La lista delle pietre d'inciampo nella provincia di Reggio Emilia contiene l'elenco delle 119 pietre d'inciampo (in tedesco Stolpersteine) poste in provincia di Reggio Emilia. Esse commemorano le vittime della persecuzione del regime nazista nell'ambito di un'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig estesa a tutta l'Europa. Le prime pietre d'inciampo in provincia di Reggio Emilia sono state collocate nel capoluogo e a Correggio il 9 gennaio 2015. Tutte le pietre sono state poste nell'ambito del progetto Il Futuro non si cancella - Viaggi della Memoria, promosso dall' istoreco (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Reggio Emilia), in collaborazione con i comuni coinvolti.[1] Le vite dei deportati sono state ricostruite all'interno di laboratori di ricerca biografica svolti dai ricercatori dell'Istituto Storico assieme a classi delle scuole superiori del territorio.[2]
QUI ABITAVA COMBES BIAGINI NATO 1920 CATTURATO 9.9.1943 BOLZANO DEPORTATO 1943 ASSASSINATO 15.4.1944 STALAG XVII A KAISERSTEINBRUCH
Biagini, Combes Combes Biagini (Correggio, 10 settembre 1920- Kaisersteinbruch,[5] 15 aprile 1944), figlio di Leonzio e Marcella Bigi, famiglia di mezzadri costretta a spostarsi con frequenza si stabilisce a Bagnolo nel 1939. Nell’aprile del 1942 è arruolato nell’esercito e assegnato ai servizi sedentari a causa della sua debole costituzione per poi essere messo in congedo illimitato. Nel settembre dello stesso anno viene però richiamato alle armi nel 46º reggimento di fanteria motorizzata.
In seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943l è catturato il giorno successivo dai tedeschi e arrestato a Trento. Al suo rifiuto di arruolarsi tra le file naziste è deportato nel Reich, destinato allo Stalag XVII-A di Kaisersteinbruch[5] il 12 settembre 1943. Muore il 15 aprile 1944. Riposa a nel Cimitero militare italiano di Mauthausen.[6]
QUI ABITAVA PACE TAMAGNINI NATO 1915 CATTURATO 12.9.1943 ALBANIA INTERNATO 1943 STALAG 352 MINSK ASSASSINATO 2.4.1944
Tamagnini, Pace Pace Tamagnini (Bagnolo in Piano, 16 ottobre 1915 - Minsk,[7] autista, celibe, figlio di Donato e Anna Pelgreffi. Arruolato nel 1940 nel 10º Gruppo di Artiglieria dislocato in Albania all'atto della proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 è catturato dai tedeschi. Come centinaia di migliaia di soldati italiani che rifiutano di arruolarsi nei reparti nazisti e di aderire alla Repubblica di Salò, è deportato nel Reich, internato come IMI nello Stalag 352[7] di Minsk,, costretto al lavoro forzato. Muore il 2 aprile 1944.[8]
QUI ABITAVA ANGELO DIACCI NATO 1910 CATTURATO 9.9.1943 JUGOSLAVIA INTERNATO 1943 STALAG VI A HEMER ASSASSINATO 16.9.1944
Diacci, Angelo Angelo Diacci (Novellara, 21 settembre 1910 - Hemer,[9] 16 settembre 1944), figlio di Secondo e Giustina Lasagni, militare di leva dal 1929 al 1932, quindi in congedo illimitato. Nel 1941 è inviato sul fronte di guerra dei Balcani. Immediata conseguenza dell'armistizio dell'8 settembre 1943 è la cattura, il giorno successivo e seguenti, di centinaia di migliaia di militari italiani. Angelo tra questi condivide il destino degli IMI, soldati che rifiutando l'arruolamente nei reparti nazisti e/o tra le file della RSI. Deportato nel Reich, internato nello Stalag VI-A[9] di Hemer, muore il 16 settembre 1944.[10]
QUI ABITAVA VASCO LUSETTI NATO 1921 CATTURATO 8.9.1943 MESTRE INTERNATO 1943 19° OSPEDALE GENERALE AMERICANO NANCY MORTO 11.5.1945
Lusetti, Vasco Vasco Lusetti (Bagnolo in Piano, 8 gennaio 1921 - Nancy, 11 maggio 1945), autiere, figlio di Ferrante e Elena Pancaldi. Arruolato nel 1941, aggregato alla Divisione motorizzata "Piave" dislocata a Treviso. Alla proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 è catturato dai tedeschi a Mestre e deportato nel Reich, prima internato, con lo stato di IMI, nello Stalag IX B[13] nei pressi di Bad Orb, successivamente trasferito a Francoforte per essere impiegato come lavoratore coatto. Muore l'11 maggio 1945. Sepolto inizialmente nel cimitero di Nancy dal 1963 riposa nel cimitero di Bagnolo.[14]
Baiso
A Baiso si trovano 4 pietre d'inciampo, posate tra 2021 e 2022.[15][16]
QUI ABITAVA LORENZO CALUZZI NATO 1924 CATTURATO 15.8.1944 LEVIZZANO DI BAISO DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 19.1.1945
Caluzzi, Lorenzo Lorenzo Caluzzi (Levizzano, 10 marzo 1924 - Kahla,[17] 19 gennaio 1945), celibe, figlio di Luigi e Carolina Casali, famiglia di agricoltori. Sorpreso dai tedeschi a Caliceto, in compagnia di un altro giovane che riesce fuggire, Lorenzo non oppone resistenza alla cattura preoccupato di possibili rappresaglie nei confronti della famiglia. Internato a Fossoli quindi deportato nel Reich destinato al lavoro forzato nel campo di Kahla[17]. Muore il 19 gennaio 1945.[18]
QUI ABITAVA ARRIGO LODOVICO TONELLI NATO 1896 CATTURATO 30.7.1944 PONTEDOLO DI B AISO DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 15.2.1945
Tonelli, Arrigo Lodovico Arrigo Lodovico Tonelli (Baiso, 19 marzo 1896 - Kahla,[17] 15 febbraio 1945), figlio di Eugenio e Clotilde Lumetti, nel 1923 sposa Faustina Dallari dalla quale avrà cinque figli. Pur estraneo all'attività partigiana, è arrestato da tedeschi a fine luglio 1944 nel corso dell'Operazione Wallenstein, serie di rastrellamenti nei territori di resistenza partigiana. Deportato in germania come lavoratore forzato è destinato al campo di Kahla[17]. Muore il 15 febbraio 1945.[19]
QUI ABITAVA DOMENICO BENVENUTI NATO 1899 CATTURATO AGOSTO 1944 INTERNATO FOSSOLI DEPORTATO KAHLA ASSASSINATO 15.12.1944
benvenuti, Domenico Domenico benvenuti (Cavriago, 27 aprile 1899 - Kahla,[17] 15 dicembre 1944), guardiacaccia, sposa Dorina Timotei nel 1923 dalla quale avrà un figlio. Dal 1942 residente a Baiso, è probabile vittima dei rastrellamenti tedeschi del 1944, nel corso dell'Operazione Wallenstein. Internato a Fossoli quindi deportato nel Reich destinato al lavoro forzato nel campo di Kahla[17]. Muore il 15 dicembre 1944.[20]
QUI ABITAVA GINO GESTONI NATO 1905 CATTURATO AGOSTO 1944 INTERNATO FOSSOLI DEPORTATO KAHLA ASSASSINATO 20.12.1944
Gestoni, Gino Gino Gestoni (???, 19 settembre 1905 - Kahla,[17], 20 dicembre 1944), bracciante, sposa Annina Bodecchi dalla quale avrà una figlia. Residente a Baiso, è probabile vittima dei rastrellamenti tedeschi del 1944, nel corso dell'Operazione Wallenstein. Internato a Fossoli quindi deportato nel Reich destinato al lavoro forzato nel campo di Kahla[17]. Muore il 20 dicembre 1944.[21]
QUI ABITAVA ERIO FERRARI NATO 1921 CATTURATO 9.9.1943 BOLZANO INTERNATO 1943 FALLINGBOSTEL ARBEITSKOMMANDO HILDESHEIM MORTO 14.8.1945 HELMSTEDT
Ferrari, Erio Erio Ferrari (Bibbiano, 4 dicembre 1921 - Helmstedt, 14 agosto 1945), figlio di Aristide e Maria Bendini, fratello di Walter Ferrari, famiglia di braccianti, garzone in una barberia. Arruolato come il fratello in Artiglieria, immediatamente dopo la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi e come il fratello e altri centinaia di migliaia di militari italiani, al rifiuto di combattere per l'esercito nazista e di non aderire alla RSI è deportato nel Reich, classificato come IMI e internato nel campo di prigionia di Fallingbostel[22] destinato al campo di lavoro di Hildesheim[23]. Sopravvive al lager, ma lo stato di prostrazione conseguente è tale da causarne la morte il 14 agosto 1945 nell'ospedale di Helmstedt dov'era ricoverato. Riposa nel cimitero militare italiano di Amburgo.[24]
QUI ABITAVA WALTER FERRARI NATO 1923 CATTURATO 9.9.1943 BOLOGNA INTERNATO 1943 FALLINGBOSTEL ARBEITSKOMMANDO WOLFENBÜTTEL
Ferrari, Walter Walter Ferrari (Bibbiano, 23 luglio 1923 - Bibbiano, 8 febbraio 1951), figlio di Aristide e Maria Bendini, fratello di Erio Ferrari, famiglia di braccianti. Arruolato come il fratello in Artiglieria, immediatamente dopo la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943, è catturato dai tedeschi e come il fratello e altri centinaia di migliaia di militari italiani, al rifiuto di combattere per l'esercito nazista e di non aderire alla RSI è deportato nel Reich, classificato come IMI e internato nel campo di prigionia di Fallingbostel[22] destinato al campo di lavoro di Wolfenbüttel. Sopravvive al lager, fa ritorno a casa, ma i maltrattamenti e le privazioni subite in prigionia lo segnano indelebilmente portandolo alla morte sopravvenuta l'8 febbraio 1951.[24]
A Cadelbosco di Sopra si trovano due pietre d'inciampo, la prima posata nel 2017. La biografia del deportato è stata ricostruita col coinvolgimento di una classe dell'Istituto Galvani-Iodi di Reggio Emilia.
