Mondovì
Mondovì (Ël Mondvì [əlmʊn'dwi] in piemontese; Ër Mondvì in dialetto monregalese;[5] Regalis in Pedemonte o Mons Vici in latino) è un comune italiano di 22 136 abitanti della provincia di Cuneo in Piemonte. Geografia fisicaTerritorioÈ situata tra montagna, collina e pianura: questa è a nord, verso Torino, distante circa 90 km; la parte posta su un colle, a est guarda verso le Langhe; verso sud e ovest guarda verso le Alpi. Mondovì è a 63 km da Savona e dalla Riviera ligure: la separano le Alpi Liguri dove vi sono alcune stazioni turistiche (Lurisia, Frabosa, Artesina, Saint Gréé, Prato Nevoso, San Giacomo di Roburent, Serra di Pamparato, Garessio 2000). È su più livelli: il rione Piazza, posto sulla collina (560 m s.l.m.) denominata del Monte Regale (da cui il nome dei suoi abitanti), è il nucleo originario; i rioni di Breo, Pian della Valle, Carassone, Borgato e Rinchiuso sono collocati in basso, lungo il torrente Ellero (affluente del Tanaro), ebbero il loro massimo sviluppo tra '700 e '800, con la nascita di attività manifatturiere, di fabbriche e con l'arrivo della ferrovia; il rione Altipiano è la zona residenziale più abitata e moderna. ClimaDal 1984 è presente nella città la stazione meteorologica di Mondovì, collocata alla sommità della Torre Bressani nei Giardini del Belvedere (Parco del Tempo); mentre anni addietro era in funzione a Mondovì la stazione del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare che venne dismessa nel 1962. Origini del nomeIl nome del comune deriva della parole latine Mons (monte) e vicus (strada, villaggio), da cui derivano le attestazioni Mons de Vicis, Mons de Vico e Mons Vici da cui la derivazione "Mondovì".[6] Invece altre attestazioni indicano l'origine del nome dal piemontese Mont ëd Vì (Monte di Vico), derivante dalla posizione della cittadella, posta al di sopra della città di Vicoforte. Gli abitanti, invece, prendono il nome di "monregalesi", che deriva da Mons Regalis ovvero il nome con cui era nominata prima la città.[6] Mondovì in epoca medievale era denominata Mons o Mons Regalis, talvolta, anche se raramente, definita villa[7]; il nome "Mondovì" risulta invece attestato nelle fonti a partire dal 1500.[8] StoriaAntichitàLa zona fu abitata dall’uomo fin dall’Età del Bronzo. Rientrante nel territorio dei Liguri Bagienni durante l’antichità, fu successivamente occupata dai romani che nel II sec. a.C. costruiscono una grande città nelle sue vicinanze: Augusta Bagiennorum (attuale Bene Vagienna).[9] Antichi insediamenti romani sono stati rinvenuti in località Breolungi che, in epoca successiva, costituì un importante avamposto bizantino, di fronte all'avanzata dei Longobardi, similmente a Morotia (Morozzo) e al Mons Fortis (Monforte). Non a caso, per più di 60 anni, il limes tra Longobardi e Bizantini, che mantenevano faticosamente il controllo dell'antica provincia della Liguria, fu costituito dai fiumi Stura e Tanaro: confine che tale rimase, per secoli, a delimitare la Longobardia Occidentale (poi Piemonte) dalla Liguria.[10] Medioevo ed epoca modernaNei pressi di Mondovì esistette tra il IX e XI secolo il comitato di Bredolo, oggi Breolungi, frazione di Mondovì. L'insediamento risulta esistente nel 1198, venendo attestato per la prima volta in tale documento come Cuneo. Tale insediamento, che prese fino al '500 il nome di Mons Regalis[8], nacque come aggregazione di alcuni abitanti di Carassone (nei pressi di Bastia, oggi indicante un altro luogo, un quartiere di Mondovì), Vasco e soprattutto Vico, numericamente superiori e definiti homines, e dunque non sottoposti ad alcun dominus loci. L'indipendenza della cittadina fu breve, poiché il vescovo di Asti, unitosi al marchese di Ceva Guglielmo I, riuscì, nel 1200, a espugnarla e, nel 1231, a distruggerla. La città risorse nel 1232; formando una lega con i comuni di Milano, Cuneo e Savigliano, resistette a un nuovo attacco degli astigiani. Mondovì divenne per un certo periodo una sorta di cripto-signoria di Bressano negli anni '40 del '200, inserendosi in quei numerosi ma primi e spesso inconcludenti tentativi da parte di alcuni signori di creare un dominio su un Comune (come tentarono in questa altezza cronologica su più Comuni Oberto II Pallavicino ed Ezzelino III da Romano, entrambi filo-imperiali). Poco dopo la cacciata di Bressano, Mondovì fu occupata nel 1260 da Carlo I d'Angiò divenendone signore, che aveva esteso i suoi domini in gran parte del Piemonte. Fu allora