La lista raccoglie oltre trenta chiese consacrate (sebbene non tutte officiate regolarmente), a cui si aggiungono una decina di cappelle ed alcuni edifici sconsacrati. Gli edifici di culto consacrati appartengono tutti alla confessione cattolica e fanno parte dell'arcidiocesi di Trento, fatta eccezione per la chiesa dei Santi Michele e Gabriele, tenuta dalla comunità ortodossa russa.
Costruita nel 1725-30 per volontà testamentaria di tal Francesca Chiusole, della famiglia Perottoni; passata nel 1837 alla famiglia Rosmini, e donata nel 1906 alla curazia di Marco, la struttura venne danneggiata (e poi restaurata) dai bombardamenti durante entrambi i conflitti mondiali[1].
Parrocchiale. Una prima cappella, eretta probabilmente nel corso del XII secolo, è citata nel 1185; questa venne ampliata nel 1459, poi ancora prima del 1708, una terza volta tra il 1765 e 1768 e infine nel 1822-30, quando la chiesa viene portata alle forme attuali[2].
Costruita nel 1720-28, dedicata ai santi Antonio abate e Domenico. La chiesetta venne gravemente danneggiata da una piena del torrente Leno nel 1882, che la sommerse di detriti; le riparazioni si conclusero nel 1884. Durante la prima guerra mondiale venne requisita dall'esercito austriaco e adibita a magazzino di materiale bellico. Dopo la seconda guerra mondiale la chiesa venne abbandonata e cadde in degrado; a seguito dell'abbandono dell'intera zona nel 1966, un vandalo fece saltare in aria quasi totalmente la chiesetta con una carica di tritolo nel tentativo di rubare l'acquasantiera. L'edificio venne riparato nel 1995-99[3].
Chiesa privata, costruita tra il 1656 e il 1691[4]; venne custodita da eremiti tra il 1682[5] fino al 1782, quando l'istituzione degli eremiti venne soppressa per ordine imperiale[6]. L'edificio venne restaurato nel 1900, poi lievemente danneggiato durante la prima guerra mondiale[7].
Una prima chiesa sul luogo, dedicata a Santa Maria del Giglio, sorse verso il 1545; l'edificio venne abbattuto e riedificato nel 1618-19 per volontà di Paolo Trentini, e la nuova chiesa venne dedicata a san Carlo Borromeo. Nel 1640 l'edificio venne acquistato dalle clarisse, che nel 1647 vi fecero costruire appresso un convento, soppresso dalle disposizioni giuseppine nel 1782. La chiesa, degradata, venne in parte ricostruita nel 1845-46[8].
Parrocchiale. Costruita tra il 1500 e il 1504, ereditando l'intitolazione da una chiesa di Santa Caterina citata nel 1470, e demolita nel 1488 per ampliare la cinta muraria della città. La chiesa nuova, dapprima affidata alla suore benedettine, passò ai padri cappuccini nel 1575, i quali la fecero ricostruire tra il 1621 e il 1636, dedicandola a San Francesco e Santa Caterina. L'edificio venne danneggiato -e quindi restaurato- durante la prima e la seconda guerra mondiale[9].
Costruita nel 1956-63 presso il luogo dove sorgeva una cappella cimiteriale distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale; venne ampliata nel 1987-88 con l'aggiunta dei corpi laterali. È stata parrocchiale dal 1972 fino al 2003, allorché la sede è stata accorpata a quella di Santa Maria del Carmine[10].
Parrocchiale. Costruita nel 1995-2000 come parte di un più ampio complesso includente sagrestia, oratorio, canonica e altri ambienti, è andata a sostituire la precedente chiesa omonima, situata poco lontano (che venne reintitolata alla Madonna Pellegrina)[12].
Parrocchiale. Una prima cappella venne costruita nel XIII secolo, entro il 1240, e venne ampliata nel 1546. Nel 1646-48 venne aggiunta una cappella laterale dedicata all'Addolorata, che fu l'unico elemento a venire risparmiato dalla totale ricostruzione dell'edificio avvenuta tra il 1649 e il 1656 (con la sagrestia aggiunta entro il 1668). Un ulteriore ampliamento della nuova chiesa si ebbe nel 1754-55, con il prolungamento verso ovest di una campata. Bombardamenti durante la prima guerra mondiale causarono il parziale crollo della volta del presbiterio, riparata a fine conflitto[13].
Costruito fra il 1602 e il 1607, sul luogo di una preesistente edicola votiva considerata miracolosa; nel 1635-40 venne affiancata da un romitorio. Nel 1751 venne rifatta la facciata. Il santuario subì gravi danni -e venne quindi restaurato- durante entrambi i conflitti mondiali[19].
