Siti archeologici dell'Italia preistorica e protostorica
Per siti archeologici dell'Italia preistorica e protostorica si intende un elenco delle principali località italiane dove sono presenti scavi o materiale archeologico del periodo antecedente l'arrivo dei coloni della Magna Grecia, dei Cartaginesi o dei Romani. Italia anticaIl popolamento del territorio italiano risale alla preistoria, epoca di cui sono state ritrovate importanti testimonianze archeologiche. L'Italia è stata abitata a partire dal paleolitico, periodo di cui conserva numerosi siti archeologici come la grotta dell'Addaura, i Balzi rossi, Monte Poggiolo, il ponte di Veja, la Grotta Guattari, Gravina in Puglia, Altamura e Ceprano,[1] e in alcune grotte in Sardegna centrale (Grotta Corbeddu di Oliena) che nella Sardegna settentrionale (Grotta di Su Coloru di Laerru) oltre alla scoperta nel 2011 di Amsicora (il più antico scheletro umano completo trovato in Sardegna). Numerosi ritrovamenti documentano anche il periodo neolitico (cultura della ceramica cardiale, cultura dei vasi a bocca quadrata, cultura de Su Gorroppu, cultura di Filiestru), l'età del rame (cultura di Remedello, cultura del Rinaldone, cultura del Gaudo, cultura di Bonu Ighinu, cultura di San Ciriaco, sino alla cultura di Monte Claro), l'età del bronzo (incisioni rupestri della Val Camonica, cultura dei castellieri, cultura appenninica, cultura delle terramare, cultura protovillanoviana e la cultura di Bonannaro) e l'età del ferro, durante la quale alcune popolazioni raggiungono un discreto livello culturale e artistico, come la civiltà villanoviana e in Sardegna, la civiltà nuragica anche a livello tecnico costruttivo. Le informazioni sugli abitanti dell'Italia in epoca preromana sono, in taluni casi, incomplete e soggette a verifica continua. Popoli indoeuropei, trasferitisi in Italia dall'Europa orientale e centrale in varie ondate migratorie (veneti, umbro-sanniti, latini, ecc.), si mescolano alle etnie preesistenti nel territorio, assorbendole, o stabilendo una forma di convivenza pacifica con esse. Nell'Italia settentrionale, accanto ai Celti (comunemente chiamati Galli), vi sono i Liguri (originariamente non indoeuropei poi fusisi con i Celti), mentre nell'Italia nord-orientale vivono i Paleoveneti, di origine incerta, forse italica o illirica o, secondo alcune fonti, provenienti dall'Asia Minore.[2][3] Nell'Italia peninsulare, accanto agli Etruschi convivono popoli di origine indoeuropea definiti in epoca romana italici, fra cui Umbri, Latini, Sabini, Falisci, Volsci, Equi, Piceni, Sanniti, Apuli, Messapi, Lucani, Bruzi e Siculi. Altri popoli di origine incerta, erano presenti in Sicilia (Elimi e Sicani) ed in Sardegna, abitata fin dal II millennio a.C. da varie etnie nuragiche. AbruzzoLa presenza dell'uomo in Abruzzo è documentata fin dall'età paleolitica. In quell'epoca gli insediamenti umani erano numerosi e sparsi in tutta la Regione. Nei pressi di Chieti e di Popoli Terme sono stati fatti ritrovamenti importanti: strumenti litici di ogni tipo ed ossa di animali lavorate. Il Mesolitico non ha lasciato tracce significative. Di epoca neolitica è invece il celebre insediamento di Ripoli (2.200 a.C. circa), nella valle del torrente Vibrata, vicino a Corropoli. Si tratta di un grande villaggio di capanne in cui si producevano ceramiche dipinte. Queste ceramiche hanno contraddistinto un particolare tipo di cultura la quale si diffuse in molte zone d'Abruzzo (Val di Sangro, litorale di Fossacesia ecc.). Molti reperti sono ancora conservati al Museo archeologico nazionale d'Abruzzo a al Museo archeologico La Civitella entrambi in Chieti. La popolazione di Ripoli era stanziale e praticava l'inumazione. Era dedita oltre che all'allevamento ed all'agricoltura anche al commercio. Altri insediamenti neolitici importanti si trovano a Lama dei Peligni, Lanciano e Bolognano. Diversi siti hanno restituito tracce legate alla pratica di culti neolitici in Abruzzo e si trovano sia in grotta che in abitato e riguardano il Neolitico antico, medio e recente. Dell'Eneolitico restano testimonianze importanti nella piana del Fucino che segna anche il sorgere della cultura appenninica in Abruzzo. Tipiche di questa cultura sono le ceramiche nere con incisioni geometriche e una gran quantità di strumenti ed oggetti in bronzo. La cultura appenninica si sviluppò infatti in Abruzzo durante l'età del bronzo medio (a partire dal 1500 a.C.). BasilicataI primi insediamenti umani scoperti in Basilicata risalgono al Paleolitico inferiore, periodo in cui i territori in prossimità dei fiumi e dei bacini lacustri costituivano l'habitat ideale per l'Homo Erectus e le sue attività vitali di caccia e raccolta. Le testimonianze di questa prima fase di civiltà sono emerse a Venosa, dove nei pressi di antichi specchi d'acqua sono stati ritrovati anche i resti di specie faunistiche oggi estinte, come l'elefante e il rinoceronte, e sopravvivenze di lontanissime specie terziarie come il Machairodus o "tigre dai denti a sciabola". Altri ritrovamenti riguardano utensili litici, come la punta musteriana ritrovata in contrada "Panevino", frazione