All'interno della storia romana si definisce abitualmente età degli Imperatori adottivi, il periodo che va dal 96 (elezione di Nerva) al 192 (morte di Commodo), caratterizzato da una successione al trono stabilita non per via familiare (a parte Commodo, figlio di Marco Aurelio), ma attraverso l'adozione, da parte dell'imperatore in carica nei confronti del proprio successore. Unanimemente considerata una delle età più splendenti della storia romana, la prima parte di questa età (da Nerva ad Adriano), seguì al travagliato periodo della fine della dinastia dei Flavi con la morte di Domiziano (del 96), e precedette la cosiddetta dinastia degli Antonini (dal 138 al 192).
Marco Cocceio Nerva fu un aristocratico romano, divenuto poi imperatore grazie all'imposizione della guardia pretoriana. Era figlio di Cocceio Nerva, famoso giureconsulto della gens Cocceia, e di Sergia Plautilla, figlia del consolePopilio Lenate. Nacque a Narni, nella Regio VI Umbria dell'Italia. Nerva non aveva seguito l'usuale carriera amministrativa (il cursus honorum), anche se era stato console durante l'impero di Vespasiano nel 71 e con Domiziano nel 90. Nerva era molto stimato come anziano senatore ed era noto come persona mite e accorta. Alla morte di Domiziano, Nerva acconsentì a divenirne il successore e fu acclamato imperatore in Senato da tutte le classi, concordi sul suo nome.
Durante il suo regno, breve ma significativo, apportò un grande cambiamento: il "principato adottivo". Questa riforma prevedeva che l'imperatore in carica in quel momento dovesse decidere, prima della sua morte, il suo successore all'interno del senato, con il consenso dei pretoriani.
Molte delle monete di Nerva celebrarono anche alcuni provvedimenti amministrativi o fiscali come i frequenti congiaria o l'abolizione della vessatoria imposta sui Giudei (il Fiscus iudaicus) oppure i nuovi sgravi fiscali sulla circolazione dei veicoli in Italia.
Nerva adottò un eminente personaggio militare, Traiano. Durante l'impero di quest'ultimo (98-117), le conquiste derivanti dalle guerre daciche e dalle campagne contro i Parti, con la creazione di tre nuove province (Armenia, Mesopotamia e Assiria), consentirono all'impero di raggiungere la sua massima estensione.
Traiano si dedicò anche alla costruzione di opere pubbliche. Fu predisposto un piano regolatore per Roma, furono innalzati il foro e il mercato di Traiano, opere ideate dall'architetto Apollodoro di Damasco. Furono costruiti inoltre un arco di trionfo, la basilica Ulpia, con le due biblioteche accanto, e la colonna traiana, sulla quale sono rappresentate le vicende della conquista della Dacia. Importante al di fuori della città di Roma fu la costruzione della via Traiana che rappresentava una valida alternativa alla via Appia. Essa partiva da Benevento e passava per Canosa di Puglia, Bitonto ed Egnazia, fino a Brindisi.
la prima volta (I) il 27 ottobre 97, la seconda (II) il 27 gennaio 98, la terza (III) il 10 dicembre 98, poi rinnovata annualmente ogni 10 dicembre fino alla ventunesima (XXI) del 116.
I (al momento della assunzione del potere imperiale),[2] II (101), III e IV (102),[2] V (105) e VI (106),[2][3] VII e VIII (114), IX, X e XI (115), XIII (116).
PONT MAXTR PCOS II, la Germania nuda, seduta verso sinistra su uno scudo oblungo, tiene nella mano destra un ramo d'ulivo, il braccio sinistro appoggiato sullo scudo; sotto di lei scudi ed elmi.
La conquista dei territori della Dacia, a nord del limes danubiano, portarono ad una frequente celebrazione anche attraverso numerose emissioni monetali. Il regno dacico cessò, così, di esistere, a parte alcune zone rimaste libere lungo la pianura del Tibisco, del basso Marisus e del Crisul. Il cuore del vecchio regno di Decebalo fu trasformato, insieme all'Oltenia occidentale ed al Banato, nella nuova provincia di Dacia,[5] con capitale la città di nuova fondazione di Colonia Ulpia Traiana Augusta Dacica Sarmizegetusa (probabilmente sul tracciato del vecchio campo militare[6] di Traiano). Si narra che la conquista fruttò a Traiano un enorme bottino, stimato in cinque milioni di libbre d'oro (pari a 226 800 kg) e nel doppio d'argento.[7] In effetti Traiano sembra abbia ricevuto da questo immenso bottino circa 2.700 milioni di sesterzi, cifra nettamente più elevata dell'intera somma sborsata da Augusto e documentata nelle sue Res gestae divi Augusti. Oltre a ciò, la conquista contribuì ad un aumento permanente delle entrate nelle casse dello Stato grazie alle miniere della Dacia occidentale che furono riaperte sotto la sorveglianza dei funzionari imperiali.[8]
S P Q ROPTIMO PRINCIPI S C in esergo, ponte ad arco con sette piloni attraverso il Danubio (?); singoli piloni da entrambi i lati finali del ponte sormontati da statue; una barca che naviga sulla sinistra del fiume sotto.