che apparve, per la prima volta nella storia, il nome di Piemonte, ad indicare i domini angioini situati ai piedi dei monti, per chi giungeva da Provenza o Lombardia. Nel 1274 ritornò sotto la sudditanza dei vescovi di Asti. Nel 1290, dietro pagamento in denaro, ottenne il riconoscimento dell'autonomia comunale. Gli ampi diritti e privilegi sovrani ottenuti dalla città diedero origine al nome con cui essa fu chiamata per tutto il Medioevo, Mons Regalis. Nel 1305 iniziò la seconda dominazione angioina, cui succedettero i Visconti, i marchesi del Monferrato, gli Acaja e, dal 1418, i Savoia. Da quel giorno Mondovì crebbe fino a divenire, nel '500, la città più popolosa del Piemonte: vi fu pubblicato il primo libro stampato in Piemonte (1472) e fu sede dell'Università piemontese, dal 1560 al 1566. Una data importante per Mondovì è l'8 giugno 1388, quando papa Urbano VI, con la bolla Salvator Noster, vergata a Perugia, a seguito di una petizione, presentata dal marchese Teodoro II del Monferrato, costituì la diocesi del Monte Regale. Ciò avvenne durante lo Scisma d'Occidente e la promozione di Mondovì a sede vescovile fu, probabilmente, concessa per la fedeltà dimostrata da Mondovì al legittimo papa di Roma, mentre la diocesi madre di Asti era passata all'obbedienza dell'antipapa francese. Tuttavia il vescovo di Asti conservò, per alcuni secoli, il diritto di elezione del vescovo di Mondovì. Comunque il vasto territorio tra Stura, Tanaro, Alpi Liguri e Marittime, già appartenuto all'antica diocesi e contea di Auriate (probabilmente distrutta dai Saraceni), fu scorporato dal vescovado di Asti e acquisì una propria importante identità. Ovviamente la nuova diocesi era suffraganea dell'arcidiocesi di Milano e il nuovo vescovo ottenne il titolo feudale di conte, ormai soltanto onorifico. La chiesa di San Donato martire, antica parrocchia e pieve del terziere più popoloso, quello di Vico, situata nella parte più alta del Quartiere Piazza, fu eretta a cattedrale. La diocesi giunse alla sua completa estensione geografica tra Stura, Tanaro, Alpi Marittime e Liguri con la bolla di papa Eugenio IV, nel 1440 (Cuneo, con l'antica abbazia benedettina di San Dalmazzo presso il Borgo di Pedona, era già stata aggregata definitivamente a Mondovì 2 anni prima, il 29 novembre 1438, sempre per decisione di papa Eugenio IV) e con la bolla di papa Pio II nel 1461. Nel 1537 Mondovì fu occupata dai Francesi; con alterne vicende rimase nelle loro mani fino al 1559. Nel 1560 Emanuele Filiberto restaurò il dominio sabaudo sui territori monregalesi. Un ruolo centrale nella storia di Mondovì spetta alle rivolte contro i duchi sabaudi, note come "le guerre del sale", che si susseguirono tra il 1680 e il 1699. Si trattò di 3 insurrezioni consecutive, ispirate da iniziativa popolare, allo scopo di difendere le antiche autonomie e franchigie comunali, negate dal duca sabaudo, teso a forgiare uno Stato centrale di stampo assolutistico sull'esempio della Francia di Luigi XIV. Mondovì si "era data ai Savoia", non era stato conquistata: nell'atto di donazione venivano riconosciuti i suoi "liberi statuti", ora negati dal duca. Gli iniziali successi furono compromessi dalla nobiltà che, di fronte alla reazione del potere centrale, finì per assoggettarsi alla volontà dei Savoia. Paesi come Vico, poi Vicoforte dal 1862, Montaldo, Monastero Vasco, Briaglia e le Frabose (dove maggiormente si concentrava la resistenza alle truppe sabaude, messe in difficoltà da un'autentica guerriglia favorita dai luoghi impervi) furono devastati e le popolazioni deportate nelle pianure vercellesi al di là del Po, con divieto di far ritorno alle proprie case. Proprio in seguito a questi eventi, Mondovì che, fino ad allora, era stato uno dei comuni più popolosi, ricchi e vasti del Piemonte (comune esteso tra Alpi Liguri, Brobbio, Pesio, Tanaro), vide il suo territorio smembrato in vari comuni e precipitò in una grave crisi economica, protrattasi nei secoli successivi. Epoca napoleonicaMondovì fu occupata, nel 1796, dalle truppe di Napoleone Bonaparte. Nei pressi di Mondovì, più precisamente a Cassanio, avvenne anche l'unica battaglia vinta dalle truppe piemontesi, durante la campagna d'Italia del 1796. Venne combattuta tra un gruppo di dragoni piemontesi sbandati, circa 300, e una compagnia di cavalleria francese, comandata del generale di divisione Henri Stengel. Le truppe sabaude colsero di sorpresa, con alcune cariche di cavalleria, i francesi