di Tursi, oppure ciottoli decorati con incisioni geometriche, rinvenuti nella "grotta dei Pipistrelli" e nella "grotta Funeraria" di Matera. Un insediamento costiero è emerso sul versante tirrenico, nelle grotte presso la spiaggia di Fiumicello di Maratea, dove agli utensili litici si accompagnano dei resti di fauna pleistocenica. In Basilicata sono emersi diversi rifugi preistorici: le grotte di Latronico e di "Pietra della Mola" a Croccia Cognato (Accettura) e il riparo di Tuppo dei Sassi presso Filiano, dove è venuto alla luce un esempio di pittura rupestre del primo periodo post-glaciale o Mesolitico. Nel V millennio a.C. la cultura neolitica cominciò ad irradiarsi lungo i corsi dei fiumi lucani, raggiungendo anche le aree interne: i gruppi e le tribù non vivevano più nelle grotte, usate solo saltuariamente come luoghi di culto o sepoltura, ma in villaggi di capanne disposte circolarmente, provviste di fossati difensivi, porte e palizzate. Tali evoluzioni sono state ben studiate nell'area di Tolve, Tricarico, Alianello, Melfi, Metaponto, e nella Murgia Materana, cogliendo anche informazioni di rilievo sia sull'habitat che sull'economia dell'Homo Sapiens Sapiens, basata sulla cerealicoltura e l'allevamento bovino e caprino. Risalgono all'Eneolitico altri reperti delle grotte di Latronico; mentre i ritrovamenti della grotta di Cervaro, presso Lagonegro, sono da associare a uso funerario. Sul promontorio di Capo la Timpa, presso Maratea, nasce nell'Età del bronzo un insediamento commerciale stabile entro capanne, il più antico centro di cultura appenninica sul mare conosciuto. Le comunità indigene della prima età del ferro erano organizzate in grossi villaggi ubicati sugli altopiani, ai margini delle grandi pianure e dei corsi d'acqua, in luoghi consoni alla pastorizia ed all'agricoltura. Agglomerati che testimoniano questa fase sono considerati quelli di Anglona, situata sul displuvio delle fertili valli dell'Agri e del Sinni, Siris ed Incoronata-San Teodoro, sulla costa ionica; sulla collina immediatamente sovrastante la costa sul finire dell'VIII secolo a.C., si registra la presenza dei primi coloni greci, provenienti dalla Grecia insulare e dall'Asia Minore, spintisi al di qua del Mediterraneo alla ricerca di terre fertili da coltivare. Sul versante tirrenico e nella conca del fiume Noce, i ritrovamenti archeologici databili tra il XI-VIII secolo a.C. sono quasi del tutto assenti. Ciò è dovuto probabilmente alla nascita delle colonie magno-greche, che provoca un nuovo assetto degli equilibri commerciali. Sopravvive invece una necropoli presso Castelluccio.
CalabriaLe prime tracce della presenza dell'uomo in Calabria risalgono al Paleolitico come ne testimoniano i ritrovamenti nelle grotte di Scalea e il graffito del Bos primigenius della Grotta del Romito a Papasidero, una figura di bovide incisa nella roccia 12.000 anni fa. Durante l'era dei metalli giunsero nuove popolazioni, uno degli insediamenti più importanti risalente a quel periodo è il complesso di Torre Galli nei pressi di Vibo Valentia, inoltre, nei pressi di Roccella Jonica, sul finire degli anni sessanta, furono condotti degli scavi che riportarono alla luce una necropoli risalente all'età del ferro. Secondo il mito, Aschenez, pronipote di Noè, mercante semita ed inventore della barca a remi, giunse tre generazioni dopo il diluvio universale sulle sponde dove fu fondata Reggio. Ciò è stato riportato nei testi di Giuseppe Flavio[4] e, più tardi, da San Girolamo[senza fonte]. Più tardi, secondo il mito greco, circa 850 anni prima della guerra di Troia, vi sarebbero dunque giunti Enotro e Paucezio, di stirpe enotria (Itali, Morgeti) e pelasgica, originari della Siria che, trovando il suolo molto fertile, chiamarono la regione "Ausonia" in ricordo dell'Ausonide, fertile zona della Siria. Secondo la leggenda Enotro avrebbe regnato per 71 anni e alla sua morte gli sarebbe succeduto il figlio Italo ("uomo forte e savio" secondo quanto narra Dionigi di Alicarnasso) che regnò su una popolazione "Italòi" che occupavano la penisola nella zona situata a sud dell'Istmo di Catanzaro, che oggi sono la province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria, dalla quale l'Ausonia avrebbe preso il nuovo nome di "Italia", come riportano Tucidide ("quella regione fu chiamata Italia da Italo, re arcade") e Virgilio (Eneide, III). Sappiamo comunque da Dionigi di Alicarnasso (1 11,2-4; 12,1) e Diodoro Siculo che gli "Ausoni" (abitanti dell'Ausonia) erano stanziati nella zona di Reggio già intorno al XVI secolo a.C. Tali popolazioni dunque (Itali-Ausoni-Enotri, di probabile origine indoeuropea, Italici appartenenti al gruppo latino-falisco), avrebbero abitato prevalentemente le zone costiere. I Lucani (Italici indoeuropei, appartenenti al gruppo osco-umbro), abitavano nella regione che da essi prese il nome di "Lucania", a nord della Calabria. L'entroterra della Calabria (chiamato in seguito dai Romani "Bruttium"), fu abitato principalmente dai Bruzi (di temperamento bellicoso, chiamati Brutti o Bretti, strettamente imparentati coi Lucani) oltre che da genti di origine iberica.
