Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
L'arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie (in latino Archidioecesis Tranensis-Barolensis-Vigiliensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Bari-Bitonto appartenente alla regione ecclesiastica Puglia. Nel 2022 contava 276 500 battezzati su 286 932 abitanti. È retta dall'arcivescovo Leonardo D'Ascenzo. Gli arcivescovi, oltre al titolo proprio, hanno unito il titolo di Nazareth (Nazarenus). PatroniSono patroni dell'arcidiocesi:
La Madonna dello Sterpeto è venerata come compatrona dell'arcidiocesi.[1] TerritorioL'arcidiocesi comprende sette centri pugliesi: oltre alle tre città titolari di Trani, Barletta e Bisceglie annovera anche i comuni di Corato, Margherita di Savoia, San Ferdinando di Puglia e Trinitapoli. Eccetto Corato, che appartiene alla città metropolitana di Bari, gli altri comuni fanno parte della provincia di Barletta-Andria-Trani. Sede arcivescovile è la città di Trani, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. A Barletta e a Bisceglie sorgono le concattedrali della diocesi, dedicate rispettivamente a Santa Maria Maggiore e a San Pietro Apostolo. Il territorio si estende su 711 km² ed è suddiviso in 66 parrocchie, raggruppate in 5 zone pastorali, che, a partire dal 2 giugno 2005, hanno assunto la seguente denominazione:
StoriaL'odierna arcidiocesi nasce nel 1986 dall'unione di tre precedenti sedi: l'arcidiocesi di Trani, attestata a partire dall'inizio del VI secolo, la diocesi di Bisceglie, fondata nell'XI secolo, e l'arcidiocesi di Barletta, eretta nel 1860. TraniLa diocesi di Trani fu eretta in epoca antica. La tradizione petrina, comune a molte diocesi pugliesi e dell'Italia meridionale, attribuisce la fondazione della diocesi all'apostolo san Pietro. Incerta è la storicità dei santi Redento e Magno che le tradizioni locali riconoscono come protovescovi della diocesi tranese. Alcuni codici del martirologio geronimiano menzionano un san Magno il 19 agosto in Fabrateria vetus, ma ne parlano sempre come martire e mai come vescovo. Di Magno esistono poi due passioni relativamente recenti; nella prima Magno è un martire di Cesarea di Cappadocia morto sotto Aureliano il 19 agosto; nella seconda è un pastore di Trani, convertitosi al cristianesimo e battezzato dal sanctus sacerdos (vescovo?) Redento, in seguito diventa vescovo della città, ma a causa delle persecuzioni deve fuggire, e muore martirizzato nel 251.[2] La diocesi è storicamente documentata a partire dalla fine del V secolo. Il primo vescovo noto è Eutizio (o Eutichio), che prese parte ai concili simmachiani del 501 e del 502; avrebbe preso parte anche alla consacrazione della basilica di San Michele Arcangelo sul Gargano nel 493, ma questa tradizione è frutto di leggende medievali.[3] Non si conoscono più vescovi di Trani, eccetto alcuni apocrifi, fino al IX secolo; in una carta dell'834 è documentato Auderis S. Dei genitricis virg. Mariae sedis Tranensis e il suo predecessore Leopardo.[4] All'epoca bizantina appartennero i vescovi Giovanni I, Rodostamo, Crisostomo e Giovanni II, documentati dal 952 al 1059; in questo periodo la sede dipendeva dai patriarchi di Costantinopoli. Rodostamo, nel 983, è il primo prelato tranese che si fregiò del titolo di arcivescovo. Giovanni II, destinatario di una lettera contro gli abusi dei latini di Leone di Ocrida (1053), fu coinvolto nello scisma d'Oriente e per questo motivo deposto da papa Niccolò II nel concilio di Melfi del 1059. Nella seconda metà dell'XI secolo Trani fu occupata definitivamente dai Normanni. In questo contesto la diocesi fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana di rito latino con papa Alessandro II nel 1063[5]. Il Liber Censuum della fine del XII secolo le attribuisce due diocesi suffraganee, Andria e Bisceglie; appartenevano all'arcidiocesi anche le città di Barletta e di Corato. Il primo arcivescovo latino fu Bisanzio I, il cui episcopato segnò tutta la seconda metà del secolo XI; nel 1071 prese parte alla consacrazione della chiesa abbaziale di Montecassino e nel 1099 ricevette da papa Urbano II la bolla di canonizzazione di san Nicola Pellegrino, patrono dell'arcidiocesi. All'arcivescovo Bisanzio I si deve anche la costruzione del sacello per ospitare le spoglie di san Nicola Pellegrino; su questo venne edificata nel corso del XII secolo l'imponente cattedrale in stile romanico pugliese. La fase decisiva della costruzione si ebbe presumibilmente tra il 1159 e il 1186 sotto l'impulso dell'arcivescovo Bertrando II, mentre verso il 1200 il completamento era da considerarsi raggiunto, eccezion fatta per il campanile. Numerosa era la presenza religiosa nel territorio diocesano. A Trani v'erano una decina di monasteri benedettini di cui 8/9 maschili e 2/3 femminili; a Barletta ve n'erano cinque, ed inoltre si conta anche la presenza di cisterciensi, celestini e celestine, verginiani ed olivetani. Un altro monastero di celestine si trovava a Corato. A Trani sorgevano anche comunità di templari, di gerosolimitani e di teutonici; questi ultimi due ordini erano presenti anche a Barletta. Maggiore era la presenza degli ordini mendicanti nei tre centri dell'arcidiocesi tranese: c'erano francescani, domenicani, osservanti, agostiniani, terziarie francescane, clarisse, carmelitani e trinitari.[6] Nel XV secolo papa Martino V unì la diocesi di Salpi, eretta nel V secolo, all'arcidiocesi di Trani. Lo stesso papa nel 1424 dispose l'unione della diocesi di Canne, fino ad allora suffraganea dell'arcidiocesi di Bari, all'arcidiocesi di Trani, ma il provvedimento non ebbe effetto e nel 1449 la diocesi di Canne fu unita all'arcidiocesi di Nazareth. Nel 1523 la sede di Salpi fu separata da Trani, ma fu poi definitivamente soppressa nel 1547, aggregandone il territorio all'arcidiocesi di Trani; da questo momento gli arcivescovi di Trani porteranno il titolo Salpensis fino agli Anni Quaranta del Novecento. Il territorio dell'arcidiocesi tranese aumentò così con l'annessione del territorio di Casale della Trinità, oggi Trinitapoli. A partire dalla metà del Cinquecento, i presuli tranesi cercarono, attraverso visite pastorali e sinodi, di attuare le riforme volute dal concilio di Trento. Sono noti a Trani diversi sinodi, celebrati fra il 1565 ed il 1793, di cui due provinciali (1565 e 1589). I sinodi diocesani furono celebrati da Scipione da Tolfa (diversi sinodi), Diego Álvarez (1617), Tommaso Anchora (1638 e 1643), Pietro de Torres (1703) e Luigi Trasmondi 1793).[7] L'arcivescovo che maggiormente si impegnò nella riforma dell'arcidiocesi fu Scipione da Tolfa (1576-1592). Nel 1589 indisse un concilio provinciale che si articolò in quattro sessioni, dove vennero affrontate diverse tematiche: la professione di fede (prima sessione), aspetti relativi alla cura delle anime, le feste e i sacramenti (seconda sessione), il matrimonio, la riforma del clero secolare e regolare, i luoghi di culto, i doveri degli insegnanti (terza sessione), il dovere della residenza episcopale, la predicazione, gli abusi (quarta sessione). Nella sua relazione per la visita ad limina del 1590 il presule ricorda le numerose visite apostoliche alla sua arcidiocesi e i diversi sinodi da lui celebrati per