che, credendo di trovarsi davanti l'intera cavalleria piemontese, si dispersero, subendo gravi perdite; lo stesso Stengel venne ferito gravemente e trasportato nella cappella di San Paolo (località Bertoni). Morì nell'ospedale di Carassone, sette giorni dopo, pronunciando le parole "Le roi me connaît", interpretata come una conversione al cattolicesimo, e venne seppellito nella chiesa di San Giovanni in Lupazzanio, a Carassone. Tuttavia la tomba fu smantellata, durante la successiva ristrutturazione della chiesa, nella prima metà dell'800. Il Monregalese venne devastato dalla riconquista del 1799, allorché le truppe austro-russe invasero il Piemonte; si combatté casa per casa, porta per porta; tornò a Napoleone, poi entrò a far parte dell'impero francese (dipartimento della Stura), dopo la decisiva battaglia di Marengo (1800); venne infine restituito ai Savoia nel 1814. Seconda guerra mondialeNel periodo della RSI a Mondovì si stabilì il comando della IV divisione panzer tedesca e un manipolo di SS con a capo il comandante Theo-Helmut Lieb che si insediò nella cittadella; questi impose il divieto di tenere le mani in tasca, quello di passeggiare in strada (solo sui marciapiedi si poteva), e il divieto di circolare in gruppi di più di 4 persone. Della sua presenza furono molti i ricordi, una volta per procacciarsi i viveri i partigiani entrarono armati in città, e i cittadini uscirono festanti ad accoglierli con il tricolore. Lieb ordinò un rastrellamento dove fece 2000 prigionieri che mandò a piedi per 25 km fino a Cuneo per essere deportati in Germania; grazie all'intercessione del vescovo Sebastiano Briacca e del comandante dei carabinieri così non fu, anche se 40 ragazzi furono obbligati a entrare a far parte dell'Esercito Nazionale Repubblicano[11]. Il controllo delle operazioni anti-partigiane venne affidato al tenente dei cacciatori degli Appennini, Alberto Farina, catturato a Ceva, il 26 aprile 1945 dai partigiani e fucilato, assieme alla fidanzata (ausiliaria RSI) e ad altri fascisti locali, il 30 aprile del 1945, in piazza della Repubblica (Breo). Il 27 aprile del 1945, quasi alla fine del conflitto, il comandante locale dei partigiani Mauri offrì a Lieb la resa, la sua risposta fu: "Ho abbastanza potere e abbastanza armi da far saltare in aria tutta Mondovì. Comunque riferitegli che farò saltare i ponti". Mondovì restò intatta ma alcuni ponti vennero fatti brillare durante la ritirata tedesca. Nella zona operò anche la V Divisione Alpi "Mondovi" (di cui fece parte Gino Mellano, medaglia d'oro al valor militare). DopoguerraPer ovviare alle difficoltà di collegamento tra la parte alta e quella bassa, nel 1880 venne costruita una funicolare, sulla scia di quelle costruite a Torino verso Superga e il monte dei Cappuccini. Funzionante inizialmente a contrappeso d'acqua, quindi a vapore, infine con motore elettrico, la funicolare fu chiusa nel 1976. È stata ricostruita e inaugurata il 16 dicembre 2006. A partire dai primi anni del '900, la città si è espansa sull'altopiano fronteggiante la collina, al di là dell'Ellero; inoltre con la localizzazione della nuova stazione nuovi quartieri di Ferrone e Altipiano, quest'ultimo, con circa 10 000 abitanti, il quartiere più popoloso della città. Con il piano regolatore del 2005 sono stati costruiti nuovi edifici residenziali (Altipiano "bis") dietro quelli già esistenti, oltre alla costruzione del parco commerciale di Mondovicino nel 2007,[12] del nuovo ospedale[13] e di un retroporto per l'area di Savona.[14] SimboliLo stemma, il gonfalone e la bandiera della Città di Mondovì sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 19 marzo 2014.[15] «Stemma di rosso, alla croce d'argento, attraversata in punta dalla montagna fondata in punta, di verde, unita a due altre montagne, più basse, dello stesso, fondate in punta, con i declivi in banda e in sbarra parzialmente celati dalla montagna centrale. Ornamenti esteriori da Città.» Sia il gonfalone che la bandiera municipale sono costituiti da un drappo di bianco. OnorificenzeMondovì è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione;, insignita della medaglia di bronzo al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale:[16] Monumenti e luoghi d'interesseRione PiazzaArchitetture civili
Architetture religiose
Rione BreoArchitetture civili
Architetture religiose
Rione CarassoneBorgo di antichissima origine che conserva qualche resto di epoca medioevale. Altimetria 408 m.
