud delle "Quattrare" confluivano all'odierno incrocio tra Via Machiavelli e Viale Italia dove corre la prima cinta muraria. Abitazioni e sepoltureOltre al tracciato delle vecchie mura, le campagne di scavo hanno analizzato le varie sepolture messapiche rinvenute e due ben distinti strati abitativi. Il più antico si fa risalire all'VIII-VII secolo a.C. con le tipiche capanne Japigie di forma ovale caratterizzate da muri in mattoni crudi su uno strato battuto e con il tetto a rami intrecciati, di cui sono stati ritrovati i fori nel banco roccioso per i pali di sostegno. Gli strati superiori ricchi di ceramiche messapiche risalgono invece al VI-V secolo a.C. quando dalle capanne sparse si passa a case allineate lungo un asse viario edificate su un riempimento sabbioso contenuto da blocchi di carparo e pietre calcaree. I muri sono costituiti da un elevato in mattoni crudi e pali di legno con una base in blocchi di carparo e pietra leccese. La copertura in tegole poggia su una struttura di travi di legno[22]. . Le sepolture del tipo a inumazione sono costituite nella maggioranza di casi da casse di lastroni di pietra leccese e copertura in lastre di carparo, ed in alcuni casi da sarcofago. Quelle finora rinvenute (circa cinquanta) sono dislocate in quasi tutta l'area abitata e spesso ubicate nel cortile interno delle abitazioni (tombe di famiglia) o nelle vicinanze del tracciato murario. Nei corredi funebri femminili compaiono spesso oltre a monili in argento anche i caratteristici pesi da telaio a forma troncopiramidale. Alcuni di questi hanno impresse delle figure (e tra queste anche il sole) come una specie di marchio di fabbrica. I pesi erano utilizzati nella tessitura per tenere i fili dell'ordito tesi mentre si faceva passare a fili alternati la spoletta. Il tessuto procede dall'alto verso il basso appeso a una cornice (vedi tela di Penelope). Nei dintorni della chiesetta di Santa Venerdia, a nord del paese, è stata confermata inoltre la presenza in un'area di circa 3 ettari di un insediamento che va dal periodo japigio fino a quello romano. Mappa di SoletoLa cosiddetta mappa di Soleto è forse uno dei più importanti ritrovamenti in quanto indica i nomi delle città messapiche e la loro posizione geografica. L'oggetto è stato scoperto all'interno di un grande edificio messapico il 21 agosto 2003 a Soleto dall'Archeologo belga Thierry Van Compernolle[23], e testimonia le relazioni esistenti tra gli Iapigi, i Messapi ed i Greci nel V secolo a.C., non sempre approfondite dalla predominante tradizione letteraria greco-romana. Su 13 nomi di città, 2 sono di colonie greche (Taras e Graxa) e i rimanenti messapiche di cui ben 5 compaiono per la prima volta ed uno è di difficile attribuzione (STY). In alto a destra si nota la parte inferiore di una località sul mare corrispondente all'odierna Roca Vecchia e che anticamente era indicata come Thuria Sallentina. Villa rustica romanaLa villa rustica romana, venuta alla luce durante la campagna di scavi del 2011 condotta dall'archeologo belga Thierry Van Compernolle nel fondo Paparusso[24](tra località Fontanelle e la seconda cerchia di mura messapiche), nelle sue molteplici fasi edilizie (dal II secolo a.C. al III secolo d.C.) non separò mai la sua vocazione produttiva dall'economia salentina descritta come ricchissima di grano e abbondante di ogni altra produzione agricola. Le ville rustiche erano i primi esempi di fattorie e/o fabbriche perfettamente organizzate. La costruzione è centrata intorno ad un vano principale dotato di un pavimento a mosaico, fatto con tegole segate, legate con malta di calce. Le ricerche hanno messo in luce diversi vani della villa rustica comprensivi di aree scoperte e di un portico: sotto di esso si collocava una vasca-cisterna che, pur possedendo le caratteristiche funzionali del lacus vinarius (la scaletta laterale e una cavità di raccolta della feccia che si depositava sul fondo della vasca), non sembra essere stata adibita al ciclo produttivo del vino. Pozzelli (li Puzzieddhri, in grico ta Fréata)L'approvvigionamento idrico di Soleto preistorica e medievale era garantito da numerose cisterne (cavità sotterranee in parte naturali ed in parte scavate nella pietra) che raccoglievano l'acqua piovana (essendo il paese sulla sommità di un altopiano) in numerosi pozzelli ancora oggi visibili appena fuori dal centro abitato. I pozzelli sono testimonianza della costruzione a secco legata alle antiche condizioni dell'economia agricola e delle soluzioni idriche di un tempo, ma sono anche monumenti della cultura rurale salentina. Costituirono per secoli una risorsa fondamentale per la sopravvivenza della comunità e delle attività agropastorali, avendo la funzione di raccogliere l'acqua piovana. Sono ingegnose costruzioni ed arcaici serbatoi idrici. Simili alle cisterne delle città greche dell'VIII secolo a.C., le cavità sotterranee hanno delle volte, in parte naturali ed in parte di tipo trulliforme costituite da pietre a secco con un'apertura sulla sommità, che venivano successivamente ricoperte dal terreno. La bocca del pozzello è formata da un unico blocco di pietra leccese, forato al centro, delle dimensioni di circa 100x100x50 cm appoggiato sulla sommità della cisterna. La profondità media di queste cisterne è di 7-10 metri ed alcune sono tra loro intercomunicanti fino a formare un insieme di 5-10 bocche[25]. SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[26] Etnie e minoranze straniereAl 31 dicembre 2022 a Soleto risultano residenti 171 cittadini stranieri. Le nazionalità principali sono:[27] Lingue e dialettiA Soleto, comune della Grecìa Salentina, oltre al dialetto salentino (nella sua variante centrale) si parla il grico, il quale oggi però viene usato o anche solo compreso da un numero ormai esiguo di abitanti. Il grecanico o grico è un dialetto (o gruppo di dialetti) di tipo neo-greco residuato probabilmente di una più ampia e continua area linguistica ellenofona esistita anticamente nella parte costiera della Magna Grecia. I greci odierni chiamano la lingua Katoitaliótika (Greco: Κατωιταλιώτικα, "Italiano meridionale"). La lingua, scritta in caratteri latini, presenta punti in comune con il neogreco e nel frattempo vocaboli che sono frutto di evidenti influenze leccesi o comunque neolatine. CulturaBiblioteca
Eventi
Riti della Settimana Santa
«Sabbatu santu fuscendu fuscendu,
CucinaCome in tutto il Salento è molto diffusa la carne di cavallo, stufata o brasata col pomodoro (i pezzetti), e le lumache di terra (le municeddhre), preparate in vari modi; i dolci tipici sono il pasticciotto (ripieno di crema pasticcera) e i fruttoni (ripieni di marmellata di pere e ricoperti di cioccolata). EconomiaL'economia è basata prevalentemente sull'artigianato e sull'agricoltura (soprattutto ulivi e legumi),sulla pastorizia (ovini e caprini) con produzione di formaggio pecorino. Non mancano inoltre le attività manifatturiere nel settore dell'estrazione della pietra e della manifattura di giocattoli (peluche).