l'osservanza dei decreti tridentini. Altro arcivescovo riformatore fu il domenicano spagnolo Diego Álvarez (1607-1634). Nel 1617 celebrò il sinodo diocesano, il primo di cui si conoscono gli atti e i decreti, pubblicati nel 1622. Sono due i punti principali su cui si è concentrata l'attività legislativa e riformatrice di questo sinodo: «affermare la centralità della parrocchia, cui deve essere riportata per intero l'amministrazione dei sacramenti (vedi il divieto di celebrare il matrimonio nei monasteri delle suore o nelle chiese dei regolari); delineare la figura del "buon sacerdote", adeguatamente formato, che indossa l'abito clericale, che non partecipa a giochi e feste mondane, che non porta armi e non si dedica agli affari secolari, che si comporta con il decoro che attiene al suo stato sia in chiesa che per strada, che segue le disposizioni previste per il confessionale».[8] Il primo seminario arcivescovile fu fondato dallo stesso Álvarez nel 1627, ma non ebbe molta fortuna. Stessa sorte toccò al seminario istituito nel 1695 dall'arcivescovo Pietro de Torres. Durante l'episcopato di Domenico Andrea Cavalcanti venne eretto un terzo seminario, dotato delle rendite sufficienti per la sua sussistenza, ed inaugurato nel 1765. Malgrado le indicazioni tridentine, a Trani a lungo la cattedrale rimase anche l'unica parrocchia della città, mentre a Barletta ne fu eretta una seconda nel 1594. Causa l'assenza dell'istituzione parrocchiale, l'assistenza religiosa e sacramentale della popolazione, in costante aumento, fu garantita dalle comunità religiose e dalle confraternite, presenti numerose sul territorio diocesano. Accanto agli antichi ordini, l'arcidiocesi vide l'arrivo dei cappuccini, dei carmelitani scalzi, dei Servi di Maria, dei fatebenefratelli, dei gesuiti e dei teatini. «Fino alla fine del Settecento aumentò il numero delle confraternite: Trani ne contava diciassette, Barletta diciotto, Corato nove, Casale della Trinità tre».[9] Il 27 giugno 1818, con la bolla De utiliori, papa Pio VII soppresse l'arcidiocesi di Nazareth e la diocesi di Canne, e ne aggregò il territorio all'arcidiocesi di Trani. Contestualmente, agli arcivescovi tranesi fu data l'amministrazione perpetua della diocesi di Bisceglie. Andria rimase perciò l'unica suffraganea di Trani. Con queste modifiche, il territorio dell'arcidiocesi comprendeva gli abitati di Trani, Barletta, Bisceglie, Corato, Casale della Trinità, Saline, Zapponeta, e contava nel 1825 76 900 abitanti.[9] Nel 1860 Barletta fu staccata da Trani ed eretta in arcidiocesi, unita aeque principaliter con quella di Trani. Da questo momento, i prelati tranesi furono anche arcivescovi di Barletta oltre che amministratori di Bisceglie. Inoltre, dal 1828, con la bolla Multis quidem di papa Leone XII, a ricordo dell'antica arcidiocesi, era stato restaurato il titolo di Nazareth, concesso in perpetuo agli arcivescovi di Trani. Nel 1907 l'arcivescovo Francesco Paolo Carrano dette avvio alla riorganizzazione parrocchiale dell'arcidiocesi, ed istituì le prime tre parrocchie nella città di Trani, oltre a quella della cattedrale. Tra le figure di spicco del Novecento, si ricorda in particolare l'arcivescovo Francesco Petronelli, «decorato con medaglia d'argento nel 1943 da Vittorio Emanuele III per aver salvato (18 settembre 1943) cinquanta cittadini tranesi dalla fucilazione dei tedeschi, dopo essersi offerto egli stesso al plotone d'esecuzione».