Lo stemma e il gonfalone del comune di Fontanetto Po sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 26 giugno 2008.[4]
«Stemma di azzurro, alla fontana architettonica di pietra al naturale, fondata in punta, con tre bacini a conchiglia, il bacino superiore piccolo, quello inferiore grande, il bacino mediano di misura intermedia, con l'acqua di argento zampillante nel bacino superiore e ricadente nei tre bacini. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante di azzurro, il motto, in lettere maiuscole di nero, Felix Communitas Fontaneti ad Padum. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone municipale è un drappo di bianco con la bordatura di azzurro.
La piccola chiesa di San Sebastiano fu eretta forse nel IX secolo, funzionando da prima parrocchiale, quando il nucleo abitativo era verosimilmente collocato intorno ad essa. Interventi successivi, in specie quello del XV secolo, hanno portato alla struttura attuale, interessante esempio di architettura romanico- gotica in provincia di Vercelli.
La facciata a capanna è tripartita da due lesene che incorniciano l'attuale sobria porta di ingresso (che ha sostituito la precedente più elegante porta di forma ogivale, i cui segni sono ancora visibili).
Corre tutt'intorno alla chiesa - sulla facciata, sui lati e sul tamburo dell'abside - un grazioso coronamento ad archetti ogivali pensili.
L'interno, a navata unica, conserva affreschi – alquanto deteriorati – realizzati a partire dalla metà del XV secolo: essi compongono una variegata teoria di santi e Madonne col Bambino che fa pensare a degli "ex voto" giustapposti casualmente, piuttosto che ad una decorazione ispirata ad un qualche programma iconografico. L'attribuzione a Domenico della Marca di Ancona della paternità degli affreschi, avvenuta in passato, è messa oggi in discussione.
Fu costruita nell'XI secolo ad opera, forse, dell'abate ed architettoGuglielmo da Volpiano, ricordato per la realizzazione dell'abbazia di Fruttuaria nel territorio di San Benigno Canavese. Dell'antica costruzione resta il campanile romanico, alto 56 metri, che segna da lontano il profilo dell'abitato di Fontanetto Po.
La chiesa venne ristrutturata nel XVI secolo (sono di quell'epoca le tracce di affreschi esterni sul lato sinistro, ov'era il portale di ingresso) e fu poi ampiamente riedificata sul finire del '700, pur conservando l'antica impronta stilistica fatta di mattoni a vista.
La facciata a salienti palesa la presenza delle tre navate interne aventi diverse altezze.
La chiesa conserva numerose opere d'arte. Tra di esse va menzionato innanzi tutto un pregevole crocifisso ligneo datato al 1585, opera dell'intagliatore trinese Giovanni Franco Biaciardi. Pregevoli sono altresì i secenteschi arredi lignei: gli stalli del coro ed il pulpito realizzato da una bottega di intagliatori biellesi. Una cassapanca posta nel presbiterio è ornata da notevoli formelle lignee raffiguranti scene bibliche - opera della stessa bottega biellese - provenienti dalla secentesca macchina d'altare smembrata verso la fine del XVIII secolo per far posto all'altare attuale.
La chiesa parrocchiale di San Martino
Il campanile della chiesa
Crocifisso ligneo, 1585
Bottega biellese XVII secolo, Ultima cena, formella lignea
La chiesa della Ss. Trinità
Nei pressi della parrocchiale di San Martino si erge la rinascimentale chiesa della Ss. Trinità. Fu edificata a partire dal 1488 ad opera della "Compagnia dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine", una confraternita di disciplinati, devoti alla Ss. Trinità, sorta all'inizio del XV secolo.
All'interno si trova un pregevole gruppo di dieci statue in terracotta raffiguranti la scena del Compianto sul Cristo morto, poste in una nicchia ricavata sulla parete destra. Dai documenti d'archivio si apprende che il gruppo scultoreo proviene da Sacro Monte di Varallo e fu acquistato dai confratelli fontanettesi della Compagnia nel 1568.
Sulla parete di fondo, dietro l'altare, trova posto un bel retabloseicentesco in legno dorato con una pala raffigurante uno dei soggetti sacri cari alla devozione trinitaria, la Incoronazione della Vergine.
Altra testimonianza devozionale della Compagnia è costituita da una tela posta sulla controfacciata, raffigurante la Trinità secondo il modello iconografico detto del Trono della Grazia; ai suoi due lati sono dipinte figure di santi e disciplinati devoti alla Ss. Trinita: questi ultimi indossano saio e cappuccio rossi e tengono in mano i flagelli (da cui il nome di Battuti rossi).
La facciata della chiesa
Compianto sul Cristo morto, XVI secolo
Retablo con la Incoronazione della Vergine
Trinità, santi e fedeli della confraternita dei battuti rossi
Il Mulino di San Giovanni
Nel territorio di Fontanetto, sulla Roggia Camera sorge uno storico mulino ad acqua risalente al XV secolo. Si tratta del Mulino di San Giovanni, edificato subito dopo lo scavo della roggia nel 1465 per volere di Guglielmo VIII del Monferrato.
Venne utilizzato dapprima per macinare i cereali; ma già nel 1699 la roggia era utilizzata per azionare una pista da riso. Tale impiego si consolidò nel tempo, con lo sviluppo della cultura del riso.
Oggi il Mulino di San Giovanni (noto anche come "Riseria Gardano") è parte dell'”Ecomuseo delle Terre d'Acqua” sorto per iniziativa della Provincia di Vercelli. Si possono vedere ancora funzionanti gli ingranaggi mossi dalla turbina idraulica nelle imponenti strutture lignee, e seguire le varie fasi di sbramatura, sbiancatura e brillantatura del riso.