Gli edifici sono elencati in liste suddivise per comune; includono oltre venti chiese consacrate (sebbene non tutte officiate regolarmente), a cui si aggiunge una quindicina di cappelle. Gli edifici di culto consacrati appartengono tutti alla confessione cattolica e fanno parte dell'arcidiocesi di Trento.
Parrocchiale. Costruita tra il 1839 e il 1850 per sostituire l'antica chiesa di Canal di Sotto, distrutta da una piena del torrente Vanoi; la chiesa subì dei danni dai colpi dell'artigliera italiana nel 1917; nel 1972 venne rialzato il campanile[1].
Una prima cappella, dedicata ai santi Rocco e Gottardo e alla Madonna di Loreto, venne costruita nel 1682 dalla famiglia Gobber; tra il 1889 e il 1892 questa prima struttura venne demolita, e ricostruita nelle forme attuali[3].
Parrocchiale. Costruita nel 1763-66 per volere di un tal Marco Demarchi, venne poi ricostruita nel 1899-1900. La volta subì dei danni durante il terremoto del 1976, e venne quindi rifatta nel 1979[6].
Antica chiesa medievale, ampliata nel 1633 e poi totalmente riedificata nel 1688. Negli anni 1820 il territorio di Canal San Bovo venne flagellato da numerose alluvioni del Vanoi e dei suoi immissari; nonostante l'erezione di opere di difesa, progettate anche da Negrelli, il 20 settembre 1829 l'ennesima inondazione spazzò via la chiesa e l'intero paese di Canal di Sotto; gli arredi sacri, salvati in extremis, si trovano nella chiesa omonima eretta in seguito a Canale[16][17].
L'edificio sorse nel 1741 come cappella privata del conte Federico Giuseppe Bonaventura Welsperg, dedicata alla santissima Trinità; venne reintitolata a san Giovanni Nepomuceno nel 1769, e nel 1836 vennero aggiunte la navata e la sagrestia. Nel 1958 venne chiusa al culto e sostituita dalla nuova parrocchiale omonima, e da allora funge da deposito materiale ad uso del Parco naturale Paneveggio - Pale di San Martino[18].
Parrocchiale. Citata per la prima volta nel 1367, venne ampliata tra il 1518 e il 1526, e ulteriormente rimaneggiata nel 1547. Un secondo ampliamento venne apportato nel 1721-29, portando la chiesa alle forme attuali, mentre nel 1821 venne rialzato il campanile[20].
Una cappella sul posto è documentata sin dal Duecento; nei secoli, l'edificio subì vari interventi, tra cui una riedificazione nel Quattrocento e il rifacimento del campanile nel 1618; l'ultimo restauro risale al 1996[22].
Una piccola chiesetta venne costruita intorno al 1514 per volontà del notaio Ugolino Scopoli; nel 1875 la struttura venne ampliata costruendo la navata attuale, e convertendo la precedente in presbiterio. Nel 1930 venne rifatto il catino absidale[24].
Parrocchiale. Citata per la prima volta nel 1360, venne ricostruita nel 1670 e ulteriormente ampliata nel 1728 costruendo le navate laterali e rifacendo la facciata[25].
Documentata nel 1515, anno in cui era già in cattive condizioni e venne quindi interdetta al culto; riparata alcune volte negli anni successivi, venne definitivamente abbandonata dopo il 1873, quando una pubblica richiesta di offerte per gli ennesimi lavori di ristrutturazione ricevette scarse adesioni. Della struttura restano solo le parti basali delle mura perimetrali e l'altare in pietra[27].
Parrocchiale. Citata nel 1321, venne riedificata verso 1498, e poi di nuovo tra il 1710 e il 1724, in entrambi i casi risparmiando il campanile originale, che venne però poi sorapelevato nel 1738 e una seconda volta nel 1756[28].
La chiesetta è situata nel luogo dove pare sorgesse Piubago, il primo centro abitato della valle, poi distrutto da un terremoto nel 1114-17 e poi ulteriormente cancellato da varie piene del rio Lazzer[30]. L'edificio esisteva sicuramente nel 1524, anno in cui vennero realizzati gli affreschi, ma ciò che si vede oggi corrisponde solo all'arco santo, al presbiterio e all'abside dell'antica struttura, mentre dell'aula (comunque molto piccola) resta solo la base delle mura perimetrali[31].
Parrocchiale. Citata per la prima volta nel 1367, venne riedificata nel corso del Cinquecento, poi di nuovo intorno al 1780; questa terza struttura venne sottoposta ad ampliamenti nel 1863, nel 1878 e infine nel 1970, quando venne aggiunto un avancorpo e rifatta la facciata[33].
Parrocchiale. Stando ai rilievi archeologici, un primo luogo di culto esisteva sul posto già nel V-VI secolo e venne probabilmente ricostruito più volte a seguito di vari incendi. Nella seconda metà del Quattrocento la chiesa romanica venne ricostruita in forme gotiche, e ulteriormente rimaneggiata nel 1493-95; da allora sono documentati solo interventi non invasivi, ad esclusione dell'apertura del rosone in facciata nel corso dell'Ottocento[34].
Risalente al XII secolo, è citata per la prima volta nel 1206; venne rifatta nel corso del Cinquecento, mantenendo solo la zona absidale della struttura originaria[36].
Parrocchiale. Citata già nel 1090, periodo in cui era affiancata da un monastero ed ospizio per viandanti benedettino; nel XIII secolo vi fu una consacrazione, e allo stesso periodo risale il campanile tuttora esistente. La chiesa attuale è stata costruita nel 1912[37][38]
Edificata nel 1994-95 su iniziativa di un comitato e dedicata a san Valentino, uno dei patroni della parrocchia di Siror, venne benedetta il 15 ottobre 1995 dal cardinale di ChicagoJoseph Bernardin, nativo di Tonadico[40].
Edificata per volontà del conte Welsperg, andò a sostituire una preesistente cappella che era inclusa nella villa. La costruzione cominciò negli anni sessanta, e nel 1962 venne terminata e benedetta dal patriarca di Venezia[47]; è stata successivamente sconsacrata ed è adibita a spazio per mostre[48].
Parrocchiale. Costruita nel 1630, venne riedificata nel 1759, ma il nuovo edificio venne incendiato nel 1793 e dovette essere nuovamente rifatto, tra il 1795 e il 1807; nel 1954 venne eretto il campanile[50].
^Chiesa di San Bartolomeo – Canal San Bovo, su Parrocchie di Primiero Vanoi e Mis. URL consultato il 15 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2022).
^ Erwin Filippi Gilli, La Frana del Rebrut, su Aquile Magazine, agosto 2014. URL consultato il 15 settembre 2022.