CampaniaA partire dal II millennio a.C. circa, la Campania fu abitata da popolazioni molto antiche come gli Osci o Opici, gli Aurunci, gli Ausoni, i Sidicini e i Sanniti; i quali parlavano la lingua osca, una lingua indoeuropea del gruppo italico. Successivamente, anche la Campania, come altre zone dell'Italia meridionale, fu soggetta a colonizzazione greca. Emilia-RomagnaDell'epoca protostorica vi sono indagini avanzate in località Pilastri di Bondeno, ove sono stati refertati contenitori di vino (o aceto), ma in seguito, le terre a sud del fiume Po sono state nel corso dei secoli occupate da popolazioni diverse. Abitanti delle terremare, Etruschi e Galli. Se il V secolo a.C. segna l'apogeo della presenza etrusca, dall'inizio del IV secolo i Galli, che scendono d'oltre Po, si irradiano in tutta la regione: i Senoni nel territorio tra il Montone e l'Esino, i Boi al centro della regione emiliana, i Lingoni nell'area a sud del delta del Po. Questa sovrapposizione dà luogo a forme di cultura composite in Emilia, di cui un esempio significativo danno le recenti scoperte di monte Bibele, presso Monterenzio (Bologna): mentre vari reperti metallici richiamano alle genti galliche, le iscrizioni su vasi offrono la testimonianza della presenza etrusca. Poi, l'arrivo degli invasori da sud (Romani) ha imposto alla zona una nuova configurazione. La conquista romana però non ha estirpato il substrato gallico ma si è fuso con esso dando origine, tra l'altro, anche ai dialetti tuttora parlati localmente che sono una sovrapposizione di latino sulle lingue celtiche. Parallelamente la Romagna fu abitata già dall'epoca preistorica, come dimostrano molti ritrovamenti. Uno dei siti archeologici più interessanti è Monte Poggiolo, presso Castrocaro Terme e Terra del Sole, dove sono stati ritrovati, a partire dal 1983, migliaia di reperti archeologici risalenti a circa un milione di anni fa. I più antichi abitanti dell'attuale Romagna di cui si hanno testimonianze archeologiche furono gli Umbri e gli Etruschi. Si deve ai primi la fondazione di Sarsina; i secondi fondarono Verucchio e Rimini. A partire dal IV secolo a.C. il territorio fu conquistato da un popolo che dette un'importante impronta alla Romagna: i Celti. Tra le numerose tribù celtiche che scesero in Italia, sono da elencare Senoni, i Lingoni, e i Boi.
Friuli-Venezia GiuliaLa popolazione italica originaria del territorio delimitato ad ovest dal fiume Livenza, a nord dalle Alpi carniche, ad est dalle Alpi Giulie e dal fiume Timavo, a sud dal Mar Adriatico, era quella degli Euganei di origine pre-indoeuropea, di stirpe affine a quella dei Liguri Ingauni i cui insediamenti assunsero nella zona la forma dei castellieri, costruiti in prevalenza su isole fluviali e costituiti da una o più cinte murarie concentriche dalla forma quadrangolare, all'interno delle quali si sviluppava l'abitato. Fra il X e il VII secolo a.C. a tale popolazione si sovrapposero i Veneti di origine forse illirica e provenienti dalla regione danubiana, ai quali si sostituirono nel V secolo a.C. i Carni popolo di origine celtica che introdussero, nei territori da loro occupati e in quelli limitrofi, nuove e avanzate tecniche di lavorazione del ferro e dell'argento. LazioLa discesa dei popoli italici, di lingua indoeuropea e procedenti, forse dall'Europa centrale o orientale, fra cui i Latini, da cui la regione ha poi preso il nome, si fa risalire al II millennio a.C., in epoca protostorica. Le prime testimonianze di epoca storica (che per il Lazio ha inizio nell'VIII secolo a.C. circa), ci permettono di stabilire che nel Lazio settentrionale si erano stanziati gli Etruschi, popolazione non indoeuropea, di provenienza ignota, e portatrice di una civiltà particolarmente raffinata. Nello stesso periodo le popolazioni italiche avevano consolidato il proprio potere in altri territori della regione: i Latini nel cosiddetto Latium Vetus, il cui fulcro era situato sui Colli Albani e nella zona della Valle del Tevere; i Falisci, i Veienti, i Capenati, i centri arcaici di Poggio Sommavilla e Foglia, con influenza culturale Latino-Etrusca a nord di Roma; i Sabini nel Lazio nord-orientale (una volta Abruzzo, conca Reatina); Ernici Aurunci ed Equi a sud, nell'attuale Frusinate; i Volsci nella parte costiera del Lazio a sud delle foci del Tevere.
