«Erba s'innalza a scaglioni sur un'aprica altura, e con tutte le ville e terricciuole che le fanno da corona, rende quasi immagine d'una città montana. La Brianza occidentale non ha terra più gioconda di questa, nè più ricca di graziose ville»
(Cesare Cantù, Milano e il suo territorio, Volume 2, p. 478)
L'origine dei vari borghi che in seguito diedero vita ad Erba è piuttosto antica. Il luogo venne infatti abitato in epoche precedenti a quella romana; vi si sarebbero alternati gli Orobi, i Liguri ed i Celti, ma soprattutto i secondi lasciarono tracce delle proprie abitudini. Il ritrovamento di alcuni utensili in selce presso il Buco del Piombo[6] lascia pensare che la zona fosse già abitata dall'uomo attorno al 30000 a.C.[7].
Dal 1647 Erba e tutta la pieve di Incino divennero feudo degli Archinto, i quali vi mantennero i propri diritti feudali fino al decreto napoleonico del 1797.[11]
Nell'Ottocento il governo di Napoleone Bonaparte varò una prima esperienza d'unione con Incino e Crevenna durata però solo sette anni, venendo annullata dagli austriaci nel 1816. Durante il periodo asburgico la zona fu un importante centro di villeggiatura della Brianza, come testimoniano numerose ville patrizie, tuttora esistenti. Fu frequentata anche dalla famiglia reale d'Italia (grazie alla presenza di un ippodromo, detto dell'Eupilì, gestito dal conte Emilio Turati amico privato del re) in particolare da re Umberto I, dalla regina Margherita e l'allora principe ereditario Vittorio Emanuele; dopo l'omicidio di Umberto I, avvenuto a Monza la sera del 29 luglio 1900, i Savoia non si presentarono più a Erba.
Il comune attuale è il risultato della multipla fusione avvenuta in più tappe: nel 1906 con Incino prendendo per ventun anni il nome di Erba Incino[12], nel 1927 con Buccinigo, Crevenna e Cassina Mariaga tornando al nome di Erba[13], nel 1928 con Arcellasco e Parravicino[14] operando però una rettifica di confine a favore di Merone trasferendo a questo la frazione di Pontenovo[14], per concludersi nel 1935 con un'altra modifica confinaria stavolta a vantaggio di Albavilla[15], alla quale furono trasferite le frazioni di Molena e Ferrera.[16]
Negli anni della seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1943, furono internati a Erba 26 profughi ebrei (inclusi famiglie con bambini), provenienti da Lubiana. Dopo l'8 settembre 1943, con l'occupazione tedesca, il gruppo immediatamente si dette alla fuga. La maggior parte trovarono rifugio in Svizzera, ma alcuni si diressero invece verso Sud incontro all'esercito alleato. Alla fine tutti gli internati riuscirono a salvarsi.[17] Fu invece arrestata ad Erba il 2 dicembre 1943 un'anziana coppia di ebrei italiani originari di Ancona, i coniugi Portaleone, deportati alla morte ad Auschwitz.[18]
Durante il conflitto Erba venne bombardata per due volte, l'obiettivo erano i depositi di carburante tedeschi collocati nella periferia sud del paese in prossimità della linea ferroviaria, in località Sassonia. Il 30 settembre 1944 alle ore 14:26 dodici aerei B-26 Marauder arrivarono sorvolando il monte Palanzone per iniziare il bombardamento con bombe Mk-4 da 100 Libbre (circa 45 chilogrammi), per un errore di puntamento lo sgancio anticipato degli ordigni causò solo la distruzione di edifici civili. Il secondo bombardamento avvenne domenica 1º ottobre 1944 alle ore 13;24, diciotto aerei B-26 seguendo la rotta della precedente incursione, sganciarono le bombe centrando e distruggendo il bersaglio ma causando ancora vittime tra la popolazione civile. Stime non confermate parlano di 77 civili uccisi, per la maggior parte donne e bambini.
Simboli
Lo stemma civico della città di Erba nella sua forma attuale ha origine dall'unione dei due comuni di Erba e Incino avvenuta nel 1906 ed è ancora privo di un documento ufficiale di concessione.[19]
«Partito: il primo d'argento, alla croce di rosso; nel secondo, di azzurro, alla torre d'argento, murata e aperta di nero, merlata alla ghibellina di quattro, fondata su campagna di verde e sormontata da un'ancora di nero, cordata d'oro. Ornamenti esteriori di Città.»
