Rotzo
Rotzo (Rotz in cimbro, Rotzo in veneto) è un comune italiano di 633 abitanti[1] della provincia di Vicenza in Veneto. Si trova all'estremità occidentale dell'Altopiano dei Sette Comuni, delimitato a sud dalla Val d'Assa e a ovest dalla Val d'Astico. Origine del nomeIl toponimo compare a partire dal 1175 nelle forme Rozo, Rocium, Rotio, Rotium. È probabile derivi da rozzo, un termine del dialetto vicentino che significa "gruppo di case" (dal latino roteus "luogo recintato"); contrariamente a quanto sostenuto da alcuni, non ha nulla a che vedere con il personale germanico Rozzo poiché è antecedente all'insediamento dei Cimbri[4]. StoriaEpoca anticaLa presenza umana nella zona di Rotzo è molto antica, favorita dalla posizione geografica che domina la sottostante val d'Astico, lungo la quale si muovevano i traffici tra la pianura veneta e l'area trentina. L'insediamento poté giovarsi anche di un'ampia zona pianeggiante derivata da una morena glaciale ("la Campagna") e dal clima mitigato dalla pianura sottostante e dalla protezione delle Prealpi[5]. Dell'età del bronzo (II millennio a. C.) è la Longa Laita, un abitato stagionale probabilmente frequentato da pastori, i cui reperti sono conservati nel museo archeologico di Castelletto.[6] Nei pressi della frazione Castelletto, in località Bostel, si trova un'importante area archeologica, in cui sono stati portati alla luce i resti di un villaggio stanziale della seconda età del ferro (V-II secolo a.C.). I resti furono scoperti verso la metà del Settecento dall'abate Agostino Dal Pozzo, che riportò alla luce più di quaranta casette costituite da mura a secco e fornite di una sola grande stanza con ingresso verso ovest; al centro dell'ambiente, una buca circolare serviva per cuocere i cibi[5]. Bisognerà tuttavia aspettare il Basso Medioevo per avere nuove testimonianze sulla zona[5]. Medioevo ed epoca modernaIl toponimo Castelletto suggerirebbe la presenza di una fortificazione in epoca antica; pur mancando dei riferimenti certi, si è ipotizzato che questa costruzione dovesse rivolgersi alla sottostante valle dell'Astico, sorgendo nel punto in cui l'antico percorso che saliva da Pedescala raggiungeva l'Altopiano. In particolare, l'abate Agostino Dal Pozzo individuava le tracce di un fossato e qualche rudere nella collina del Castel.[7][8] Sappiamo che la località fu controllata della famiglia de Punciis sino al 1250, quando le subentrò il noto Ezzelino da Romano[9]. Si collocherebbe attorno all'anno Mille la fondazione della chiesa di Santa Margherita, considerata per questo la più antica dell'Altopiano[5]. La prima citazione del toponimo Rotzo risale al 1175, nell'atto di sottomissione delle comunità di Bassano e Margnan alla città di Vicenza: vi compaiono, tra gli altri, i nomi di tre personalità dette de Rozo dalla località di origine[10]. Nel 1204, a seguito di un incontro presso Prà della Varda a Cogollo del Cengio tra i rappresentanti delle comunità locali, vengono stabiliti i confini tra i comuni di Castelletto, Cogollo, Caltrano, Chiuppano, Velo e Arsiero; i confini di Castelletto (in cui rientravano anche Rotzo e Roana) sfioravano Asiago e la Valsugana e comprendevano anche la val d'Assa[5]. Nella metà del Duecento si ha la prima notizia della chiesa di Santa Gertrude[5] che nel 1297 — secondo le Rationes Decimarum conservate negli archivi vaticani — era parrocchiale[11] affiliata alla pieve di Santa Maria di Caltrano. Dalla stessa pieve nel 1587 dipendeva la chiesa di San Nicolai di Rotzo[12]. Nel medioevo il paese fu coinvolto nella colonizzazione dei Cimbri e seguì le sorti della Federazione dei Sette Comuni costituita nel 1310. In questa occasione avvenne una riorganizzazione amministrativa che vide la separazione del comune di Roana, mentre Rotzo comprendeva anche Pedescala, localizzata sul fondo della valle dell'Astico, cui si aggiunse nel 1587 anche la vicina San Pietro[5]. Interessante una relazione del 1598 inviata da Francesco Caldogno, ispettore dell'Altopiano, al doge Marino Grimani in cui si descrive anche Rotzo. Viene presentata come una località non molto