Laino
Laino (Laìn in dialetto comasco[4][N 1], AFI: /la'iŋ/) è un comune italiano di 548 abitanti della provincia di Como in Lombardia. Il comune è situato nella Val d'Intelvi. Patria di molti artisti intelvesi, conserva ancora l'antico tessuto abitativo. Geografia fisicaLaino si adagia su di un terrazzo boscoso nella zona settentrionale della Valle d'Intelvi, è percorso dal torrente Lirone che si forma fra i monte di Lenno e la Cima di Doaria e confluisce nel ramo del Telo che scende verso il lago di Lugano sboccando a Osteno. Origini del nomeCome spiegato dallo storico Conti nel libro Memorie storiche della Valle Intelvi, il toponimo deriverebbe dal nome di un certo "Jnus", presunto fondatore della frazione di Jno che, nonostante parzialmente sepolta da una frana, costituì il nucleo originario di Laino[5]. StoriaCome attestato da alcuni reperti oggi conservati presso il Museo Archeologico di Como, il territorio Laino era già frequentato in età romana[5]. Alla fine dell'Ottocento vennero infatti trovati una tomba romana e, in località San Vittore, un paio di orecchini d’oro filigranati a forma di cestello e alcuni frammenti ritenuti romani[5]. La più antica testimonianza storica di un insediamento vero e proprio sul territorio è rappresentata invece da un'epigrafe sepolcrale di un tale Marcelliano, suddiacono milanese che nel 556 aveva vatto edificare un castello nella località di San Vittore, sul limitare dell’altopiano[5]. Nel VII secolo, il castello avrebbe costituito un castrum dei bizantini.[6] Durante il periodo della dominazione longobarda, la fortificazione faceva parte della iudicaria del Seprio[7]. Un’altra lapide ritrovata nella stessa località di San Vittore, ancor'oggi chiamata “Castello”, testimonia invece il passaggio di proprietà dell'edificio alla famiglia Trivulzio di Milano in seguito alla Guerra decennale, durante la quale Laino parteggiò per i comaschi[5]. In seguito, il comune di "comune de Laygno" seguì le vicende del resto della Val d'Intelvi e della relativa pieve[8]. Laino passò dunque sotto la famiglia dei Camuzzi e, da questi, infeudata dapprima ai Trivulzio, poi ai Rusca (1416) per concessione dei Visconti prima e degli Sforza poi, quindi ai Marliani (1583) e, infine, ai Riva-Andreotti (1713)[5], feudatari fin'oltre la metà del XVIII secolo[8]. Nel 1540, gli abitanti di Laino furono decimati da un'epidemia.[9] Nel 1751 il territorio del comune di Laino si estendeva ai cassinagi di Castello, Molino di Quaglio e Chuscia.[8] Durante il Medioevo e fino al XVIII secolo, Laino diede i natali a intere famiglie di maestri intelvesi, i più celebri dei maestri comacini che con le loro opere si distinsero in tutta Italia ed Europa[10]. In questo contesto occorre ricordare come Laino fosse dotata di una scuola di disegno, fondata sul finire del XVII secolo dai pittori Giulio Quaglio il Vecchio e Giulio Quaglio il Giovane[10][11], così come della cosiddetta "Società di Belle Arti", una scuola regolare attiva dal 1750 per i giovani della valle[11]. Sotto il Ducato di Milano, nel XVIII secolo Laino ospitò la sede della Pretura e della Podesteria della Valle, elevandosi al rango di signoria[5]. La sede del Consiglio Generale Intelvense fu invece contesa tra Laino e Pellio Inferiore, disputa che si concluse con l'ordine di assegnazione a Laino da parte del Conte Melchiorre Riva-Andreotti[5]. Tra il XVII e il XVIII secolo vi vivevano facoltose famiglie, già dall'Ottocento Laino era centro di villeggiatura estiva. Un decreto di riorganizzazione amministrativa del Regno d'Italia napoleonico datato 1807 sancì l'aggregazione di Laino al comune di San Fedele[12], decisione che fu tuttavia abrogata con la Restaurazione[13]. Sotto il Regno lombardo-veneto, Laino fu il centro operativo segreto della “Giovine Italia Intelvese”[5]. Le attività principali erano l'agricoltura, la silvicoltura e l'allevamento di bovini. Di Laino l'unica filanda della Val d'Intelvi. SimboliLo stemma comunale si presenta come uno scudo sormontato da un elmo, da cui si diramano una serie di svolazzi colorati.[14] «Troncato: al 1° d'azzurro, alla stella d'oro; al 2° di rosso, alla fascia erbosa, carica di un capriolo fuggente al naturale, rivolto.» Sullo scudo si identificano quattro sezioni: partendo dall'alto verso il basso, in una prima sezione si trova un fondo azzurro con, al centro, una stella d'oro; la seconda sezione consiste in una campitura di colore rosso; nella terza sezione è rappresentato un capriolo fuggente al naturale in fascia erbosa; infine, nella quarta sezione, si trova nuovamente il colore rosso che conclude lo stemma in punta.[14] La particolare foggia dello stemma dell'elmo e degli svolazzi fu ufficialmente riconosciuta da Vittorio Emanuele III[14] con R.D. del 9 dicembre 1937.