Pietra d'inciampo
Cenni biografici
Data di posa
Luogo di posa
Stolpersteine
Incisione
15 gennaio 2017
Via Monsignor Saccani[E 1] (All'angolo con Piazza XXV aprile)
Pergetti, Avantino Avantino Pergetti (Cadelbosco di Sopra, 2 febbraio 1912 - Mauthausen, 29 marzo 1945), partigiano, comunista, figlio di Alpidio e Cesira Marmiroli, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 entra in clandestinità tra le fila della 77ª Brigata Garibaldi SAP “Fratelli Manfredi”. Sarà in breve il primo comandante del 2º distaccamento, quello che per competenza territoriale copre l’intero Comune di Cadelbosco Sopra. Una delazione ne provoca l'arresto la notte del 26 febbraio 1944. Rinchiuso prima Reggio Emilia, poi nella Certosa di Parma, quindi Fossoli. Dal 21 giugno 1944 non si hanno più sue notizie. Solo nel 1966, a seguito delle ricerche condotte dal Comitato Internazionale della Croce Rossa[29] su richiesta del fratello Eolo Pergetti, la famiglia verrà a conoscenza della sua sorte: da Fossoli viene trasferito a Mauthausen, dove arriva il 24 giugno 1944. Muore al campo il 29 marzo 1945.[30]
Castelnovo ne' Monti
A Castelnovo ne' Monti si trovano nove pietre d'inciampo, posate tra 2016 e 2017. Le biografie dei deportati sono state ricostruite col coinvolgimento di classi dell'Istituto Cattaneo-Dall'Aglio e dell'Istituto N. Mandela, entrambi di Castelnovo ne' Monti. Alla posa delle pietre nel 2017 era presente anche la sindaca di Kahla, la cittadina dove fu internata la maggioranza dei deportati castelnovesi.[31] Le due città hanno successivamente firmato un gemellaggio nel 2021.[32]
QUI ABITAVA INELLO BEZZI NATO 1902 CATTURATO 8.10.1944 CASA DEL FASCIO INTERNATO FOSSOLI CAMPO DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 14.3.1945
Bezzi, Inello Inello Bezzi (Castelnovo ne' Monti 25 novembre 1902 - Kahla 14 marzo 1945), bracciante agricolo. Richiamato come ausiliare e presto congedato dal servizio militare, l'8 ottobre 1944 assieme a molti altri uomini del paese si presentò (assieme al genero, che riuscì però a fuggire) presso la locale Casa del Fascio per ricevere un lasciapassare che, era stato loro detto, sarebbe stato necessario per muoversi fuori dal paese, ma venne invece arrestato dai tedeschi e portato a Fossoli. Da qui venne trasferito prima a Linz, poi, dopo un passaggio nel centro di registrazione di Erfurt, nel campo di lavoro di Kahla, deputato alla costruzione dei Messerschmitt Me 262, dove arrivarono il 24 ottobre. Non sopravvisse.[33][34]
QUI ABITAVA UGOLINO SIMONAZZI NATO 1901 CATTURATO 8.10.1944 CASA DEL FASCIO INTERNATO FOSSOLI CAMPO DEPORTATO 1944 BRANDENBURG/HAVEL ASSASSINATO 13.3.1945
Simonazzi, Ugolino Ugolino Simonazzi, (Castelnovo ne' Monti 18 settembre 1901 - Brandenburg an der Havel 13 marzo 1945), tipografo e fotografo. Militante comunista, venne arrestato nel 1932, ma evitò il confino grazie all'amnistia del Decennale nello stesso anno. Negli anni successivi continuò però a svolgere attività antifascista, sia pubblica (rifiutandosi di alzarsi in piedi a una manifestazione, venendo per questo malmenato), sia clandestina (stampando volantini antifascisti). Sospettato dalla polizia fascista per quest'ultima attività, la sua colpevolezza grazie a una sua accortezza non poté essere provata, ma venne comunque licenziato, portandolo a mettersi in proprio come fotografo. L'8 ottobre 1944 venne catturato presso la Casa del Fascio assieme a molti altri uomini del paese. Assieme ad essi fu deportato prima a Fossoli e poi a Linz, venendo infine destinato a Brandenburg an der Havel, dove morì.[35]
QUI ABITAVA FRANCESCO TOSCHI NATO 1902 CATTURATO 8.10.1944 CASA DEL FASCIO INTERNATO FOSSOLI CAMPO DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 30.3.1945
Toschi, Francesco Francesco Toschi (Quattro Castella 28 agosto 1902 - Kahla 20 marzo 1945), contadino. Rimasto vedovo con 5 figli, si era trasferito a Castelnuovo nel 1939. L'8 ottobre 1944 venne arrestato alla Casa del Fascio assieme agli altri compaesani poi deportati, finendo a Kahla. Non sopravvisse. I suoi figli, assieme ai figli di Ermete Zuccolini e al deportato sopravvissuto Guglielmo Zanni, saranno tra i primi a recarsi in Turingia nel 1995, aprendo la strada al successivo lavoro di ricerca.[36]
QUI ABITAVA ERMETE ZUCCOLINI NATO 1909 CATTURATO 8.10.1944 CASA DEL FASCIO INTERNATO FOSSOLI CAMPO DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 1.4.1945
Zuccolini, Ermete Ermete Zuccolini (Castelnovo ne' Monti 7 settembre 1909 - Kahla 1 aprile 1945), falegname. Arruolato nel 1941 come telegrafista nel 3º Reggimento del Genio, fu probabilmente congedato dopo il matrimonio e la nascita della primogenita nell'aprile 1943. L'8 ottobre 1944 venne arrestato alla Casa del Fascio assieme agli altri compaesani poi deportati, finendo a Kahla. Non sopravvisse.[37]
QUI ABITAVA ROBERTO CARLINI NATO 1910 CATTURATO 6.10.1944 CASA DEL FASCIO INTERNATO FOSSOLI CAMPO DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 17.3.1945
Carlini, Roberto Roberto Carlini (Gombio, 6 luglio 1910 - Kahla 17 marzo 1945), contadino, padre di due figli. Riformato, venne catturato il 6 ottobre 1944 dai tedeschi presso la sua abitazione nel corso di un rastrellamento e portato presso la Casa del Fascio di Castelnovo ne' Monti, dove nei giorni successivi verranno portati gli altri catturati nel capoluogo e nelle frazioni circostanti, venendo poi deportati tutti assieme. Finì a Kahla, dove non sopravvisse.[28][38]
QUI ABITAVA ANSELMO GUIDI NATO 1898 CATTURATO 8.10.1944 CASA DEL FASCIO INTERNATO FOSSOLI CAMPO DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 26.3.1945
Guidi, Anselmo Anselmo Guidi (Castelnovo ne' Monti 27 ottobre 1898 - Kahla 26 marzo 1945), mezzadro. Si presentò alla Casa del Fascio l'8 ottobre 1944, dove venne catturato assieme agli altri compaesani poi deportati, finendo a finendo a Kahla. Piegato dalla notizia della morte del figlio Renato, morì poche settimane dopo.[39]
QUI ABITAVA RENATO EGIDIO GUIDI NATO 1927 CATTURATO 8.10.1944 CASA DEL FASCIO INTERNATO FOSSOLI CAMPO DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 6.3.1945
QUI ABITAVA PIERINO RUFFINI NATO 1901 CATTURATO 8.10.1944 CASA DEL FASCIO INTERNATO FOSSOLI CAMPO DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 27.2.1945
Ruffini, Pierino Pierino Ruffini (Castelnovo ne' Monti 3 settembre 1901 - Kahla 27 febbraio 1945), bracciante. L'8 ottobre 1944 fu catturato alla Casa del Fascio assieme al fratello gemello Guido e agli altri compaesani poi deportati, finendo a Kahla. Non sopravvisse.[40][41]
A Cavriago si trovano 5 pietre d'inciampo, tutte posate nel 2019. Le biografie dei deportati sono state ricostruite col coinvolgimento di classi dell'Istituto Silvio d'Arzo di Montecchio Emilia.
