VertamocoriI Vertamocori erano un popolo celtico stanziato nella Gallia Cisalpina attorno a Novara, nel Piemonte orientale. Sono ricordati da Plinio il Vecchio nel III libro della Naturalis Historia, dove sono indicati come fondatori della città di Novara: Plinio precisa quindi anche l'origine celtica dei Vertamocori, perché i Voconzi erano un popolo gallico della Gallia narbonese. StoriaSono considerati parte della cultura di Golasecca (IX-IV secolo a.C.), stanziati a nord dei Levi[1]. Contestualmente alla fondazione di Novara riportata da Plinio, i Vertamocori sono ritenuti responsabili della celtizzazione del Basso Novarese verso il IV secolo a.C.[2]. EtnonimoVariantiI Vertamocori sono identificati da molteplici etnonimi:
EtimologiaL'etnonimo gallico Uertamocori è composto dall'aggettivo uertamos « superiore, eccellente » e dal sostantivo corios « armata, truppa »; si traduce quindi « eccellenti truppe ». Il primo termine è un superlativo in -tamo posto sulla radice *uper- « sopra »[6]. La radice indoeuropea *uper(o) ha un valore maggiorativo ed è all'origine del latino super, del greco hupér, del sanscrito upari, del gotico ufar, dell'alto tedesco ubir[7]. Lo ritroviamo nell'inglese over e nel tedesco über. Ritrovamenti archeologiciDue campagne di scavi nel 1987 e nel 2006 hanno portato alla luce una necropoli risalente all'età del ferro presso Dormelletto, in provincia di Novara. Il ritrovamento è ritenuto di massimo interesse per il rito e i materiali utilizzati nelle sepolture. Le tombe si trovavano a circa due metri di profondità, stimate fra il II e I secolo a.C.. Alcune testimoniavano il rito della cremazione, la maggior parte dell'inumazione: un caso inusuale per l'età del ferro, che in zona ha visto quasi unicamente la cremazione. Le fosse presentavano tutte il medesimo orientamento, erano di forma ellittica o rettangolare e molto profonde, sigillate a metà da un ammasso di pietre abbastanza grandi, fra cui anche macine. La parte superiore era riempita con terreno a formare un tumulo di forma rettangolare; su di esso alcune riportavano ancora il signaculum, la pietra che segnalava la sepoltura. Il fondo era circondato da un cordolo di pietre delineante la struttura[8]. Anche a Oleggio, in frazione Loreto, è stata trovata una necropoli con reperti datati tra il II secolo a.C. e il IV secolo d.C., che documentano sia la presenza dei Vertamocori che la successiva romanizzazione del territorio[9][10]. In letteraturaLo scrittore Dante Graziosi accenna ai Vertamocori in una pagina dell'opera La terra degli aironi (1972): il loro carattere duro e l'instancabilità nel lavoro sono da sempre caratteri ricorrenti delle genti della Bassa Novarese[11]. L'autore avrebbe intitolato I figli dei Vertacomocori l'intera opera, ma l'editore non acconsentì[12]. Note
Voci correlateCollegamenti esterni
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