[9] Nel 1976 Giuseppe Carata fondò l'Istituto superiore di cultura cristiana per favorire fra i laici lo studio delle discipline teologiche; nel 1977 divenne "Istituto di scienze religiose" e nel 2006 "Istituto superiore di scienze religiose". Al Carata si deve anche la fondazione del museo diocesano di Trani (1975) e di quello di Bisceglie (1980). BisceglieSecondo la tradizione petrina, comune a molte diocesi della Puglia e dell'Italia meridionale, lo stesso apostolo san Pietro avrebbe annunciato il vangelo a Bisceglie, consacrando il primo vescovo, san Mauro. A lungo si è attribuita la fondazione della diocesi all'VIII secolo, per la presenza di un presunto vescovo di Bisceglie al concilio di Nicea del 787: in realtà a quel concilio non prese parte nessun vescovo pugliese, e Sergio, attribuito alla sede biscegliese, fu in realtà un vescovo di Bargilia, sempre presente negli atti conciliari tra i vescovi della provincia ecclesiastica di Caria (Asia Minore).[10] La diocesi è di fondazione normanna e risale all'XI secolo. Pompeo Sarnelli, nelle sue Memorie de' Vescovi di Biseglia, menziona il vescovo Mercurio nel 1059, la cui esistenza tuttavia, come riconosce lo stesso Sarnelli, si fonda su un documento palesemente spurio, "tessuto più di favole che di storia".[11] Storicamente documentato invece è il vescovo Giovanni, che nel 1071 prese parte alla solenne consacrazione della chiesa abbaziale di Montecassino; Giovanni fu il primo vescovo di Bisceglie, come si evince da un diploma del successore Dumnello del 1074, nella quale il vescovo parla di sé come del secondo vescovo biscegliese. A Mancusio si deve invece la costruzione della chiesa di San Matteo, che il successore Stefano, nel primo anno del suo episcopato (1099), concesse alle famiglie dei casali di Sagina e di Giano, rifugiatesi in città a causa delle incursioni dei Saraceni. Il XII secolo è segnato dal lungo episcopato di Amando, documentato in numerosi diplomi dal 1154 fino al 7 luglio 1182; durante il suo mandato, furono rinvenute le reliquie dei santi Mauro, Sergio e Pantaleone, eletti patroni della città e della diocesi; il flusso di numerosi pellegrini favorì nel 1393 la fondazione della "congrega dei Santi Martiri". Nell'inverno 1222 la città accolse san Francesco, che vi fondò il monastero dei frati minori di Santa Maria dell'Annunziata. La cattedrale di Bisceglie, la cui costruzione fu iniziata nel 1073, venne consacrata dal vescovo Leone nel 1295. La cattedrale fu a lungo l'unica parrocchia della città e della diocesi, e solo nel 1590 il vescovo Alessandro Cospi fondò tre nuove parrocchie. La vita religiosa della popolazione orbitò perciò attorno ai numerosi conventi e monasteri cittadini; oltre ai francescani, Bisceglie accolse gli osservanti di San Lorenzo nel 1479, i domenicani di Santa Maria del Muro nel 1502, gli agostiniani di Santa Maria Incoronata nel 1546, i cappuccini di San Michele Arcangelo nel 1606; vi erano anche due comunità femminili di clarisse. Inoltre, a partire dalla fine del XV secolo, si svilupparono in città diverse confraternite, il cui numero aumentò in seguito alla missione dei gesuiti nel XVI secolo.[9] I vescovi ebbero difficoltà ad applicare le normative di riforma del concilio di Trento. Tuttavia già nel 1547 fu indetto un primo sinodo diocesano, ad opera del vescovo Geronimo Sifola; il seminario fu eretto solo nel Settecento. Fra il 1692 ed il 1724 fu vescovo biscegliese Pompeo Sarnelli, erudito e storico, autore delle Memorie de' Vescovi di Biseglia e della stessa Città; a lui si deve anche il restauro del palazzo vescovile, oggi sede del museo diocesano di Bisceglie. Ai tempi del Sarnelli, la diocesi comprendeva, oltre alla cattedrale, le collegiate di Sant'Adoeno, di Santa Margherita, di San Matteo e di San Nicola, 10 altre chiese nella città e più di 15 nella campagna circostante; vi erano inoltre 5 conventi maschili e 2 femminili; il clero secolare comprendeva circa 100 preti e 85 seminaristi.