LiguriaLe testimonianze della presenza dell'uomo in Liguria sono da ricercarsi fin dalla preistoria. Presso il porto di Nizza, a Terra Amata, sono state ritrovate le tracce delle più antiche capanne costruite da cacciatori nomadi, circa 300.000 anni fa. La stratigrafia ha mostrato diversi periodi insediativi, con resti di capanne ovali a focolare centrale, ciottoli scheggiati, raschiatoi e animali catturati quali cinghiali, tartarughe, rinoceronti di Merk, elefanti meridionali, uri, uccelli vari. Vicino a Loano sono state trovate tracce dell'Homo neanderthalensis. Nelle grotte di Toirano sono visibili segni di frequentazioni riconducibili alla fine del Paleolitico superiore. Nella grotta dei Balzi Rossi di Ventimiglia sono apparsi resti che ricordano l'Uomo di Cro-Magnon. Alle Arene Candide si trovano testimonianze del Neolitico e strati epigravettiani databili tra i 20.000 e i 18.700 anni fa, mentre nelle grotte lungo il torrente Pennavaira, nella valle omonima in territorio ingauno, sono stati ritrovati reperti umani risalenti fino al 7.000 a.C. A partire dal II millennio a.C. (neolitico) si hanno notizie della presenza dei liguri su un territorio molto vasto, corrispondente alla maggior parte dell'Italia settentrionale. Comunemente si pensa che gli antichi Liguri si sistemarono sul litorale mediterraneo dal Rodano all'Arno (così ci tramanda Polibio) spingendo la propria presenza fino alla costa mediterranea spagnola ad occidente ed al Tevere verso Sud-Est, colonizzando le principali isole come la Corsica, la Sardegna (Vedi: Corsi (popolo antico)) e la Sicilia. Poteva essere una popolazione di circa 200.000 persone, suddivise in varie tribù. Di loro ci restano numerosi reperti ceramici.
LombardiaNella Pianura padana sono stati trovati vari oggetti come vasi di ceramica, frecce, accette, pietre per macinare i cereali, pettini di legno, che testimoniano la presenza dell'uomo in Lombardia già nel III millennio a.C.[14] Nelle montagne, questa presenza è ancora più antica, essendo testimoniata la presenza dell'uomo di Neanderthal in provincia di Como e dell'uomo mesolitico, come nel caso di Canzo (CO). Le prime civiltà che si svilupparono furono quella Camuna (nel Neolitico) e la civiltà di Golasecca (Età del bronzo). L'area lombarda centro-orientale fu interessata da un'influenza etrusca attorno al V secolo a.C. In seguito, nel IV secolo a.C., la regione fu invasa dai Celti, fra cui si annoverano i popoli degli Insubri, nella Lombardia occidentale, e dei Cenomani, nella Lombardia orientale e nell'area del basso Garda e delle rive del Po. Nell'Età del ferro (I millennio a.C.) in Val Camonica, nella Lombardia orientale, si sviluppò l'antica civiltà camuna, che ha lasciato oltre 300.000 incisioni rupestri ad esempio un'incisione famosa è quella che raffigura la rosa camuna (incisioni analoghe sono diffuse in Liguria), il più grande sito d'arte rupestre Europeo. Le prime tracce di questa popolazione in Val Camonica risalgono territorio a partire al mesolitico, alla fine della glaciazione Würm. A partire dal XII secolo a.C., dall'unione delle precedenti culture di Polada e di Canegrate, cioè dall'unione di preesistenti popolazioni Liguri con sopraggiunte popolazioni Celtiche, in contemporanea con la nascita della cultura di Hallstatt nell'Europa centrale ed alla cultura di Villanova nell'Italia centrale, si sviluppa una nuova civiltà che gli archeologi chiamano di Golasecca dal nome della località dove sono stati rinvenuti i primi ritrovamenti. I Golasecchiani abitavano un territorio esteso circa 20.000 km², dallo spartiacque alpino al Po, dalla Valsesia al Serio, gravitando attorno a tre centri principali: la zona di Sesto Calende, di Bellinzona, ma soprattutto del centro protourbano di Como. Con l'arrivo di popolazioni galliche d'oltralpe, nel IV secolo a.C. questa civiltà celto-ligure decade e si esaurisce.
