La città è sorta sulle pendici del Montedoro, un contrafforte del gruppo montuoso del Raione e del Ripalta. Il territorio è in larghissima parte pianeggiante, composto dalla pianura alluvionale del fiume Sele, che ne delimita il territorio a sud. La restante parte, di morfologia collinare-montuosa, ricade nel parco regionale Monti Picentini. Oltre al Montedoro, il territorio comprende la zona collinare dei Monti di Eboli, suddivisa fra il comune di Olevano sul Tusciano e quello di Battipaglia.
Il nome Eboli potrebbe derivare da Eu bòlos (ευ βώλος, "buona zolla"), o dal mitico fondatore Ebalo, figlio della ninfa Sebeti e di Telone, re di Capri, menzionato da Virgilio alla fine del settimo libro dell'Eneide ("Oebale quem generasse Telon Sebetide Nympha"). Si tratta, tuttavia, di ipotesi non documentate da fonti scritte.
Quando i greci arrivarono ad Ebhura (trascrizione indoeuropea), trovando il nome simile a quello di numerose località pelasgiche della Grecia, la indicarono come "Ephýra katà Kampánian" (Εφύρα κατὰ Καμπάνιαν). Difatti, il nome "Ephýra" (Εφύρα) è l'antico nome di Corinto. Un'ulteriore origine potrebbe essere "Ευ πόλις", ossia "buona città": la π, tramite un processo linguistico di labiovelarizzazione seconda, si sarebbe trasformata nella labiovelare β, dando origine a "Ευ βόλις", trasformatosi nel latino Eburum e che sarebbe sfociato poi nella variante del latino medievale "Ebolus", dunque "Evoli" e poi, infine, "Eboli"[8].
Storia
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Il territorio fu frequentato sin dalla preistoria, come testimonia il ritrovamento di una mummia neolitica in località Corno d'Oro.
Ricca di reperti archeologici rinvenuti in diversi siti dislocati sulle colline (numerosi sono i corredi funerari risalenti all'eneolitico e all'età del bronzo ritrovati su Montedoro), in Eboli risulta consolidata nei secoli successivi la presenza della civiltà villanoviana. A partire dalla fine del V secolo a.C. furono fiorenti i rapporti commerciali tra le popolazioni etrusche a nord e quelle greche a sud, tanto che Eboli divenne un centro di riferimento importante per le tribù lucane dell'entroterra, come testimoniato dalle numerose necropoli sparse lungo il perimetro del centro storico.
Con l'arrivo dei romani e la costruzione della via Popilia (che congiungeva Capua a Regium) Eburum divenne un importante e fiorente centro artigianale e commerciale, come dimostrano i resti di un antico quartiere artigianale (datato III-II secolo a.C.) dedito alla produzione di ceramica, grazie alla presenza di tre fornaci romane ubicate a pochi passi dal santuario dei SS. Cosma e Damiano. “[...] Terra antiqua, potens armis atque ubere glebae”: così ne parla Virgilio nell'Eneide. Del IV secolo è la villa romana rinvenuta in località Fontanelle, distante meno di un chilometro dal centro.
A testimonianza della grande vitalità di questo centro i romani concessero ad Eburum lo status giuridico di municipium, rendendo i suoi cittadini a tutti gli effetti cives romani pur mantenendo il diritto a governarsi con leggi proprie, come dimostra la stele eburina (oggi conservata presso il museo archeologico della media valle del Sele). Il piedistallo di una statua al tempo dedicata al console Tito Flavio Silvano, ritrovata nel basamento dell'antica chiesa di Sancta Maria ad Intra nel centro storico, riporta in calce un'iscrizione in latino (un latino non perfetto, o forse già frammisto ad elementi di volgare) che definisce "Eburum, municipium romano"[9].
Con la caduta dell'Impero romano, Eboli fu distrutta una prima volta da Alarico nel 410 d.C. e successivamente saccheggiata e devastata dai saraceni nel IX e X secolo. Tuttavia, gli insediamenti sul Montedoro sopravvissero fino a quando giunsero in queste terre i Longobardi. Nel Medioevo fu identificata con il nome Evoli (nel dialetto locale ancora oggi persiste la forma Jévule, evidente eredità del nome medievale). La città in quel periodo storico divenne un caposaldo del sistema difensivo del Principato di Salerno grazie al suo imponente castello, eretto da Roberto il Guiscardo, circondato da mura e dalle sue cinque porte. Numerosi furono gli interventi di recupero di antiche chiese e complessi monumentali attuati dai Normanni: ne è un esempio ancora tangibile la badia di San Pietro alli Marmi, oggi sede del convento dei frati Cappuccini.
