Gli edifici sono elencati in liste suddivise per comune; includono un centinaio di chiese consacrate (sebbene non tutte officiate regolarmente), a cui si aggiungono oltre settanta cappelle. Gli edifici di culto appartengono tutti alla confessione cattolica e fanno parte della diocesi di Bolzano-Bressanone.
Parrocchiale. Costruita nel 1937 per sostituire la vecchia curaziale dell'Ausiliatrice, divenuta troppo piccola, venne completata solo dopo la seconda guerra mondiale (consacrazione nel 1950)[1][3][4].
Parrocchiale. Una prima chiesa romanica duecentesca, a cui risale la base del campanile, è citata nel 1295; rimaneggiata in stile gotico già prima del Cinquecento, venne ulteriormente ampliata nel 1555, nel 1740 e infine nel 1845-55, per finire con il rifacimento della cuspide del campanile nel 1895[5][3][6].
Chiesa della Madonna dell'Aiuto, o di Santa Maria Ausiliatrice, o della Madonna del Soccorso
Documentata XIV secolo, edificio odierno XVII secolo
Edificata nel 1320 circa, forse sul sito di un luogo di culto paleocristiano. Venne ristrutturata e rimaneggiata nel 1500 circa, e poi in stile barocco verso il 1667; nel 1725 il soffitto ottenne l'aspetto attuale[1][3][8].
Chiesa di San Michele
Fondata XIII secolo, edificio odierno XVI-XVII secolo
Citata nel 1353 ma costruita almeno nel Duecento; tra il 1470 e il 1500 venne rifatta l'abside, mentre la volta della navata venne rifatta nel Seicento[1][3][9].
Citata per la prima volta nel 1353, nel Cinquecento venne aggiunta l'abside e parzialmente rifatta, ampliandola, la navata; il campanile venne dotato di cupola barocca nel 1747, sostituita dall'attuale cuspide neogotica nel 1886[1][3][10].
Una chiesetta romanica sul posto, costruita nel XII secolo, è attestata nel 1234; di essa restano alcune parti delle murature, nonché il campanile (tranne la cupola, che è barocca). L'abside venne ricostruita nel 1400 circa, seguita dalla navata nel 1521[1][3][11].
Parrocchiale. Sorta nel XII secolo, se non addirittura intorno all'anno mille, è documentata dal 1191; una piccola chiesa romanica venne sostituita da una gotica nel 1408, ampliata con l'aggiunta dell'abside nel 1482. Ulteriormente ingrandita nel 1704, venne però rasa al suolo dall'incendio che devastò Castelrotto il 24 maggio 1753. Nel 1756 venne eretto il nuovo campanile, con cappella mariana alla base, e solo nel 1846-49 venne ricostruita la chiesa[1][3][12].
Citata per la prima volta nel 1244, epoca a cui risale il campanile, è possibile che sia sorta al posto di un edificio paleocristiano. Venne rimaneggiata se non ricostruita verso il 1350, nel 1475 venne aggiunto il coro, e nel 1532 la chiesa raggiunse le forme attuali, fatta eccezione per la cuspide del campanile che venne aggiunta nel 1811[1][3][13].
Una chiesa sul luogo, legata probabilmente a una sorgente d'acqua, è documentata nel 1353; distrutta probabilmente da una frana, venne riedificata nel 1490, forse con l'interessamento dei nobili von Wolkenstein e Zwingenstein[1][14].
Costruita intorno al 1700, venne ingrandita leggermente nel 1875; assai danneggiata dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, venne riparata e, dopo la costruzione della nuova parrocchiale, adibita a cappella mortuaria[21][22][23].
Duecentesca ma citata solo nel 1322, era dedicata inizialmente ai santi Pietro e Giacomo, e poi ai santi Pietro e Paolo. Un rimaneggiamento gotico avvenne nel 1430 e poi, nel 1664, venne rifatta l'abside; nel 1984-86 le è stata addossata la nuova chiesa che l'ha sostituita come parrocchiale[21][24][25].