Rione Borgato
Rione Altipiano
Rione Ferrone
La comunità ebraica di MondovìMondovì fu sede, dal '500 fino alla Seconda guerra mondiale, di una piccola ma fiorente[senza fonte] comunità ebraica. A testimonianza della sua storia rimangono l'area del vecchio ghetto, con la sinagoga settecentesca, e il cimitero a Mondovì Altipiani, dietro a quello cittadino. SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[17] Etnie e minoranze straniereSecondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Mondovì sono 2 860[18], così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative[19]:
CulturaMondovì è stata sede decentrata del Politecnico di Torino dal 1990 con tre facoltà del Politecnico di Torino (II Facoltà di Architettura e I e III di Ingegneria). Musei
CucinaTipiche di Mondovì sono le risole (dolcetti di pasta sfoglia) farcite con marmellata di albicocche, un tempo cucinate a Carnevale, ora reperibili tutto l'anno. Altro prodotto tipico è un liquore a base di erbe, creato nel 1924, chiamato "Rakikò".[22] Eventi
SportMondovì è stata sede, assieme a Torino, Collegno e Avigliana, delle Olimpiadi dell'aria 2009: la città è un importante centro di ritrovo annuale di mongolfiere.[34] PallavoloLa città è sede della Pallavolo Mondovì, militante in Serie A2 femminile. CalcioSul piano calcistico, la maggiore realtà della città è il Monregale Calcio SCSD, militante in Promozione.[35] Infrastrutture e trasportiStradeMondovì è sulla direttrice denominata Strada statale 28 del Colle di Nava ed è servita da un'apposita uscita dell'autostrada A6. Ferrovie e tranvieServita da una stazione ferroviaria lungo la linea Torino-Savona, la città era, un tempo, al centro di un importante snodo ferro-tramviario, comprendente la ferrovia Mondovì-Bastia (con la stazione di Mondovì Breo), la ferrovia Cuneo-Mondovì, la tramvia Fossano-Mondovì-Villanova e la tramvia Mondovì-San Michele, che serviva anche il celebre santuario di Vicoforte. Attualmente, la Tramvia Fossano-Mondovì costituisce parte della moderna Ferrovia Torino-Savona, mentre il tratto per Villanova Mondovì non esiste piu; il tratto Bastia Mondovì-Mondovì Breo- Mondovì (quasi interamente ancora armato) risulta soppresso dal 1º gennaio 1986, mentre il tratto Mondovì - Cuneo, inizialmente sospeso in seguito all'Alluvione del 1996, in seguito riaperta al traffico nel 2006, è stata nuovamente sospesa dal 2012 (ed è completamente armato). Mobilità urbanaDa Mondovì Breo parte il percorso della funicolare di Mondovì, che conduce alla parte alta della città, in località Piazza. Mondovì è servita anche da 5 linee urbane, operate da Bus Company; ha numerosi collegamenti suburbani, operati da Bus Company e da altre aziende di trasporto pubblico. AmministrazioneCon i comuni limitrofi di Vicoforte, Villanova Mondovì, Carrù, Magliano Alpi e Monastero di Vasco Mondovì forma un'area urbana di circa 38.538 abitanti.
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