Per l'epoca delle lotte per l'Unità d'Italia, nel centro storico della città una targa ricorda ancora l'ospitalità che una famiglia locale concesse a Giuseppe Garibaldi (alcuni accenni sparsi raccontano anche che proprio a Eboli trovarono rifugio alcuni membri della spedizione organizzata da Carlo Pisacane, sopravvissuti all'eccidio di Sapri). Dal 1860 al 1927, durante il regno d'Italia, Eboli fu capoluogo dell'omonimo mandamento appartenente al circondario di Campagna. Nel 1929 dal territorio ebolitano si distaccò la frazione di Battipaglia, che divenne comune autonomo.
Il 26 luglio 1943 formazioni di aerei anglo-americani effettuarono una prima incursione su Eboli, sganciando bombe nei pressi del mercato coperto, in corso Matteo Ripa. Vi furono tre morti, un civile e due soldati. Quella prima incursione fu un campanello d’allarme, infatti, la popolazione temendo il ripetersi di altre incursioni abbandonò la città riversandosi sui monti limitrofi o in altri paesi vicini. Una seconda incursione si ebbe la sera del 4 agosto e questa fu molto più devastante: le varie formazioni di aerei che vi parteciparono fecero cadere tonnellate di bombe sulla città, con l’evidente scopo di raderla al suolo. Le abitazioni di Eboli furono distrutte per il 70%.[11]
Nel 1980, il terribile terremoto dell'Irpinia non risparmiò la città con il crollo di palazzi e il danneggiamento di scuole, la cui ricostruzione è stata completata solo al fine degli anni '90. Durante il sisma due ebolitani persero la vita.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone del comune di Eboli sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 21 aprile 1999.[12]
«Stemma troncato: il primo, d'oro, alla nube d'argento, diffusa in fascia sostenente tre fiamme di rosso; il secondo, ritroncato: a) di azzurro, alle tre fasce ondate d'argento, b) d'oro, al grande fuoco di rosso, fondato in punta e munito di sette fiammelle dello stesso. Ornamenti esteriori da Città.»
Riserva naturale Foce Sele - Tanagro, sito di Interesse Comunitario IT 8050010 comprendente le fasce litoranee a destra e sinistra del fiume Sele e parte del litorale tirrenico.
Area Protetta Dunale Legambiente Silaris, comprendente parte della Riserva naturale Foce Sele - Tanagro.[15]
Area naturale di San Miele
Parco naturale comunale di San Donato
Sentieri naturalistici
Percorso dei mulini: percorso naturalistico e archeologico lungo 358 m così chiamato per la presenza di mulini e frantoi[16].
Altre religioni presenti sul territorio ebolitano: Chiesa ortodossa, Islam.
Cultura
Cristo si è fermato a Eboli
L'elemento di maggiore notorietà della cittadina è l'essere citata nel titolo del libro di Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli; lo scrittore antifascista torinese, confinato ad Aliano in Basilicata, così riprendeva un'espressione della Gente Lucana: "Noi non siamo Cristiani, perché Cristo si è fermato ad Eboli.": così si intendeva dire che Eboli - "dove la ferrovia e la strada abbandonano il golfo di Salerno"- rappresentava l'avamposto della "Civiltà" prima di "addentrarsi" nelle desolate terre di Lucania.
Nel 1984 è stato intitolato a Carlo Levi il Liceo Artistico di Eboli e una piazzetta lungo il Viale G. Amendola.
Scuole
Nella città sono presenti diversi licei ed istituti superiori, sia pubblici che privati:
Nella città è presente la Biblioteca - Mediateca "Simone Augelluzzi", divisa in fondo antico e moderno, nella quale sono conservati testi a partire dal XVII secolo, nonché i registri del Comune di Eboli a partire dall'anno 1806. Un'ulteriore Biblioteca è quella sita nella Basilica di San Pietro alli Marmi (la più antica della Provincia di Salerno, fondata nel 1076 da Roberto il Guiscardo), nella quale sono conservati incunaboli e stampe aldine, a partire dal XVI Secolo.
Nella sezione "Mediateca" è conservato l'importante fondo fotografico di Luigi Gallotta che documenta la trasformazione urbanistica, sociale e territoriale della provincia di Salerno nel corso del Novecento. Il fondo è costituito da circa 45 000 immagini tra lastre, negativi e positivi, in parte già digitalizzati.
Arte
Ad Eboli, nel 1954, è stato ritrovato il quadro del Caravaggio raffigurante il Martirio di sant'Orsola. Il dipinto fu poi acquistato dalla Banca Commerciale Italiana (ora Banca Intesa) che lo conserva a Napoli.
