24 Ore di Le Mans 1987
La 55ª edizione della 24 Ore di Le Mans si è svolta il 13 e 14 giugno 1987 sul Circuit de la Sarthe. Questa gara è la 5ª manche del Campionato Mondiale Sportprototipi 1987 (WSC - World Sportscar Championship) e vi parteciparono vetture del Gruppo C1, IMSA GTP e Gruppo C2. ContestoSu richiesta della Federazione Motociclistica Internazionale per il Gran Premio motociclistico di Francia, nel 1987 viene realizzata in tempo per la 24 Ore la chicane Dunlop, che riduce la velocità di percorrenza della prima curva del tracciato da circa 260 km/h a 160 km/h[1] e incrementa le dimensioni della via di fuga. A differenza delle edizioni precedenti, risoltesi in una contesa tra la squadra ufficiale Porsche e le sue squadre clienti, per l'edizione del 1987 si presenta al via un parco vetture più variegato[2]. Prima fra tutte vi è la Jaguar, che con la sua XJR-8 ha colto la vittoria nelle prime quattro gare del mondiale Endurance, disputatesi a Jarama, Jerez, Monza e Silverstone[3], infliggendo cocenti sconfitte alla rivale tedesca di Stoccarda e usando la 1000 km di Silverstone come banco di prova per la sua XJR-8LM, versione specifica per la gara pi importante dell'anno[2]. Come al solito, tra i pretendenti alla vittoria della gara c'è la squadra ufficiale Porsche, che ha rimarcato la sua competitività già dall'inizio della stagione vincendo sia la 24 Ore di Daytona che la 12 Ore di Sebring, due prestigiosissime gare fuori campionato, con la collaudata 962C[4]. Ma le sconfitte subite mettono pressione alla squadra e a peggiorare le cose ci si mette anche l'incidente occorso sulla pista di collaudo di Weissach una settimana prima della gara, dove Hans Stuck distrugge la vettura destinata a Jochen Mass e Bob Wollek, una dei quattro soli esemplari disponibili per la 24 Ore, e per punizione si ritrova assegnato alla vettura di riserva col suo co-equipier Derek Bell[2]. Ad affiancare la Casa Madre con le loro 962C ci sono i più affezionati ed esperti team clienti, quali il Joest Racing, il Kremer Racing (entrambi già vincitori sul Circuit de la Sarthe) e il Brun Motorsport: il primo e il secondo con due vetture e il terzo con tre, insieme alla squadra francese Primagaz Compétition, che schiera una 962C e la sua Cougar C20, che monta lo stesso propulsore[5]. Anche il Richar Lloyd Racing è presente con la sua particolare 962C dal telaio "honeycomb" (progettato da Nigel Stroud come quello della precedente 956 del team) e dall'aerodinamica specifica[6]. Anche le Sauber-Mercedes, reduci dal clamoroso capottamento in velocità del 1985[7] e dai ritiri per problemi tecnici dell'anno precedente[8], erano presenti alla Sarthe con due esemplari dalla loro nuova C9 affidati alle coppie Henri Pescarolo/Mike Thackwell e Johnny Dumfries/Chip Ganassi. Il team svizzero aveva incrementato le sue potenzialità anche grazie al maggior supporto tecnico e di personale fornito dai tedeschi[2]. Iscritte alla gara anche le Toyota 87C del team Tom's, le Nissan R87 ufficiali e le sempre presenti Welter-Meunier, con le due aerodinamicissime WM P86 e WM P87 spinte da motori Peugeot V6 turbo, mentre altri team privati con vetture C1 degli anni precedenti e un nugolo di prototipi di classe C2 (principalmente vetture con telaio Tiga o Spice) riempivano la griglia[5]. Da notare infine la presenza di tre vetture di classe IMSA GTP: due Mazda 757 ufficiali, dotate di Motore Wankel e la Porsche 961 a trazione integrale, derivata dalla 959 stradale[5]. QualificheDurante le qualifiche la squadra ufficiale di Stoccarda perde una delle sue tre vetture quando Price Cobb sbanda sull'olio lasciato in pista da qualche altro concorrente nei pressi di Maison Blanche, finisce sopra il guard rail e ricade giù perdendo molto carburante, che si incendia carbonizzando la macchina, in quanto il pilota sfugge illeso dal rottame senza essere riuscito ad attivare l'estintore di bordo[2][4]. Dopo questo incidente, Cobb non può far altro che cambiare aria e si aggrega all'equipaggio