Ficarra
Ficarra (Ficarra in siciliano) è un comune italiano di 1 300 abitanti[2] della città metropolitana di Messina in Sicilia. Geografia fisicaFicarra sorge sui monti Nebrodi, a 450 m s.l.m. in mezzo a boschi di ulivi e noccioli. Il territorio è diviso su tre colline: in quella sud-occidentale vi è il centro (che a sua volta è sormontato dalla collina del convento, da quella della chiesa madre e da quella della fortezza carceraria). In quella a centrale le contrade di Serro, Crocevia e Pietra della Zita, in quella nord-orientale Matini. A nord, in pianura, vi sono Rinella, San Noto, Sauro. Le tre colline sono divise da due valli in cui scorrevano il torrente di Brolo e un suo affluente. La valle sud-occidentale, che divide il territorio di Ficarra da quello di Naso e Sinagra, è invece solcata dal torrente Naso (o Timeto). Dista circa 85 chilometri a ovest da Messina e circa 150 da Palermo. Origini del nomeNon è stata ancora accertata l'etimologia del nome. Degli studiosi ritengono che Ficarra derivi dalle numerose coltivazioni di fichi, ancora oggi presenti sul territorio: nelle carte geografiche del Seicento veniva indicato come La Ficara, che in dialetto messinese significa pianta di fico. StoriaLa nascita di Ficarra mischia storia e leggenda. Secondo Diodoro Siculo furono i fenici a fondare Pallisa (che deriverebbe dalla dea Pallade), primo villaggio nel territorio dell'attuale Ficarra. I greci sicelioti avrebbero ricostruito il villaggio su una collina oggi chiamata Strummuli (forse sede di una necropoli scomparsa). Il primo documento ufficiale è del 1082: un diploma del conte normanno Ruggero I di Sicilia in cui veniva citato il nome di Ficarra. Il paese attuale nacque attorno ad una fortezza saracena, citata nel 1198 dai registri di Messina. Sotto i Normanni, il centro nebroideo era un feudo che fungeva da riserva di caccia per i baroni. Sotto gli Svevi il territorio venne attribuito a Guglielmo Amico, che rimase in carica fino a quando Federico II di Svevia non morì e Ficarra gli fu tolto. La sua vedova, Macalda di Scaletta (1240 ca.-1308 ca.), e il secondo marito Alaimo da Lentini, protagonista dei Vespri siciliani, divennero i nuovi proprietari. La spregiudicata baronessa ebbe gravi contrasti con la Corona di Aragona per il possesso di questo feudo. Caduti in disgrazia, Macalda e Alaimo persero il feudo, che fu assegnato a Ruggero di Lauria, erede di Guglielmo Amico. Ruggero era il comandante in capo della flotta del Regno di Sicilia e vinse alcune battaglie contro gli angioini. Ciò non impedì al re di confiscargli i beni, tra cui Ficarra, che venne assegnata al nobile Ugo Lancia di Brolo padre di Blasco Lancia e già signore di Mongiolino, Galati e Longi, che già rivendicava in detta terra di Ficarra un oliveto in contrada San Mauro, e che la di lui dinastia rimarrà in carica fino alla prima metà del Settecento. I Lancia governarono il paese fino al 1738, quando Girolamo III Lancia di Brolo dovette mettere all'asta la baronia. Ficarra fu venduta per 38 600 onze. Da quel momento, vari nobili hanno costruito dei palazzi nel centro del paese, tra cui il Palazzo Baronale di Ficarra, in cui tuttora si svolgono varie mostre stagionali. SimboliLo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 18 marzo 1985. «Interzato in palo: il PRIMO troncato: a) d'argento, a quattro gigli di nero, ordinati 1, 2, 1; b) d'oro, a tre bande di nero, alla bordatura d'azzurro, caricata di sei plinti d'argento, ordinati in palo, 3 e 3; il SECONDO interzato in fascia: a) partito: il 1º di rosso, alla torre d'oro, merlata di tre alla