MarcheLe Marche, intese come attuale delimitazione amministrativa regionale, vissero un periodo di relativa unità culturale nell'Età del ferro, quando furono abitate per la quasi totale interezza dai Piceni, con gli importanti centri di Novilara (nei pressi di Pesaro), Ancona, Belmonte Piceno, Ascoli Piceno. Nel IV secolo avanti Cristo, l'area settentrionale, fino al fiume Esino, venne invasa dai Galli Senoni, mentre i Greci di Siracusa fondarono la colonia di Ancona. La regione visse allora un periodo di dualità culturale durato sino alla conquista romana. Molise
Quello della Pineta di Isernia è il sito paleolitico più antico d'Italia con 700.000 anni di storia. PiemonteI primi insediamenti nella regione che oggi viene chiamata Piemonte (dal latino ad pedem montium, letteralmente «ai piedi dei monti») risalgono al Paleolitico medio (tracce della presenza umana sono state ritrovate sul Monte Fenera nei pressi di Borgosesia). Al Neolitico risalgono invece gli utensili ritrovati nei pressi di Alba, Ivrea e nella Valle di Susa[17]. Il territorio fu poi abitato dai Liguri, stanziatisi in gran parte dell'Italia settentrionale, e da altri popoli di stirpe celtica e celto-ligure, quali i Taurini, i Graioceli, i Bagienni, i Salassi e i Vertamocori. Una grande varietà di popolazioni, dunque, che vivevano di agricoltura, di pastorizia ai piedi delle montagne, di pesca lungo i grandi corsi d'acqua e che possedevano nel contempo grandi abilità artigianali e metallurgiche. Sembra che la città di Torino sia sorta in epoca romana poco lontano da un insediamento di Taurini, dai quali potrebbe prendere il nome.
PugliaI primi insediamenti umani in Puglia risalgono almeno a 250.000 anni fa, come testimoniano i resti fossili dell'Uomo di Altamura, una forma arcaica di Homo neanderthalensis. Numerosi sono i reperti di epoca preistorica, tra i quali diversi dolmen[20]. Intorno al I millennio a.C., si insediarono sul territorio i popoli dei Dauni, dei Peucezi e dei Messapi di probabile origine illirica.[21] Grotta Paglicci, nei pressi di Rignano Garganico, in provincia di Foggia, ad oggi, è uno dei più importanti siti paleolitici d'Europa. Ha restituito, in quarant'anni di scavi, oltre 45.000 reperti, databili tra i 500.000 e gli 11.000 anni da oggi (Paleolitico Inferiore, Medio e Superiore). Sempre sul Gargano, sul letto e la foce del torrente Romandato, vicino a Ischitella, sono stati ritrovati resti di Homo erectus. Il numeroso materiale rinvenuto in questa zona, racconta storie di pietra in bifacciali amigdaloidi e manufatti su scheggia, indispensabili per la caccia e la preparazione del cibo. E l'uomo qui, e in tante altre località soprattutto del gargano settentrionale, si insedia e progredisce nel dominio del mondo circostante, fino al Paleolitico medio, in cui appare l'Homo neanderthalensis. Altri studi e ricerche effettuati negli ultimi anni, hanno rivelato che il Salento fosse abitato già nel Paleolitico medio (circa 80.000 anni fa). Nelle tante grotte naturali dovute alla natura calcarea del territorio, sono stati rinvenuti utensili di selce. Un'importante scoperta archeologica riguarda alcune statue ossee rinvenute nella Grotta delle Veneri presso Parabita, le quali dimostrano l'esistenza già 20.000 anni fa di culti riguardanti la fertilità; quelle della Grotta delle Mura a Monopoli che dimostrano la presenza di abitanti già nel Musteriano (Paleolitico Medio); la Grotta Spognoli ed ancora Grotta Paglicci, nella quale sono stati ritrovati diversi reperti risalenti al Paleolitico Medio e Superiore. Probabilmente si trattava di ominidi appartenenti alla specie uomo di Neanderthal, mentre quella dell'homo Sapiens Sapiens si sarebbe diffusa nel Paleolitico superiore (Periodo risalente a circa 35.000 anni fa). Un'altra testimonianza notevole dei "primi pugliesi" è rappresentata da Delia, un ominide donna vissuta 25.000 anni fa scoperta ad Ostuni la cui importanza sta nel fatto che essa conservava in grembo i resti di un feto in fase terminale, diventando quindi la più antica madre della storia. In località Passo di Corvo, alle porte di Foggia, troviamo il sito archeologico del Neolitico più grande e tra i più datati d'Europa (dal VI al IV millennio a.C.). In questa area, dal Vicino Oriente, giunse in Italia la pratica dell'agricoltura, favorita dalla fertilità del tavoliere di Puglia. Nella stessa città di Foggia sono stati trovati altri siti del neolitico: nell'area della villa comunale, dell'ex ippodromo e in località Pantano, tra i quartieri Ordona Sud, San Lorenzo e Salice Nuovo. Numerosi