del team inglese Richard Lloyd Racing, mentre i suoi compagni di vettura vengono spostati dalla Porsche l'uno sulla 962C numero 18 (Vern Schuppan) e l'altro (Keis Nierop) sulla Porsche 961 schierata tra le IMSA GTP[4]. La pole position fu appannaggio della Porsche 962C ufficiale nº18 di Bob Wollek in 3'21"090, seguiti dai compagni di squadra. Alle spalle della prima fila tutta tedesca vi erano le tre Jaguar XJR-8LM, con le vetture nº4, 6 e 5 nell'ordine, seguite dalla Cougar C20-Porsche di Raphanel/Regout/Courage e dalle Sauber C9-Mercedes, entrambe in quarta fila. Chiudevano la top ten le 962C "clienti" dei team Joest Racing, con van der Merwe/Robinson/Hobbs, e Richard Lloyd Racing (Palmer/Weaver/Cobb/Petit)[9]. Entro le prime venti vetture troviamo anche la vecchia WM86 guidata da Raulet/Pessiot/Migault (la più moderna WM87 era al 21º posto), le Toyota e le Nissan ufficiali, con quest'ultima casa che non aveva impressionato favorevolmente[4]. La sera dopo le ultime qualifiche, avvenne un episodio increscioso: gli organizzatori consegnarono alle squadre il carburante da usare per la gara, ma subito la Porsche ne contestò la qualità nonostante le rassicurazioni dell'ACO. Per sostenere le sue tesi, la casa automobilistica di Stoccarda fece girare in strada una vettura di serie, nello specifico una Porsche 944 Turbo, e tenne sotto controllo i parametri della centralina dell'iniezione elettronica: risultò che il numero di ottano era di 97 anziché 97,8 e questo imponeva alla gestione elettronica del motore di ridurre l'"anticipo di accensione" e di conseguenza il rendimento del propulsore[2]. La Elf si offrì di fornire la necessaria quantità di additivo per correggere il difetto, declinando però ogni responsabilità sugli eventuali danni, ma la Porsche preferì non accettare e ritarò le centraline delle sue sportprototipo e le squadre clienti fecero lo stesso basandosi sulle indicazioni ricevute, allo scopo di evitare rotture ai propulsori, già a rischio di detonazione per poter essere competitivi sul piano dei consumi con le Jaguar, i cui V12 aspirati non pativano particolarmente tale carburante dalla inferiore qualità[2]. GaraLa gara ebbe inizio sotto un cielo plumbeo, con la pioggia che aveva appena smesso di cadere dopo aver tormentato intermittentemente il circuito per tutta la settimana precedente[2], lasciando alle scuderie l'azzardo di quali pneumatici montare e così quelle ufficiali montarono quelle intermedie, per poi passare presto alle slick con l'asciugarsi della pista in un turbinio di cambi nella classifica[2], che vide al comando fin dal via la vettura detentrice della pole, seguita dalla gemella di Hans Stuck e la Jaguar di Martin Brundle, gli unici in grado di mantenere la posizione nel caos generatosi[4]. Non passò molto tempo che le conseguenze dell'uso della benzina inadeguata si mostrarono in tutta la loro drammaticità, portando nell'arco della prima mezz'ora di gara al ritiro di entrambe le Porsche 962 del Joest Racing e di una del Kremer Racing e, poco dopo un'ora dal via, della vettura ufficiale di Jochen Mass, tutte e quattro per colpa di pistoni forati a causa della detonazione[2][4]. Un balletto di accuse si scatenò tra la Porsche e l'ACO[4], coi team privati che ritenevano che la casa madre li stesse usando come cavie per trovare la giusta taratura della centralina e trovando conforto nelle sibilline parole di Peter Schutz, dirigente di Stoccarda, seguite alla sconfitta del team ufficiale nel 1985: "La Porsche" deve vincere a Le Mans"[2]. Questo lasciava l'unica 962 ufficiale a battersi contro le Jaguar, che viaggiavano regolari, le rimanenti 962 private, la Cougar/Porsche francese e le veloci Sauber C9, con cui Dumfries aveva segnato il giro più veloce, prima di ritirarsi col motore rotto. Il suo compagno di squadra Pescarolo fu vittima di un problema meccanico e dovette mettersi ripararlo lungo la pista, per poi riuscire dopo due ore a riportare la vettura ai box, dove non trovò nessuno ad aspettarlo: avevano