Cave di pietra a cielo apertoLa pietra di Soleto è una pietra calcarea molto compatta. Denominato scientificamente "dolomia di Galatina" sebbene venga estratto soprattutto nelle cave soletane, è un calcare grigio, duro, resistente ed omogeneo. Viene impiegato per la realizzazione delle basole per la pavimentazione stradale. Inoltre, il suo uso ricorre per la produzione di conglomerati cementizi, calce e cemento. Le cave sono visibili sulle strade principali di accesso a Soleto sia provenendo da Martano, sia da Sternatia che da Galatina. Una nascosta è invece quella utilizzata dal Cementificio che si trova nel bosco dell'uliveto. L'estrazione e lavorazione della pietra ha impiegato nei decenni numerose maestranze soletane, come "cavamonti", scalpellini e selciatori, che si sono via via specializzate sia nella estrazione (esplosivi e macchine fresatrici), sia nella movimentazione (conduzione camion e benne), sia nella pavimentazione (molti comuni delSalento hanno nei loro centri storici la pietra di Soleto), sia nella bitumazione (fino a Matera e Bari le opere eseguite). La sua lavorazione prevede l'utilizzo di antichi strumenti come la "busciarda" (piccoli martelli) e la "maiòcca" (martellone in legno di fico utilizzato per assettare il basolo). Oggi pesanti magli hanno sostituito l'opera di decine di braccianti (cazzafricciu) che negli anni cinquanta, seduti su cumuli di grosse pietre le spaccavano per produrre il friccio o la breccia con la forza delle braccia sollevando ed abbassando per dodici ore al giorno pesanti mazze del peso di oltre cinque chili. Oltre alla pietra viva che è quella più dura, si trova la pietra leccese molto tenera e utilizzata per rivestimenti e decorazioni, il carparo (una via di mezzo tra la pietra ed il tufo), ed il tufo che è molto tenero e composto da sabbia e fossili marini . Manifattura di giocattoli (peluche)Una lunga tradizione familiare come giocattolai a Soleto è quella della famiglia Stanca. Nel dopoguerra si potevano vedere lungo i marciapiedi di Viale Raimondello Orsini i cavallucci a dondolo e le bambole di cartapesta messe ad asciugare al sole. Si lavorava tutto l'anno per soddisfare le richieste del periodo natalizio. Oltre all'artigiano che aveva preparato con cura i calchi in gesso in cui veniva pressata la carta imbevuta di colla liquida per darle la forma voluta, molte ragazze lavoravano in casa i vestiti delle bambole o ne dipingevano il viso e le braccia. Così venivano lavorate a mano centinaia e centinaia di pezzi. Negli anni la plastica ed il polistirolo hanno sostituito la cartapesta ed oggi prendono vita nei laboratori artigiani in Largo Cupone migliaia di peluche di varie forme e destinazioni: dalle fiere di paese alle sorprese per le uova di Pasqua. Artigianato
Infrastrutture e trasportiStradeI collegamenti stradali principali sono rappresentati da:
Il centro è anche raggiungibile dalle strade provinciali interne SP31 Soleto-Sternatia, SP47/48 Galatina-Soleto-Martano, SP138 Soleto-Sogliano Cavour, SP227 Soleto-Corigliano d'Otranto, SP244 Soleto-San Donato di Lecce e dalla circonvallazione di Galatina SP371. FerrovieIl comune è servito da una stazione ferroviaria a due binari, posta sulla linea Zollino-Gallipoli, delle Ferrovie del Sud Est. AmministrazioneSindaci storici
Elenco dei sindaci della città dalla proclamazione della Repubblica
GemellaggiSportCalcioLa squadra di calcio della città è la Polisportiva Dilettantistica Soleto Calcio, dai colori giallorossi, fondata nel 2009. Nella stagione 2022/2023 milita nel girone C pugliese di 2ª Categoria disputando le partite casalinghe nello Stadio Comunale "Carlo Miceli E Alessio Miceli". [43][3] Note
Bibliografia
Voci correlate
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