Parrocchiale. Chiesa duecentesca, citata nel 1244: di questa struttura restano le mura della navata e l'abside; tra il 1520 e il 1549 vennero costruiti il coro e il campanile (la cui attuale cuspide è del 1887), e la navata venne rifatta, mantenendo le mura dell'originale, nel Settecento, e poi ulteriormente rialzata negli anni 1890. Nel 1989-90 vennero aggiunte due navate laterali[21][22].
Parrocchiale. Di fondazione duecentesca e documentata dal 1375, venne interamente ricostruita nel 1490 circa, recuperando solo la parte inferiore del campanile; l'interno è stato rimaneggiato in forme neogotiche nel 1867-69[21][22][26].
Parrocchiale. Eretta nel 1837 rimaneggiando l'antico albergo "Zum Kalten Keller", per sopperire alla distruzione della cappella di San Sebastiano (duecentesca o seicentesca secondo altre fonti), ritenuta troppo piccola e poi demolita nel 1867 per far posto alla ferrovia del Brennero; la consacrazione è avvenuta nel 1840[21][22][38].
Risalente probabilmente al 1200 circa, è citata per la prima volta nel 1281; nel 1506 venne quasi completamente rifatta in stile gotico, recuperando le parti inferiori della navata e del campanile; l'attuale cupola a cipolla di quest'ultimo è settecentesca[35][36][40].
Parrocchiale. La prima chiesa venne costruita nel XII o nel XIII secolo ed è citata nel 1324. Nel 1400 circa venne rifatta la volta della navata, nel 1500 venne rialzato il campanile, e nel 1816-20 venne costruita l'odierna navata, trasformando parte della precedente, assieme con l'abside, in sagrestia[35][36][41].
Una prima chiesa sul posto, dedicata a san Lorenzo, è citata nel 1397; al suo posto venne eretta a fine Quattrocento la struttura attuale (consacrazione 1502), rimaneggiata già nel 1590 con l'aggiunta della volta a reticolo e la ricostruzione del campanile[35][36][42].
Parrocchiale. Una chiesa romanica è documentata nel 1170, incorporata nell'abbazia di Novacella nel 1257. Ricostruita in stile gotico nel 1440 dopo un grave incendio, venne demolita e ricostruita completamente tra il 1515 e il 1550 circa; un altro incendio nel 1703 comportò il rifacimento del tetto e, con l'occasione, anche venne rialzato il campanile; il presbiterio, rimaneggiato in forme barocche nel 1741-43, venne demolito e ricostruito a inizio Novecento. Ingenti danni vennero causati anche dai bombardamenti della seconda guerra mondiale[35][36][43].
Una chiesa a Umes è attestata nel 1326; distrutta da una frana, venne ricostruita nel 1610 nella posizione attuale, recuperando elementi dalla vecchia struttura (come il portale d'accesso). L'abside venne poi rifatta nel 1683[35][44].
Edificata nel corso del Duecento, raggiunse le forme attuali con un rimaneggiamento del 1520 circa, quando vennero rifatti la volta, il portale e il campanile[35][36][45].
Costruita nel corso del XII secolo, viene citata solo a partire dal 1372; nel 1498 venne rialzato il campanile e rifatta la volta della navata[35][36][46].
Cappella cimiteriale con cripta, risalente al XII secolo; incendiatasi nel 1440, venne parzialmente ricostruita in stile gotico entro il 1470, conservando tra l'altro la cripta; oggi funge da museo parrocchiale[35][36][43].
Citata nel 1325 ma risalente almeno al XII secolo, venne ampliata nel 1500 circa con l'aggiunta del coro, il rialzamento del campanile e il rifacimento del soffitto. Venne colpita da un grave incendio nel 1620, a cui seguì la ristrutturazione con alcuni rimaneggiamenti, tra cui il rifacimento della volta e la ricostruzione della facciata[51][52][53].
Documentata nel 1309, venne ampliata nel corso del Trecento, e poi soprattutto all'inizio del Cinquecento, mantenendo il campanile originale. Chiusa per le disposizioni giuseppine, venne riaperta al culto soltanto nel 1910[51][54].