Una prima chiesa, dedicata a san Giorgio, venne costruita tra il 1250 e il 1301, ed entro l'Ottocento era caduta in abbandono. L'edificio venne quindi ricostruito nel 1800-05. Fu parrocchiale dal 1969 fino al 2012, anno in cui venne costruita la nuova chiesa di San Giorgio e questa venne reintitolata alla Madonna Pellegrina[20].
Parrocchiale. Costruita tra il 1446 e il 1462, venne elevata ad arcipretura nel 1582 e quindi ampliata tra il 1587 e il 1603 con la costruzione del presbiterio, dell'abside e della sagrestia. Nel 1613 venne completata la facciata, e tra il 1650 e il 1667 venne rialzata la navata, e fabbricata la volta (poi rifatta nel 1736-37). Nel 1834-35 vennero aggiunte due cappelle sul lato sinistro, dedicate a san Vigilio e a san Girolamo. La chiesa venne sottoposta a restauro nel 1920-29 a causa di danni subiti durante la prima guerra mondiale, e nel 1949-50 venne rifatta la facciata[21].
Parrocchiale. Una prima cappella venne costruita probabilmente nel XII secolo, ed è citata nel 1180; essa venne probabilmente ricostruita più grande verso il 1470. Questo secondo edificio venne considerevolmente ampliato, se non addirittura ricostruito, tra il 1765 e il 1768; nel 1854 venne affiancato da un campanile e nel 1893 venne rifatta la facciata. L'edificio venne gravemente danneggiato dai bombardamenti della prima guerra mondiale, e venne quindi ricostruito leggermente più grande[22].
Parrocchiale. Una prima chiesa dedicata a Santa Maria esisteva già probabilmente alla fine del XIII secolo; essa venne ricostruita entro il 1334 e dedicata alla Madonna del Monte Carmelo. Nel primo decennio del Quattrocento vennero aggiunte la sagrestia e la cappella di Santa Dorotea, nella prima metà del Cinquecento venne edificato il chiostro e nel 1657-58 venne eretto il campanile. L'edificio venne quasi totalmente abbattuto e ricostruito tra il 1674 e il 1694; tra il 1750 e il 1759 venne rifatta la facciata e rialzato il campanile. La chiesa dovette essere sottoposta a restauro sia nel 1945-53, per riparare ai danni di una bomba esplosa durante la seconda guerra mondiale, sia nel 1979-81, per rinsaldare la struttura indebolita da un terremoto nel 1976[23].
Costruita nel 1739-43 su commissione della confraternita di Santa Maria del Suffragio (che aveva sede prima nella chiesa di San Tommaso); interventi decorativi e di completamento vennero portati avanti fino all'inizio del Novecento. Danneggiata e depredata durante la prima guerra mondiale, venne poi restaurata[25].
La chiesa originaria venne costruita nel 1688-89 per iniziativa della confraternita di San Rocco e San Sebastiano, e nel 1713-16 venne affiancata da un ospedale. Nel 1737-41 l'edificio viene ricostruito[26].
Parrocchiale. Una prima cappella sorse tra il 1319 e il 1366 nel luogo ora occupato dalla scuola elementare, anno in cui viene citata per la prima volta. Nel XVIII questa struttura era ormai fatiscente e troppo piccola per l'accresciuta popolazione locale, e venne quindi abbattuta; la nuova chiesa venne edificata tra il 1776 e il 1782, e dotata di sagrestia entro il 1820; l'edificio venne sottoposto a restauro nel 1919-20, per riparare i danni causati dai bombardamenti nella prima guerr mondiale che avevano comportato il crollo del tetto e della volta della navata[27].
Costruita tra il 1736 e il 1743 assieme all'annesso convento di monache agostiniane, in origine era intitolata a san Tommaso di Villanova; venne ampliata nelle forme attuali nel 1750-55 e nel 1784 venne ridedicata a sant'Agostino, ma nello stesso anno il convento venne soppresso per effetto dei decreti giuseppini, e la chiesa cadde quindi in stato d'abbandono. Venne restaurata tra il 1840 e il 1854 e ridedicata a sant'Antonio di Padova. Nel 1993 venne chiusa al culto e dal 2009 venne riaperta e data in concessione alla comunità ortodossa russa, che la portò all'intitolazione attuale[29][30].
Costruita nel 1633-42 come ex voto per l'epidemia di peste del 1630, al posto di una preesistente edicola votiva; la dedicazione originale era alla Madonna, a San Rocco e San Sebastiano, a San Carlo e agli Angeli custodi. La chiesa era affiancata da un convento di padri riformati, poi soppresso dagli editti giuseppini negli anni 1780. Nel 1946-52 venne ricostruita la facciata. La chiesa fu parrocchiale dal 1986 fino al 2003, quando la sede passò alla nuova chiesa di San Giuseppe[33].
