Mori (Italia)
Mori (Móri in dialetto trentino) è un comune italiano di 10 211 abitanti della provincia di Trento. Geografia fisicaTerritorioIl comune di Mori occupa la parte meridionale della Vallagarina, l'ultimo tratto fra le montagne della valle percorsa dal fiume Adige prima del suo ingresso in pianura Padana poco a nord di Verona. Si trova immediatamente a sud-ovest di Rovereto (7 km) e a una decina ad est del lago di Garda. A 30 km circa più a nord si trova Trento, il capoluogo di provincia. IdrografiaIl corso d'acqua di maggiore rilievo del comune di Mori è il fiume Adige. Esso scorre da nord a sud lungo il confine est del comune. Il rio che caratterizza la pianura di Mori è il Rio Cameras. Nasce dal lago di Loppio e si immette nel lato destro del fiume Adige. Il Rio Cameras nel tempo è stato pesantemente artificializzato contenendolo entro argini di cemento armato, tanto da renderlo per gran parte del suo percorso un canale a cielo aperto. Nel tratto che attraversa l'abitato, in corrispondenza della piazza Cal di ponte, e nell'adiacente piazza Malfatti esso risulta tombato. All’interno del comune di Mori è il lago di Loppio, caratterizzato dalla presenza dall'isola di San Andrea, sede di antichi insediamenti. Il lago, in quanto tale è molto compromesso, esso è ridotto da molti decenni a zona umida, in quanto con la realizzazione della galleria Adige-Garda, che scorre sotto il lago, si provvide al suo svuotamento realizzando dei camini di scolo. Da anni si discute circa un suo recupero. Origini del nomeIl nome viene tradizionalmente associato ai "mori" (dal latino morus alba, pianta produttrice di more), cioè al gelso. Intenso è stato l'allevamento dei bachi da seta fin dal XV secolo, alimentati appunto con le foglie dei gelsi. Storia del nomeIn un placito del 26 febbraio dell'845 tenuto a Trento, in cui si discuteva una causa tra Andelbergo, abate del monastero di Santa Maria in Organo di Verona, e alcuni uomini di Tierno, Avio, Mori e Castione per alcune prestazioni di servitù, compare per la prima volta il nome di Mori (Murius). In altri documenti poi del 1180, 1220 e 1234 e posteriori appaiono anche nuove forme: de Murio, Morio, Moriensis, Muriensis. Questo sembrerebbe smentire la tradizionale associazione del nome Mori con il termine latino "morus alba" (pianta produttrice di more) cioè al famoso gelso, del quale nella Vallagarina fu iniziata la coltura solo al principio del Quattrocento. Altra opinione verosimile è che il nome sia stato ispirato dalla terra spesso scura, talvolta nera (famosa è la località di Terra Nera). Paolo Orsi, l'unico studioso di toponomastica che ha tentato di studiare il nome ci ha dato una sua ipotesi, che il nome derivasse da Vicus Murius, per Murianus, dal gentilizio Murius, un nome romano che ci richiama a una gens Muria. L'interpretazione ci offre notevoli difficoltà. Lo storico locale Luigi Dal Rì pensava a un'origine molto antica del nome Mori, a un periodo prelatino-retico, probabilmente come altri paesi (Peri, Nomi). Con l'avvento dei romani i reti e i paesi retici sarebbero stati distrutti, solo alcune zone remote o lontane ai maggiori punti d'interesse, come ad esempio parti del territorio moriano sarebbero state risparmiate. Le prove le troviamo nella toponomastica locale dove abbiamo numerosi termini prelatini come Pipel e Perghem, situati infatti nella zona di più antico insediamento del paese, quella di Mori Vecchio. Per l'origine del nome Mori secondo Dalrì allora non è da escludere il prelatino Mur o altri termini di un antico tedesco come Muhre o Mos che starebbero a indicare una zona dai terreni acquitrinosi. StoriaMori