[12] Nel 1800 morì l'ultimo vescovo residente, Salvatore Palica. In seguito la diocesi rimase vacante per diciotto anni, finché il 27 giugno 1818, con la bolla De utiliori di papa Pio VII, fu concessa in amministrazione perpetua agli arcivescovi di Trani. Il 20 ottobre 1980, con la bolla Qui Beatissimo Petro di papa Giovanni Paolo II, la diocesi di Bisceglie, insieme a quella di Trani e Barletta, è entrata a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Bari. Il territorio della diocesi alla vigilia della plena unione con le arcidiocesi di Trani e Barletta, comprendeva il solo comune di Bisceglie, per un totale di 11 parrocchie.[13][14] BarlettaLa fede a Barletta ha origini antiche. Gli scavi sotto la concattedrale di Barletta, hanno portato alla luce una basilica paleocristiana piuttosto ampia e mosaicata, recante il monogramma del vescovo Sabino di Canosa. Ciò attesta l'appartenenza di Barolum all'antica diocesi di Canosa almeno fin dal VI secolo. Dall'XI secolo invece Barletta rientra nel territorio dei vescovi di Trani. Ma già dal XII secolo in Barletta vi sono delle pertinenze di proprietà della mensa vescovile dell'arcivescovo metropolita di Nazareth in Galilea, che si faceva rappresentare nella città pugliese da un proprio vicario, come documentato da un diploma del 1162. A partire dal XIV secolo Barletta divenne la sede stabile dell'arcivescovo di Nazareth, ormai impossibilitato a risiedere in Palestina; oltre ad alcune chiese barlettane, tra cui la cattedrale di Santa Maria di Nazaerth, dall'arcivescovo nazareno dipendevano diverse altre chiese sparse soprattutto in Puglia e in Lucania. Nel 1455 all'arcivescovo di Nazareth fu unita la diocesi di Canne e nel 1536 la diocesi di Monteverde. In questo periodo inoltre l'arcivescovo ricostruisce la sua cattedrale e il suo episcopio all'interno delle mura di Barletta. Il 27 giugno 1818, con la bolla De utiliori, papa Pio VII soppresse l'arcidiocesi di Nazareth e la diocesi di Canne, e ne aggregò il territorio all'arcidiocesi di Trani. La diocesi di Monteverde invece, ugualmente soppressa, venne aggregata alla diocesi di Sant'Angelo dei Lombardi. Nel 1828 il capitolo metropolitano nazareno fu unito al capitolo collegiale della chiesa madre di Barletta. Il novum capitulum perinsignis collegiatae in aede Sanctae Mariae Majoris era costituito da tre dignità (l'arciprete, il primicerio e il cantore), da 24 canonici e da 20 beneficiari.[15] Il 21 aprile 1860 con la bolla Imperscrutabili Dei di papa Pio IX, fu eretta l'arcidiocesi di Barletta, contestualmente unita aeque principaliter a quella di Trani. Ciò comportava che l'arcivescovo di Trani e Barletta fosse un'unica persona, ma al contempo assicurava piena autonomia ad entrambe le arcidiocesi che godevano delle stesse prerogative e diritti. Gli arcivescovi di Trani e Barletta continuarono a fregiarsi dell'antico titolo di Nazareth.[16] Fu elevata a cattedrale la chiesa madre di Santa Maria Maggiore dove fu eretto il trono arcivescovile. Il capitolo della cattedrale fu decorato di quattro dignità capitolari (arciprete, arcidiacono, primicerio e tesoriere) e in virtù della elevazione dell'arcidiocesi di Barletta aeque principaliter all'arcidiocesi di Trani, fu detto metropolitano; i canonici furono insigniti degli abiti prelatizi nonché della croce pettorale recante nel lobo frontale la santa Casa di Nazareth. Patroni dell'arcidiocesi furono proclamati la Madonna dello Sterpeto, patrona