Eretta quantomeno nel Duecento all'epoca delle crociate (come si desume tra l'altro dalla croce gerusalemita sul frontone), ma secondo altre fonti addirittura nel XI secolo, è però documentata solo dal 1320. Venne rimaneggiata intorno al 1500 e nel 1609, e nell'Ottocento venne inserito l'attuale soffitto ligneo; in epoca imprecisata si colloca anche la sostituzione dell'originale campanile a vela con l'odierna torretta in legno[51][52][55].
Parrocchiale. La prima citazione della parrocchia di Meltina risale al 1242, ma la presenza di una chiesa nel paese è documentata già nel 400 circa. Tre campate della navata e la base del campanile sono due o trecenteschi, mentre il coro venne ricostruito nel 1482-89, e nello stesso periodo venne sopraelevata la torre campanaria; la volta venne sostituita verso il 1530, dal 1642-51 la navata venne allungata e nel 1671 venne fatta la nuova cuspide del campanile. Nel 1910 la facciata barocca venne rifatta in stile neogotico[51][52][56].
Abside e campanile a vela risalgono al Due o al Trecento, mentre il resto della struttura deriva da una ricostruzione quattrocentesca. Durante un restauro del 1859-64 la navata enne accorciata di tre metri, e nel 1914 viene ricostruita la parte settentrionale, che era crollata[51][52][57].
La chiesa primigenia di Salonetto (oggi dedicata a san Valentino di Mais, ma in origine probabilmente a san Lorenzo) si trovava nel bosco a ovest del paese; rimaneggiata nel Trecento, venne demolita nel 1769, e di essa restano alcuni ruderi. Parte dei materiali venne reimpiegata per la costruzione dell'attuale edificio, che sorse entro il 1771[51][52].
Cappella cimiteriale romanica, secondo alcune ipotesi potrebbe essere stata la prima chiesa di Meltina; raggiunse le forme attuali con un ampliamento del 1450 circa[51][52].
Costruita nel 1897 dall'Associazione degli Hotel delle Alpi, ad uso dei numerosi ospiti della località turistica; venne acquistata dalla parrocchia di Nova Levante nel 1976 e fatta ampliare nel 1982-83, data della consacrazione[58][59][60].
Parrocchiale. Una prima chiesa sorse probabilmente intorno al 1100 (comunque sicuramente ante-1250), ed è menzionata nel 1298. Una nuova chiesa classicista sorse nel 1827-28, sostituita già nel 1965-67 dall'edificio attuale; della chiesa primigenia resta solamente il campanile, la cui cupola comunque è settecentesca[58][59][61].
Chiesa di San Sebastiano, o dei Santi Sebastiano e Rocco
Cappella presso il maso Ladritscher (o Dritscher), costruita a fine Ottocento dal proprietario, Anton Pardeller, al posto di un preesistente pilone votivo; nel 1987 è stata restaurata e dotata di campanile[63][64].
Cappella del maso Sohler, contenente una copia della grotta di Lourdes; la data di costruzione è ignota, collocabile forse verso la metà dell'Ottocento[63].
Cappella del maso Unterpoppener, eretta a fine Ottocento ampliando una preesistente edicola; più volte danneggiata dalle alluvioni, in particolare quella del 1966, è stata infine restaurata; la benedizione è avvenuta nel 1983[63][66].
Cappella del maso Geiger, intitolata alla "Madonna del Santo Scapolare" e costruita nel 1862 (o nel 1874) dall'allora proprietario del maso Johann Kircher[63][67].
Cappella della Madonna
XX secolo
Località isolata tra San Valentino in Campo e Nova Levante 46°26′17.81″N 11°30′31.15″E46°26′17.81″N, 11°30′31.15″E
Cappella del maso Türk, costruita nel 1975 dagli allora proprietari, i fratelli Zelger, al posto di un preesistente pilone votivo[63].
Cappella del maso Ribitzer, costruita nel 1952, a scioglimento di un voto dopo che tutti i figli della famiglia Kompatscher tornarono salvi dalla seconda guerra mondiale[63].