guelfa; il 2º d'oro, al leone d'azzurro; b) d'azzurro, a tre gigli d'oro; c) d'oro, a tre gigli d'azzurro; il TERZO d'argento, a sei palle di porpora, 1, 2, 2, 1, la prima più grande. Ornamenti esteriori da Comune.» Il gonfalone è un drappo di azzurro. Monumenti e luoghi d'interesseFicarra è un tipico paese medievale, che ha comunque subito molti rimaneggiamenti nel tempo. Il centro abitato è pieno di vicoli che si intrecciano con strade asfaltate, palazzi d'epoca si alternano a edifici di recente costruzione, senza tuttavia compromettere il fascino antico che avvolge il paese. Fu sotto i Lancia che il paese ebbe il periodo di massimo sviluppo. Di quell'epoca, rimangono tuttora i tre principali luoghi d'interesse del paese: il convento, la chiesa madre e la fortezza carceraria. ConventoIl Convento dei Frati Minori Osservanti di San Francesco risale al 1522. Utilizzato come biblioteca, poi, caduto in rovina, abbandonato nel 1885. Il chiostro venne utilizzato nel XX secolo per l'edificazione di un monumento ai caduti. Di esso rimane intatto un arco a pieno sesto. Santuario dell'AnnunziataIl Santuario dell'Annunziata è la chiesa madre, costruita nel XV secolo.[5] Ospita la statua dell'Annunziata, probabilmente opera di Antonello Gagini. La fortezza carceraria è caratterizzata da una pianta quadrata con basi a scarpa, possenti mura in pietra arenaria con merli a coda di rondine e aperta solo dal portale d'ingresso. È un imponente e austero edificio, situato sul colle più a sud. Le stanze sono in successione attorno al cortile. Di fronte all'ingresso vi è la cappella privata. Al centro del cortile, il pozzo è collegato ad una cisterna in cui arriva l'acqua piovana.[5] Nacque probabilmente come torre di avvistamento e nel 1500 fu ampliata e dotata di celle per adibirla a carcere. Distrutta per l'incuria e dalle bombe del 1943, dei due piani originari oggi ne rimane solo uno, recentemente ristrutturato, mentre il secondo è ridotto ad una terrazza panoramica da dove si può vedere buona parte del territorio Ficarrese e le isole Eolie. Vi si organizzano mostre d'arte. Nel 2011 è stato allestito al suo interno un piccolo museo del gioco medievale.
Palazzi nobiliariDal Seicento sono stati costruiti molti palazzi; hanno tutti una pianta regolare, con balconi barocchi e portali con blasoni di famiglia per sottolineare lo status sociale. Fra i palazzi principali si segnalano i palazzi Busacca, Baronale, Piccolo, Ferraloro e Milio. Gli intagliatori della pietra ficarresi arenarie gli scalpellini, la cui attività dal Rinascimento era assai diffusa su tutto il territorio dei Nebrodi, hanno lasciato nell'edilizia anche minore di Ficarra un'importante testimonianza. SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[6] Nel Cinquecento gli abitanti erano 1691, nel 1798 erano 1826, nel 1831 1932 e nel 1850 2275. CulturaProdotti tipiciTra i prodotti tipici della cucina di Ficarra, si ricordano:
EconomiaNel Cinquecento l'economia ficarrese era basata sull'agricoltura e sull'allevamento dei bachi da cui si produceva la seta. Oggi è comunque nell'olivo e nell'olio che si distingue, indiscutibilmente,l'agricoltura di questo paesino: ereditando un patrimonio olivicolo plurisecolare che ritualmente procura di padre in figlio un'eccellente produzione olearia. Amministrazione
GemellaggiAltre informazioni amministrativeIl comune di Ficarra fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria n.8 (Colline litoranee di Patti)[7]. Galleria d'immagini
Note
Bibliografia
Voci correlateAltri progetti
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