Barasso
Barasso (Baràs in dialetto varesotto[4]) è un comune italiano di 1 666 abitanti della provincia di Varese in Lombardia. StoriaNei secoli II e III a.C. Barasso, che era compreso nella Gallia Cisalpina o Insubria, entra a far parte della Provincia Romana. Durante la dominazione Longobarda il nome di Barasso comincia ad entrare nei documenti storici e viene citato nel celebre “Diploma” con cui il Re Longobardo Liutprando donava, nel 725 d.C., molte terre, specialmente del Varesotto, ai monaci agostiniani in memoria del fatto che S. Agostino era stato in questi luoghi e precisamente a Casciago (Cassiciacum), ospite del suo amico Verecondo (357). In base ai documenti dell'archivio della Curia Arcivescovile di Milano, si può affermare che a Barasso e nelle frazioni di Molina e Cassini esistevano tre Chiese già prima dell'anno Mille. Nel 1786, con la suddivisione della Lombardia austriaca in province, Barasso fu assegnata alla provincia di Gallarate, ribattezzata l'anno successivo provincia di Varese; nel 1791, in seguito a una modifica territoriale, passò alla provincia di Milano. In età napoleonica (1797) Barasso fu assegnata all'effimero dipartimento del Verbano, passando l'anno successivo al dipartimento d'Olona, e nel 1801 al dipartimento del Lario. Nel 1809 fu aggregato a Barasso il comune di Luvinate, ma nel 1812 fu Luvinate ad assumere lo status di comune, e Barasso ne divenne frazione. Con l'istituzione del Regno Lombardo-Veneto (1816) Barasso recuperò l'autonomia, e venne inserita nella provincia di Como; con l'emanazione del Decreto Rattazzi (1859) il comune di Barasso entrò nel circondario di Varese della provincia di Como. All'Unità d'Italia (1861) il comune contava 693 abitanti. Nel 1927 il comune di Barasso venne aggregato al comune di Comerio,[5] recuperando l'autonomia nel 1957.[6] SimboliLo stemma e il gonfalone sono stati concessi con D.P.R. del 21 dicembre 1989.[7] «Semipartito troncato: nel primo, d'azzurro, all'albero nodrito al naturale; nel secondo, d'argento, alla ruota di mulino d'oro, raggiata di otto; nel terzo, di rosso, al compasso aperto, accompagnato da due stelle, il tutto d'oro. Sotto lo scudo è posta una lista bifida svolazzante di rosso caricata col motto a caratteri capitali di nero: «AEQUITATE ET IUSTITIA» ("Con equità e giustizia"). Ornamenti esteriori da Comune.» L'albero è caratterizzante la natura stessa del territorio comunale, coperto da boschi di piante di alto fusto; la ruota di mulino rappresenta gli antichi mulini esistenti nella frazione Molina; il compasso rende onore a due cittadini contraddistintisi in opere di architettura civile e cioè l'architetto Emilio Alemagna e l'architetto Cornelio Bregonzio.; le due stelle sono a ricordare due insigni personaggi storici: S. Nicone da Barasso e lo storico Giacomo da Barasso. Il gonfalone è un drappo di bianco. Monumenti e luoghi d'interesseArchitetture religiose
SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[8] Geografia antropicaSecondo lo statuto comunale, il territorio comunale comprende, oltre al capoluogo, le frazioni di Cassini e Molina, quest'ultima oggetto per secoli di una disputa territoriale col confinante Comune di Casciago.[9] Secondo l'ISTAT, il territorio comunale comprende il solo centro abitato di Barasso.[10] Infrastrutture e trasportiBarasso è attraversata dalla strada statale 394 del Verbano Orientale, che collega Varese a Luino e alla frontiera svizzera. Il centro abitato è servito dalla stazione di Barasso-Comerio, posta sulla ferrovia Saronno-Varese-Laveno, gestita da Ferrovienord e servita da treni regionali svolti da Trenord nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Lombardia. Fra il 1914 e il 1940 Barasso una fermata della tranvia Varese-Angera, gestita dalla Società Anonima Tramvie Orientali del Verbano (SATOV)[11]. Note
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