ampia né bella, ma assai fiorente grazie al clima mite e alla vicinanza con la pianura, che permetteva ai suoi abitanti frequenti scambi economici[5]. Epoca contemporaneaDopo la fine della Repubblica di Venezia, Rotzo seguì le sorti degli altri comuni dell'Altopiano che videro la dissoluzione della Federazione nel 1807 da parte di Napoleone. Come tutto il Veneto, fu amministrato dall'Impero d'Austria sino al 1866, quando passò al Regno d'Italia[5]. A varie riprese sia nell'Ottocento che nel Novecento Rotzo fu investita dal fenomeno dell'emigrazione, e vide molti suoi abitanti stabilirsi all'estero in Europa o oltreoceano in America e Australia[5]. Come tutti gli altri centri dell'Altopiano, Rotzo è stato direttamente interessato dagli eventi della prima guerra mondiale. Le famiglie furono costrette ad abbandonare le proprie abitazioni durante il conflitto e da profughi vennero ospitati soprattutto nei paesi di Barbarano Vicentino (Vicenza) e di Stradella (Pavia). Numerose le testimonianze rimaste: tra tutte, spicca il grandioso forte Campolongo[5], restaurato nel 2007. SimboliLo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 21 novembre 1996.[13] «D'azzurro, alle due torri quadrangolari, d'oro, murate di nero, con lo spigolo a sinistra in evidenza, merlate di tre alla ghibellina, chiuse di nero, finestrate dello stesso in palo, la torre posta a destra più alta e più larga, finestrata di tre, la torre posta a sinistra finestrata di due, fondate sulla campagna diminuita di verde; alla bordatura diminuita d'oro. Ornamenti esteriori da Comune.» Il gonfalone è un drappo inquartato di azzurro e di giallo. Monumenti e luoghi d'interesseChiesa parrocchiale di Santa GertrudeIl primo accenno alla chiesa di Santa Gertrude si trova in un atto notarile relativo all'acquisto di possedimenti da parte di Ezzelino III da Romano (1250). La decima papale del 1297, interessante documento che ha tramandato l'organizzazione della diocesi di Padova dell'epoca, la ricorda come dipendenza della pieve di Caltrano, e tale rimase sino al XVI secolo. Consacrata nel 1763 al termine di una ricostruzione e nominata arcipretale nel 1795, fu rasa al suolo durante la prima guerra mondiale. L'attuale edificio, in stile neogotico, fu consacrato nel 1938. Al suo interno vi sono solo opere recenti: si citano la tela con Santa Gertrude che fa l'elemosina nella chiesa di Rotzo di Giuseppe Mincato (1928) e l'affresco del presbiterio con Dio Padre benedicente di Antonio Soranzo (1937)[14]. Chiesa di Santa MargheritaNotizie sulla chiesa dedicata a Santa Margherita di Antiochia, oggi oratorio dipendente dalla parrocchia di Rotzo, si trovano in documenti ufficiali solo dal 1488, anno della visita pastorale del vescovo Barozzi. La tradizione la fa risalire però al X secolo e questo ne potrebbe fare la più antica chiesa dell'Altopiano. Vi è conservata un'antica campana bronzea, datata 1439. Durante la seconda guerra mondiale essa fu portata in Austria, ma, grazie al riconoscimento del suo valore storico, fu risparmiata dalla fusione e riportata nella sua sede originaria[14]. Siti archeologici
Aree naturali
SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[18] CulturaMusei
Eventi
Amministrazione
Altre informazioni amministrativeLa circoscrizione territoriale ha subito le seguenti modifiche: nel 1940 distacco delle frazioni di Pedescala e San Pietro Val d'Astico aggregate al nuovo comune di Valdastico (Censimento 1936: pop. res. 1825)[23]. ReferendumNel 2006 la popolazione degli otto comuni dell'Altopiano (Asiago, Conco, Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Roana e Rotzo) votò a grande maggioranza (94%) a un referendum per il distacco del territorio dalla Regione Veneto e per la successiva aggregazione alla Regione Trentino-Alto Adige. L'anno seguente arrivò il parere negativo da parte sia della provincia di Bolzano che da quella di Trento, mentre il Parlamento, che doveva dare l'esito definitivo, non si espresse mai. EconomiaLa patata di Rotzo veniva coltivata già nel XVIII secolo. Note
Bibliografia
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