seguì nei secoli le vicende di Trento, facendo parte prima del Ducato di Trento, poi del Principato vescovile di Trento, nella Contea del Tirolo, seguendo le sorti di questo sotto il dominio del principe vescovo di Trento prima, poi dei napoleonici, poi dell'impero d'Austria sino al passaggio al Regno d'Italia nel 1919, con il trattato di Saint-Germain. Età modernaNei secoli XV e XVI in cui la parte meridionale del territorio trentino fu più volte sotto l'attacco espansionistico della Serenissima Repubblica di Venezia, Mori (sulla sponda destra dell'Adige) non fu mai dominio veneziano, al contrario della vicina Rovereto (sulla sponda sinistra dell'Adige) per lunghi periodi dominio veneziano, con una propria forma di governo locale sotto il dominio del principe vescovo, detta "dei quattro vicariati" che raggruppavano il territorio vescovile in destra Adige a sud di Trento. Età contemporaneaNella prima metà dell'Ottocento l'economia moriana si basa sulle attività di trattura e filatura della seta. Le filande Salvotti, Lupatini, Grigolli, Salvadori e Lutteri più i due filatoi lungo il Cameras rappresentano l'unica fonte di occupazione dell'età preindustriale. Le malattie del baco da seta fanno però sprofondare l'attività in una crisi solo in parte lenita dal sorgere di una fabbrica di carta a mano, una pelletteria e una segheria. La coltivazione della vite prende sempre più piede con i filari di Negrara e Marzemino. Le condizioni sociali sono tuttavia aggravate da un'epidemia di colera, dalle malattie della vite e dall'inondazione provocata dal Cameras nel 1868. La fine del secolo coincide con una decisa ripresa economica che va di pari passo con una sempre più diffusa istruzione popolare. Parte della popolazione moriana trova occupazione in alcune fabbriche roveretane, dove vige l'oculata amministrazione del barone Malfatti. La vera industrializzazione resta solamente un miraggio, in quanto i pochi capitali presenti vengono investiti in proprietà terriera, scansando così il rischio del nuovo e dell'avventura, come osservò il de Cristiani nel 1766 "la diffidenza porta ad un ritardo dello sviluppo”. Alla vigilia della prima guerra mondiale 8 cantine della borgata esportano vini pregiati in Austria-Ungheria (per oltre 60000 ettolitri), ma solo la cantina Grisi è attrezzata su base industriale. La coltura della vite dà un impiego a tempo parziale per 200 operai, mentre il tabacco (da poco tempo affacciatosi sul panorama agricolo trentino) richiede il lavoro di 150 persone per 5 mesi. Una cinquantina di persone lavora nelle segherie, falegnamerie, concerie e piccole industrie alimentari. Una scuola con cinque classi più una classe serale è già presente a Mori, insieme ad un teatro all'aperto. Dopo la prima guerra mondiale molte persone sono costrette a sopravvivere con il "sussidio profughi”, che verrà presto sospeso. Nel 1921 la S.C.A.C, che fabbrica manufatti in cemento, apre a Mori Stazione, dando così occupazione a numerosi moriani. La situazione economica è messa a dura prova dal cambio delle corone in lire, che fa registrare una perdita del 40%, costringendo così 5/6 famiglie l'anno ad emigrare all'estero in cerca di fortuna. Nel 1928 il regime fascista decreta l'accorpamento di Mori e San Felice, ampliando la superficie comunale fino a 19,94 km². SimboliLo stemma era stato riconosciuto con DCG del 17 dicembre 1936[4] e successivamente approvato con D.G.P. del 13 dicembre 1988, n. 16237.[5]
«Drappo rettangolare del rapporto di 5/8 costituito da due teli verdi al bilico ed al battente e da uno bianco centrale, interzati in fascia, caricato al centro dello stemma comunale munito dei suoi ornamenti. Il tutto bordato e frangiato d'argento. Monumenti e luoghi d'interesseArchitetture religiose