QUI ABITAVA MARIO GUALERZI NATO 1912 CATTURATO 1943 DEPORTATO 1943 DINSLAKEN ASSASSINATO 26.2.1944
Gualerzi, Mario Vincenzo Mario Vincenzo Gualerzi (Cavriago 10 marzo 1912 - Dinslaken 25 febbraio 1945). Emigrato per lavoro ad Antibes, dove già si trovava il fratello Guido, si sposò e prese la cittadinanza francese. Allo scoppio della guerra venne così arruolato nel 9º Battaglione degli Chasseurs alpins. Fatto prigioniero dalla Wehrmacht in seguito all'annientamento del reparto nel giugno 1940, venne costretto ai lavori forzati a Dinslaken. Morì nel locale ospedale di San Vincenzo.[45][46]
QUI ABITAVA VITTORIO MARIANI NATO 1921 CATTURATO 1943 DEPORTATO 1943 BYDGOSZCZ MORTO PER LE CONSEGUENZE 20.8.1945
Mariani, Vittorio Vittorio Mariani (Reggio Emilia 27 ottobre 1921 - Bydgoszcz 20 agosto 1945), fornaio. Arruolato nel 1941 nel XXV Settore della Guardia alla frontiera, venne congedato tra giugno 1941 e luglio 1942 per il matrimonio e la nascita del primogenito. Il 12 settembre 1943 venne catturato dai tedeschi e internato come IMI nella città di Bydgoszcz. Liberato dalle truppe sovietiche il 26 gennaio 1945, morì nell'agosto, ancora nella città polacca, di tifo addominale. È sepolto nel cimitero militare italiano a Varsavia.[47][48][49]
QUI ABITAVA UMBERTO MONTANARI NATO 1896 CATTURATO 1943 DEPORTATO 1943 SIEGEN ASSASSINATO 9.3.1945
Montanari, Umberto Umberto Montanari (Montecchio Emilia, 6 aprile 1896 - Niederschelden 9 marzo 1945), operaio e mugnaio. Veterano della prima guerra mondiale, durante la quale aveva raggiunto il grado di sergente, era emigrato una prima volta in Germania nel 1938, per lavorare nello stabilimento siderurgico di Charlottenhütte presso la cittadina di Niederschelden. Tornato a Cavriago nel novembre 1939, nel novembre 1940 poté tornare a Niederschelden, rimanendovi sino al settembre 1943.[E 3] In seguito all'annuncio dell'armistizio tutti gli operai italiani ivi presenti che non dichiararono fedeltà alla RSI vennero arrestati e internati, costretti ai lavori forzati presso lo stesso stabilimento dove lavoravano in precedenza. Montanari divenne in questo periodo il rappresentante ufficioso degli internati italiani. Venne ucciso il 9 marzo 1945 da Wilhelm Bültmann, Kriminalsekretär della Gestapo della vicina Siegen, che, vistolo con una bottiglia di birra in mano davanti a una trattoria dopo un allarme aereo, lo accusò di averla rubata, nonostante la testimonianza contraria della proprietaria della trattoria, e lo freddò sul posto con un colpo alla nuca. Nel 1950 Bültmann sarà condannato per questo crimine da un tribunale tedesco a 10 anni di reclusione, ma ne sconterà soltanto cinque. Dal 1953 Montanari è sepolto nel cimitero militare italiano di Francoforte sul Meno. A lui è dedicata un'altra pietra d'inciampo nel luogo in cui venne assassinato, oggi nella città di Siegen.[50][51][52][53]
A Correggio si trovano 5 pietre d'inciampo, posate tra 2015 e 2024[56]. Le biografie dei deportati sono state ricostruite col coinvolgimento di classi del Liceo Rinaldo Corso di Correggio.
QUI ABITAVA LUCIA FINZI NATA 1894 ARRESTATA 8.12.1943 CARCERE REGGIO EMILIA INTERNATA FOSSOLI CAMPO DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA 26.2.1944
Finzi, Lucia Lucia Finzi (Correggio 14 dicembre 1894 - Auschwitz 26 febbraio 1944), rammendatrice. Rimasta sola dopo che il fratello si era nascosto per sfuggire alle persecuzioni razziali, nel dicembre 1943, dopo l'emanazione dell'ordinanza di arresto di tutti gli ebrei, venne avvertita da Salvatore Toma, il locale maresciallo dei Carabinieri, di lasciare la propria abitazione e nascondersi. In un primo tempo si nascose confondendosi tra gli sfollati, ma l'8 dicembre si presentò spontaneamente in caserma per spiegare che non aveva fatto nulla di male. Lì però i militari, a causa della presenza di militi della GNR, dovettero arrestarla, traducendola dapprima nel carcere di San Tommaso nel capoluogo e poi probabilmente nel Casino Nobili di Villa Cavazzoli. Da lì il 16 febbraio 1944 venne trasferita a Fossoli e di qui il 22 febbraio venne deportata ad Auschwitz. Fu uccisa all'arrivo.[57][58][59]
QUI ABITAVA GILDA SINIGAGLIA NATA 1897 PERSEGUITATA LEGGI RAZZISTE ITALIANE 1938 NASCOSTA SASSUOLO 1943 PRIVATA DI ASSISTENZA MEDICA MORTA 2.4.1945
Sinigaglia, Gilda Gilda Sinigaglia (Correggio 1 marzo 1897 - Sassuolo 2 aprile 1945), casalinga. Crocerossina durante la prima guerra mondiale, nel 1939 con l'approvazione delle leggi razziali si spostò con la sorella Lucia da Bologna e si stabilì nella villa di famiglia nella città natale, probabilmente per assumere un profilo socialmente più basso. Dopo l'8 settembre 1943 si nascose sempre assieme alla sorella nella parrocchia di San Michele dei Mucchietti presso Sassuolo. Durante un viaggio nell'inverno 1944-45 per visitare il fratello Claudio (che morirà di lì a poco), si ammalò di una polmonite che pochi mesi dopo la porterà alla morte.[60][61]
QUI ABITAVA CLAUDIO SINIGAGLIA NATO 1895 PERSEGUITATO LEGGI RAZZISTE ITALIANE 1938 NASCOSTO SASSUOLO 1943 PRIVATO DI ASSISTENZA MEDICA MORTO 24.12.1944
Sinigaglia, Claudio Claudio Sinigaglia (Correggio[E 4] 3 dicembre 1895 - Correggio 24 dicembre 1944), avvocato. Volontario nella prima guerra mondiale, combatté nel 89º Rgt. fanteria prima (col quale ottenne nel 1916 una medaglia d'argento al valor militare) e col 6º Rgt. alpini poi, concludendo la guerra da tenente. Mutilato di guerra, nel dopoguerra si stabilì a Bologna divenendo presidente dell'ANMIG locale, oltre ad essere tra i fondatori dell'ANA bolognese. Nel 1920 si iscrisse al Partito Nazionale Fascista, divenendo membro attivo della Milizia. Nel 1939 in seguito all'approvazione delle leggi razziali venne "discriminato" per "meriti fascisti", potendo dunque continuare ad esercitare la professione, ma nel 1942 si trasferì stabilmente con i fratelli nella villa di famiglia, probabilmente a causa delle leggi razziali sempre più pesanti. Dopo l'8 settembre 1943 si nascose nei dintorni, riuscendo anche a scrivere una lettera di protesta al commissario prefettizio della cittadina per la requisizione della villa effettuata nell'ottobre 1943 dalla Wehrmacht e per la destinazione che ne era stata fatta di postribolo per ufficiali. Morì nell'inverno 1944 per la mancanza di dosi di insulina necessarie per il suo diabete.[60][62][63][64][65]
QUI ABITAVA CELESTINO GABBI NATO 1918 CATTURATO 15.9.1943 TRIESTE INTERNATO 1943 STALAG III C-D BERLINO ASSASSINATO 16.8.1944
Gabbi, Celestino Celestino Gabbi (Gualtieri, 28 novembre 1918 - Berlino, 16 agosto 1944), detto Rinaldo, figlio di Enrico e Vittoria Giliol, apprendista fabbro. Arruolato nella 184ª Batteria d'Artiglieria, inviato sul fronte jugoslavo, dopo la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 e l'occupazione tedesca, è catturato a Trieste il 15 settembre 1943, deportato nel Reich e internato nelo Stalag III-C[66] prima, quindi Stalag III-D[67] dove è vittima della Meningite che sommata ad ulteriori complicanze ne determinarono la morte, sopraggiunta il 16 agosto 1944 in un ospedale di Neukölln a Berlino.