La Curia Arcivescovile di Salerno è proprietaria di due opere provenienti da Eboli: dalla chiesa di San Francesco proviene una tavola di Roberto d'Oderisio rappresentante una "Crocifissione", del XIV secolo; da quella di Santa Maria della Pietà l'altra tavola con "L'Incoronazione della Vergine" dell'anonimo Maestro dell'Incoronazione di Eboli, opera della seconda metà del XV secolo. Entrambe le opere sono conservate nel Museo Diocesano di Salerno. Nello stesso Museo Diocesano "San Matteo" di Salerno vi è anche il dipinto, eseguito intorno al 1519, di Andrea Sabatini da Salerno raffigurante la "Madonna di Costantinopoli". L'opera proviene anch'essa dalla chiesa di San Francesco a Eboli ed è di proprietà della Curia Arcivescovile di Salerno. Nel 2017 nella chiesa di San Francesco il Comune di Eboli, in collaborazione con il Centro Culturale Studi Storici, ha posto due riproduzioni fotografiche in dimensioni originali delle opere; contestualmente si è dato avvio alla rassegna di Storia dell'Arte "Arte in Eboli".
Nella chiesa di San Francesco a Eboli vi è un dipinto di "Santa Lucia con San Bonaventura e Santa Martire" di Paolo De Matteis e un dipinto raffigurante una "Crocifissione" di Nicola Maria Rossi, entrambi realizzati nella prima metà del XVIII secolo come pure vi è una statua della "Immacolata Concezione" in legno policromo di Giacomo Colombo di fine Seicento o inizi Settecento ed il trittico del 1472 di Pavanino da Palermo raffigurante la Vergine con Bambino tra i Santi Eustachio e Caterina d'Alessandria. Nella Sacrestia della stessa chiesa è stato allestito un piccolo museo contenente alcuni libri antichi e paramenti sacri. Nella cripta del convento dei Frati Francescani Cappuccini di San Pietro Apostolo vi è un'interessante statua in legno policromo raffigurante "San Fedele da Sigmaringa" (o Sigmaringen), frate cappuccino martire, opera di Giacomo Colombo.
Il Genovese, elabora un piano di ampliamento per l'intera città, come "dono che si facea da un patrio artista" per la sua "diletta terra natìa", costituente il primo passo verso il risanamento del nucleo originario, in modo da consentire all'esterno dell'abitato la preventiva sistemazione delle famiglie che avrebbero perso la propria casa per le demolizioni da operarsi all'interno: "ne conseguitava adottar si dovesse lo espediente primiero, come punto di partenza, d'avere un piano generale riordinatore dello esterno della Città coordinato all'interno, e con il maggior numero possibile di punti d'attacco, antiponendo forse alla bellezza inopportuna e superflua le vedute igieniche e di relazioni sociali con quanti ne stanno d'attorno in contatto o lontani" 8[24]. Infatti, altra considerazione del Genovese era quella che Eboli, per il recente passaggio della ferrovia nel suo territorio, veniva acquistando un'importanza sempre più considerevole per lo smistamento dei traffici dalla strada ferrata alle vie secondarie di comunicazione verso l'interno.
Il 10 ottobre 1870, la progettazione viene abbandonata e sostituita da quella dell'architetto Francesco Paolo d'Urso, fratello dell'allora sindaco Raffaele[25].
Il Piano di Risanamento ed Ampliamento, dell'ingegnere Adolfo Giambarba, 1885.
Giambarba si limita a espandere l'abitato su tutti i lati per la profondità di un unico lotto, ad eccezione della zona della Ripa e di quella nei pressi di S. Maria della Pietà, in cui le condizioni orografiche (i fortissimi dislivelli per la prima e il fiume per la seconda) rappresentano delle soglie da superare non facilmente anche dal punto di vista dei costi di realizzazione. L'unica zona in cui l'ampliamento è più consistente e prevede la realizzazione di un nuovo schema stradale a scacchiera è quella che dal Borgo arriva al ponte di S. Biagio, estendendosi verso la collina di S. Antonio[26].
Il Piano Regolatore degli Orti Comunali, dell'ingegnere Diego Genovese, 1891.
Con deliberazione del 29 maggio 1890, il Consiglio comunale nominò per la formazione del piano l'ing. Diego Genovese, figlio del più illustre Gaetano. Dalla planimetria risulta che tutto il territorio di cui si è studiato il piano regolatore è di superficie circa metri quadrati 50.000. Tolte le strade da aprirsi, le piazze da crearsi, ecc. la restante zona è stata ripartita in nº 17 suoli, cioè 10 di prima classe e 7 di seconda, i quali tutti insieme rappresentano una superficie di metri quadrati 30.820, distinti in metri quadrati 19.923 di prima classe e metri quadrati 10.907 di seconda[27].
Il progetto delle scuole elementari del 1906 e il piano per la regolarizzazione e la vendita dei suoli edificatori di proprietà comunale del 1912, dell'Ingegnere Antonio Storniello.
