Membro della Commissione per l'esame dei decreti registrati con riserva dalla Corte dei conti (26 novembre 1909 - 23 maggio 1911. Dimissionario)
Membro della Commissione per le petizioni (23 dicembre 1909 - 24 giugno 1910)
Presidente della Commissione per le petizioni (24 giugno 1910 - 23 maggio 1911)
Membro della Commissione di finanze (9 marzo 1911 - 29 settembre 1913) (2 dicembre 1913 - 29 settembre 1919) (5 dicembre 1919 - 7 aprile 1921)
Membro della Commissione per l'esame dei ddl "Proroga della XXIV legislatura" e "Concessione del diritto elettorale ai cittadini che hanno prestato servizio nell'esercito" (27 aprile 1918)
Membro della Commissione parlamentare per l'esame della tariffa dei dazi doganali (13 dicembre 1918)
Membro della Commissione di contabilità interna (10 dicembre 1919 - 24 gennaio 1921. Dimissionario)
Membro della Commissione per la politica estera (19 luglio 1920 - 28 gennaio 1921)
Nacque a Napoli, nel palazzo Mazziotti a Trinità Maggiore, dal barone Francesco Antonio Mazziotti di Celso e dalla baronessa Marianna Pizzuti. La famiglia apparteneva all'aristocrazia terriera cilentana, proveniente dal borgo di Celso (presso Pollica) che insieme a Stella e Torricelli costituivano i feudi familiari. Il padre, oppositore del regime borbonico era stato costretto prima a trasferirsi a Napoli sotto sorveglianza nel 1838 e, dopo la sua partecipazione ai moti del Cilento del 1848, fu costretto a riparare a Genova nel 1849. La madre, che aveva seguito il marito nel 1850, tornata a Napoli per problemi di salute nel 1851, dove diede alla luce Matteo, fu costretta nuovamente all'esilio nel 1853, accusata di propaganda mazziniana, e morì per un'epidemia di colera nel 1855. Il padre si risposò nel 1857 con la genovese Anna Gibelli[2].
Stemma Mazziotti di Celso (seconda linea baronale)
Spaccato di rosso e d'azzurro alla sbarra d'argento caricata di quattro rose al naturale, accompagnata in capo da una stella (6) d'argento e in punta da un destrocherio tenente una mazza d'armi al naturale posta in sbarra.
Interessato alla storiografia dal 1895, pubblicò scritti in questa materia a partire dal 1904. Un suo testo su Cavour fu tradotto in francese nel 1916. Un anno dopo la sua morte, nel 1929, fu pubblicato in Francia il volume in cui raccoglieva le memorie di Luisa Giulia Murat, figlia di Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte e moglie di Giulio Rasponi), date alle stampe da Jean Baptiste Spalletti, pronipote della principessa. Nel 1912 diede alle stampe una selezione del manoscritto relativo alle vicende del casato, sotto il titolo di Ricordi di famiglia.[3]
La congiura dei Rosaroll. Studio storico con documenti inediti, Nicola Zanichelli, Bologna 1920
Napoleone III e l'Italia, Società editrice "Unitas", Milano 1925
(curatore) Jean Baptiste Spalletti, Souvenirs d'enfance d'une fille de Joachim Murat: la princesse Louise Murat comtesse Rasponi, 1805-1815, Perrin et C., Parigi 1929