Potassic-chloro-hastingsite Potassic-chloro-hastingsite |
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Classificazione Strunz (ed. 10[1]) | 9.DE.15[1]
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Formula chimica | KCa2(Fe2+4Fe3+)Si6Al2O22Cl2[2]
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Proprietà cristallografiche |
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Gruppo cristallino | trimetrico[2]
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Sistema cristallino | monoclino[2]
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Parametri di cella | a=9,979(4) Å, b=18,035(8) Å, c=5,302(3) Å, β=104,71(4)°, V=923(1) ų, Z=2[2]
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Gruppo puntuale | 2/m[2]
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Gruppo spaziale | C2/m[2]
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Proprietà fisiche |
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Densità misurata | 3,52[2] g/cm³
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Densità calcolata | 3,53[2] g/cm³
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Durezza (Mohs) | 5[2]
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Sfaldatura | perfetta secondo {110}[2]
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Frattura | a gradini[2]
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Colore | verde scuro[2]
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Lucentezza | vitrea[2]
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Opacità | traslucida[2]
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Striscio | grigio verdastro[2]
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Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale
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La potassic-chloro-hastingsite è un minerale, un anfibolo appartenente al sottogruppo degli anfiboli di calcio[3].
Questo minerale deriva dalla rivalidazione della dashkenasite avvenuta in seguito agli studi di revisione effettuati sul campione tipo che hanno permetto di confermare il minerale come una specie a sé stante e quindi nel 1998 è stata sottoposta all'IMA la proposta di riconvalidazione[2]. Venne poi approvata col nome di chloro-potassichastingsite[2] e rinominata potassic-chloro-hastingsite in seguito alla revisione della nomenclatura del 2012 (IMA 2012)[4].
La dashkenasite fu scoperta nel 1936 da G. A. Krutov in campioni provenienti dal giacimento di ferro e cobalto di Dashkesan, Caucaso Minore, Azerbaigian e riconosciuta come membro della famiglia degli anfiboli con prevalenza di cloro rispetto al gruppo ossidrilico (-OH) e di potassio rispetto al sodio, ma non è stata più accettata dal 1978 poiché venne considerata una varietà di anfibolo ricca di cloro e potassio[2][5][6].
Morfologia
La potassic-chloro-hastingsite è stata trovata sotto forma di grossolani cristalli prismatici fino a 1,5 mm di colore verde scuro[2].
Origine e giacitura
La potassic-chloro-pargasite è stata scoperta come componente dello skarn di anfibolo associata a quarzo, clorite, actinolite, apatite, epidoto, magnetite, ematite ed altri solfuri[2].
Note
Bibliografia
- (EN) Frank C. Hawthorne, Roberta Oberti, George E. Harlow, Walter V. Maresch, Robert F. Martin, John C. Schumacher e Mark D. Welch, Nomenclature of the amphibole supergroup (PDF), in American Mineralogist, vol. 97, 2012, pp. 2031-2048, DOI:10.2138/am.2012.4276. URL consultato il 24 luglio 2014 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2013).
- (RU) I. V. Pekov, N. V. Chukanov, M. E. Nefedova, D. Y. Pushcharovsky e R. K. Rastsvetaeva, Chloro-potassichastingsite (K,Na)Ca2(Fe2+,Mg)4Fe3+[Si6Al2O22](Cl,OH)2: Revalidation and the new name of dashkesanite (PDF), in Zapiski Rossiiskogo Mineralogicheskogo Obshchetstva, vol. 134, n. 6, 2005, pp. 31-36. URL consultato il 31 luglio 2014.
- (EN) Michael Fleischer, Index of New Mineral Names, Discredited Minerals, and Changes of Mineralogical Nomenclature in Volumes 1-50 of The American Mineralogist (PDF), in American Mineralogist, vol. 51, 1966, pp. 1247-1357. URL consultato il 31 luglio 2014.
- (EN) G. Poirier, T. S. Ercit, K. T. Tait, P. C. Piilonen e R. Rowe, New mineral names (PDF), in American Mineralogist, vol. 94, 2009, pp. 399-408. URL consultato il 31 luglio 2014.
Collegamenti esterni
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