Viene elaborato nel 1906 e poi approvato dal Ministero della Pubblica Istruzione il 7 gennaio 1910 il progetto per la "Nuova Casa della Scuola in Eboli". Si trattava, inizialmente, di un grande edificio ad U, per maschi e femmine, delimitante verso nord la Piazza dei leoni con un imponente prospetto lungo ben 90 metri, più un'ulteriore "Palazzina per asilo d'infanzia".
In seguito, poiché così dimensionato avrebbe "sbarrato la prospettiva dello Stradone", fu scisso in due fabbricati identici, uno per le scuole maschili e l'altro per quelle femminili. Scrive lo stesso autore nella Relazione del progetto, a pag. 5: «Il motivo architettonico è in istile fiorentino, semplificato per i prospetti interni, nei quali sono incise le regolamentari finestre delle varie classi». I lavori per la realizzazione di questi edifici, che nel 1912 sono ancora in costruzione, rendono improrogabile la realizzazione di un piano che regolamenti, ma soprattutto incentivi, lo sviluppo urbano dell'area ad essi sottostante, di circa 95 000 metri quadrati, limitati a sud dalla "rotabile provinciale per le Calabrie, ad est dalla Via Madonna delle Grazie, a nord dalla villetta pubblica e ad ovest dalla via S. Bernardino". Messo da parte quello prima esposto, opera di Diego Genovese, l'incarico viene affidato allo stesso autore delle scuole in costruzione, aspettandosi un lavoro "informato a criteri edilizi, igienici ed economici".
Più che il risultato formale ottenuto dallo Storniello, in cui ancora una volta è riscontrabile l'influenza della prima pianificazione di Gaetano Genovese - la maglia ortogonale, la forma romboidale dell'incrocio delle due vie principali - , quello che caratterizza questo piano sono le funzioni a cui vengono destinate le due grandi aree a sud-est e a sud-ovest: rispettivamente assegnate alla fiera e alle industrie. Pertanto quella che doveva essere essenzialmente una zona di espansione residenziale acquista connotazioni legate anche allo sviluppo produttivo dell'intera città. Inoltre le strade vengono suddivise, per stimare il differente valore dei lotti, in quelle appartenenti alla prima categoria (lo Stradone, la sua mediana, i due assi obliqui), alla seconda (le vie discendenti parallelamente allo Stradone, ai fianchi degli edifici scolastici) e alla terza (i rimanenti percorsi). Ma probabilmente i tempi non erano ancora maturi, se alle ottimistiche disposizioni contenute nel Capitolato, tra cui "Qualora per un dato lotto vi siano più richieste, si aprirà fra i richiedenti una gara a norma delle vigenti leggi", seguirà dopo ben 9 anni, un avviso affisso per le strade di Eboli in cui il Sindaco rendeva noto che coloro i quali avessero desiderato "suoli gratuiti per l'edificazione di case popolari (coloniche ed operaie), avrebbero potuto presentare domanda e progetto, oppure scegliere tra i due depositati presso il Comune, compilati dall'ing. Storniello, per i due tipi di case.
Frazioni
In base al 14º Censimento Generale della Popolazione e delle Abitazioni[28], i centri abitati principali sono:
La prevalenza economica della città di Eboli è data dalle medie e grandi aziende agricole, con produzione a campo aperto e serricoli. Vi sono produzioni di carciofi, verdure, rucola, finocchi, angurie, meloni, kiwi e pomodori. Il territorio Ebolitano è molto vasto e vi si produce anche la mozzarella di bufala campana che è luogo di origine.
Altre aziende sono presenti nella produzione della pasta, dei mangimi e dei gelati, aziende floricole e vivai.
Sono presenti lungo la litoranea lidi e bagni anche per diversamente abili e per gli amici animali.
Poche ma ottime sono le strutture ricettive, alberghi ed hotel, acerba ancora lo sviluppo turistico.
Infrastrutture e trasporti
Strade
La città è dotata di un'uscita autostradale sull’A2 Salerno-Reggio Calabria che funge da porta secondaria di accesso (dopo lo svincolo di Battipaglia) al Cilento.
Le strade statali che attraversano il territorio comunale sono tre:
la strada statale 18 Tirrena Inferiore, asse viario che collega Battipaglia, attraversando le frazioni Corno d'Oro, Cioffi e Santa Cecilia, con il Cilento;
^ Manuel Miranda, Ebolus, dulce solum. Per un'ipotesi etimologica sull'origine greco-romana dei toponimi principali di Eboli, Eboli, Centro Culturale Studi Storici, 2016, p. 40, ISBN978-8-89-910040-7.
^GAETANO GENOVESE, Documenti contestanti la corrispondenza tenuta per opere di pubblico interesse nella Città di Eboli, p.4-5 Tip. All'insegna del Diogene, Napoli, 1872.
^GAETANO GENOVESE, Documenti contestanti la corrispondenza tenuta per opere di pubblico interesse nella Città di Eboli, p.24-25 Tip. All'insegna del Diogene, Napoli, 1872.