DACIA AUGUST, la Dacia seduta su una roccia a sinistra, tiene un'aquila; due bambini di fronte, uno tiene in mano del grano, l'altro dell'uva; PROVINCIAS C in esergo su due linee.
Nel 113, Traiano decise di procedere all'invasione del regno dei Parti. Il motivo era la necessità di ripristinare sul trono d'Armenia un re che non fosse un fantoccio nelle mani del re parto, come Partamasiri.[9] La verità è che Traiano progettava questa campagna da diversi anni, sulle orme del grande Alessandro e della progettata, ma mai realizzata, spedizione di Cesare di 150 anni prima.[10] Anche in questo caso la monetazione celebrativa fu abbondante e durante questa guerra il Senato riconobbe allo stesso imperatore in modo ufficiale il titolo di Optimus Princeps.[11]
ProfectioAUGUSTI, Traiano in abiti militari a cavallo, marcia verso destra, con davanti a lui un soldato, e tre dietro di lui che chiudono la "colonna" militare.
Traiano seduto verso destra su una piattaforma, accompagnato da due ufficiali, è acclamato imperator dai soldati per l'VIII volta (salutatio imperatoria dopo il primo anno di campagne militari in Armenia e Mesopotamia), in esergo IMPERATOR VIII SC.
REGNA ADSIGNATA, S C in esergo; Traiano, in uniforme militare, seduto su una sedia curule, tende la mano a tre re barbari, il primo dei quali tende a sua volta la mano a Traiano; due ufficiali militari alle spalle dell'imperatore, uno tiene una bacchetta ed uno scettro.
REX PARTHISDATVS, S C in esergo; Traiano, in uniforme militare, seduto su una sedia curule, tende la mano a Partamaspate re della Partia; dietro Traiano un ufficiale romano alla sua sinistra.
Sotto Traiano l'Impero tornò ad impegnarsi a migliorare le condizioni di vita del populus romanus, cominciando a rafforzare la viabilità lungo le principali vie di comunicazione che si diramavano dall'Urbe (come la via Traiana, che iniziava presso un arco a lui dedicato a Benevento); costruendo ex novo un nuovo porto esagonale nella zona di Fiumicino, oltre ad un nuovo acquedotto ed un nuovo complesso termale presso il Colosseo; ricostruendo ed ampliando il Circo Massimo; rinnovando il centro della città di Roma con la costruzione di un immenso foro e dei mercati ad esso contigui, avvalendosi dell'architetto Apollodoro di Damasco. Tutte queste magnifiche opere furono glorificate da numerose emissioni monetali.
S P Q ROPTIMO PRINCIPI, S C nella parte bassa, AQVA TRAIANA in esergo, il genio dell'Aqua Traiana sdraiata sul fianco sinistro, il gomito appoggiato su un'urna da cui sgorgano flussi d'acqua, una canna nella mano destra, il tutto sotto una grotta ad arco senza il supporto di colonne.
La facciata della Basilica Ulpia con tre corpi separati "in avanti", ognuno con base a due colonne; sopra l'epistilio della parte centrale una quadrigatrionfale; figure su entrambi i lati a fianco della quadriga; sopra gli epistili laterali ci sono delle bighe; un paio poi di aquelelegionarie nella parte più esterna, mentre l'architrave sotto risulta ornata; BASILICA VLPIA in esergo.
La facciata della Basilica Ulpia con tre corpi separati "in avanti", ognuno con base a due colonne; sopra l'epistilio della parte centrale una quadrigatrionfale; figure su entrambi i lati a fianco della quadriga; sopra gli epistili laterali ci sono delle bighe; un paio poi di aquelelegionarie nella parte più esterna, mentre l'architrave sotto risulta ornata; BASILICA VLPIA ed S C in esergo su due righe.
S P Q ROPTIMO PRINCIPI, Via Traiana in eserguo, una donna (la Via Traiana) sdraiata verso sinistra e la testa girata verso destra, il gomito sinistra appoggiato su una roccia, tiene in mano una ruota di un carro e un ramo.