nella regione i graffiti come quelli della Grotta Romanelli, presso Castro, e della Grotta dei Cervi, presso Porto Badisco. Recenti scavi effettuati a Roca Vecchia hanno inoltre evidenziato un imponente sistema di fortificazioni risalente all'età del bronzo (XV-XI secolo a.C.). Nella stessa area si trova un altro sito archeologico importante: la grotta della Posia piccola, riscoperta dagli archeologi nel 1983; essa si sviluppa circolarmente su una superficie di 600 m² e reca numerosissime iscrizioni votive, talvolta sovrapposte, di epoche e civiltà differenti, che risalgono all'VIII-II secolo a.C.. Altre importanti testimonianze ancestrali sono rappresentate da alcune costruzioni megalitiche, soprattutto nel Salento, come i dolmen, menhir e specchie, che nei secoli successivi furono adibite al culto del Cristianesimo. SardegnaIn posizione centrale nel mar Mediterraneo, la Sardegna è stata sin dagli albori della civiltà un attracco frequentato da quanti navigavano da una sponda all'altra del mar Mediterraneo in cerca di materie prime e di nuovi sbocchi commerciali. Il suo territorio, ricco di boschi, di acque, di minerali, di giacimenti di ossidiana (il monte Arci è il più grande di tutto il Mediterraneo) e di zone fertili ha favorito il popolamento e l'impianto di insediamenti considerevoli. Fu così che nella sua storia millenaria ha saputo trarre vantaggio sia dalla propria insularità - che ha consentito lo svilupparsi della civiltà nuragica - sia dalla propria posizione strategica, in quanto luogo imprescindibile nella rete degli antichi percorsi. Nel suo patrimonio storico e culturale sono abbondanti le testimonianze delle culture indigene con cui entrò in contatto ma anche gli influssi e le presenze delle maggiori potenze coloniali antiche.[22] La Sardegna conta più di 10.000 siti preistorici, prenuragici e nuragici, come mostrano le immagini tratte dal geoportale http://nurnet.crs4.it/nurnetgeo/ ancora in fase di completamento. Ne fanno la regione col più alto numero di monumenti di questa tipologia in Italia e in Europa[senza fonte], a dimostrazione di come la civiltà sarda si formò nel corso dei millenni lasciando un segno indelebile nell'Isola. Del periodo preistorico ricordiamo:
Inoltre vanno ricordati i reperti tipici del periodo prenuragico quali le diffusissime statuette votive richiamanti la Dea Madre Mentre del periodo nuragico abbiamo una evoluzione nella costruzione dei monumenti megalitici, i quali risultano essere singolari e unici per funzione e struttura in tutto il mondo. Parliamo di:
Oltre ad importantissimi e caratteristici reperti nuragici:
I Nuragici erano un popolo di guerrieri e di esperti naviganti, non solo di pastori e di contadini, suddiviso in nuclei tribali (clan) che abitavano in cosiddetti cantoni. Ciò nonostante furono in grado di raffinare le proprie abilità tecniche nella costruzione dei monumenti megalitici e di fare dell'Isola un monumento a cielo aperto. La scoperta dei Giganti di Monte Prama, le più antiche statue del Mediterraneo attesta e consolida la loro bravura non solo nel campo delle costruzioni megalitiche ma anche nell'arte scultorea. Commerciavano con i Micenei, con i Minoici, con i Fenici e con gli Etruschi, lungo rotte che attraversavano il mar Mediterraneo dalla Spagna alle coste libanesi, e furono in stretto contatto anche con l'Egitto. Il loro simbolo più conosciuto, il nuraghe, è stato classificato dall'UNESCO come patrimonio mondiale dell'umanità, individuando in Su Nuraxi presso Barumini l'esempio più significativo.[24] Nel territorio sardo sono presenti migliaia di monumenti e sono stati trovati reperti associabili alle relazioni che l'antica civiltà sarda ebbe con gli altri popoli come i micenei, oltre a quelli relativi al periodo punico-fenicio e romano (un esempio classico è Nora e l'antica città di Tharros). SiciliaLa preistoria della Sicilia rappresenta quel lunghissimo lasso di tempo che va dalla comparsa di uomini sull'isola fino al momento in cui i Greci vi introdussero la scrittura, colonizzandola. Le origini della presenza dell'uomo in Sicilia sono oggetto di dibattito tra gli studiosi di paletnologia. Per la Sicilia va tenuta in conto la distanza dagli epicentri dei fenomeni di glaciazione del Nord Europa e dell'arco alpino. Per questa ragione, in Sicilia come in tutto il Mediterraneo ai dati relativi alle sedimentazioni vanno sovrapposte le informazioni derivate dagli studi dei fenomeni eustatici: le diverse linee di riva vengono evidenziate o da fenomeni erosivi o da serie di fori circolari prodotti dai litodomi.