Il territorio comunale di Baiso è situato nel medio Appennino reggiano, grossomodo a cavallo delle vallate del Tresinaro a nord-ovest e del Secchia a sud est. Confina a nord con Viano, ad est con Castellarano e con il comune modenesePrignano sulla Secchia, a sud con Toano e ad ovest con Carpineti. Le principali frazioni sono Debbia, Levizzano, San Cassiano, San Romano e Visignolo.
Il capoluogo comunale Baiso è situato su un crinale a cavallo delle valli del Tresinaro e del torrente Lucenta e dista 33 km a sud dal capoluogo provinciale Reggio Emilia.
Risale al 954 la prima menzione di Bagisium e la troviamo nella «Vita Mathildis» di Donizone quando parla dell'assedio di Canossa. In quegli anni la storia di Baiso è legata alla famiglia Baisi che prese appunto il nome dalla località. I componenti di tale famiglia furono spesso al seguito della contessa Matilde di Canossa e nelle contese si schierarono sempre dalla parte della Chiesa, ottenendo dai vescovi di Reggio in feudo tutto il territorio della Pieve di Baiso, espandendosi poi nel 1144 anche verso l'abbazia di Marola, ed occupando terre a destra e a sinistra del Secchia. L'unità del feudo si spezzò e nel 1174 i Baisi perdettero la giurisdizione delle terre d'oltre Secchia. Al feudo rimasero le ville di Baiso, San Romano, Lorano Maiatica e Canicchia. Nel 1256 Baiso passò completamente sotto i Fogliani e nel 1315 risultava come comune iscritto nel Libro dei fuochi e contava 37 famiglie proprietarie ed altre 46 residenti. Il castello fu al centro di varie contese, perso e ripreso dai Fogliani, dai Baisi e dai reggiani, ma alla fine prevalsero i Fogliani che lo tennero sino al 1472, anno in cui la famiglia perse tutti i suoi beni in montagna. Subentrarono gli Estensi fino al 1553. Dopo alterne vicende, nel 1641 ne furono investiti i Levizzani, titolari anche del feudo di Levizzano. Caduti i feudi, nel 1796, Baiso fu comune fino al 1807 quando divenne frazione di Carpineti. Ritrovò nuova autonomia col decreto Farini che nel 1859, alla vigilia della nascita del Regno d'Italia, ripristinò l'antico comune.
Negli anni del boom economico, come gli altri comuni dell'Appennino reggiano, Baiso fu interessato da un'intesa emigrazione verso le città della pianura come Reggio Emilia, Modena e Milano. A partire dagli anni sessanta iniziarono a sorgere nel fondovalle del Secchia alcune aree industriali che convertirono parzialmente il tessuto economico locale, tradizionalmente basato sull'agricoltura e l'allevamento.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone sono sttai concessi con D.P.R. 23 settembre 1970.[5]
«D'argento, al maniero di rosso torricellato di un pezzo, sinistrato di ruderi di un castello dello stesso, posto nel punto destro dell'onore e fondato su una montagna al naturale, sul fianco sinistro dello stesso in corrispondenza del punto d'onore, un gruppo di case fondate anch'esse su una montagna al naturale e nel fianco destro, in corrispondenza dell'ombilico, una chiesa sostenente un campanile, tegolata di rosso, alla strada in banda movente dalla chiesa stessa verso la punta dello scudo. Ornamenti esteriori da Comune.»
È raffigurata una veduta naturalistica del paese, disposto sui calanchi scoscesi, con la pieve e il castello ricostruito sui ruderi di quello risalente all'epoca di Matilde di Canossa.
Il gonfalone è un drappo troncato di rosso e di bianco.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture militari
Castello di Baiso
Architetture religiose
Chiesa di San Lorenzo
Chiesa di Santa Maria Assunta, situata nella frazione di Visignolo.
Chiesa dei Santi Quirico e Giuditta, situata nella frazione di San Romano.
Al 31 dicembre 2019 gli stranieri residenti nel comune sono 327, ovvero il 10,1% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[7]: