24 Ore di Le Mans 1979
La 47ª edizione della 24 Ore di Le Mans si è svolta il 9 e 10 giugno 1979 sul Circuit de la Sarthe. Questa gara è la 6ª manche del FIA World Challenge for Endurance Drivers e non faceva parte del Campionato Mondiale Marche 1979 (WSC - World Sportscar Championship)[1]. ContestoL'assenza delle case ufficiali, che hanno scelto la Formula 1 come teatro dello scontro, fa sì che l'interesse per questa edizione sia inferiore agli anni passati[2]. Le Porsche sono le grandi favorite in quanto presenti in massa alla Sarthe: tra le sportprototipo due 936 ufficiali provenienti dal Museo Porsche, reduci da due vittorie e un secondo posto in tre partecipazioni e sponsorizzate dal gruppo petrolifero Essex e tra le derivate di serie uno stuolo di diciassette 935, affidate a team privati e divise tra Gruppo 5 e IMSA GTX[3]. L'iscrizione delle 936 è una decisione dell'ultimo momento e la Porsche si presenta a corto di preparazione, con i medesimi equipaggi dell'anno precedente e disputando solo la 6 Ore di Silverstone come prova generale, durante la quale saltano fuori problemi ai cerchi e agli pneumatici[2]. Per ovviare ai guai patiti nel 1978, la trasmissione viene rinforzata[4]. Le avversarie della Porsche tra i prototipi consistevano principalmente di Mirage M10-Ford derivate dalla Gulf GR8 del 1975. La Ford France e un consorzio di concessionarie Ford francesi finanziarono l'ex Scuderia Wyer, ora di proprietà statunitense e per l'occasione le auto vennero dotate nuovamente di un motore Cosworth DFV V8 in luogo del Renault V6 turbocompresso impiegato dal team nel 1977 e 1978. Giocavano il ruolo di outsider le tre Rondeau M379, vetture realizzate dall'Automobiles Jean Rondeau e sostenute da una pletora di sponsor diversi. Spinta da un motore Cosworth DFV da 490 cv (460 cv in gara), la vettura pesava 740 kg, ed era 60 kg più leggera della M378 da cui derivava[3]. Tra gli altri iscritti nel Gruppo 6 oltre due litri troviamo le giapponesi Dome Zero RL e le due De Cadenet-Lola LM, tutte mosse dal Cosworth DFV, mentre tra le GTP (Gran Turismo Prototipo) sono iscritte le Welter-Meunier P79, spinte da motori Peugeot V6 turbo[5]. Tra le derivate di serie, cinque Ferrari 512BB/LM, tra cui quelle di Charles Pozzi/J.M.S. Racing e quelle del NART, una De Tomaso Pantera e una March-BMW M1 tentano di opporsi alle Porsche 935 dominatrici della scena. In particolare la March-BMW viene considerata non conforme al regolamento della classe IMSA GTX (in cui era iscritta) durante le verifiche tecniche: le viene concesso però di schierarsi tra gli sportprototipi "gruppo 6"[2]. Completano lo schieramento le vetture del Gruppo 6 fino a 2 litri, rappresentate da varie Lola T296, T297 e T298, da Chevron B36 e da alcune Cheetah G601 e le vetture Granturismo del Gruppo 4, in prevalenza Porsche 934. Il circuito viene modificato a causa della realizzazione du una nuova strada pubblica, la curva Tetre Rouge viene riprofilata. Il nuovo disegno la rende una veloce curva a doppio punto di corda, il che richiede anche la rimozione del secondo ponte Dunlop[6]. QualificheAlle qualifiche vengono ammesse 59 vetture per 55 posti in griglia e tra le vittime c'è proprio la March-BMW M1. La Pole position viene ottenuta da Bob Wollek sulla 936 in 3'30"07, seguito da Jacky Ickx sulla vettura gemella che scavalca la 935K3 del Kremer Racing, portata al terzo posto in griglia da Klaus Ludwig. La 935 del Gelo Racing Team completa la seconda fila nelle mani di Manfred Schurti e alle sue spalle la Mirage M10 di Schuppan/Jaussaud, la Rondeau M379 di Ragnotti/Darniche, l'altra 935K3, la Mirage M10 di Bell/Hobbs, la Rondeau M379 di Pescarolo/Beltoise, mentre la De Cadenet-Lola dello stesso Alan De Cadenet e François Migault completava la top ten[2]. GaraLa gara parte alle 14 e Ickx e Wollek scattano davanti a Ludwig alle due Mirage, imponendo il loro ritmo serrato, ma gli imprevisti sono dietro l'angolo: dopo un'ora il belga si ferma per un cambio ruote non pianificato per i cerchi inadatti[2]; alla terza ora l'alsaziano resta in riserva e ritorna al secondo posto, ma pochi minuti dopo, la vettura di testa, con Brian