[15] Monumenti e luoghi d'interesseArchitetture religioseChiesa parrocchiale di San LorenzoLa chiesa di San Lorenzo[16], a struttura romanica[17] ma modificata nei secoli successivi fino al XVIII[18], fu elevata a parrocchiale dal vescovo Volpi nel 1579 (fino ad allora era faceva parte della parrocchia di Castiglione) e, nel 1755[19], a prepositurale per opera del vescovo Neuroni[5]. In origine, la chiesa si presentava con un piccolo sagrato a cui si accedeva passando attraverso un ingresso ad arco circondato da un muro[20] ornato da edicolette, che però fu molto rimaneggiato in seguito ad alcuni interventi di ristrutturazione eseguiti attorno al 1960[18]. L'aspetto attuale della chiesa si deve a una serie di interventi di riqualificazione avvenuti tra i secoli XVI e XVII secolo. Per quanto riguarda l'esterno, nel XVI secolo l’edificio fu alzato e divenne a tre navate[21]. Le ristrutturazioni interne furono curate in un primo momento da Giovanni Antonio Colomba, autore peraltro delle decorazioni della controfacciata, e da Gian Battista Barberini in un secondo momento[18]. La facciata, originariamente a capanna[18], ospita reperti edilizi romanici, forse di riuso, e un portale barocco[22] seicentesco. Il campanile, che presenta una struttura portante medievale[23] del XII secolo, nel corso dei secoli venne ulteriormente innalzato, intonacato e dotato di una cuspide[18]. Al periodo romanico risalgono, sulla facciata, due monofore riscoperte durante un restauro avvenuto attorno al 1960, mentre sul campanile alcune bifore con colonnine a stampella[18]. L'interno è a tre navate coperte con volta a crociera. L'ornamentazione interna è molto articolata e comprende numerose opere del Barberini, tra cui:
La chiesa conserva inoltre tele ad olio di Giulio Quaglio (nel presbiterio)[22] e paliotti in scagliola policroma . Oratorio di San VittoreL'oratorio di San Vittore,[25] di origine romanica[26], si trova su un rilievo fuori dal paese non distante dalla riva scoscesa del torrente Lirone, lungo la strada per Osteno. Costruito intorno al 1400[26][22] sopra le mura del castrum edificato nel VI secolo dal suddiacono Marcelliano, ha un portico con affreschi quattrocenteschi e un portale del 1587. Nel portico, alla sinistra della porta, è situata una sorta di altare su cui ogni 8 maggio, in occasione della festa patronale di San Vittore, viene depositato del pane da benedire[26]. Sopra all'altare si osservano i resti di un affresco, molto deteriorato, che raffigura il santo titolare della chiesetta mentre, a cavallo, reca in mano la bandiera del cristianesimo[26]. All'interno, due lesene separano il presbiterio dall'unica navata[26]. Le lesene, il coro e la volta della navata sono ornate da stucchi e statue (tra cui una raffigurante San Vittore[10]) di Gian Battista Barberini[26][22]. La chiesetta conserva inoltre un paliotto a stucco in bassorilievo del XVIII-XIX secolo, nonché numerose opere pittoriche di Domenico Quaglio[22]: una tela d'altare settecentesca raffigurante Gesù Crocifisso, con ai piedi san Vittore e san Lorenzo raccolti in preghiera e alcuni affreschi tardosecenteschi che ornano la volta e le quattro lunette laterali, che raffigurano rispettivamente Le Virtù Teologali ed alcuni angeli e alcuni episodi della vita di san Vittore[26]. Sul lato destro dell'Oratorio s'innesta un campanile, anch'esso di origine romanica.[22] Oratorio di San GiuseppeIn località Cappelletta si trova l'oratorio di San Giuseppe[27], costruito tra il 1703 e il 1706[28] sui resti di una cappella cinquecentesca appartenuta alla famiglia Frisoni, di cui rimane un affresco di Madonna con Bambino e santi. L'edificio, sormontato da un tiburio ottagonale, è con pianta a croce greca[28]. I quattro bracci della croce, coperti da volte a botte, consistono in tre cappelle e un corpo di fabbrica che costituisce l'ingresso[28]. L'oratorio venne acquistato da Giulio Quaglio che ne fece la sua chiesetta, affrescandone la volta[22] del tiburio con una Gloria di san Giuseppe (1716[27]). Allo stesso autore viene attribuita la pala dell’altare maggiore, raffigurante il Transito di san Giuseppe[27]. La chiesa conserva inoltre ricchi stucchi di Leonardo Retti e paliotti in scagliola del XVIII secolo eseguiti dall'artista Molciani. Altro
Architetture civili
Architetture militariIn località San Vittore è possibile osservare i ruderi delle mura dell'antico castello, anticamente collocato in posizione dominante sulla Valle Intelvi e su quella di Osteno[7]. Il castello comprendeva opere di fortificazione relativamente modeste, fatto che ne fa supporre una costruzione non pianificata, dettata da esigenze di urgenza[7]. SocietàEvoluzione demograficaDemografia pre-unitaria
Dopo l'unità d'ItaliaAbitanti censiti[34] AmministrazioneNoteEsplicative
Bibliografiche
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