della città dal 1732, e san Ruggero, vescovo di Canne, il cui corpo fu custodito a Barletta dal 1276. Fu scelto come episcopio e sede della curia diocesana l'antico palazzo arcivescovile nazareno. Nell'arcidiocesi, corrispondente alla sola città di Barletta, permanevano altre due collegiate, quella del Santo Sepolcro e quella di San Giacomo Maggiore; quest'ultima era sede già dal 1594 della seconda parrocchia della città affidata al prevosto curato del capitolo collegiale. Nel 1908 la parrocchia della cattedrale fu suddivisa in quattro vicarie. Nel Novecento causa la crescita demografica sorsero diverse parrocchie per soddisfare la cura spirituale della popolazione. Ai primi del Novecento risale la fondazione di un circolo di sacerdoti sensibile alle nuove istanze sociali perorate da Leone XIII. Gli aggregati fondarono il periodico di informazione e istruzione religiosa "Il buon senso". Fra i sacerdoti appartenenti a questa nuova primavera ecclesiale vanno menzionati, il prevosto Sabino Balestrucci, fondatore dell'oratorio di San Giacomo e i vescovi Ignazio e Nicola Monterisi, fratelli, e Domenico Dell'Aquila. A questa fucina sacerdotale appartiene anche il venerabile don Raffaele Dimiccoli, fondatore di un nuovo oratorio per l'educazione della gioventù nella zona Settefrati, quartiere nuovo e povero della città. Al suo ministero di vicario generale risalgono la fioritura e l'impianto di nuovi istituti religiosi per i nuovi quartieri in rapida espansione della città. Fra questi il Villaggio del Fanciullo dei Francescani Conventuali al rione Medaglie d'Oro, l'istituto delle suore alcantarine al rione San Nicola, l'istituto delle suore dell'Immacolata d'Ivrea al rione Borgovilla e l'istituto delle suore dell'Immacolata di Fiuggi al rione Barberini. Nel 1961, a conclusione del primo centenario dell'arcidiocesi di Barletta, il cardinale Alfredo Ottaviani incoronò con un serto d'oro l'icona della Madonna dello Sterpeto. Lo stesso anno la cattedrale fu decorata del titolo di basilica minore. Nel 1978 vi fu l'istituzione dell'archivio e della biblioteca diocesani, dedicati a Pio IX. Trani-Barletta-BisceglieIl 20 ottobre 1980 in forza della bolla Qui Beatissimo Petro di papa Giovanni Paolo II Trani cessò di essere una sede metropolitana e con l'arcidiocesi di Barletta, divennero suffraganee dell'arcidiocesi di Bari. I prelati di Trani e Barletta tuttavia continuarono a mantenere la dignità arcivescovile. Il 30 settembre 1986 in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi le tre sedi di Trani, Barletta e Bisceglie furono unite con la formula plena unione e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale. Gli arcivescovi continuano a mantenere ancora oggi il titolo di arcivescovi di Nazareth. Durante l'episcopato di Giovanni Battista Pichierri è stato celebrato il primo sinodo delle sedi unite di Trani-Barletta-Bisceglie, indetto il 19 ottobre 2012 e celebrato nella parrocchia dello Spirito Santo in Trani dall'8 gennaio al 30 ottobre 2015. Cronotassi dei vescoviSi omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati. Sede di Trani
Sedi unite di Trani e Barletta
Sede di Bisceglie
Sede di Trani-Barletta-Bisceglie
Vescovi oriundi dell'arcidiocesi
Istituzioni culturali diocesaneNell'arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie esistono le seguenti istituzioni culturali:
StatisticheL'arcidiocesi nel 2022 su una popolazione di 286 932 persone contava 276 500 battezzati, corrispondenti al 96,4% del totale.
Note
Bibliografia
Trani e Barletta
Bisceglie
Voci correlate
Altri progetti
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