San Procopio (Italia)
San Procopio (San Pricopi nel dialetto locale) è un comune italiano di 474 abitanti[1] della città metropolitana di Reggio Calabria in Calabria. Sorge sulle pendici tirreniche dell'Aspromonte tra due fiumare, Sèvina e Màngani, e si affaccia sulla Piana di Gioia Tauro. StoriaOriginiNon si hanno informazioni certe sulle origini di San Procopio e sono da considerare prive di fondamento quelle che vogliono attribuire al paese un'origine greca (Aghios Prokopiòs), giacché le prime notizie degne di fede sull'esistenza di questo borgo si hanno dopo l'anno mille. Francesco Biamonte, nel suo romanzo "La felpa rossa"[3] narra di un villaggio con presunte origini saracene. Questa tesi sarebbe suffragata dalla presenza nel complesso scultoreo raffigurante San Procopio, di un soldato saraceno posto sotto gli zoccoli del cavallo montato dal Santo. Nel febbraio 1783 è distrutto per la prima volta dal terremoto, e nel 1811 è divenuto comune autonomo, affrancandosi da Sinopoli, di cui era stato fino ad allora casale. Nel 1908 ha seguito il destino di Reggio Calabria e Messina, completamente distrutte dal terremoto avvenuto all'alba del 28 dicembre. Nel 1930 un incendio avvenuto nel municipio ha distrutto l'intera documentazione anagrafica, ricostruita in seguito grazie ai registri parrocchiali. Monumenti e luoghi di interesseChiesa ParrocchialeDedicata a San Procopio martire della Palestina, la chiesa fu costruita dopo il terremoto di Messina del 1908 nel nuovo rione sorto dopo il sisma. Chiesa di Maria Santissima degli AfflittiLa chiesa, dedicata alla Madonna degli afflitti, sorge nel rione omonimo ed è stata ristrutturata nel 1966. Chiesa della Madonna del RosarioLa chiesa ospita una statua marmorea dello scultore toscano Giovan Battista Mazzolo (XVI sec.) detta "Madonna de Jesu". Tradizioni e folcloreLe tradizioni di San Procopio sono soprattutto legate a eventi religiosi. Il più importante e 'sentito' dalla popolazione è la festa di Maria Santissima degli Afflitti, che si celebra la terza domenica di settembre. Anche su questo evento Francesco Biamonte nel suo romanzo "La felpa rossa", dà alcune indicazioni sulle origini del culto della "Madonna degli Ulivi", come originariamente era chiamata. Tra i festeggiamenti civili in onore della Madonna vi sono concerti, spettacoli pirotecnici e il tradizionale ballo dei Giganti. In passato era tradizione mangiare le anguille. SocietàEvoluzione demograficaDopo aver conosciuto un graduale incremento della popolazione dall'Unità d'Italia alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il paese si è progressivamente spopolato a causa delle forti migrazioni. Dal grafico sottostante si nota come dal picco massimo del 1951 la popolazione si è quasi dimezzata in poco più di vent'anni, arrivando a contare meno di un terzo degli abitanti nel 2011. Abitanti censiti[4] Geografia antropicaIl paese è storicamente diviso in rioni, detti "rrughe", di cui le principali sono Affritti, Chjazza, Chjuppu, Lisciu, Pizzipaisi,Villa. Anche le contrade che circondano l'abitato hanno la loro toponomastica: Alloggiamentu, Bumbardara, Canceji, Chjian'i mura, Cilìa, Fegu, Foresteja, Mortiji, Pett'i casetti, Princi, Rosalà, Ruffinu, Sicari. EconomiaSan Procopio ha nella coltivazione e trasformazione delle olive la principale fonte economica; a essa si aggiunge la pastorizia; l'olivicoltura ha visto gradualmente ridursi il numero di addetti, sia maschili sia femminili. I maschi lavoravano la terra e soprattutto erano impiegati nei frantoi. Le raccoglitrici di olive, tipiche figure che popolavano le campagne da ottobre a maggio, sono state "sostituite" dalle reti stese a terra a ricevere i frutti caduti dagli alberi e al momento opportuno tirate da pochi braccianti. Infrastrutture e trasportiAmministrazione
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