[25] Inizialmente fu abitata da diverse popolazioni come Sicani, Elimi e Siculi. UmbriaL'Umbria venne abitata in epoca protostorica dagli Umbri e dagli Etruschi. Nel Museo archeologico nazionale dell'Umbria e al Museo "Claudio Faina" di Orvieto e del Museo archeologico di Colfiorito sono conservati numerosi reperti preistorici che attestano come l'Umbria cominciò ad essere abitata già dal paleolitico. In particolare la statuetta, nota come "Venere del Trasimeno", rinvenuta nei pressi del lago Trasimeno è risalente al paleolitico superiore. A Poggio Aquilone di San Venanzo (TR) è stata rinvenuta una tomba appartenente al neolitico superiore. Le "Tane del Diavolo" di Parrano (TR), complesso carsico alle pendici del Monte Peglia, costituiscono uno dei più interessanti siti archeologici della preistoria umbra. Abitate sin dal Paleolitico Superiore, i reperti archeologici rinvenuti al loro interno a partire dai primi scavi del Calzoni (attorno agli anni trenta), testimoniano la presenza di una notevole industria litica. Al periodo di transizione dall'età del bronzo a quella del ferro è riferibile il sepolcreto di Monteleone di Spoleto, famoso soprattutto per aver riportato alla luce lo splendido carro bronzeo laminato d'oro, oggi conservato al Metropolitan Museum di New York. Famosi i resti Romani di Carsulae nei pressi di Terni. ToscanaLe più antiche testimonianze del popolamento umano in Toscana, risalgono addirittura al Paleolitico. La specie più antica, del genere Homo, rappresentata in Toscana, è quella dell'uomo Homo heidelbergensis, i cui strumenti in pietra sono invece stati ritrovati in abbondanza nella vicina Valle dell'Arno e nell'area costiera livornese. Anche ben documentata è la presenza di Homo neanderthalensis, che visse nell'area all'incirca tra i 90.000 a 40.000 anni da oggi. Industrie in pietra scheggiata appartenutegli sono state rinvenute nel Mugello, nel senese, in particolare sul Monte Cetona, nell'area delle Apuane, nel livornese, nella Valle del Serchio e nel corso inferiore dell'Arno. Fasi successive, tra cui la fase nota come Uluzziano, sono documentate in Toscana nella Grotta La Fabbrica, a Indicatore (Arezzo), San Romano (Pisa), Salviano e a Maroccone (Livorno). Le prime fasi culturali legate invece a Homo sapiens sono dette Aurignaziano e Gravettiano, e sono testimoniate in Toscana, presso Laterina, presso Montelupo e a Monte Longo, vicino ad Arezzo. Nel VI millennio a.C. appare in territorio toscano la cosiddetta cultura della ceramica cardiale che segna l'introduzione della rivoluzione neolitica. In questa fase le comunità della Toscana interagiscono con quelle delle isole tirreniche: arcipelago toscano, Corsica e Sardegna con cui intrattengono importanti "scambi commerciali", in particolare di ossidiana. Seguirà nel neolitico medio la fase detta della "ceramica lineare"[26]. Nel calcolitico fra il III e il II millennio a.C. la Toscana e il Lazio settentrionale sono caratterizzate dalla cultura del Rinaldone che in seguito incorporerà al suo interno elementi della cultura del vaso campaniforme. A questo periodo risalgono anche le statue stele della Lunigiana. Nell'età del bronzo finale (1200-1000 a.C. circa) si diffonde la cultura protovillanoviana, forse collegabile alla discesa delle popolazioni italiche, che mostra varie similitudini con la cultura dei campi di urne dell'Europa centrale. Viene succeduta dalla cultura villanoviana a partire dal X secolo a.C. circa. Fra il X e l'VIII secolo a.C., l'età del ferro trova la sua massima espressione nella civiltà villanoviana (preceduta nel bronzo recente dalla cultura protovillanoviana), che ha preso il nome da Villanova (una frazione di Castenaso), un insediamento di grande interesse archeologico, dove sono state trovate lance, spade, pettini e gioielli di ogni tipo. Questa è una dimostrazione dei progressi che erano stati fatti nell'estrazione e nella lavorazione dei metalli, di cui era particolarmente ricco il sottosuolo della regione. Trentino-Alto AdigeLe diverse valli che ora compongono il Trentino furono abitate in epoca mesolitica e gli insediamenti più rilevanti si concentrarono nella Valle dell'Adige, la zona più adatta alle attività umane per il suo clima e la posizione di centralità rispetto alle valli laterali. Si ipotizza che i primi insediamenti siano relativi a cacciatori provenienti da zone più basse della Pianura Padana e delle Prealpi Venete, che si spostarono in Trentino a seguito dello sciogliersi del ghiaccio che copriva i territori alpini. In diverse zone della