È sepolto nel Cimitero Militare Italiano d’Onore di Berlino.[68]
QUI ABITAVA ZIBER ARTONI NATO 1912 CATTURATO 9.9.1943 TRIPOLI GRECIA INTERNATO 1943 STALAG XII F FORBACH STALAG XII D TRIER ASSASSINATO 13.11.1943
Artoni, Ziber Ziber Artoni (Gualtieri, 14 maggio 1912 - Treviri, 13 novembre 1943)
Guastalla
A Guastalla si trovano 9 pietre d'inciampo, posate tra 2017 e 2018. Le biografie dei deportati sono state ricostruite col coinvolgimento di classi dell'Istituto Bertrand Russell di Guastalla. Nel 2020 la pietra dedicata ad Aldo Munari è stata danneggiata da un gesto vandalico e ne è stata riposata una nuova l'8 settembre 2021.[72][73]
QUI ABITAVA GINO BENATTI NATO 1923 CATTURATO 9.9.1943 GOITO DEPORTATO 1943 NEUENSTADT AM KOCHER ASSASSINATO 8.4.1945
Benatti, Gino Gino Benatti (Guastalla 22 novembre 1923 - Neuenstadt am Kocher 8 aprile 1945), contadino. Arruolato nel 4º Rgt. Autieri nel 1942, venne catturato dei tedeschi l'8 settembre 1943 a Torri del Benaco e internato come IMI presso Neuenstadt am Kocher. Qui morì pochi giorni prima della guerra a causa dell'esplosione di barili di carburante durante un bombardamento.[74]
QUI ABITAVA ATHOS NOSARI NATO 1916 CATTURATO 9.9.1943 GORIZIA DEPORTATO 1943 LUCKENWALDE ASSASSINATO 27.5.1944
Nosari, Athos Athos Nosari (Guastalla 22 novembre 1916 - Luckenwalde 27 maggio 1944), operaio. Arruolato nel 1939 nel 38º Reggimento fanteria, venne poi trasferito nella Guardia alla Frontiera, prima nel 9º Raggruppamento artiglieria e poi nel XXI Settore. l'8 settembre 1943 venne catturato dai tedeschi a Gorizia o a Mestre (le fonti divergono) e internato come IMI nello Stalag III-A presso Luckenwalde. Non sopravvisse.[28][77][79]
QUI ABITAVA FERMINO TONIATO NATO 1922 CATTURATO 8.9.1943 CROAZIA DEPORTATO 1943 ALFEN STUCKENBROCK MORTO 6.6.1945 CORREGGIO
Toniato, Fermino Fermino Toniato (Villa del Conte 2 luglio 1922 - Correggio 6 maggio 1945), bracciante agricolo. Arruolato nel 1941, venne ricoverato nel 1942 e destinato a servizi sedentari in Istria. L'8 settembre 1943 venne catturato dai tedeschi a Fiume e internato come IMI nello Stalag VI-K presso Stukenbrock, dove venne impiegato in un'officina. Qui però subì un grave infortunio, perdendo tre dita, e il 10 ottobre 1944 venne rimandato in Italia, dove gli venne diagnosticata una tubercolosi sviluppata nel Lager. Ricoverato in ospedale a Correggio, vi morì pochi giorni dopo la liberazione.[80]
QUI ABITAVA GILDO CANI NATO 1923 CATTURATO 9.9.1943 RODI DEPORTATO 1943 GRILLENBERG, BERNDORF ASSASSINATO 1.4.1945
Cani, Gildo Gildo Cani (Guastalla 17 giugno 1923 - Grillenberg 1 aprile 1945), operaio. Arruolato nel 1943 nell'11º Reggimento genio, venne destinato a Rodi, dove il 9 settembre 1943 venne catturato dai tedeschi. Venne internato come IMI nello Stalag XVII-A presso Kaisersteinbruch, in Austria, e di qui distaccato a Grillenberg. Non sopravvisse.[28][81]
QUI ABITAVA ALFONSO CATTANIA NATO 1919 CATTURATO 8.9.1943 CROAZIA DEPORTATO 1944 BROICHER MÜHLE BONN MORTO 27.11.1944
Cattania, Alfonso Alfonso Cattania (Correggio 9 febbraio 1919 - Broicher Mühle 27 novembre 1944). Arruolato nel 1939 nel 3º Reggimento di Artiglieria d'Armata, partecipò ai combattimenti nelle Alpi Occidentali e in Jugoslavia. Catturato in Croazia dai tedeschi, venne deportato e internato come IMI in Germania. Morì a Broicher Mühle, un villaggio presso Bonn, durante un bombardamento aereo, probabilmente attardandosi per aiutare una donna.[28][82]
QUI ABITAVA ALDO MUNARI NATO 1915 CATTURATO 9.9.1943 CROAZIA DEPORTATO 1943 COLONIA MORTO 16.11.1944
Munari, Aldo Giuseppe Aldo Giuseppe Munari (Viano 6 febbraio 1915 - Colonia 16 novembre 1944), contadino. Richiamato nel 1940 nei Lancieri di Novara, nel 1942 venne trasferito con la sua unità sul fronte jugoslavo. Catturato in Croazia dai tedeschi, venne deportato e internato come IMI a Colonia. Non sopravvisse.[83]
QUI ABITAVA NATALINO CATELLANI NATO 1913 CATTURATO 9.9.1943 GRECIA INTERNATO 1943 STALAG VI D DORTMUND STALAG VI A HEMER ASSASSINATO 4.2.1944
Catellani, Natalino Natalino Catellani (Montecchio Emilia, 25 dicembre 1913 - Hemer, 4 febbraio 1944), figlio di Daniele e Maria Bertolini, artigliere arruolato nel 1933, congedato ed in seguito richiamato nel 1940 ed inviato sul fronte greco dove è catturato dai tedeschi il giorno successivo alla proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943. Al suo rifiuto di aderire alla RSI è deportato nel Reich in condizione di IMI internato nello Stalag_VI_A, nei pressi di Hemer,dove muore il 4 febbraio 1944. Riposa nel Cimitero militare italiano di Francoforte sul Meno.[86]
QUI ABITAVA GIUSEPPE PATRONCINI NATO 1914 CATTURATO 9.9.1943 LJUBLJANA INTERNATO 1943 STALAG III A LUCKENWALDE STALAG III D BERLIN MORTO 19.6.1945
Patroncini, Giuseppe Giuseppe Patroncini (Montecchio Emilia, 18 dicembre 1914 - ???, 19 giugno 1945), geniere catturato dai tedeschi il giorno successivo alla proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943. Al suo rifiuto di aderire alla RSI è deportato nel Reich in condizione di IMI internato alla fine nello Stalag III-D[89], nei pressi di Berlino. Muore il 19 giugno 1945.[90]
Novellara
A Novellara si trovano 8 pietre d'inciampo, posate tra 2020 e 2022. Le biografie dei deportati sono state ricostruite col coinvolgimento di classi dell'Istituto Comprensivo Lelio Orsi di Novellara.
QUI ABITAVA GIACOMO BACCARANI NATO 1922 CATTURATO 8.9.1943 UDINE DEPORTATO 1943 ZEITHAIN ASSASSINATO 25.11.1944
Baccarani, Giacomo Giacomo Baccarani (Novellara 1 luglio 1922 - Zeithain 25 novembre 1944), bracciante agricolo. Arruolato nel 1941 nell'11º Reggimento genio, venne catturato dai tedeschi a Udine il 12 settembre 1943. Tenne un diario della prigionia, che è stato salvato. Il 18 settembre arrivò nello Stalag I-F presso Suwałki, nella Polonia annessa al Reich, dove venne internato come IMI, ma un mese dopo, in seguito ad avanzate sovietiche, venne trasferito, arrivando infine in una località dove venne impiegato nella macellazione e nell'allevamento di pollame. Il 16 dicembre venne però nuovamente trasferito ad ovest per avanzate russe: dopo una tappa intermedia nello Stalag I-B ad Hohenstein, il 12 gennaio 1944 arrivò nello Stalag IV-B presso Mühlberg, in Germania. Il 10 febbraio venne distaccato presso un deposito di munizioni, un lavoro molto duro e con rancio misero. Il 5 agosto venne ricoverato per ernia nel campo, venendo poi trasferito nell'ospedale civile di Lipsia, dove gli venne diagnosticata la tubercolosi, e infine nell'infermeria dello Stalag IV-H presso Zeithain, dove morì.[91][92][93]
QUI ABITAVA VITTORIO BUSANA NATO 1906 CATTURATO 8.9.1943 VICENZA DEPORTATO 1943 STALAG II B HAMMERSTEIN STALAG VI D DORTMUND BOCHUM ASSASSINATO 26.12.1943
QUI ABITAVA CARLO SEGRÉ NATO 1866 PERSEGUITATO 1938 LEGGI RAZZISTE ITALIANE CERCÒ RIFUGIO NELLA MORTE 1939
Segré, Carlo Carlo Segré (Novellara 28 dicembre 1866 - Novellara 6 giugno 1939). Discendente di un'antica famiglia ebraica presente a Novellara da almeno due secoli, Carlo Segré era un proprietario terriero, tra i maggiori notabili novellaresi. Era stato politicamente attivo con i liberali moderati nei primi anni del secolo, e aveva ricoperto incarichi nel Consorzio di Bonifica provinciale. Sposato con una donna cattolica e padre di sette figli, tutti battezzati, per lui l'ebraismo era rimasto un fatto esclusivamente privato, di tradizione familiare. Con l'approvazione delle leggi razziali fasciste e la stipula del Patto d'Acciaio però, sentì che la sua presenza avrebbe messo sempre più in pericolo i figli, nelle proprietà e forse anche nella vita. Il 5 giugno venne insultato pubblicamente da giovani fascisti locali nel Teatro Comunale. Sconvolto, il giorno successivo decise di farla finita: scritta una lettera ai due figli ancora minorenni, si uccise col veleno. A differenza di quanto avvenuto con Formiggini, la stampa fascista poté mascherare il fatto come un malore, e ai funerali parteciparono molte persone, compresi gli stessi fascisti locali.[97][98]
QUI ABITAVA RENATO BIA NATO 1918 CATTURATO 8.9.1943 BOLZANO INTERNATO 1943 STALAG IV B ZEITHAIN ASSASSINATO 25.10.1944
Bia, Renato Renato Bia (Parma, 15 luglio 1918 - Stalag IV B Zeithain, 25 ottobre 1944), soldato della Guardia di frontiera di stanza a Bolzano, è catturato dai tedeschi il giorno stesso della proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943. Al suo rifiuto di aderire alla RSI è deportato nel Reich destinato allo Stalag IV B Zeithain, in Sassonia, classificato come IMI avviato al lavoro coatto. Muore al campo il 25 ottobre 1944.