Nel 1852 un crocifisso sul posto venne sostituito con un pilone votivo (eretto da Michael Seehauser, proprietario del maso Zyprian); provvisto di una statua della Pietà, portata a spalla da Rencio da un'anziana del posto, il pilone divenne meta di pellegrinaggio, specialmente durante il periodo delle opzioni e nella seconda guerra mondiale, e al termine del conflitto venne rimpiazzato dall'attuale cappella[63]
Cappella del maso Oberpoppener; una prima vecchia cappella si trovava in altra posizione, in una cavità detta "Berger"; dovette essere demolita per far spazio alla SS 241, così il proprietario, Ludwig Wiedenhofer, costruì l'attuale nel 1937[63][68].
Cappella della Madonna del Rosario
XIX secolo
Località isolata tra San Valentino in Campo e Nova Levante 46°25′44.07″N 11°30′00.75″E46°25′44.07″N, 11°30′00.75″E
Cappella del maso Kohler; costruita al posto di un crocifisso nel Settecento, venne ricostruita a seguito di un incendio nel 1848[63][69].
Cappella del maso Frommer, eretta nell'Ottocento e consacrata nel 1868. La costruzione seguì un voto fatto dal proprietario, Anton Pardeller, che chiese l'intercessione per la guarigione della figlioletta, cieca dalla nascita; la fanciullia recuperò la vista già durante i lavori, per questo la cappella venne intitolata a santa Ottilia, invocata contro le malattie oculari[63][70].
Situata poco distante dal maso Unterkofl, viene citata per la prima volta nel 1332, e quindi ampliata e rimaneggiata in stile gotico verso il 1410 (periodo a cui risalgono, tra le altre coste, la volta e l'abside)[71][72][73].
Un luogo di culto sul posto è attestato dai documenti nel 1311 (o 1318), ma doveva esistere già almeno nel XII secolo; a inizio Quattrocento la chiesa venne affrescata e riconsacrata (1410). Tra il Quattro e il Cinquecento venne eretto o rialzato il campanile, mentre il protiro venne aggiunto nell'Ottocento[71][72][74][75].
Stando alla tradizione, nel 1553 un tal Leonhard Weißensteiner, gravemente malato, trovò sul luogo dove si erge il santuario una statuina della Vergine Maria, ricevendo quindi un'apparizione della stessa, seguita da una guarigione miracolosa; per ringraziamento egli eresse così una prima cappellina, ora integrata nella chiesa (a sinistra sotto la cantoria). Il sito divenne rapidamente meta di numerosi pellegrinaggi, portando alla costruzione di una chiesa tra il 1638 e il 1673. Nel 1719-22 i Serviti la ampliarono e costruirono il convento, e poi la chiesa venne rimaneggiata in stile barocco nel 1753, realizzando contemporaneamente anche la cupola e le torrette in facciata. Chiuso il santuario nel 1787 per le disposizioni giuseppine e anche parzialmente distrutto, venne riaperto e ricostruito nel 1836[71][76].
Parrocchiale. La prima chiesa sul posto sorse verso il 1300; nel corso del Quattrocento venne impostato un coro gotico nella base del campanile, e nel 1518 venne rifatta la cuspide della torre. Nella seconda metà del Seicento venne costruita la nuova navata, allungata nel 1858-64 di una campata, in cui venne inserita anche la cantoria[71][72][77].
Parrocchiale. Una prima chiesa è attestata già nel 1186. Nel Quattrocento venne aggiunta la cappella laterale tuttora esistente, nel Cinquecento l'abside poligonale, nel Seicento sorsero le navate attuali e nel Settecento venne rifatta la copertura; della chiesa originale restano soltanto il campanile e parte della navata principale[71][72][78].
