Collina Torinese (vino)

Collina Torinese
Disciplinare DOC
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Piemonte
Data decreto22 aprile 2009
Tipi regolamentati
Fonte: Disciplinare di produzione[1]

Collina Torinese è un vino DOC, la cui produzione è consentita in 28 comuni della città metropolitana di Torino appartenenti all'omonima zona geografica.

Zona di produzione

La zona di produzione dei vini "Collina Torinese" nelle tipologie Rosso, Barbera, Bonarda e Malvasia comprende l’intero territorio dei comuni di: Andezeno, Arignano, Baldissero Torinese, Brozolo, Brusasco, Casalborgone, Castagneto Po, Castiglione Torinese, Cavagnolo, Chieri, Cinzano, Gassino Torinese, Lauriano, Marentino, Mombello di Torino, Moncalieri, Montaldo Torinese, Monteu da Po, Moriondo Torinese, Pavarolo, Pecetto Torinese, Pino Torinese, Riva presso Chieri, Rivalba, San Raffaele Cimena, San Sebastiano da Po, Sciolze e Verrua Savoia.

La zona di produzione del vino "Collina Torinese" nella tipologia "Pelaverga" o "Cari" comprende l’intero territorio dei comuni di Baldissero Torinese, Montaldo Torinese, Pavarolo e parti del territorio dei comuni di Andezeno, Arignano, Castiglione Torinese, Chieri, Marentino e Pino Torinese.

Storia

Il Cari

Il Cari è citato per la prima volta nel manuale di viticoltura di Giovanni Battista Croce del 1606. Il Croce chiama questo vino "Cario" e lo elogia quale vino delicato, dolce, buono, «…che meglio dir si potria caro per la bontà sua, è uva grande: ha grani grossi ben coloriti, la scorza dura, la rappa rossa, è dolce da mangiare: e fa buoni vini, e delicati»".[2][3] Gli venivano attribuite proprietà afrodisiache.[4][5]

Un tempo molto diffuso in Piemonte, oggi il Cari è coltivato quasi esclusivamente nel Saluzzese e nel Chierese, dove ha la sua zona d'elezione nel territorio comunale di Baldissero Torinese. Qui è protagonista della Sagra dell'uva e del vino Cari, che si svolge la prima domenica d'ottobre.[2][3] Tuttavia la superficie vitata è di pochi ettari, per una produzione complessiva di 7 000 bottiglie.[5][3]

Si utilizzava nella vinificazione per aiutare la fermentazione spontanea della Freisa. Il vantaggio era che non interferiva con la nota aromatica, in quanto il Cari, rispetto a Brachetto, Malvasia o Moscato, non è un vitigno aromatico. La coltivazione di questa varietà richiedeva accortezze e cure particolari, tanto che nessuno ne avrebbe mai piantato un vigneto intero.[5]

Disciplinare

  • Approvato con DM 14.10.1999 G.U. 248 - 21.10.1999
  • Modificato con DM 22.04.2009 G.U. 110 - 14.05.2009
  • Modificato con DM 30.11.2011 G.U. 295 – 20.12.2011 Pubblicato sul sito ufficiale del Mipaaf
  • Modificato con D.M. 12.07.2013 Pubblicato sul sito ufficiale del Mipaaf
  • Modificato con D.M. 07.03.2014 Pubblicato sul sito ufficiale del Mipaaf

Tipologie

Rosso

Prevista anche la versione "Novello", con titolo alcolometrico minimo 11,00 vol.

uvaggio Barbera minimo 60%, Freisa minimo 25%
titolo alcolometrico minimo 10,50% vol.
acidità totale minima 4,50 g/l.
estratto secco minimo 18,00 g/l.
resa massima di uva per ettaro 100 q.
resa massima di uva in vino 70%

Barbera

uvaggio Barbera minimo 85%
titolo alcolometrico minimo 10,50% vol.
acidità totale minima 4,50 g/l.
estratto secco minimo 19,00 g/l.
resa massima di uva per ettaro 90 q.
resa massima di uva in vino 70%

Bonarda

uvaggio Bonarda minimo 85%
titolo alcolometrico minimo 10,50% vol.
acidità totale minima 4,50 g/l.
estratto secco minimo 19,00 g/l.
resa massima di uva per ettaro 90 q.
resa massima di uva in vino 70%

Malvasia

uvaggio Malvasia di Schierano, Malvasia nera lunga, anche congiuntamente, minimo 85%
titolo alcolometrico minimo 10,00% vol. di cui svolto almeno 5,50% vol.
acidità totale minima 5,00 g/l.
estratto secco minimo ,00 g/l.
resa massima di uva per ettaro 110 q.
resa massima di uva in vino 70%

Pelaverga o Cari

uvaggio Pelaverga minimo 85%
titolo alcolometrico minimo 10,00% vol. di cui svolto almeno 5,00% vol.
acidità totale minima 4,50 g/l.
estratto secco minimo 15,00 g/l.
resa massima di uva per ettaro 80 q.
resa massima di uva in vino 70%


Note

  1. ^ Disciplinare di produzione dei vini a denominazione di origine controllata “Collina Torinese” (PDF), su regione.piemonte.it. URL consultato il 10 aprile 2020.
  2. ^ a b Collina Torinese Cari o Pelaverga, Parco Po Piemontese
  3. ^ a b c Luca Sartori, Strade della collina torinese, Edizioni del Capricorno, 2011, p. 69, ISBN 978-88-7707-132-3
  4. ^ Cari Collina Torinese Terre dei Santi
  5. ^ a b c Mariam Massone, “Il dolce Cari è la mia sfida, delicato e in via d’estinzione: il Panda dei vini da tutelare”, La Stampa, 2 febbraio 2020

Voci correlate

Collegamenti esterni