Il Governo di Rudinì IV è stato il trentaquattresimo esecutivo del Regno d'Italia, il quarto guidato da Antonio di Rudinì.
Esso, nato in seguito alle dimissioni del governo precedente, è stato in carica dal 14 dicembre 1897 al 1º giugno 1898 (sebbene già dimissionario dal precedente 28 maggio), per un totale di 169 giorni, ovvero 5 mesi e 18 giorni.
Compagine di governo
Appartenenza politica
Situazione parlamentare
Ai tempi del Regno d'Italia, poiché secondo lo Statuto Albertino il governo rispondeva nei fatti al solo Re, la fiducia parlamentare in senso moderno non era obbligatoria (ed in tal senso vari sono stati i casi di formazione di un governo palesemente privo di tale supporto). La prassi di determinare la sopravvivenza dell’esecutivo in base al supporto parlamentare, dunque, si è andata sviluppando solo successivamente, specie con l’ascesa dei partiti di massa e con l’introduzione del sistema proporzionale, in tempi molto più tardi rispetto all’unità, ed ufficialmente solo con la Costituzione della Repubblica Italiana. Per questo motivo, il grafico sottostante espone, secondo ricostruzioni e dichiarazioni, nonché secondo la composizione del governo, l’eventuale supporto che questo avrebbe o ha ottenuto.[senza fonte]
Composizione
Cronologia
1897
- 14 dicembre - Il governo giura dinnanzi al Re.
1898
- 28 maggio - Per dissidi sorti all’interno del Consiglio dei ministri sul disegno di legge che dava al governo la facoltà di rimuovere l’ “exequatur” ai vescovi, presentato da Giuseppe Zanardelli, il governo rassegna le proprie dimissioni al Re. Questi dunque, accettate le dimissioni del Presidente di Rudinì, tenuto conto dell’assenza di un esplicito voto di sfiducia, riconferisce a quest’ultimo il mandato esplorativo.
- 1º giugno - Con il giuramento del nuovo esecutivo termina ufficialmente l’esperienza di governo.
Note
- ^ In cambio di posizioni esecutive, il partito decise di supportare saltuariamente il governo
- ^ Viene qui riportata la situazione parlamentare solo di questa camera (e non anche del Senato del Regno) poiché, sebbene entrambe partecipassero al processo di controllo del rapporto con l'esecutivo, per convenzione costituzionale in caso di disaccordo era la decisione della camera bassa a prevalere, risultando essere la posizione ufficiale del Parlamento nella sua totalità.
- ^ Poiché all'epoca del Regno d'Italia la figura del Presidente del Consiglio era vista come una figura mediatrice e coordinatrice piuttosto che dirigenziale rispetto all’esecutivo, e dunque senza una costituzione autonoma, il detentore era più identificato con il ministero da egli detenuto piuttosto che dalle sue funzioni, e per questo non vi era mai stata la necessità di nominare un sottosegretario specifico, ma il Capo di governo si serviva dei propri sottosegretari ministeriali.
- ^ Affiliato alla sinistra storica
Bibliografia
- Parlamenti e Governi d’Italia (dal 1848 al 1970) - Vol. II - Francesco Bartolotta - Vito Bianco Editore - 1971
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