Chiesa di santa Maria degli Angioli, unico resto dell'ex convento francescano tardoquattrocentesco.[30] Al Cinquecento risalgono, all'interno della chiesa, un grande affresco di una Crocifissione e un grande altare ligneo, quest'ultimo abbellito da quattro statuette dei Dottori della Chiesa databili al secolo successivo.[30] Sull'area dell'ex convento Leopoldo Pollack costruì tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, Villa Amalia.
Oratorio di San Pietro a Buccinigo dove, a seguito di restauri sono venuti alla luce una Crocifissione affrescata del 1513 (o 1512[29]) firmata Andrea de Magistris[29] ed un affresco della metà del Trecento, raffigurante un vescovo
Oratorio di San Bartolomeo, edificio romanico inserito nel complesso di Villa Lado di Parravicino,[41] oratorio rifatto nel 1920 sulla base di una precedente chiesa del tardo Duecento.[42]
Oratorio di San Bernardino a Pomerio (1539-1542)[43]
Oratorio di Sant'Ambrogio a Bindella (XV secolo),[47] chiesetta ristrutturata dal comune di Cassina Mariaga nel primo Ottocento[48] ma che conserva ancora oggi elementi architettonici di età medievale:[49] una monoforaromanica, una monofora gotica lacerti di affreschi databili tra il XV e il XVI secolo.[48] Già parrocchiale, attorno al 1517 la chiesa fu ridotta alle dipendenze della parrocchia di Brugora di Arcellasco.[48] Agli inizi del secolo successivo risale la tela della pala d'altare, raffigurante una Incoronazione della Madonna col Bambino e sant'Ambrogio.[48] L'opera, attribuita a Guglielmo Caccia, è incorniciata in un telaio in legno intagliato, sormontato da una statua di Sant'Ambrogio.[48] Dal 1838, un'altra statua dello stesso santo si trova in una nicchia all'esterno dell'oratorio [50]
Architetture civili e militari
Castelli e resti di strutture medievali
Tra le architetture civili e militari di origine medievale tutt'oggi visibili sul territorio erbese si trovano i resti del castello di Villincino e del fortino del Buco del piombo, nonché tre strutture legate alla casata dei Parravicini, vale a dire:
la torre pendente di Villa Lado (già Belgioioso), residuo del vecchio castello di Parravicino[51][52], torre originariamente costruita nell'XI secolo[29]; e
Da segnalare anche la torre di Buccinigo, anch'essa di epoca medievale, situata al numero 8 di Via Corti.[29]
Non vi sono invece più tracce del castello di Erba, sui cui ultimi resti sono stati eretti i torrioni di Villa Valaperta (inizio XX secolo).[8][53] Già proprietà della casata ghibellina dei Di Herba, il castello fu espugnato da Cassone Della Torre nel 1278. Nel 1404, il castello di Erba costituì la prigione di Franchino e Ottone Rusca, catturati dal capitano visconteo Giovanni da Carcano.[8]
Scomparso è anche il cosiddetto "Castel Nuovo", costruito nel 1351 dalla famiglia Parravicini, sulla base del quale fu costruita l'attuale Villa Majnoni d'Intignano.[54]
Villa Amalia
Villa Amalia[55], in stile neoclassico, fu realizzata nel 1801 dall'architetto Leopoldo Pollack[56]. L'edificio fu costruito sui resti di un convento di frati minori riformati, intitolato a Santa Maria degli Angeli[56]. Risalente al 1488,[26] il convento soppresso fu dai decreti napoleonici[11] e acquistato nel 1798 dal milaneseRocco Marliani, committente dei lavori di trasformazione in villa e marito di Amalia (dalla quale derivò il nome attuale).[57] Questi ultimi lavori, iniziati nel 1799, comportarono, tra l'altro, la realizzazione di un atrio dotato di cinque colonne con capitelli ionici.[26] Memoria del passato conventuale fu ripreso nella realizzazione del cortile d'onore sul retro della villa.[57]
Gli interventi del Pollack comportarono inoltre una serie di interventi al giardino, attraversato dal cosiddetto "Lambroncino"[58] (un ruscello, canalizzato dallo stesso architetto).
Dopo vari passaggi di mano, la villa divenne proprietà di Massimiliano Giovanni Stampa di Soncino, committente di un'importante ristrutturazione in stile neogotico dalla quale furono risparmiati solamente gli esterni della villa, il Salone dell'Aurora e il cosiddetto "portico della Cappuccina" che conduce dal cortile al parco.[57] Alla ristrutturazione presero parte i pittori Domenico Borri, Francesco Piana, Ignazio Manzoni e Luigi Scrosati, con quest'ultimo che curò anche la realizzazione degli arredi.[59] Gli stucchi neorococò e i colori pastello della sala da pranzo e dei salotti sono invece il risultato di un successivo intervento di fine Ottocento.[59]
Villa Amalia ha ospitato Ugo Foscolo, Parini (un busto del quale fu collocato nel parco[57]) e Vincenzo Monti (che la definì «d'attico gusto eccelsa mole»[57]).