Nnel 1992 le sue spoglie fanno ritorno a Poviglio.[99]
QUI ABITAVA RENATO LANZI NATO 1923 CATTURATO 9.9.1943 BRENNERO INTERNATO 1943 STALAG I B HOHENSTEIN MORTO 21.9.1945
Lanzi, Renato Renato Lanzi (Toano, 4 novembre 1923 - ???, 21 settembre 1945), soldato degli alpini catturato all'indomani della proclamzione dell'armistizio dell'8 settembre 1943; per il suo rifiuto di aderire alla RSI è deportato nel Reich, internato nello Stalag I-B[100] nei pressi di Hohenstein. Liberato muore durante il viaggio di rimpatrio nel settembre 1945.[101]
Reggio Emilia
Nella città di Reggio Emilia sono state poste 22 pietre d'inciampo tra il 2015 e il 2024.[102] Le biografie dei deportati sono state ricostruite col coinvolgimento di classi di diverse scuole del capoluogo provinciale: l'Istituto di Istruzione Superiore Angelo Motti, l'Istituto Tecnico Scaruffi-Levi, l'Istituto Professionale Filippo Re, il Liceo Ariosto-Spallanzani, l'Istituto Galvani-Iodi, l'Istituto Antonio Zanelli e il Liceo Matilde di Canossa. Oltre ad esse hanno partecipato anche classi dell'Istituto Cattaneo-Dall'Aglio di Castelnovo ne' Monti e dell'Istituto Piero Gobetti di Scandiano.
QUI ABITAVA ADA CORINALDI NATA 1877 ARRESTATA 4.12.1943 CARCERE REGGIO EMILIA INTERNATA FOSSOLI CAMPO DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA 26.2.1944
Corinaldi, Ada Ada Corinaldi (Reggio Emilia 3 marzo 1877 - Auschwitz 26 febbraio 1944), casalinga, nubile, viveva assieme alle sorelle. Ebrea, venne arrestata da poliziotti italiani e Feldgendarmen tedeschi il 4 dicembre 1943 assieme alle sorelle, tradotte nelle carceri cittadine, dove rimasero un giorno prima di essere trasferite probabilmente al Casino Nobili di Villa Cavazzoli, punto di raccolta degli ebrei catturati a Reggio. Dopo l'arresto la loro abitazione venne saccheggiata da cittadini reggiani alla ricerca di un facile guadagno. Il 16 febbraio 1944 vennero prelevate e deportate prima a Fossoli e di lì il 22 febbraio ad Auschwitz. Furono uccise all'arrivo.[59][103][104][105]
QUI ABITAVA BICE CORINALDI NATA 1883 ARRESTATA 4.12.1943 CARCERE REGGIO EMILIA INTERNATA FOSSOLI CAMPO DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA 26.2.1944
Corinaldi, Bice Bice Corinaldi (Reggio Emilia 16 dicembre 1873 - Auschwitz 26 febbraio 1944), casalinga. Venne arrestata, deportata e uccisa assieme alle sorelle.[103]
QUI ABITAVA OLGA CORINALDI NATA 1888 ARRESTATA 4.12.1943 CARCERE REGGIO EMILIA INTERNATA FOSSOLI CAMPO DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA 26.2.1944
Corinaldi, Olga Olga Corinaldi (Reggio Emilia 9 agosto 1888 - Auschwitz 26 febbraio 1944[E 10]), casalinga. Venne arrestata, deportata e uccisa assieme alle sorelle.[103]
QUI ABITAVA BEATRICE RAVÀ IN RIETTI NATA 1877 ARRESTATA 4.12.1943 CARCERE REGGIO EMILIA INTERNATA FOSSOLI CAMPO DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA 26.2.1944
Ravà, Beatrice Beatrice Ravà (Reggio Emilia 1 maggio 1877 - Auschwitz 26 febbraio 1944), affittacamere, vedova, viveva assieme alle figlie nubili. Venne arrestata da poliziotti italiani e Feldgendarmen tedeschi il 4 dicembre 1943 assieme alle figlie e tutte quante vennero tradotte prima nel Carcere di San Tommaso e poi furono probabilmente internate nel Casino Nobili a Villa Cavazzoli. Il 16 febbraio vennero prelevate assieme agli altri ebrei reggiani e portate a Fossoli, da dove il 22 febbraio furono deportate ad Auschwitz. Venne uccisa all'arrivo.[59][106]
QUI ABITAVA ILMA RIETTI NATA 1913 ARRESTATA 4.12.1943 CARCERE REGGIO EMILIA INTERNATA FOSSOLI CAMPO DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA 26.2.1944
Rietti, Ilma Ilma Rietti (Reggio Emilia 9 maggio 1913 - Auschwitz 26 febbraio 1944), telefonista presso la TIMO, licenziata nel 1938 in seguito alla promulgazione delle leggi razziali. Il 4 dicembre 1943 al momento dell'arrivo degli agenti inizialmente si nascose in casa, ma poi la madre e la sorella la chiamarono dicendo "Siamo nelle mani del Signore, dobbiamo stare assieme...". Venne così arrestata e deportata assieme a loro. Ad Auschwitz venne inizialmente destinata assieme alla sorella per il campo di lavoro, mentre la madre venne caricata su un camion, che, a loro insaputa, l'avrebbe portata alla camera a gas. Le due sorelle però, per lo stesso impulso a condividere la sorte tutte assieme, rincorsero il camion pregandole di farle salire. Vennero fatte salire e uccise all'arrivo.[106][107]
QUI ABITAVA IOLE RIETTI NATA 1910 ARRESTATA 4.12.1943 CARCERE REGGIO EMILIA INTERNATA FOSSOLI CAMPO DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA 26.2.1944
Rietti, Iole Iole Rietti (Reggio Emilia 22 gennaio 1910 - Auschwitz 26 febbraio 1944), casalinga. Venne arrestata, deportata e uccisa assieme a madre e sorella.[106]
QUI ABITAVA ORESTE SINIGAGLIA NATO 1881 ARRESTATO 2.12.1943 CARCERE REGGIO EMILIA INTERNATO FOSSOLI CAMPO DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO 26.2.1944
Sinigaglia, Oreste Oreste Sinigaglia (Milano 11 dicembre 1881 - Auschwitz 26 febbraio 1944), commerciante in mobili. Venne arrestato da poliziotti italiani e Feldgendarmen tedeschi il 2 dicembre 1943. Venne portato dapprima nel Carcere di San Tommaso e poi nel Casino Nobili di Villa Cavazzoli. Di lì il 16 febbraio 1944 venne trasportato a Fossoli e il 22 febbraio venne messo sul treno per Auschwitz. Fu ucciso all'arrivo.[108][109]
QUI ABITAVA BENEDETTO MELLI NATO 1890 ARRESTATO 8.12.1943 CARCERE VARESE INTERNATO FOSSOLI CAMPO DEPORTATO 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATO 26.2.1944
Melli, Benedetto Benedetto Melli (Modena 17 gennaio 1890 - Auschwitz 26 febbraio 1944), commerciante in biancheria. Membro degli organi direttivi della locale corporazione fascista dell'abbigliamento, nel 1939, dopo l'approvazione delle leggi razziali, venne "discriminato": poté dunque continuare la propria attività, ma fu costretto a dimettersi dagli incarichi corporativi. Dopo l'8 settembre 1943 lui e la moglie dapprima sfollarono a Scandiano, poi ai primi di dicembre, grazie all'aiuto dell'amico antifascista Durante Gallinari, tentarono la fuga in Svizzera, dove avrebbero raggiunto il figlio. Una volta raggiunta la frontiera però, complice la frattura della gamba di Lina, non riuscirono a riparare nel paese elvetico e l'8 dicembre vennero arrestati a Porto Ceresio (VA), grazie anche a fascisti reggiani che li riconobbero. Vennero quindi incarcerati a Varese e di lì portati a Fossoli, dove Benedetto venne eletto rappresentante degli internati. Il 22 febbraio 1944 vennero fatti salire sullo stesso treno piombato degli altri ebrei reggiani. Fu ucciso all'arrivo.[109][110][111]
QUI ABITAVA LINA JACCHIA IN MELLI NATA 1889 ARRESTATA 8.12.1943 CARCERE VARESE INTERNATA FOSSOLI CAMPO DEPORTATA 1944 AUSCHWITZ ASSASSINATA 26.2.1944