La data di costruzione è ignota, ma certamente una prima cappella sorse tra il 1470 e il 1558, anno della consacrazione (forse verso il 1500); venne ampliata nelle forme attuali nel 1650-52 come ex voto per l'epidemia di peste del 1631[34].
Una prima chiesa venne costruita probabilmente durante il XIII secolo; entro il 1729 l'edificio venne ricostruito per iniziativa della famiglia Fedrigotti e del comune di Borgo Sacco[36].
Chiesa della Beata Vergine Maria Ausiliatrice, o di Santa Maria Ausiliatrice
Costruita tra il 1715 e il 1731 sul luogo in cui, secondo la tradizione, il principe vescovo di Trento Adelpreto II venne attaccato da alcuni esponenti dei feudatari, guidati da Aldrighetto di Castelbarco; nella prima metà del Novecento venne cambiata l'intitolazione, dedicando la struttura a sant'Antonio di Padova[40].
Era una piccola chiesa cimiteriale, eretta nel Quattrocento e situata non distante dalle chiese di Sant'Osvaldo e San Tommaso; venne abbattuta nel 1785, a seguito delle disposizioni giuseppine[50][51].
Costruita verso il 1761 assieme a un monastero di terziarie carmelitane; l'intero complesso venne raso al suolo nel 1915, poiché la posizione era considerata militarmente strategica[54].
Cappella cimiteriale, edificata nel 1862-64 su progetto di Alessandro Cervi; in gran parte distrutta da un bombardamento il 28 gennaio 1945, i resti sono stati consolidati nel 1955[55].
Costruita insieme ad uno spedale verso la fine del XII secolo[56]; verso il 1630 divenne cappella privata di una famiglia nobiliare, e successivamente è stata sconsacrata.
Chiesa della Madonna dell'Aiuto, o della Madonna Ausiliatrice
Costruita nel 1791 su commissione di tal Osvaldo Candelpergher (al posto di una chiesa di Santa Barbara attestata nel Quattrocento e distrutta nel 1790[61]), venne sconsacrata già nel periodo asburgico; dopo anni di degrado, è stata sottoposta a restauro terminato verso il 2015[62] ed è ora sede di eventi culturali.
Costruita nel 1638, per adempiere ad un voto fatto durante la peste del 1630, ma venne dedicata a san Romedio anziché a san Rocco, come il voto avrebbe voluto[63]; tra il 1691 e il 1774 la chiesetta fu tenuta da un eremita, che viveva in una casetta adiacente[64]. Profanata dai soldati durante la prima guerra mondiale (venne convertita, tra l'altro, in stalla), la chiesetta venne quindi sconsacrata, restaurata e poi riconsacrata nel 1925[65]. L'edificio venne gravemente danneggiato da un bombardamento nel 1945, e poi lasciato andare in ruderi e destinato alla demolizione, che avvenne nel 1956; al suo posto sorse un altro fabbricato ad uso civile[66].
Edificata nel 1319 per volere dei Castelbarco, fu curazia della pieve di Lizzana; venne demolita nel 1787 a seguito delle disposizioni giuseppine[67].
Chiesa della Visitazione
XVIII secolo
Rovereto, lungo la strada "del Frassene", in direzione San Giorgio
Costruita nel 1740-41 assieme al convento dell'ordine della visitazione di San Francesco di Sales; venne demolita nel 1902 per far spazio al palazzo delle Regie Poste[54].
Enrico Castelnuovo (a cura di), Rovereto: città barocca, città dei lumi, Trento, Temi Editrice, 1999, ISBN88-85114-37-7.
Armando Costa (a cura di), La Chiesa di Dio che vive in Trento, Edizioni diocesane, 1986.
Aldo Gorfer, Le valli del Trentino: Trentino orientale, Manfrini, 1986.
Michelangelo Lupo, Architettura a Rovereto tra Seicento e Settecento, in Rovereto: città barocca, città dei lumi, Temi Editrice, 1999, pp. 188-237, ISBN88-85114-37-7.
Italo Prosser, La chiesa di San Biagio a Rovereto, Rovereto, Edizioni Stella, 2001, ISBN88-8446-035-2.
Italo Prosser, La cappella di San Romedio con annessa casetta dell'eremita alle Fucine di Sacco, Rovereto, Edizioni Osiride, 2012, ISBN978-88-7498-178-6.
Italo Prosser, Due passi nel Sacro, da Santa Maria di Rovereto alle colline di Lizzana, Edizioni Osiride, 2017, ISBN978-88-7498-279-0.