Architetture civiliA Mori è presente il palazzo Salvotti, che si affaccia sulla piazza della frazione di Mori vecchio e che fronteggia la chiesa di Santa Maria a Bindis. Architetture militariNella frazione di Pannone, situata a 760 m s.l.m., in val di Gresta, sorgono, in posizione dominante su di un dosso, i ruderi del castello medievale di Castelgresta, un tempo di proprietà della nobile famiglia dei Castelbarco. Fra i luoghi notevoli rientrano ormai anche i luoghi della Grande Guerra (1914-1918), alcuni recuperati e valorizzati da varie associazioni per il centenario. Si tratta di fortificazioni e postazioni costruiti prima o durante il periodo bellico sul territorio comunale che ha visto il paese di Mori proprio sulla linea del fronte. Da una parte sono stati valorizzati dai volontari della ‘Schützekompanie Destra Ades’ i siti lasciati dall'esercito austro-ungarico come quello nella località Asmara sopra la frazione di Ravazzone o il caposaldo sul Monte Nagià Grom, a sudovest della frazione di Manzano, reso nuovamente percorribile e curato dalla Sezione ANA di Mori. Dall'altra parte sono stati recuperati le postazioni italiani sul Monte Giovo ed est della frazione di Besagno e sul Dos del Gal vicino alla località Talpino. AltroDi rilevante interesse è un edificio di archeologia industriale, dove nel tempo si sono succedute INA Industria Nazionale Alluminio, Montecatini, Alumetal, Alluminio-Italia. Le attività sono ormai cessate dal 1982, e da allora non si è riusciti a trovare una nuova destinazione. Si sono succeduti due progetti di riconversione senza approdare ad una soluzione. L'ultimo prevedeva di realizzare un polo del gusto, una vetrina dei prodotti italiani sulla via che porta al Brennero. Siti archeologiciLuoghi di ritrovamenti archeologici sono: la grotta del Colombo sita nei pressi della frazione di Sano e l'isola di San Andrea sul lago di Loppio. Il palazzo Salvotti che si affaccia sulla piazza della frazione di Mori vecchio e che fronteggia la chiesa di Santa Maria a Bindis. Il paese è teatro di varie manifestazioni, le più importanti delle quali sono il "Carnevale", la "Festa di Primavera" e soprattutto la "Ganzega d'Autunno", che si svolge il primo fine settimana di ottobre. Il Carnevale di Mori si caratterizza per essere il più lungo del Trentino. Ben otto manifestazioni sono organizzate dalle singole frazioni e si susseguono nei fine settimana per circa un mese. CulturaIstruzioneScuoleLa scuola media è intitolata a Bartolomeo Malfatti. EventiLa Ganzega d'AutunnoA cavallo degli anni 1880-1930, nel pieno dell'ondata di miseria che colpì l'Italia, molte famiglie furono costrette ad abbandonare il loro paese per recarsi in America in cerca di fortuna. La forza lavoro era stata falcidiata: la prima guerra mondiale aveva sottratto dalla terra molti giovani braccianti e lasciato grandi vuoti tra le genti rurali. Con il ritorno in patria i profughi si trovarono di fronte a scenari di paesi completamente distrutti, e tessuti sociali da ricostruire. Le giornate della Ganzega d'Autunno si pongono come obiettivo quello di riportare lo spirito della vita trentina, la voglia di fare festa che nasceva quando, alla fine del raccolto, la gente si ritrovava insieme per festeggiare: per far "ganzega".