Jacchia, Lina Lina Jacchia (Modena 29 dicembre 1889 - Auschwitz 26 febbraio 1944), gestiva il negozio familiare assieme al marito. Seguì il marito nella tentata fuga e nella deportazione. Fu uccisa all'arrivo nel campo di sterminio.[111]
13 gennaio 2016
QUI ABITAVA GIORGIO MELLI NATO 1919 PERSEGUITATO LEGGI RAZZISTE ITALIANE 1938 RIFUGIATO SVIZZERA
Melli, Giorgio Giorgio Melli (Reggio Emilia 29 novembre 1919 - Verona 1977), figlio di Benedetto e di Lina Jacchia. Nel 1938 in seguito alle leggi razziali fasciste gli era stato negato l'accesso alle università italiane ed era dunque emigrato a Losanna, in Svizzera, dove nel 1943 si laureò in ingegneria chimica. Non è chiaro se vide direttamente l'arresto dei genitori dall'altra parte del confine oppure se ne ebbe notizia in seguito, ma ne ebbe un colpo tremendo. Inizialmente si rifugiò nello studio, laureandosi in scienze politiche a Ginevra nel 1948, dopodiché torno nella città natale. Qui però, quando si rese conto che i genitori non sarebbero più tornati, il trauma subito si aggravò. Si disinteressò delle proprietà, requisite dalle autorità fasciste nella primavera 1944 e recuperate dallo zio materno dopo la Liberazione, e non riuscì a integrarsi nella vita civile, soffrendo di crescenti fobie e incubi ricorrenti. Nel 1960 verrà ricoverato nella clinica psichiatrica di Villa Santa Chiara a Verona, dove morirà a 58 anni.[111][112][113][114]
QUI ABITAVA IDA LIUZZI NATA 1877 PERSEGUITATA LEGGI RAZZISTE ITALIANE 1938 NASCOSTA ALBINEA 1943 MORTA 16.8.1944
Liuzzi, Ida Ida Liuzzi (Reggio Emilia 22 giugno 1877 - Borzano 16 agosto 1944), nubile, viveva da sola. Durante la guerra era malata e veniva accudita dalla domestica, che il questore nel 1938 le aveva concesso di tenere in deroga alle leggi razziali che vietavano agli ebrei di avere non ebrei come domestici. Dopo l'8 settembre 1943 venne nascosta dalla domestica in un fienile in località Borgo presso Borzano di Albinea, dove morì. Con la complicità dei custodi, venne inumata clandestinamente nel cimitero ebraico di Reggio Emilia, dove riposa tuttora.[115][116]
QUI ABITAVA DANTE PADOA NATO 1883 PERSEGUITATO LEGGI RAZZISTE ITALIANE 1938 NASCOSTO COSTABONA 1943 MORTO 4.8.1944
Padoa, Dante Dante Padoa (Reggio Emilia 3 marzo 1883 - Costabona di Villa Minozzo 4 agosto 1944), direttore dell'ufficio ragioneria delle Regie Poste di Reggio Emilia. Nel 1938, per effetto delle leggi razziali, venne licenziato e sfrattato dall'appartamento in Via Cagni in cui viveva con moglie e figli, poiché riservato ai dipendenti delle Poste. La famiglia dovette così trasferirsi e vivere del solo salario della figlia Vera, impiegata presso un'azienda privata, oltre che delle lezioni private date dal figlio Lazzaro. Nell'estate 1943 tutta la famiglia tornò a Scandiano, città d'origine della moglie. Dopo l'8 settembre 1943 prima il figlio e poi il resto della famiglia, assieme a una cognata, si rifugiarono nell'appennino: prima a Quara, poi, grazie alla rete di aiuto di Don Enzo Boni Baldoni e di Maria Bertolini, vedova Fioroni, a Costabona di Villa Minozzo, in località Montecchio, presso una famiglia contadina. In quel periodo il loro appartamento reggiano venne razziato. Dante Padoa morì di infarto durante il grande rastrellamento condotto dai tedeschi sul territorio della Repubblica di Montefiorino.[117][118][119]
QUI ABITAVA PAOLO BONAVENTURA NATO 1870 PERSEGUITATO LEGGI RAZZISTE ITALIANE 1938 ARRESTATO 4.12.1943 CARCERE REGGIO EMILIA MORTO 13.2.1944
Bonaventura, Paolo Paolo Bonaventura (Livorno 26 luglio 1870 - Reggio Emilia 13 febbraio 1944), professore di matematica. Dopo aver già prestato servizio come preside in vari istituti tecnici, mentre era in carica presso l'Istituto Tecnico "Buonarroti" di Arezzo si era distinto per atteggiamenti antifascisti (si era rifiutato di aprire la scuola per ospitare i fascisti durante la Marcia su Roma, venendo per questo pesantemente malmenato, e successivamente non aveva voluto intonare Giovinezza) e per questo motivo nel 1927 era stato rimosso dall'incarico e retrocesso a professore, destinato all'Istituto Secchi di Reggio Emilia. Ebreo, dopo le leggi razziali divorziò dalla moglie, convertitasi al cristianesimo. Viveva dunque solo quando, nel febbraio 1944, venne trovato morto nel proprio appartamento.[120]
QUI ABITAVA WILLIAM BERTONI NATO 1926 ARRESTATO 7.8.1944 CARCERE TEDESCO SASSUOLO DEPORTATO 1944 ANSBACH MORTO 18.3.1945
Bertoni, William William Bertoni (Reggio Emilia 16 aprile 1926 - Ansbach 18 marzo 1945). Venne catturato dai tedeschi durante un rastrellamento di civili a Fogliano, dove abitava, assieme ad altri 20 compaesani, venendo poi deportato in un campo di lavoro nella fabbrica di munizioni militari di Langlau. Probabilmente a causa delle condizioni in cui si era internato, iniziò a dare qualche segno di squilibrio mentale, e venne quindi portato dai tedeschi nell'ospedale della vicina cittadina di Ansbach. Morì pochi giorni dopo il ricovero. Nel 1988 gli è stata intitolata la strada dove risiedeva con genitori e fratelli prima della deportazione.[121][122]
QUI ABITAVA GIOVANNI GANASSI NATO 1911 CATTURATO 8.9.1943 CARCERE UDINE DEPORTATO 1943 KÖNIGSBERG ASSASSINATO 8.1.1945
Ganassi, Giovanni Giovanni Ganassi (Reggio Emilia 28 giugno 1911 - Königsberg 8 gennaio 1945), marconista, comunista. Venne richiamato alle armi una prima volta nel 1935, mandato in Eritrea col 7º Reggimento genio durante la Guerra d'Etiopia. Al ritorno si sposò con Dorina Storchi, che in seguitò sarà una nota partigiana. Nel 1940 fu nuovamente arruolato, prima nell'11º Reggimento Genio e poi in una compagnia marconisti aggregata all'XI Corpo d'armata, partecipando alle operazioni militari sul Fronte Jugoslavo. L'11 settembre 1943 in seguito all'annuncio dell'armistizio fu catturato a Circhina dai tedeschi e deportato a Königsberg, dove un anno e mezzo dopo morì. La causa della morte comunicata dai tedeschi fu un bombardamento, ma da altre testimonianze risulta che venne fucilato per aver tentato di mettersi in contatto con l'Armata Rossa che stava avanzando nella Prussia Orientale.[28][123][124]
QUI ABITAVA ETTORE GUIDETTI NATO 1908 ARRESTATO 8.8.1944 OFFICINE MECCANICHE REGGIANE DEPORTATO 1944 BUCHENWALD ASSASSINATO 14.2.1945
Guidetti, Ettore Ettore Guidetti (Reggio Emilia 19 giugno 1908 - Weimar 9 febbraio 1945), collaudatore presso le Officine Meccaniche Reggiane. Membro della rete partigiana clandestina interna alla fabbrica, il 10 agosto 1944 venne rastrellato dai tedeschi assieme ad altri 30 operai specializzati delle Reggiane e deportato. Durante il viaggio però riuscì a fuggire presso Bernburg, tentando di tornare a piedi verso l'Italia, ma venne arrestato a Salisburgo e poi deportato e internato prima nel campo di concentramento di Dachau e poi in quello di Buchenwald. Venne poi distaccato nel sottocampo presso la Gustloffwerke, una fabbrica di armi a Weimar, dove morì durante un bombardamento della fabbrica.[125][126]