Parrocchiale. Nel 1265 è citata una chiesa intitolata a san Benedetto, a cui si affianca dal Trecento sant'Udalrico; a questo edificio risale ancora la base del campanile, rialzato nel Quattrocento. Dal 1455 cominciò la ricostruzione della struttura, consacrata nel 1498 al solo sant'Udalrico, affiancato già pochi anni dopo da san Volfango. Nel 1793 venne fatta la cupola del campanile e nell'Ottocento venne ampliata la sagrestia[71][72][79].
Citata nel 1430, venne ricostruita nel 1673 (consacrazione nel 1680) e ulteriormente rimaneggiata nel 1776 (consacrazione nel 1780); al 2015, vi si tengono le celebrazioni della comunità evangeliche[94][97][98].
Anticamente chiesa madre di tutta la vallata, venne costruita entro il 1181 (data riportata nel campanile) ed è documentata dal 1283; venne parzialmente ricostruita dopo un incendio nel Trecento, rimaneggiata nel Quattrocento e poi di nuovo nel Seicento[94][99][100].
Parrocchiale. Una prima chiesa dedicata a sant'Ulrico, situata accanto alla cimiteriale di Sant'Anna, è documentata almeno dal 1342. Divenuta troppo piccola per le esigenze della popolazione, venne demolita nel 1744 e ricostruita entro il 1749, ma il nuovo edificio dimostrò immediatamente ingenti problemi strutturali, causandone la chiusura nel 1790. La nuova parrocchiale venne costruita nella posizione odierna nel 1791-96 (consacrazione nel 1797), con l'aggiunta del transetto nel 1906-07[94][101][102].
Un primo edificio romanico, costruito verso la metà del Trecento, venne sostituito intorno al 1390 dalla struttura odierna; il campanile venne aggiunto nel corso del Quattrocento (o del Cinquecento secondo altre fonti)[106][107][108].
Chiesa di Sant'Antonio, o di Sant'Antonio da Padova
Una prima cappella dedicata alla santa Croce sorgeva sul posto dal Seicento; nel 1895-96 Franz von Zallinger-Stillendorf, proprietario della residenza adiacente, fece edificare la chiesa attuale, su progetto di Josef Bittner che la realizzò come copia della chiesa di Santa Valburga di Covelano (Silandro)[106][107][110].
Fondata probabilmente nel XII secolo, è citata per la prima volta nel 1289; abside e navata vennero ricostruiti proprio nel Duecento, poi nel 1400 sorse il campanile, e nel 1510 circa venne realizzato il portale d'accesso; altre modifiche minori vennero fatte intorno al 1625[106][107][111].
Costruita sulla cima del monte San Giovanni (Johanneskofel), un'altura che sovrasta la gola del Talvera, questa chiesa è documentata nel 1444, ma è certamente più antica. L'edificio venne ricostruito intorno al 1519, con consacrazione nel 1529[106][107][112].
Parrocchiale. Costruita nel 1654, dopo la fine dell'epidemia di peste del 1636; rinnovata nel 1787, nel 1894 venne aggiunta la cantoria[106][113][114]. A Campodazzo si trovavano anche una chiesa dell'Addolorata, cinquecentesca, e una cappella dell'ordine teutonico, seicentesca, entrambe abbattute per permettere l'ampliamento della strada del Brennero[113].
Parrocchiale. Fondata nel Duecento, venne dotata del coro gotico nel 1460, nel Cinquecento venne rifatta la volta della navata; nel 1846 venne sostituito il tetto del campanile e sempre nell'Ottocento venne rinnovata la parete nord della navata e aggiunta la sagrestia[106][107][116].
Chiesa di Santa Lucia
Fondata ante-XI secolo, edificio odierno XVII secolo
Parrocchiale. Chiesa assai antica, di fondazione sicuramente antecedente all'anno mille, fu matrice per tutto l'altopiano del Renon fino al 1211, quando perse il titolo in favore di Longomoso. Il primo edificio romanico, ampliato nel XII secolo e poi ancora nel 1272-723 con l'aggiunta della navata sinistra, venne ristrutturato in forme gotiche e ingrandito nel 1502-03. Seguì nel 1511 l'erezione del campanile, provvisto nel 1543 dell'orologio. Nel 1724-29 la chiesa venne fortemente rimaneggiata in stile barocco, ricostruendo il coro e rimuovendo la volta e i pilastri, e poi di nuovo in stile neoromanico nel 1884-87[106][107][117].