Provincia sono stati ritrovati reperti risalenti al Mesolitico, in particolare sepolture. Tra queste si possono ricordare gli scheletri di cacciatori ritrovati a Vatte di Zambana e Mezzocorona, mentre oggetti lavorati, destinati ad essere corredi funebri, sono stati ritrovati nei siti di Ischia Podetti. Importante l'insediamento dei Laghetti di Colbricòn, presso il Passo Rolle, vasta area di attività di caccia di uomini del Neolitico. I rinvenimenti archeologici dimostrano la presenza dell'uomo nelle valli dell'odierno Alto Adige dopo la fine dell'ultima glaciazione, intorno al 12 000 a.C. Reperti provenienti dall'Alpe di Siusi sono databili al paleolitico inferiore. Accampamenti di cacciatori mesolitici risalenti all'VIII millennio a.C. sono stati scoperti nei fondi valle presso Bolzano, Bressanone, Valle Aurina[27] e Salorno[28]. La celebre mummia del Similaun, nota anche come Ötzi, avrebbe un'età di circa 5 300 anni. Questo la pone nell'età del rame, momento di transizione tra il neolitico e l'età del bronzo. Sepolcri in pietra del 2000 a.C. sono stati localizzati ad Appiano. Il clima era ancora più mite di oggi, come dimostrano i reperti localizzati in grotte della Val Pusteria. Per l'età del bronzo (1800 - 1300 a.C.) sono attestati insediamenti sia nelle valli principali che in quelle secondarie, localizzati su terrazzi alluvionali e su siti d'altura. Intorno al 1500 a.C., l'uomo si spinse più in alto, lasciando le vallate di mezzamontagna, per estrarre il rame in Valle Aurina e d'Isarco. Durante l'età del bronzo e del ferro nella regione sono attestate culture locali autoctone che occupavano approssimativamente l'area del Tirolo storico. Appartiene alla tarda età del bronzo e alla prima età del ferro la cultura di Luco-Meluno, che prende il nome da due importanti siti archeologici presso Bressanone.[29] Essa ebbe origine nel XIV secolo a.C. nella valle dell'Adige tra Trento e Bolzano, da dove si diffuse fino ad occupare all'incirca l'area del Trentino a nord di Rovereto, dell'Alto Adige, del Tirolo Orientale e della Bassa Engadina.[30] La cultura di Luco-Meluno è caratterizzata da un particolare stile di ceramica riccamente decorata, mentre la produzione metallurgica è influenzata dalle culture circostanti. Gli appartenenti a questa cultura cremavano i loro morti e raccoglievano i resti in urne che poi venivano sepolte in modo simile alla cultura dei campi di urne, attestatasi in questo stesso periodo nelle valli del Tirolo Settentrionale. I santuari nei quali venivano adorate le divinità si trovavano su colline sovrastanti le vallate e vicino a corsi d'acqua e laghi, spesso anche in aree remote. I ricchi corredi funebri rinvenuti dagli archeologi dimostrano che la cultura di Luco-Meluno raggiunse il suo apice tra il XIII e l'XI secolo a.C., soprattutto grazie all'estrazione del rame, materiale necessario per la produzione del bronzo. VenetoAbitato già nella preistoria, dapprima insediamento degli Euganei, fu in epoca protostorica occupato dal popolo dei Veneti. Tito Livio, nativo di Padova, inizia la sua monumentale storia di Roma con il mito di Antenore che, fuggendo da Troia in fiamme e guidando un gruppo di Troiani e di Eneti, popolo alleato proveniente dalla Paflagonia, giunge nell'attuale Golfo di Venezia. Nella terra estesa tra le Alpi e il mare Adriatico, dopo aver scacciato gli Euganei, si insediano così queste genti che nel loro insieme si chiameranno Veneti. Antenore stesso sarebbe stato il fondatore di Padova. Secondo una leggenda analoga Diomede avrebbe fondato Adria mentre Clodio avrebbe fondato Chioggia. Sono comunque di certa origine venetica molte importanti città, quali Concordia, Oderzo (fra le più antiche - IX-VIII secolo a.C.), Este, Treviso, Belluno, Altino, Vicenza e forse Verona. La provenienza anatolica dei Veneti adriatici non è accettata da tutti gli autori antichi ed è ancor oggi oggetto di discussione. Le fonti antiche tramandano l'esistenza di vari filoni dell'etnìa veneta, dalla Bretagna, alla Lusazia, fra Germania e Polonia, all'Epiro in Grecia, all'Asia Minore. Legati all'etnico veneto sarebbero diversi toponimi (ad es. la Vindelicia, regione corrispondente all'attuale Baviera, Vindebona - l'attuale Vienna) e i nomi attribuiti a popoli di origine slava in diverse lingue europee. Secondo alcuni studiosi, sarebbero queste testimonianze di un'unica civiltà indoeuropea che si estendeva dal Baltico all'Adriatico, riconducibile ai cosiddetti popoli dei Campi delle Urne.
Valle d'Aosta
Note
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