Redman alla guida, sbatte alla Curva Dunlop a causa una foratura con gravi danni e mezz'ora persa per rientrare ai box con il motore costretto a marciare quasi senza acqua di raffreddamento. Inoltre la 936 di Wollek/Haywood si ferma quattro volte ai box intorno alle 18.00 per riparare le pompe del carburante e perdendo mezz'ora e cedendo il comando della gara alla Mirage M10 di Derek Bell e David Hobbs[2]. Ma la vettura della Ford France, braccata da una muta di Porsche 935, non riesce a mantenere il comando per problemi di affidabilità: dapprima la sostituzione di un tubo di scarico le fa cedere la prima posizione, poi numerosi problemi alla trasmissione la mettono fuori gioco. Al comando passano quindi le 935 dei team Kremer e Loos, già protagonisti del campionato tedesco, che si scambiano le posizioni per tutta la notte, bagnata da un violento temporale dopo le 02:00. Ma le vetture di Georg Loos vanno incontro a problemi: Schurti/Heyer vengono attardati da una foratura e verso le 04:00 si ritirano col motore rotto, mentre l'auto di Fitzpatrick si danneggia nell'impatto con una lepre e dapprima emette fumo allo scarico[2], poi, verso le 05:00, il turbo esplode in maniera spettacolare davanti alla tribuna principale, dove i commissari intervengono con gli estintori in maniera persino eccessiva, danneggiando definitivamente il motore e impedendo così al team di rimettere in corsa la vettura[4]. Il secondo posto viene ereditato dalla 935 "americana" di Barbour/Stommelen/Newman. Durante la notte le due 936, lanciate all'inseguimento delle avversarie a suon di giri veloci, recuperano molte posizioni, portandosi a ridosso della testa della corsa, ma verso le 7 del mattino Jacky Ickx viene squalificato per aver ricevuto assistenza esterna. La cinghia di ricambio per la pompa dell'iniezione gli era stata recapitata, mentre egli cercava di riparare l'auto ferma alla curva Mulsanne, da un meccanico Porsche venuto in suo aiuto a "gettargli" i pezzi di ricambio. Il gesto non ammesso da regolamento viene visto dai commissari e la vettura squalificata. Da quel momento Ickx avrebbe rinforzato l'equipaggio Wollek/Haywood[2], che di lì a poco avrebbe scalzato la vettura di Dick Barbour dalla piazza d'onore, prima di ritirarsi alle 08:16 col motore sfiancato da una notte passata all'inseguimento in condizioni meteo avverse[4]. Il resto della gara trascorre sul filo della sfida tra le 935 di Kremer e Barbour, distanziate tra loro di 13 giri, ma altri eventi avrebbero fatto sussultare il pubblico: infatti a poche ore dalla fine della corsa la vettura di Kremer si ferma a bordo pista per un inconveniente tecnico al turbocompressore, Don Whittington scende per controllare il guasto e per raffreddare questo componente meccanico decise di urinarci sopra per poter effettuare una riparazione di fortuna e rientrare ai box dove la vettura viene definitivamente riparata.[7]. Rolf Stommelen in rimonta vede una possibilità di vittoria,ma perde parecchi minuti ai box per un dado ruota bloccatosi durante il cambio gomme. Nel frattempo a mezzogiorno la 935 di Kremer rientra finalmente in pista e il suo vantaggio su quella di Barbour è ridotto a soli 3 giri, ma il destino avverso affligge quest'ultima a pochi minuti dalla fine, costretta dalla rottura di una guarnizione della testata ad attendere a bordo pista lo scoccare delle 24 Ore per poi trascinarsi sotto alla bandiera a scacchi[2][4]. La Porsche 935 del team Kremer, guidata dai fratelli Don e Bill Whittington e da Klaus Ludwig vinse la gara autorevolmente ma anche in modo rocambolesco, la scuderia tedesca riuscì a vincere Le Mans con la sua K3, una versione altamente evoluta della Porsche 935. L'attore Paul Newman finì al secondo posto con la 935 di Dick Barbour, il team che aveva ottenuto la vittoria alla 12 Ore di Sebring di pochi mesi prima: gli ultimi minuti di trepidante attesa non erano bastati all'equipaggio tutto francese Ferrier/Servanin/Trisconi sull'altra vettura del Kremer Racing per erodere il vantaggio accumulato dalla vettura del team statunitense. Classifica finale
Statistiche
Note
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