Fondata nel 1668 per volontà di Mathias von Kreuzer (borgomastro di Bolzano nel 1671-72), quando la zona cominciò a diventare meta estiva per gli abitanti del fondovalle bolzanino, venne ampliata nel 1791-95; è stata parrocchiale dal 1959 fino al 1989, quando è stata sostituita dalla chiesa del Beato Rupert Mayer[106][107][118].
Parrocchiale. Citata nel 1211, questo primo edificio romanico era dedicato a sant'Udalrico, intitolazione che mantenne anche dopo una riedificazione tra il 1225 e il 1300. Nel 1400 circa vennero aggiunti il coro e la cripta e ristrutturata in forme gotiche la navata, la cui volta venne sostituita nel 1513-14; il campanile è ancora quello romanico, così come il portale d'accesso[106][107][119].
Una cappella intitolata a san Martino è citata nel 1551; dopo una prima ristrutturazione nel 1772, venne ampliata nel 1868, raggiungendo le forme attuali[106][122].
Citata per la prima volta nel 1289, nel 1400 circa venne aggiunto il coro e sopraelevata la navata. Il campanile, aggiunto nel Trecento, venne dotato della cupola a cipolla nel Settecento[106][107][124].
Parrocchiale. La prima citazione di questa chiesa è del 1177, ma più vecchia forse di tutto un secolo; essa venne completamente ricostruita in stile gotico verso il 1400, ma già nel 1430 la nuova struttura venne pesantemente modificata. Nel 1860 e nel 1875 vennero aggiunti il transetto e due nuove campate nella navata, rifacendo la facciata e portando la chiesa alle dimensioni attuali[106][107][125].
Di origine trecentesca e documentata nel 1389, è probabile che questa chiesa sia sorta al posto di un più antico luogo di culto; nel Quattrocento venne costruito il campanile, poi rimaneggiato nel secolo successivo. Nel 1673 la chiesa venne modificata in stile barocco, rifacendo il coro e la volta della navata[106][107][126].
Parrocchiale. Sicuramente esistente nel 1210, quando Federico Vanga, oriundo del paese, la elevò a parrocchia (secondo alcune fonti, venne costruita per l'occasione). A fine Duecento-inizio Trecento venne rifatta la facciata in stile gotico, nel 1429 venne costruita la sagrestia, nel 1500 vennero fatte le finestre, nel 1581 venne aggiunta la navata laterale e nel 1606 vennero apportate considerevoli modifiche alle navate[106][107][127].
Documentata indirettamente dal 1080, venne completamente ricostruita verso il 1300, e poi ulteriormente ingrandita e rimaneggiata nel 1637, a risoluzione di un voto fatto durante la peste del 1626[106][107][128].
Definita "la chiesa più piccola del Tirolo", questa chiesetta, in cui trovano spazio non più di sei persone, è costruita al riparo di una cavità rocciosa[106][129][130].
Chiesa di fondazione duecentesca, citata a partire dal 1256. Nel 1400 circa venne eretto il campanile, mentre nel 1460 venne rifatta la chiesa; nel corso del Seicento vennero ricostruite l'abside e la navata, riciclando in parte le murature precedenti[106][107][131].
Cappella cimiteriale, costruita nel corso del Seicento; una nicchia laterale contiene una riproduzione della grotta di Lourdes risalente al 1898[106][107].
Parrocchiale. Citata sin dal 1333, venne ricostruita verso il 1560, con l'aggiunta del campanile nel 1669. La chiesa venne nuovamente rifatta nel 1870-72, conservando della precedente solo l'abside, il portale e il campanile seicentesco[142][143][144].
Risalente probabilmente alla metà del Duecento, è citata nel 1328; nel 1430 venne rifatta l'abside, seguita da tutto il resto dell'edificio nel 1470-75[142][143][145].