QUI ABITAVA AROLDO MONTANARI NATO 1916 ARRESTATO 23.11.1944 CARCERE DI CIANO INTERNATO BOLZANO DEPORTATO MAUTHAUSEN-GUSEN ASSASSINATO 20.4.1945
Montanari, Aroldo Aroldo Montanari (Correggio 10 gennaio 1916 - Gusen 20 aprile 1945), barbiere ed operaio. Richiamato una prima volta nel 1940 nel 3º Reggimento di Artiglieria d'Armata, nel dicembre 1940 fu congedato, venendo richiamato nuovamente soltanto nell'agosto 1943. Dopo l'8 settembre 1943 riuscì a sottrarsi alla cattura e tornò nel territorio reggiano. Nell'aprile 1944 entrò nelle formazioni partigiane gravitanti attorno a Villa Sesso, per poi salire in montagna nell'agosto, dove si unì col nome di battaglia Nando a quella che diverrà la 32ª brigata Garibaldi (poi rinominata 144ª Brigata Garibaldi “A. Gramsci”), divenendo commissario politico del Distaccamento Amendola. Il 21 novembre 1944, tentando di sottrarsi a un rastrellamento, il Distaccamento ebbe 4 morti ed altrettanti prigionieri, tutti immediatamente fucilati tranne Montanari, che fu incarcerato, probabilmente a Ciano d'Enza e torturato. Successivamente fu tradotto nel Carcere di San Francesco a Parma e di qui deportato nel campo di Bolzano. Il 4 febbraio 1945 fu trasferito a Mauthausen e di qui nel sottocampo di Gusen. Non sopravvisse.[28][130][131]
QUI ABITAVA RENZO BERTANI NATO 1910 CATTURATO 8.9.1943 CRETA ASSASSINATO 8.2.1944
Bertani, Renzo Renzo Bertani (Reggio Emilia 3 dicembre 1910 - Mar Egeo 8 febbraio 1944), medico. Ex difensore della Reggiana nella stagione 1928-1929, nel secondo conflitto mondiale venne arruolato come tenente medico nella 51ª Divisione fanteria "Siena" di stanza a Creta nella zona di occupazione italiana dell'isola. Catturato dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943, nel febbraio 1944 venne caricato sul piroscafo Petrella per essere trasportato come IMI sul continente, ma il giorno 8 la nave venne affondata da sommergibili britannici. I tedeschi impedirono ai prigionieri italiani di uscire dalla stiva e la maggior parte di essi morì, tra cui anche Bertani, il cui corpo verrà ritrovato sulle spiagge cretesi. È sepolto nel cimitero monumentale di Reggio Emilia.[132]
QUI ABITAVA LUIGI BELLELLI NATO 1924 CATTURATO 25.6.1944 SAN GIOVANNI DI QUERCIOLA DEPORTATO ASSASSINATO 22.12.1944 KAHLA
Bellelli, Luigi Luigi Bellelli (Reggio Emilia, ??? 1924 - Kahla, 22 dicembre 1944), arrestato dai nazifascisti nel corso dell'Operazione Wallenstein a San Giovanni di Querciola, è deportato nel Reich e costretto al lavoro sotterrano presso Kahla funzionale alla realizzazione del progetto di proteggere sottoterra i macchinari per la produzione degli aerei Messerschmitt Me 262. Muore il 22 dicembre 1944.
QUI ABITAVA BRUNO FARRI NATO 1917 CATTURATO 9.9.1943 LJUBLJANA INTERNATO 1943 STALAG XX A TORUN STALAG VIII C ZAGAN STALAG VIII A GÖRLITZ ASSASSINATO 16.4.1944
QUI ABITAVA DELMINO FRIGGERI NATO 1919 CATTURATO 8.9.1943 ROMA INTERNATO 1943 STALAG I F SUDAUEN STALAG VIII A GÜRLITZ ASSASSINATO 26.5.19441
Friggeri, Delmino Delmino Friggeri (Cadelbosco di Sopra, 8 luglio 1919 - Stalag VIII-AGörlitz, 26 maggio 1944), figlio di Michele e Clementina, famiglia numerosa di mezzadri trsferitisi a Rio Saliceto da Novellara nel 1939, fratello di Bruno Friggeri, entrambi chiamati alle armi e arruolati nei Granatieri Delmino, in Fanteria il fratello Bruno. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 Delmino è catturato dai tedeschi a Roma e al suo rifiuto di arruolarsi nel loro esercito è deportato nel Reich. Internato prima nello Stalag I-F nei pressi di Sudauen, quindi trasferito nello Stalag VIII-A nei pressi di Görlitz dove muore il 26 maggio 1944. Riposa nel cimitero militare italiano di Bielany_.[136].
QUI ABITAVA GIUSEPPE CORRADI NATO 1922 DEPORTATO 1943 PINEROLO INTERNATO 1943 STALAG III A LUCKENWALDE STALA IX C BAD SULZA MITTELBAU-DORA ASSASSINATO 26.4.1944
Corradi, Giuseppe Giuseppe Corradi (Rolo, 14 aprile 1922 - Mittelbau-Dora, 26 aprile 1944)
QUI ABITAVA VALENTINO PARMEGGIANI NATO 1923 CATTURATO 8.9.1943 GRECIA INTERNATO 1943 STALAG II B HAMMERSTEIN STALAG VI D DORTMUND ASSASSINATO 25.5.1944
Parmeggiani, Valentino Valentino Parmeggiani (Modena, 29 aprile 1923 - Stalag VI-D,[138]Dortmund, 25 aprile 1944), contadino mezzadro fino al 10 settembre 1942, allorchè è arruolato nel 10º Reggimento Autieri, autista di ambulanza sul fronte albanese e in Grecia. In questo territorio è catturato dalle forze armate tedesche il giorno stesso della proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943. Internato nel campo di prigionia di Hammerstein,[139] (Czarne) in Polonia, poi trasferito nello Stalag VI-D[138] presso Dortmund, dove muore il 25 Maggio 1944 per un collasso cardiaco causato dall’aver mangiato troppo velocemente il contenuto di un pacco di viveri che gli era stato recapitato, in una situazione di persistente malnutrizione e grave deperimento organico.[140]
QUI ABITAVA VITO ANNOVI NATO 1912 CATTURATO SETT. 1943 INTERNATO 1943 ROTTENMANN ASSASSINATO 7.3.1945
Annovi, Vito Vito Annovi (Rubiera, 2 agosto 1912 - Rottenmann, 7 marzo 1945), figlio di Aldino e Adelina Coppelli; militare di carriera arruolatosi nel 1933, catturato dai tedeschi nei Balcani dove è di stanza il suo reparto, all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943. Al suo rifiuto di aderire alla RSI è deportato nel Reich in condizione di IMI, internato nel campo di Rottenmann. Muore al campo il 7 marzo 1945. Riposa nel Cimitero militare italiano di Mauthausen.[141]
27 aprile 2024
Via Sant'Agata, 13 località Sant'Agata nei pressi della chiesa
QUI ABITAVA GUIDO SIGHINOLFI NATO 1921 CATTURATO 8.9.1943 BOLOGNA INTERNATO 1943 STALAG II B HAMMERSTEIN STALAG III-A LUCKENWAKDE MORTO 5.8.1945
Sighinolfi, Guido Guido Sighinolfi (Nonantola, 13 aprile 1921 - Stalag III-A,[142]Luckenwalde, 5 agosto 1945), arruolato nel 1941, inviato a Bengasi, poi è a Bologna nel 1943 come meccanico aggregato al Parco Automobilistico. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, rifiutatosi di aderire alla RSI è deportato nel Reich in condizione di IMI nello Stalag III-A,[142] nei pressi di Luckenwalde. Muore il 5 agosto 1945, debilitato e consumato dalla prigionia quattro mesi dopo la liberazione del campo.[143]
Sant'Ilario d'Enza
A Sant'Ilario d'Enza si trovano 8 pietre d'inciampo, posate tra 2018 e 2019. Le biografie dei deportati sono state ricostruite col coinvolgimento di classi dell'Istituto Silvio d'Arzo di Montecchio Emilia.