Internamente, la villa ospita il Salone dell'Aurora, il cui nome deriva dall'omonimo affresco di Giuseppe Bossi (1805[26]) che adorna il soffitto della stanza.[57]
Nel parco ideato dal Pollack[57] trova posto una cappella dedicata a Sant'Antonio abate, dotata di altare maggiore del XVIII secolo e abside neogotico.[60]
Nell'oratorio della villa, che già faceva parte del precedente convento, trovano posto un pulpito marmoreo tardoquattrocentesco e una serie di affreschi databili al XVI secolo.[26]
Villa Majnoni
Attualmente sede del Comune,[61][62] Villa Majnoni è dotata di un parco ricco di essenze arboree di particolare pregio.
La villa venne edificata sulla base di un preesistente edificio medievale, detto "Castel Nuovo", costruito nel 1351 dalla famiglia Parravicini.[54]
Già proprietà del canonico Carlo Antonio Prina[63] (XVIII secolo),[64] successivamente passò dapprima nelle mani dei Lainati e poi in quelle dei Majnoni d'Intignano.[60] A uno di questi ultimi, l'architetto reale Achille, si deve la ristrutturazione in stile neobarocco,[60][64] avvenuta sul finire del XIX secolo[62].
Da Umberto I, Achille Majnoni ricevette in dono un piccolo tempio barocco — allora situato presso la Villa Reale di Monza — che fu posto all'interno del parco.[64][63]
Il viale alberato che conduce alla villa ospita una serie di statue provenienti dal Veneto, collocate in sostituzione di precedenti sculture andate perse nel corso del tempo, così come lo fu una torretta panoramica che guardava sulla piazza[63].[64]
Villa Ceriani
Villa Ceriani, ottocentesca, sede del Civico Museo. Tra i reperti più importanti conservati sono da segnalare una spada longobarda con impugnatura argentea e due massi avelli di epoca tardo romana.
Villa Candiani
Realizzata negli anni ottanta dell'Ottocento lungo la vecchia strada provinciale Como-Lecco, Villa Candiani è un edificio neoromanico il cui aspetto è contraddistinto dalla presenza di elementi in cotto lombardo.[65]
Villa Parravicini-Sossnovsky[51], nota anche come villa Parravicino[66], fu costruita sul finire del XVI secolo,[67] sulla base di un precedente edificio medievale della famiglia Parravicino[67]. Rielaborata e ampliata nel corso secoli successivi,[67] sul finire dell'Ottocento venne dotata di un giardino all'inglese[67].
Villa Lado già Belgioioso (prima metà del XIX secolo)[68] edificio comprensivo di una torre originariamente costruita nell'XI secolo. Alla base della torre trova posto un masso avello della tarda antichità[29].
Da un punto di vista naturalistico oltre che storico va segnalata la grotta Buco del piombo, uno dei siti paleolitici più importanti della Lombardia. Ne sono testimonianza numerosi reperti litici (schegge di selce usate da cacciatori nomadi) nonché resti dell'Ursus spelaeus.
Da non dimenticare, infine, le propaggini prealpine del Triangolo Lariano, che fanno da sfondo ad Erba e dalle quali si gode una meravigliosa vista sulla Brianza.
Diversi sentieri portano verso le vette dei monti Bollettone (o Bolettone), del Bolletto (detto anche Boletto[98] o Boleto) e del Panigas, dai quali si gode di ottima vista su tutta la Brianza;
Festa di Santa Maria Nascente: festa patronale che si celebra l'8 settembre nella chiesa omonima
Sagra del Masigott: storica sagra del quartiere di Incino. Si svolge principalmente presso la Piazza del Mercato (attigua a Piazza Sant'Eufemia dove ha sede l'omonima plebe) il sabato e la domenica della terza settimana del mese di ottobre. La Sagra ricorda storicamente lo spostamento della sede della Pieve d'Incino dalla chiesa di Sant'Eufemia alla Chiesa di Santa Maria Nascente per volontà di San Carlo Borromeo, in quanto la chiesa romanica era soggetta alle periodiche esondazioni del torrente Lambrone. Durante i giorni di festa si può usufruire di un servizio ristorante con specialità locali, spettacoli e diversi eventi sportivi (come la famosa Cuccagna) e culturali. Inoltre, dal 2013, è stata ripresa la tradizione (ormai abbandonata da vent'anni) del "Masigottino" presso la vicina piazza Rovere il lunedì successivo
Festa di Sant'Antonio
Cultura
Istruzione
Scuole
Erba è sede di diversi istituti di istruzione secondaria a servizio della cittadina, della Valassina e dell'Alta Brianza erbese.