Una prima cappella sorse nel 1822 per volontà di tal Jakob Hofer, su un luogo che dalla fine del Settecento ospitava un crocifisso ritenuto miracoloso (che venne quindi alloggiato nella nuova struttura). Ne 1882 la chiesetta venne ampliata grazie all'interessamento di don Josef Eisler, raggiungendo le dimensioni attuali[142][146].
Chiesa di Sant'Erasmo
Fondata XVII secolo, edificio odierno XVIII secolo
Parrocchiale. Documentata solo dal 1211 ma certamente più antica, venne dotata del campanile verso la metà del secolo, e ampliata intorno al 1347. La navata venne rifatta nel 1645-46, e nel 1850-54 la chiesa venne quasi interamente ricostruita, ad esclusione del campanile e della cappella gotica[142][143][149].
Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, o cappella della Madonna
Parrocchiale. Una chiesa romanica sorse sul posto entro il 1280; rimaneggiata in stile gotico nel 1472, venne poi ampliata verso il 1650. La costruzione attuale risale però a un completo rifacimento del 1900-01, che ha conservato della chiesa quattrocentesca solo il campanile la parte inferiore della navata[142][143][152].
Parrocchiale. Citata nel 1405, venne costruita, probabilmente tra il Tre e il Quattrocento, al posto di una cappella privata. Nel 1550 venne eretto il campanile[142][143][153].
Citata nel 1367, tra il 1450 e il 1460 venne rifatto il coro, seguito dalla navata tra il 1495 e la prima metà del Cinquecento, mantenendo le mura della precedente; nello stesso periodo venne anche abbattuto e rifatto il campanile. Nel Novecento venne quindi aggiunto il protiro e rifatto il soffitto della navata[142][143][154].
Parrocchiale. Citata a partire dal 1242, venne ricostruita in stile tardogotico nel 1507, e consacrata nel 1517; altri lavori seguirono anche successivamente tra cui l'aggiunta del protiro nel 1874[142][143][155].
Costruita nel 1470, all'epoca era una cappella funeraria annessa alla chiesa, dotata di cripta e dedicata a san Michele. Nel 1850-54 la cripta venne riempita, abbassando il piano pavimentale del piano sopraelevato, e nel 1920 venne convertita in cappella ai caduti, e affrescata da Kassian Depoz[143].
Una prima chiesa preromanica fu costruita nel VI-VII secolo sul sito di un tempio romano; luogo di pellegrinaggio assai frequentato nel Medioevo, venne ricostruita nel XII secolo a seguito di un incendio, con consacrazione nel 1230, nel 1513 furono rifatti il coro e il campanile (quest'ultimo in parte demolito nel 1907), seguiti dalla volta nel 1604. Chiusa dal 1786 per le disposizioni giuseppine, abbandonata e andata in rovina, venne ristrutturata nel 1976-85, ed è oggi di proprietà privata e non accessibile[166][167][168].
Parrocchiale. La chiesa, citata per la prima volta nel 1186, è però probabilmente antecedente al 900. Una prima ricostruzione sarebbe avvenuta nel XI secolo, e una seconda nel 1439, con consacrazione nel 1465 ai santi Genesio, Silvestro e Margherita. Tra il 1481 e il 1492 venne aggiunto il campanile, rimaneggiato nel 1572-73 e quindi nel 1608 con l'aggiunta dell'odierna cuspide. La chiesa assunse l'aspetto attuale con una parziale ricostruzione nel 1838-39[166][169][170].
Costruita nel XII secolo e citata per la prima volta nel 1334, era in origine dedicata a santa Maria Maddalena, sostituita da san Martino nel 1613. Tra il 1661 e il 1680 venne sostanzialmente ricostruita, con consacrazione nel 1710; un altro rinnovamento si ebbe nel 1876-79[166][169][171].
Parrocchiale. Una prima chiesa romanica, attestata nel 1289, venne rimaneggiata in stile gotico nel 1421 e nel 1500 circa. Di questa resta il coro, poiché l'edificio venne ulteriormente modificato nel 1695 (rifacimento della navata), nel 1794 (allungamento della navata) e nel 1912-14 (aggiunta della navata laterale)[166][169][172].