QUI ABITAVA ARONNE MACCARI NATO 1915 ARRESTATO 16.11.1944 SEDE SD PARMA DEPORTATO 1944 CAMPO DI BOLZANO MAUTHAUSEN-GUSEN GEORGENMÜHLE ASSASSINATO 2.4.1945
QUI ABITAVA ARNALDO PASTARINI NATO 1924 ARRESTATO 4.11.1944 SEDE SD PARMA DEPORTATO 1944 CAMPO DI BOLZANO FLOSSENBÜRG ASSASSINATO 14.3.1945 OBERTRAUBLING
Pastarini, Arnaldo Arnaldo Pastarini
Scandiano
A Scandiano si trovano quattro pietre d'inciampo, posate tra il 2022 e 2024.[144][145]
QUI ABITAVA GUELFO FERRARI NATO 1915 ARRESTATO 12.9.1943 SCANDIANO INTERNATO STALAG III D BERLINO ASSASSINATO 25.4.1944 PERLEBERG
Ferrari, Guelfo Guelfo Ferrari (Ca’ de’ Caroli, 19 gennaio 1915 - Perleberg, 25 aprile 1944), figlio di Giovanni e Letizia Cavallini, fabbro. Arruolato nel 1939 ad Avellino, trasferito nel 1942 a Ascoli Piceno, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 fa ritorno a casa, ma ammalato di Tubercolosi. È arrestato in casa sua dai nazisti il 12 settembre 1943, al posto del fratellastro antifascista assente. Deportato nel Reich, internato nello Stalag III-D[146] nei pressi di Berlino. Scoperta la malattia è trasferito all'ospedale per internati di Perleberg dove muore il 25 aprile 1944.[147]
QUI ABITAVA GUGLIELMO CORRADINI NATO 1896 ESULE 1922 FRANCIA COMBATTENTE IN SPAGNA INTERNATO 1939 ARGELES, GURS DEPORTATO 1941 MAUTHAUSEN ASSASSINATO 11.8.1941
Corradini, Guglielmo Guglielmo Corradini (Scandiano, 6 giugno 1896 - Gusen, 11 agosto 1941), bracciante, figlio di Anselmo e Benvenuta Prampolini, a causa della sua precoce adesione all'ideale socialista, attivo antifascista, è vittima delle aggressioni squadriste che nel 1922 lo costringono a riparare in Francia. Vi rimane fino al 1936 quando si arruola volontario in Spagna contro le falangi di Francisco Franco. Alla vittoria di questi ritorna in Francia, ma indesiderato, è internato nel campo di Gurs ed in seguito arruolato nell'esercito francese. All'occupazione tedesca è catturato e deportato nel Reich prigioniero a Mauthausen, quindi Gusen dove muore l'11 agosto 1941.[148]
QUI ABITAVA ROMEO PILATI NATO 1914 CATTURATO 8.9.1943 RODI INTERNATO 1943 STALAG IX-B BAD ORB ASSASSINATO 31.7.1944
Pilati, Romeo Romeo Pilati (Casalgrande, 4 gennaio 1914 - Stalag IX-B,[149] 11 agosto 1944), figlio di Giacomo Pilati e della sua prima moglie, famiglia di mezzadri. Presta servizio nell’esercito a partire dal 1936, raggiungendo il grado di Sergente di Fanteria, destinato dal giugno del 1940 alle operazioni militari nel Mediterraneo. il giorno stesso della proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 è catturato dai tedeschi nell'isola di Rodi, deportato nel Reich internato in condizione di IMI nello Stammlager IX-B[149] di Bad Orb, vicino a Francoforte. Le terribili condizioni dell'internamento ne causano la malattia, il tifo, che ne determina la morte l911 agosto 1944.[150]
QUI ABITAVA PRIMO CATTANI NATO 1920 CATTURATO 9.9.1943 TORTONA INTERNATO 1943 STALAG III-A LUCKENWALDE ASSASSINATO 20.4.1944
Cattani, Primo Primo Cattani (Montericco, 15 giugno 1920 - Stalag III-A[151] 20 marzo 1944), figlio di Giuseppe e Elisabetta Magnani. Nel maggio 1942 si arruola a Tortona, si sposa con Ines Bertolotti. Viene arrestato il giorno successivo alla proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 ed al suo rifiuto di arruolarsi nella RSI è deportato nel Reich, internato nello Stalag III-A[151] di Luckenwalde dove muore il 20 marzo 1944.[152]
Toano
A Toano si trovano 7 pietre d'inciampo, posate tra 2018 e 2019: 5 di esse si trovano in località appartenenti alla frazione di Cerredolo, una in una località facente parte della frazione di Corneto, e infine un'altra in località facente capo alla frazione di Massa di Toano.
QUI ABITAVA DOMENICO B. DEBBIA NATO 1906 CATTURATO 8.8.1944 CONSORZIO AGRARIO CERREDOLO INTERNATO CAMPO DI FOSSOLI DEPORTATO 1944 KAHLA, ERFURT ASSASSINATO 31.3.1945
QUI ABITAVA CELSO RUFFALDI NATO 1902 CATTURATO 1.8.1944 CONSORZIO AGRARIO CERREDOLO INTERNATO CAMPO DI FOSSOLI DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 22.1.1945
Ruffaldi, Celso Celso Ruffaldi
18 gennaio 2019
QUI ABITAVA AURELIO RIGHI NATO 1896 CATTURATO 1.8.1944 CONSORZIO AGRARIO CERREDOLO INTERNATO FOSSOLI CAMPO DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 17.2.1945
Righi, Aurelio Aurelio Righi
QUI ABITAVA LINO RIGHI NATO 1907 CATTURATO 1.8.1944 CONSORZIO AGRARIO CERREDOLO INTERNATO FOSSOLI CAMPO DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 30.12.1944 STUKENBROCK
QUI ABITAVA DOMENICO GIANSOLDATI NATO 1923 CATTURATO 3.8.1943 ROSANO DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 22.12.1944
Giansoldati, Domenico Domenico Giansoldati (Vetto, 16 dicembre 1923 - Kahla,[154] 22 dicembre 1944), Brigadiere dei Carabinieri, nell’arma fino all proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943, quando decide di entrare in clandestinità appoggiando le attività resistenziali. Il 3 agosto 1944 Domenico ‘Mario’ Giansoldati incappa in un rastrellamento tedesco finalizzato a raccogliere lavoratori coatti per il Reich. Internato nel campo di Kahla,[154] muore il 22 dicembre 1944.[155]
Villa Minozzo
A Villa Minozzo si trovano 9 pietre d'inciampo, posate tra 2020 e 2022. All'interno del comune sono così suddivise tra le varie frazioni: 4 a Carniana, 3 a Minozzo, 1 per frazione a Costabona e Carù.
QUI ABITAVA FLORINDO FARIOLI NATO 1911 CATTURATO AGOSTO 1944 DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 2.4.1945
Farioli, Florindo Florindo Farioli (Villa Minozzo, 16 maggio 1911 - Kahla[156], 2 aprile 1945), figlio di Domenico e Brigida Milani, contadino, coniugato con Ermelinda Albertini. Per evitare la cattura come lavoratore coatto da inviare nel Reich si nasconde come molti civili del luogo, sul monte Prampa, ma il desiderio di vedere il figlio appena nato ne causa la cattura il 31 luglio 1944, lungo il tragitto verso casa. L'inevitabile, seguente deportazione lo vede internato nel Lager di Kahla[156] dove muore il 2 aprile 1945.[157]
Carniana
QUI ABITAVA DANTE ADAMO GILIOLI NATO 1899 CATTURATO AGOSTO 1944 CARNIANA DEPORTATO 1944 KAHLA ASSASSINATO 9.1.1945
Gilioli, Dante Adamo Dante Adamo Gilioli (Castelnovo ne' Monti, 24 novembre 1899 - Kahla[156], 9 gennaio 1945), contadino mezzadro, coniugato con Maria Tincani. Caduto in mano tedesca in cerca di forza lavoro per il Reich, pare per delazione, è internato prima a Fossoli, quindi deportato nel campo di Kahla[156] dove perde la vita. A posteriori, nel 1952, la data della sua morte fu stabilita al 9 gennaio 1945.[158]
^Viaggio della Memoria - Bilancio 2015 (PDF), Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in Provincia di Reggio Emilia, 2015, pp. 12-14.
^abc Alessandra Fontanesi, Il campo di concentramento di Reggio Emilia, in Ricerche Storiche, vol. 54, n. 130, ISTORECO Reggio Emilia, 2020, pp. 18-25.
^ Nazario Sauro Onofri, Ebrei e fascismo a Bologna (PDF), Grafica Lavino, 1989, p. 76. URL consultato il 17 gennaio 2022 (archiviato dall'url originale il 29 marzo 2024).
^Stalag III-C, su pastorevito.it. URL consultato il 22 luglio 2023.
^Stalag III-D, su pastorevito.it. URL consultato il 22 luglio 2023.
^Celestino Gabbi, su pietredellamemoria.it. URL consultato il 22 luglio 2023.
^Stalag IV-B, su pastorevito.it. URL consultato il 22 marzo 2023.
^Oreste Sinigaglia, su ilfuturononsicancella.it, ISTORECO Reggio Emilia.
^ab Alessandra Fontanesi, Da Reggio Emilia ad Auschwitz. La deportazione degli ebrei reggiani (PDF), in "Per le recenti disposizioni sulla razza": Storia di Ferruccio Pardo e di altri reggiani ebrei, Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di RE, 2009, pp. 45-46.
Antonio Zambonelli, Ebrei reggiani tra leggi razziali e Shoah (1938-1945), in Ricerche Storiche, n. 91/92, Istituto per la Storia della Resistenza e della Guerra di Liberazione in Provincia di Reggio Emilia, dicembre 2001.