[6] La festa di San Giuseppe e la grostoladaLa grostolada di S.Giuseppe è la più grande distribuzione gratuita di grostoi, i dolci tipici del carnevale e della primavera. Questa distribuzione è un elemento significativo della festa che trae origine dall'antica venerazione della popolazione di Mori per la Madonna e San Giuseppe, a cui è dedicato il Santuario che si trova a Montalbano. Inoltre si origina dalla tradizione di festeggiare con il giorno di San Giuseppe l'arrivo della primavera, con il caratteristico marendot (merenda), a base di radicchio, uova sode e grostoi, consumato insieme sugli spazi e sui massi. Montalbano risulta essere il luogo più ricco di riferimenti per la gente di Mori, quali il santuario con il suo romitorio e l'enorme orologio, i ruderi del castello, gli spazi per lo svago e l'attività sportiva, la via attrezzata, gli enormi massi di frana e uno scorcio della borgata e della vallata. La festa di SanoOgni anno nella frazione di Sano viene allestita una festa che si svolge durante le ultime giornate di luglio. Geografia antropicaFrazioni
Besagno, (390 m s.l.m.) è frazione di circa 500 abitanti posta a sud di Mori sulle prime pendici N/E del Monte Baldo. E' composta da tre agglomerati: Paìs, Visnà e Lughel (dal latino locus). Visnà è quasi una frazione a sé stante, si trova a nord della chiesa e segue in costa la montagna fino al nucleo più vecchio di case, che si raggruppano attorno ad una fonte. Paìs è la parte più grande di Besagno, si estende dalla chiesa fino alla località "Màsere", a Paìs si trovano la piazza principale con l'affresco della crocefissione e una fontana. Partendo dalla piazza e prendendo la vecchia strada per Brentonico, oltre la casa sociale la strada provinciale passa a fianco ad un nucleo di case visibilmente più vecchie di quelle attorno; questo è l'agglomerato chiamato Lughel.[7] Prima dell'edificazione massiccia della zona iniziata negli anni '80, Lughel era un agglomerato ben distinto da Paìs e Visnà, costituito da un piccolo gruppo di case attorno ad una fonte; ora Lughel e Paìs sono praticamente attaccati e Visnà conta svariate decine di famiglie. La differenza è ben visibile nell'ortofoto del 1974[8] della provincia autonoma di Trento. Già accampamento di origini romane, oltre alla chiesa dedicata alla Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio vi si trova un affresco di scuola veneziana del 1406 sulla facciata di casa Girardelli in piazza Castelbarco, a ricordo dell'accordo stipulato tra Venezia, Gonzaga e Castelbarco. Sul territorio circostante predomina la coltivazione della vite con varietà pregiate destinate per lo più alla spumantizzazione, e del castagno, un tempo fonte di sussistenza primaria. Di interesse storico sono due iscrizioni lapidee di epoca altomedievale (VI-VII secolo d.C.) collocate nella chiesa parrocchiale; sono considerate tra le prime testimonianze scritte della presenza del culto cristiano nel basso Trentino. Una è la dedicazione a San Zeno del primo luogo di culto, sull'area dell'attuale chiesa, fatta dal presbìtero "Ioh" [annes] ; l'altra, dal testo incompiuto, è la pietra tombale dello stesso presbìtero, nella quale è ricordato come "aedificator tituli". Prima linea durante la Grande Guerra, conserva ancora notevoli resti degli insediamenti dell'esercito italiano nella zona di Polìne e sul Monte Giovo e resti di trincee che si estendono lungo le pendici che da est (Val D'Adige) corrono verso ovest (Monte Giovo). Originaria di Besagno è Maria Abriani, l'eroina di Ala, patriota italiana medaglia d'argento al valor militare alla quale il paese gli ha dedicato una via. Loppio è la frazione più occidentale del comune di Mori, e confina con i comuni di Nago-Torbole e Ronzo-Chienis. Sul suo territorio si trovano palazzo Castelbarco, di proprietà della famiglia dei Castelbarco e la vicina chiesa del Nome di Maria È una frazione di circa 90 abitanti.