Entrata trionfale del foro di Traiano: facciata di un edificio esastilo, sormontato da statue ed un carro trionfale a sei cavalli con tre figure verso sinistra e destra (due soldati ed al centro un trofeo dei Daci); quattro statue negli archi sottostanti; FORVM TRAIAN(A) in esergo.
A parte la distribuzione di congiaria, molte delle monete di Traiano celebrarono anche alcuni provvedimenti amministrativi o fiscali come una sovvenzione per ragazzi e ragazze bisognosi dell'Italia romana (alimenta Italiae).[12] Si trattava di aurei, denari, sesterzi, dupondi ed assi.
S P Q ROPTIMO PRINCIPI, l'Abundantia (o l'Annona) in piedi verso destra, pone la sua mano su un bambino alla sua destra mentre presenta un altro bambino a Traiano, seduto verso sinistra su una sedia curule, tiene uno scettro; ai lati la scritta S C, ALIMITAL in esergo.
COS V P PS P Q ROPTIMO PRINCIPI, Traiano con la toga in piedi verso sinistra, tiene un rotolo nella sua mano sinistra, la mano destra è tesa verso un ragazzo ed una ragazza verso sinistra, i quali gli stanno di fronte, il ragazzo tende all'imperatore la sua mano sinistra, la ragazza entrambe le mani; ALIMITAL in esergo.
RICTraianus, II 93 var. (senza corazza); MIR 14, 345f; Strack 155; Calicó 984; BMCRE 380; BN 427.
Celebrazione del padre naturale e di Nerva
Di importanza notevole sono poi le monete, aurei e denari che celebrano sia il padre naturale (DIVUS TRAIANUS) sia quello adottivo (DIVUS NERVA). Nessun imperatore in precedenza aveva raffigurato il proprio padre sulle monete, forse a disagio per essere stato adottato da Nerva.[13]
DIVUS PATER TRAIAN, il Divus Pater Traiani (deificazione del padre di Traiano) seduto su una sedia curule verso sinistra, tiene una patera ed uno scettro.
DIVI Nerva ET TRAIANVS PAT(er), i busti del genitore adottivo Nerva (a sinistra), laureato con drappeggio verso destra ed il padre naturale di Traiano (a destra), verso sinistra.
Nella religione romana la Providentia era la divinità che sapeva prevedere e provvedere. Il significato che acquista nella monetazione traianea era di augurio al nuovo imperatore perché fosse in grado di garantire e fornire adeguati benefici per il futuro al Populus Romanus intero.
PROAVG a metà moneta, P MTR PCOS VIP PS P Q R, la Providentia è posta di fianco ad una colonna, con un globo terrestre ai suoi piedi e tiene uno scettro.
A Traiano succedette Adriano (117-138). Egli accrebbe i poteri del principe rispetto a quelli del senato ed unificò la legislazione dell'impero. Negli anni del suo regno vi fu un periodo di pace, turbata esclusivamente dalla terza rivolta giudaica (132-135). Il regno di Adriano fu caratterizzato da una generale pausa nelle operazioni militari. Egli abbandonò le conquiste di Traiano in Mesopotamia, considerandole giustamente indifendibili, a causa dell'immane sforzo logistico necessario per far giungere rifornimenti a quelle latitudini. La politica di Adriano fu tesa a tracciare confini controllabili a costi sostenibili. Le frontiere più turbolente furono rinforzate con opere di fortificazione permanenti, la più famosa delle quali è il possente Vallo di Adriano in Gran Bretagna. Oltre a questa potenziò i confini tra Germania superiore e Rezia.
Il suo principato fu caratterizzato soprattutto per i suoi viaggi, nei quali percorse tutto l'Impero, non si occupò solo di questioni legate alla difesa dei confini ma anche di esigenze amministrative, edificazioni di edifici pubblici e, più in generale, di cercare di migliorare lo standard di vita delle province.
Al contrario di altri imperatori, che governarono l'impero senza muoversi praticamente mai, Adriano scelse un metodo di conoscenza diretta derivante dal ritenere ormai in atto un consolidamento della situazione interna, in quanto allontanarsi dalla sede del potere per periodi così prolungati presupponeva una certezza assoluta della tenuta del sistema. Un altro elemento era la curiosità propria del suo carattere e la propensione per i viaggi che lo accompagnò tutta la vita.
Adriano protesse notevolmente l'arte essendo egli stesso un fine intellettuale, amante delle arti figurative, della poesia e della letteratura. Anche l'architettura lo appassionava molto e durante il suo principato si adoperò per dare un'impronta stilistica personale agli edifici via via edificati. Villa Adriana a Tivoli fu l'esempio più notevole di una dimora immensa costruita con passione, intesa come luogo della memoria, intessuto di citazioni architettoniche e paesaggistiche, di riproduzioni, su varia scala, di luoghi come il Pecile ateniese o Canopo in Egitto.
Anche a Roma il Pantheon, costruito da Agrippa, fu edificato nuovamente, sotto Adriano e con la forma definitiva che tuttora conserva (non fu semplicemente restaurato). La città fu inoltre ulteriormente arricchita di templi, come il tempio di Venere e Roma e di edifici pubblici. Sembra che spesso l'imperatore in persona mettesse mano ai progetti il che, secondo Cassio Dione Cocceiano, portò ad un conflitto con Apollodoro di Damasco, architetto di corte ufficialmente investito dell'incarico progettuale.
Al contrario del suo predecessore, Adriano non fu mai adottato ufficialmente, tramite la presentazione in Senato. Il suo avvento al potere fu conseguente a una presunta nomina effettuata da Traiano morente. In realtà è molto probabile che si sia trattato di una messinscena organizzata da Plotina, che avrebbe orchestrato abilmente l'operazione, d'accordo con il prefetto del pretorio Attiano. Tuttavia la ratifica da parte dell'esercito, che acclamò il nuovo imperatore, chiuse la questione. Si rese inoltre necessaria l'emissione monetale che cancellasse tutti i dubbi, tanto che per la prima volta apparve il termine ADOPTIO.
PARTHIC DIVI TRAIAN AVG F(ilii) P MTR PCOSP P, Traiano e Adriano in piedi uno a destra e l'altro a sinistra, tengono un rotolo e si stringono la mano; ADOPTIO in esergo.
BRITANNIA, la Britannia seduta leggermente a sinistra, il viso si appoggia al braccio destro, la lancia appoggiato sul braccio sinistro e il piede destro posato su alcune rocce, uno scudo rotondo a destra; S C in esergo.
AEGYPTOS, la provincia d'Egitto sdraiata sulla sinistra, tiene in mano un sistrum, si appoggia con il braccio sinistro ad un cesto di grano, ai suoi piedi un ibis appoggiato su una colonnina; S C in esergo.
ADVENTVIAVGIVDAEAE, Adriano in piedi verso destra, alza la mano destra, di fronte alla Giudea a sinistra che tiene una patera nella destra ed una tazza nella sinistra, ai suoi piedi, due piccoli ragazzi davanti a lei, uno dietro la stessa, ognuno tiene in mano un ramo di palma; tra di loro un altare illuminato, dietro il quale c'è un toro sacrificale disteso a sinistra;S C in esergo.
COLAEL KAPIT, Adriano come primo fondatore della città (al termine della terza guerra giudaica) sta arando con alcuni buoi, un vessillo alle loro spalle; COND in esergo.
AFRICA, la provincia d'Africa indossa una pelle di elefante sulla testa, sdraiata sulla sinistra, tiene in mano uno scorpione ed una cornucopia, un modio ai suoi piedi.
Adozione di Elio Cesare (136) e Antoninio Pio (138)
Adriano, volendo evitare quanto a lui era accaduto con Traiano, decise di nominare un suo successore, adottandolo (un Cesare), che individuò nel senatore Lucius Ceionius Commodus (nel 136). Quest'ultimo fu inviato in Pannonia, a Carnuntum, quello stesso anno per combattere le popolazioni suebe di Marcomanni e Quadi che avevano compiuto scorrerie lungo il limes di questo settore strategico. Non beneficiando però di ottima salute, morì prima dello stesso Adriano. Elio era il padre di Lucio Vero (15 dicembre, 130 - 169), futuro co-imperatore insieme a Marco Aurelio (dal 161 fino alla morte, avvenuta nel 169).
Morto Lucio Ceiono Commodo (alias Elio Cesare), Adriano scelse un certo Tito Aurelio Fulvio Boionio Arrio Antonino (il futuro imperatore Antonino Pio), obbligandolo però ad adottare il giovane figlio del primo Cesare (che divenne Lucio Vero) ed il nipote di sua moglie, il futuro imperatore Marco Aurelio, a quel tempo diciassettenne, le cui qualità sembrano aver attirato l'attenzione di Adriano. È in effetti possibile che il motivo per cui egli abbia scelto Antonino Pio tra gli altri candidati senatori, fosse la sua parentela con Marco Aurelio, nel quale Adriano vedeva il suo futuro successore.