Parrocchiale. Documentata a partire dal 1237, questa prima chiesa romanica venne sostituita dall'attuale gotica intorno al 1500, con la successiva aggiunta del campanile nel 1644. Nel Seicento venne anche allungata l'aula, e nel 1810 rifatta la facciata[166][173][174].
Parrocchiale. È citata per la prima volta nel 1277, e poi ancora nel 1342, quando viene definita la chiesa principale della val Gardena. Rimaneggiata in forme gotiche verso la metà del Quattrocento (tra le altre coste, vennero rifate l'abside e la volta), venne consacrata nel 1478, e in quell'occasione sant'Antonio abate venne affiancato come patrono a santa Cristina. Nel 1518 venne aggiunta la cappella absidale di santa Filomena, nel 1525 venne rialzato il campanile, nel 1730 la chiesa venne rimaneggiata in stile barocco, rifacendo l'abside e le finestre. Nel 1840-45 venne prolungata, aggiungendo anche le navate laterali e la cantoria e abbattendo allo scopo una cappella cimiteriale dedicata alla Madonna[179][180].
Parrocchiale. Il primo luogo di culto sul posto venne fondato dai conti von Wolkenstein nel 1503; nel 1677 venne ampliato, convertendo la precedente cappellina in sagrestia, e l'anno successivo venne eretto il campanile, dotato poi di orologio nel 1770. Ritenuta troppo piccola, nel 1870, la navata venne demolita e ricostruita nel 1860-72, e di nuovo parzialmente ricostruita nel 1988-89[183][184].
Cappella di Castel Gardena, tardomedievale, costruita probabilmente assieme al maniero o poco dopo (1620-40 circa); una cappella con la medesima intitolazione si trova anche all'interno del castello[186][187].
Cappella di San Silvestro
Fondata XIII-XIV secolo, edificio odierno XIX secolo
Venne fatta costruire forse nel Due o nel Trecento dai nobili Wolkenstein, che risiedevano all'epoca nel vicino Castel Wolkenstein; l'edificio venne modificato verso il 1880 raggiungendo l'aspetto attuale[185][188].
Parrocchiale. Citata nel 1257; nel 1332 venne ricostruito il campanile (conservando solo la base), nel 1487 (o 1478) vennero rifatti la volta e il coro. Nel 1738 vennero aggiunti alla torre campanaria il tamburo e l'esorbitante cupola, e nel 1766 venne rifatta la navata[189][190][192].
Sorta nel 1635 sui resti della chiesa tardoromanica di Santa Cristina; il cambio d'intitolazione (ai santi Sebastiano e Rocco) è dovuto alla peste che imperversava all'epoca[189][190][193].
^SAN SEBASTIANO, su Monumentbrowser - Beni culturali - Provincia autonoma di Bolzano. URL consultato il 16 gennaio 2024.
^CAPPELLA PRESSO LA CASA DI RIPOSO, su Monumentbrowser - Beni culturali - Provincia autonoma di Bolzano. URL consultato il 16 gennaio 2024.
Bibliografia
Leo Andergassen, La chiesa di Sant'Elena, in Südtirol in Wort und Bild", 46, 3, Thaur, 2002. (opuscoletto con il testo dell'articolo disponibile presso la chiesa)
Gioia Conta, I luoghi dell'arte, vol. 1, Provincia autonoma di Bolzano, 1998, ISBN88-85129-25-0.
Gioia Conta, I luoghi dell'arte, vol. 2, Provincia autonoma di Bolzano, 1991.
(DE, IT) Walter Rampl, Ein Haus voll Glorie schauet - Dimore della gloria divina, Südtirol 2 Alto Adige, Axams, 2015, ISBN978-3-9502677-4-7.
(DE, IT) Walter Rampl, Ein Haus voll Glorie schauet - Dimore della gloria divina, Südtirol 3 Alto Adige, Axams, 2019, ISBN978-3-9502677-5-4.