Frazione situata a est di Mori. Deve il suo nome alla presenza in passato di mulini azionati dall'energia idraulica del Rio Cameras. È sovrastata da montagne e su un promontorio sorge la chiesa di Monte Albano dove ogni anno nel periodo invernale e primaverile si organizzano feste aperte alla comunità. Oltre a queste feste è un luogo frequentato da molti turisti e amanti delle arrampicate perché sulle pareti rocciose della montagna si trova una ferrata[9]. Le case, quasi tutte ristrutturate, conservano tracce del passato attraverso le facciate delle abitazioni con pitture cromate a testimonianza della vita passata. Molina con la frazione Seghe è stata un comune autonomo, retta da una propria regola, fino al 1810.[10]
Mori Vecchio è una frazione situata ad ovest di Mori, lungo la valle del Rio Cameras. Confina verso est con la frazione del comune di Mori: Mori "centro", a sud con la frazione di Sano ed a ovest con la frazione di Loppio. Nella piazza vi si trova Palazzo Salvotti, il 21 marzo 2004 alla morte della baronessa Anna Maria Salvotti divenne proprietà dell'UNICEF ed in seguito acquisito dal comune di Mori. Sul portale del palazzo sovrasta lo stemma di famiglia con inciso il motto "Rumpor non flector". In via Fabio Filzi si trova Villa Annamaria Salvotti, anche questa acquisita dall'UNICEF dal comune di Mori. È una frazione di circa 100 abitanti. Pannone (760 m s.l.m.) è una frazione di 229 abitanti situata al margine nord di un terrazzamento naturale che nel versante sud termina con un dosso dal quale svettano i ruderi del Castel Gresta, una volta di proprietà della famiglia dei Castelbarco. Fino agli anni sessanta Pannone era sede del comune della Val di Gresta, poi entrò a far parte del comune di Mori. Ravazzone è la frazione posta più a nord e ad oriente del comune, la più vicina all'Adige. L'abitato era ed è allungato sulla via principale che anticamente portava dal lago di Garda alla destra Adige ed all'altro porto di Borgo Sacco. In seguito questa è divenuta una via secondaria che unisce la strada statale 220 alla strada provinciale 90. La zona di Ravazzone rappresentava un importante guado sul fiume, e ospitò già fin dal XIII secolo[11] un piccolo "porto" fluviale, prima che il paese venisse riedificato a una certa distanza dal fiume per evitare le inondazioni. Il guado rappresentò pertanto ambito feudo nel Medioevo. Il paese assumeva allora le caratteristiche di un piccolo centro commerciale, soprattutto di transito e di piccola frontiera sia di Mori che, in epoca più recente, dei Quattro Vicariati (Ala, Avio, Brentonico e Mori). Nel 1438 Erasmo Gattamelata tentò di vincere l'assedio di Brescia trasportando con l'aiuto dell'ingegnere dalmata Sorbolo a Ravazzone le barche di rifornimenti per poi trasportarle poi via terra attraverso il solco di Loppio, al Lago di Garda[12][13]. Un ponte di barche fu edificato durante la guerra della Quinta coalizione per ordine di Eugenio di Beauharnais il 22 aprile 1809.[14] Fu fatto distruggere qualche giorno più tardi il 25 aprile[15] dal generale Achille Fontanelli.[16] Nonostante la posizione strategica un vero ponte non vi fu mai costruito fino alla seconda metà dell'Ottocento.
Sano è isolata su di un poggio a 260 metri s.l.m. alla destra del rio Cameras, ad occidente del monte Giovo e sovrastata da Castione di Brentonico; è una piccola frazione situata a sud ovest di Mori. Conta non più di 200 abitanti e una quarantina di case. Il centro della frazione è una piazza dove è presente la chiesa, dedicata a Sant'Antonio, e un parco giochi con campo da calcio. A lato del parco scorre il Rì, un torrente che poi si unisce al rio Cameras che attraversa Mori. La strada che porta a Sano funge anche da pista ciclabile, che si collega poi alla ciclabile per Loppio-Torbole. Questa strada porta anche alla Grotta del Colombo, una grotta risalente all'età della pietra. Inizialmente vi era presente anche una scuola.