dichiarato l'auto "ritirata" e stavano già facendo i bagagli e ci volle tutta la sua autorevolezza per ottenere dall'ACO il permesso di rientrare in gara; a poco valsero i suoi sforzi, perché, dopo essere ripartito verso le 23.00, si ritirò alle 4:36 per lo scoppio di uno pneumatico lungo il rettilineo dell'Hunaudières[2]. Mentre Pescarolo cercava di rientrare in gara, durante il pomeriggio la 962 ufficiale superstite e le XJR-8LM si scambiavano le posizioni: allo scadere della prima ora la Jaguar nr.4 di Eddie Cheever/Raul Boesel era al comando, alla seconda e alla terza vi era la Porsche che però perdeva margine[2][4], inseguita dalle tre vetture inglesi e dalla 962 del Richard Lloyd Racing, tutti nello stesso giro e questo balletto proseguì fin dopo la mezzanotte[2], coi tedeschi che sfruttavano ogni minima goccia di carburante tra un rifornimento e l'altro, mentre gli inglesi (al comando per tutto il tardo pomeriggio, fino all'imbrunire[4]) si permettevano di giocare al "gatto col topo" in virtù del loro margine di consumo, valutabile intorno al 5%[2]. Questa situazione non lasciava margine di strategia alla Porsche: dovevano spingere al massimo, portandosi al limite di restare a secco lungo il circuito[2][4]. L'inevitabile schianto lungo il rettilineo dell'Hunaudières, che quasi ogni anno funestava la corsa, vide protagonista la Jaguar nr.5 di Winston Percy[10], che intorno alle 02:40 andò a sbattere contro il guard-rail a causa dell'esplosione di uno pneumatico posteriore deterioratosi per il lento sgonfiaggio dovuto ad una foratura, spargendo detriti per quasi 400 metri e lasciando il pilota illeso[2][4]. Entrò quindi la "safety car" per dar modo ai commissari di pista di ripulire il tracciato, ma lo schianto di Percy ridusse le capacità del team inglese di pressare i tedeschi, in quanto le Jaguar superstiti montarono precautelarmente pneumatici più duri, rallentando così i tempi sul giro e le due ore di gara in regime di neutralizzazione permisero alla Porsche di alleviare il loro timore di non riuscire ad arrivare in fondo alla gara coi 2550 litri permessi dal regolamento[2][4]. La gara riprese alle 04:33, con la vettura nr.6 di Martin Brundle e John Nielsen che cercava di recuperare terreno sulla Porsche in testa alla corsa, arrivando verso le 06:00 a portarsi a pochi secondi da essa; ma a questo punto una serie di inconvenienti vanificò gli sforzi: dapprima, verso le 7.00 una sosta cautelativa per sostituire un treno di pneumatici che dava vibrazioni all'avantreno li fece scendere al quinto posto[4], poi, prima delle otto, la rottura di una delle testate li fece ritirare definitivamente[2][4]. Ma i guai continuarono a colpire il team inglese: Cheever, sbagliando un cambio di marcia inserì la "retro", spaccando la scatola del cambio sulla XJR-8LM nr.4 e, dopo una prima sosta per una riparazione di fortuna, rimase di nuovo fermo ai box per oltre 40 minuti, rientrando così in gara solo al quinto posto[2]. A sei ore dalla fine nessuno dei concorrenti poteva più impensierire la vettura al comando, a meno di un improbabile errore di guida dei suoi abili ed esperti piloti Bell, Stuck e Holbert, e l'ultimo quarto di gara si trasformò in una parata: vittoria per la squadra ufficiale Porsche, seguita a venti giri di distacco dalla 962 privata della Courage Compétition, che faceva suo anche il gradino più basso del podio con la sua "Cougar C20", mentre la Jaguar otteneva il quinto posto a trenta giri di distacco, preceduta anche dalla 962 del Kremer Racing[2][4], piazzandosi davanti alla Spice SE86C ufficiale, sesta assoluta, e alla Mazda 757, settima, entrambe vincitrici delle rispettive categorie[11]. Dopo la gara, le analisi sugli pneumatici della XJR-8LM di Percy rivelarono che la scelta della Jaguar di usare mescole più dure sulle due vetture ancora in gara era stata un eccesso di cautela[4]. Classifica finaleEcco la classifica ufficiale al termine delle 24 ore di gara[11]
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