Sono ubicati a Gioia Tauro la "casa del laicato" con l'Istituto Superiore Teologico Pastorale "San Giovanni XXIII"[8] e a Rizziconi l'auditorium diocesano "Casa di Nazareth".[9]
Il territorio si estende su 930 km² ed è suddiviso in 4 vicariati (Gioia Tauro-Rosarno, Oppido Mamertina-Taurianova, Palmi e Polistena) per un totale di 66 parrocchie.
Storia
Non si conosce la data esatta dell'istituzione della diocesi di Oppido. Essa compare per la prima volta sul finire della dominazione bizantina in Calabria, documentata in un atto di donazione del 1044.[21] È presumibile che la fondazione della diocesi sia anteriore a questa data, ma non di molto, perché non appare in nessuna Notitia Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli del X secolo. Il primo vescovo conosciuto è Nicola, menzionato in un diploma del 1053.[22]
Un'attenta analisi degli avvenimenti accaduti nel Mezzogiorno, nella prima metà dell'XI secolo, porta diversi studiosi, tra i quali Kehr, Duchense, Holtzmann e Bruck, a ritenere che l'istituzione della diocesi di Oppido coincide con l'epoca della ristrutturazione politico-religiosa compiuta dal catepano Basilio Busiano, nel decennio di suo governo (1018-1028). In particolare nell'anno 1025 si attuò una strategia militare mirante al rafforzamento delle difese della città di Reggio, ed è proprio in questo contesto che Oppido, ricco capoluogo politico-amministrativo della Turma delle Saline, posta sull'altopiano, lungo la Via Islamica che dal Tirreno conduceva allo Ionio, dotata di una preminenza militare e di un possente Castello che le conferiva una funzione di avvistamento e di bastione, poteva svolgere un compito di difesa della popolazione e di sbarramento agli assalti ostili provenienti da Nord. L'istituzione in Oppido del vescovado nell'anno 1025 rispondeva pienamente all'esigenza di una garanzia militare ed ecclesiastica[23].
La diocesi nasce in contesto bizantino come diocesi di rito greco, rito che si mantenne malgrado i tentativi dei Normanni di abrogarlo, e che fu ufficialmente soppresso dal vescovo Atanasio Chalkeopoulos nel 1482; tuttavia le ultime testimonianze dell'uso del rito bizantino risalgono al 1634. L'uso e lo studio del greco era così diffuso negli ambienti ecclesiastici, che il vescovo Stefano (1294-1301) fu incaricato da Carlo II d'Angiò di tradurre dal greco importanti testi di medicina, mentre il vescovo Girolamo (1449-1472) fu presentato a papa Niccolò V come maestro di greco.
Nel 1472 la diocesi di Oppido fu unita aeque principaliter a quella di Gerace sotto il vescovo Atanasio Chalkeopoulos. Nel 1536 Oppido ritornò indipendente con il vescovo Pietro Andrea Ripanti. Il periodo dell'unione «è forse il periodo più oscuro per le due comunità, cui sovrintesero da lontano unicamente dei [vescovi] commendatari, spesso di grado cardinalizio».[24]
Dopo il concilio di Trento i vescovi si resero più presenti in diocesi. Francesco de Noctucis (1542-1548) fu il primo vescovo, dopo oltre un secolo, a risiedere stabilmente in diocesi. Il vescovo Giovanni Battista Montani (1632-1662) restaurò la cattedrale e il palazzo vescovile; a Bisanzio Fili si deve la fondazione nel 1701 del seminario vescovile, che ricevette un'efficace impostazione metodica, scolastica e disciplinare grazie all'opera del vescovo Giuseppe Maria Perrimezzi (1714-1734).[25]
Il 5 febbraio 1783 l'antico abitato di Oppido fu completamente distrutto da un tremendo terremoto, che rase al suolo tutte le strutture diocesane. Lo stesso anno moriva anche il vescovo Nicolò Spedalieri e la diocesi rimase vacante per circa un decennio. Spettò al vescovo Alessandro Tommasini (1792-1818) iniziare la ricostruzione delle strutture diocesane nella nuova sede in località Tuba; in particolare ricostruì il seminario. Il vescovo Francesco Maria Coppola consacrò la nuova cattedrale il 23 giugno 1844; nuovamente distrutta dal terremoto del 1908, fu ricostruita ed inaugurata nel 1935. A Nicola Canino (1936-1951) si deve la costruzione dell'odierno palazzo vescovile, dove, in alcune sale, è ospitato dal 2003 il museo diocesano fondato dal vescovo Luciano Bux.
La diocesi ha quindi riacquisito parte della sua antica estensione territoriale, difatti Oppido, capoluogo della Turma delle Saline, era il centro non solo amministrativo, ma anche religioso dell'area collocata immediatamente a nord di Reggio Calabria includente l'attuale Piana di Gioia Tauro, come si evince dal corpus di 47 atti di donazione alla cattedrale di Sant'Agata (antico Kastron di Oppido), risalenti al periodo compreso tra il 1050 ed il 1064/65.[27]. Ciò ha ispirato il vescovo Francesco Milito a commissionare tre grandi dipinti collocati nel catino absidale della cattedrale ove al centro troneggia il Cristo Pantocratore e, segnatamente, alla sua destra la Vergine Madre che con una pergamena in mano chiede al Figlio la benedizione della chiesa di Haghia Hagaté, cioè Oppido nell'eparchia delle Saline.[28]
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
^Museo Diocesano, su culturaitalia.it. URL consultato il 25 dicembre 2019.
^Seminario Vescovile, su oppido-palmi.chiesacattolica.it. URL consultato il 25 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2019).
^Cancelleria, su oppido-palmi.chiesacattolica.it. URL consultato il 23 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2020).
^Istituto Superiore Teologico Pastorale, su oppido-palmi.chiesacattolica.it. URL consultato il 25 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 25 dicembre 2019).
^Multimedia, su oppido-palmi.chiesacattolica.it. URL consultato il 25 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2019).
^Eretta con bolla di papa Pio XII del 30 maggio 1955.
^NOTE STORICHE, su madonnadeipoveri.com. URL consultato il 25 dicembre 2019.
^Con bolla del vescovo di Mileto mons. De Chiara, il 12 dicembre 1956, alla chiesa fu riconosciuto il titolo di santuario diocesano.