Elementari e Medie
Istituto "Cesare Battisti", scuola primaria statale
Istituto "San Vincenzo", scuola paritaria cattolica primaria e secondaria
Scuola primaria di Buccinigo, scuola primaria statale
Scuola primaria di Crevenna, scuola primaria statale
Scuola primaria di Arcellasco, scuola primaria statale
Scuola secondaria "Giancarlo Puecher", scuola secondaria statale
Istituto "San Vincenzo", scuola primaria e secondaria parificata
Istituti tecnici e professionali
I.S.I.S. "G.D. Romagnosi"
Istituto "Alessandro Manzoni", parificato
ENFAPI Formazione Regionale
Licei
Liceo Scientifico e Scienze applicate "Galileo Galilei", statale
Nel tardo autunno del 2006 Erba balzò improvvisamente agli interessi dei giornali e delle televisioni italiane e non, per via di un fatto di cronaca nera avvenuto l'11 dicembre: la cosiddetta Strage di Erba.
Il Dieci, free press della città di Erba e dell'Alta Brianza
Radio
Radio Maria: nel quartiere Incino è situata la redazione centrale e buona parte degli studi di messa in onda di questo network di ispirazione cattolica nato proprio nel comune di Erba e poi cresciuto sino a coprire tutto il territorio italiano e a proliferare con redazioni in lingua locale in numerosi paesi del mondo. Il direttore è padre Livio Fanzaga.
Radio Mater: sito nel quartiere Arcellasco, questo network cattolico presenta diverse analogie con Radio Maria, benché abbia una più limitata copertura del territorio italiano e internazionale.
Museo civico archeologico di Erba, inizialmente ospitato presso Villa Majoni (1961) ma dal 1977 collocato nella villa comunale di Crevenna[60][101]. Al suo interno conserva reperti che spaziano dal Paleolitico inferiore al Medioevo, oltre a una sala di oggetti di arte egizia e un'ala dedicata al Risorgimento e alle due Guerre Mondiali.[60]
Poli fieristici
LarioFiere, situato nei pressi del quartiere residenziale CanavéLarioFiere rappresenta il polo fieristico di riferimento delle provincie di Como e di Lecco. È composto da 14500 m² di spazi espositivi divisi in tre padiglioni e da un'ampia area congressi strutturata in diverse sale[102].
Infrastrutture e trasporti
Strade
Erba è interessata dal percorso della strada statale 639 dei Laghi di Pusiano e di Garlate, direttrice principale che penetra nel territorio sud di Erba e permette il collegamento rapido dei comuni dell'Erbese con il centro cittadino e le funzioni commerciali localizzate lungo l'asse stradale.
Nel 1912 la città divenne inoltre capolinea della tranvia Como-Erba la cui stazione terminale sorgeva nelle adiacenze di quella ferroviaria, denominata Erba-Incino, soppressa con la costruzione della tratta Erba-Asso. Nel 1928 la tranvia fu prolungata, fino a Lecco, rimanendo in esercizio fino al 1955[103].
Mobilità urbana
I collegamenti urbani e interurbani sono costituiti da autolinee svolte da ASF Autolinee
Aeroporti
L'Eliporto di Erba, sito all'interno del Parco Lambrone, garantisce servizi di elisoccorso al territorio cittadino, dell'Alta Brianza e dei territori provinciali di Como e Lecco.
^Armando Portaleone e la moglie Laura Norsa furono condotti da Erba al campo di Fossoli da dove partirono per Auschwitz il 22 febbraio 1944. CDEC Digital Library.
^abc Comune di Erba, GEMELLAGGIO, su comune.erba.co.it. URL consultato il 29 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2019).
Bibliografia
Carlo Perogalli, Enzo Pifferi e Angelo Contino, Castelli in Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1982.
Adriano Caprioli, Antonio Rimoldi e Luciano Vaccaro (a cura di), Diocesi di Como, Brescia, Editrice La Scuola, 1986.
Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
Annalisa Borghese, Erba, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992.
AA.VV., Una chiesa tra lago e montagne - A Giovanni Paolo II, Como-Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1996.
Oleg Zastrow, Sant'Ambrogio - Immagini tra Lario e Brianza, Oggiono, Cattaneo Editore, 1997.
Touring Club Italiano (a cura di), Guida d'Italia - Lombardia (esclusa Milano), Milano, Touring Editore, 1999, ISBN88-365-1325-5.