Tierno (214 m s.l.m.) è una frazione di circa 1 700 abitanti, posta a sud di Mori ai piedi del Monte Baldo. Sono presenti i resti del castello "Castel Palt" che è situato in località Coste di Tierno; confina con il comune di Brentonico in località Talpina e con la frazione di Besagno in corrispondenza dei declivi delle Coste di Tierno. Tierno è noto per il suo carnevale. La frazione di Valle San Felice conta circa 250 abitanti. Varano (860 m s.l.m.) è una frazione che conta attualmente 42 abitanti situata in Val di Gresta. Nel 1236 è documentato Varanum. Secondo l'Orsi è, un nome prediale: «Varianum», della famiglia «Varia» (o «Veria»). Varagna, Varano, Varignano di Arco, Varano di Tenno, Varena di Cavalese, Varenna a Como, Varana a Verona, Varese, Vara e Varia forse sono parole liguri indicanti corso d'acqua. (Testo tratto da Mori di L.Dalrì, La Grafica, 1987) L'insediamento di Varano, la più piccola frazione in Val di Gresta, è sempre stato nelle vicende della storia locale un centro di modeste proporzioni, ma che ha saputo costruirsi una sua specifica identità. In una prima e sommaria ricerca sono state individuate alcune date storiche interessanti:
Infrastrutture e trasportiL'arteria più importante che lambisce il comune di Mori è l'Autostrada A22 del Brennero, con il casello di Rovereto sud-Lago di Garda nord non molto distante, che lo collega a nord con Trento e a sud con Verona. Altra strada di interesse è la strada statale 240 di Loppio e di Val di Ledro, che collega la Vallagarina con le Giudicarie passando a nord del Lago di Garda. SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[17] Etnie e minoranze straniereAl 31 dicembre 2023 la popolazione straniera era pari a 887 persone, corrispondenti all'8,53% dei residenti.[18] Istituzioni, enti e associazioniIl comune di Mori si distingue per il numero elevato di associazioni presenti (circa una novantina). Il Gruppo Alpini Remo Rizzardi ha lo scopo di tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini, favorire i rapporti con i Reparti e con gli alpini in armi. Promuovere e favorire lo studio dei problemi della montagna. Dal 1942 è attiva una sezione locale della Società Alpinisti Tridentini (S.A.T.).[19] Dagli anni sessanta è attivo il Gruppo Loppienis. L'associazione ha allestito delle sale museali dove è esposto un plastico del Lago di Loppio, oltre a materiale per attività di laboratorio e di conoscenza del territorio nei suoi aspetti naturali ed antropici. Dal 2005 è attivo il Gruppo ALBORA, organizzazione con sede a Mori, composta da più di 80 volontari attivi, che svolge le sue attività formative e per la giustizia sociale in Trentino e nell'alta Italia. La Schützenkompanie Destra Ades, rifondata nel 2012, segue le tradizioni degli Schützen del Tirolo. EconomiaPer quanto riguarda l'artigianato, è da segnalare la produzione di mobili e di oggetti in legno, impreziositi da decorazioni artistiche raffiguranti temi tipici locali.[20] AmministrazionePodestàGiambattista Benedetti nominato da Napoleone podestà del comune di Mori il 18 agosto 1810. Sindaci (dal dopoguerra)Luigi Giuliani fu il primo sindaco del dopoguerra espresso da libere elezioni.
Altre informazioni amministrativeLa circoscrizione territoriale ha subito le seguenti modifiche:
SportLa squadra locale di calcio è l'Associazione Sportiva Dilettantistica Mori Santo Stefano, la cui prima squadra ha giocato in Serie D Girone C nella stagione 2014-2015 e giocherà in quella 2023-2024. La squadra cittadina di hockey su prato, l'UHC Adige ha ottenuto risultati anche a livello nazionale. Inoltre gioca a Mori anche la Handball Mori (precedentemente A.S.D. Pallamano Rovereto Vallagarina) che da anni svolge attività agonistica nel campo dell'handball sia maschile che femminile. Dal 1969 esiste a Mori un'associazione damistica denominata ASD Dama Mori che nel corso degli anni ha organizzato molti tornei di dama anche a livello internazionale. Tra tutti si possono ricordare i Campionati Mondiali Juniores del 1987 e le Olimpiadi della Dama del 1992. Nel 1976 la locale sezione della S.A.T. ha realizzato una via ferrata, la via attrezzata Monte Albano, dedicata successivamente ad Ottorino Marangoni. La via è percorribile da alpinisti adeguatamente attrezzati.[19] Nel 1902 viene fondata la Società Ciclistica Mori, che promuove lo sviluppo e la conoscenza del mondo del ciclismo a livello giovanile. Nel 2010 viene inaugurato il nuovo Velodromo di Mori, che consente il ritorno a Mori dell'attività su pista. Nel 2010 si sono svolte cinque gare regionali e, come ciliegina sulla torta, il campionato italiano giovanile ed assoluto. Note
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