Come scrive nelle note di copertina del cdGeografia amorosa, Scodanibbio intende la propria musica come[1]
«un'espressione del desiderio di aiutare lo strumento a trovare finalmente la propria voce, dopo aver conosciuto solo il balbettio di voci inappropriate o le sadiche violenze della cosiddetta avanguardia.»
La sua opera di compositore ruota principalmente intorno al contrabbasso, strumento che suona con perizia riconosciuta vertendo sulla ricerca di nuove sonorità a partire principalmente dagli armonici naturali dei suoni secondo la concezione di una musica radicata nelle qualità e nelle caratteristiche proprie dello strumento stesso.[2]
Studia contrabbasso con Fernando Grillo e composizione con Fausto Razzi e Salvatore Sciarrino. Grillo aveva ideato un dettagliato sistema di notazione per controllare ogni aspetto della composizione per il contrabbasso che affascina il suo allievo grazie alla padronanza che permetteva malgrado la complessità delle nuove sonorità.[2] È sotto l'influenza del suo maestro che Scodanibbio scrive una delle prime composizioni, e/statico per contrabbasso solo (1980), che presenta notevoli similarità con Paperoles (1976) di Grillo, soprattutto nella dissezione degli oggetti sonori.[2]
Fin da giovanissimo si adopera per la rinascita del contrabbasso (il contrabbassista norvegese Håkon Thelin parlerà in proposito di “folk music per il contrabbasso”) e per divulgare le nuove tendenze della musica contemporanea europea e americana.
Nel 1983 fonda e da allora dirige la "Rassegna di Nuova Musica di Macerata". Dopo un inizio fortunato, gli spettatori della Rassegna diminuiscono drasticamente; Scodanibbio riesce comunque a riempire di nuovo un teatro semivuoto caratterizzando alcune edizioni con musiche provenienti dall'America. In generale, nei programmi delle varie edizioni dà spazio alla dodecafonia e al minimalismo, con composizioni di Luciano Berio, Maurice Ravel, Charles Ives, Iannis Xenakis, Elliott Carter, il suo amico personale Julio Estrada e altri.[3]
Nella sua carriera ha composto oltre 60 lavori, quasi tutti per strumenti ad arco. Rispetto all'organico classico del quartetto d'archi (viola, due violini e violoncello) Scodanibbio fa riferimento a quello che chiama “vero quartetto d'archi”, nel quale un violino è sostituito dal contrabbasso:[2] a tutte le combinazioni possibili fra coppie di questi quattro strumenti sono dedicati i Six Duos scritti fra il 1990 e il 1994 e incisi nel 2001.
(EN)
«Stefano Scodanibbio is amazing. I haven’t heard better double bass playing than Scodanibbio’s. I was just amazed. And I think everyone who heard him was amazed.»
(IT)
«Stefano Scodanibbio è stupefacente. Non ho mai sentito qualcuno suonare il contrabbasso meglio di Scodanibbio. Sono rimasto letteralmente stupefatto. E penso che chiunque lo abbia sentito sia rimasto stupefatto.»
Oltre che esecutore tecnicamente dotato e compositore innovativo, Stefano Scodanibbio è un intellettuale completo, trovando spesso ispirazione nella letteratura e nella speculazione filosofica. Il saggio La fine del pensiero di Giorgio Agamben[5] gli fornisce riflessioni per la composizione intitolata Oltracuidansa (per contrabbasso e nastro a 8 piste con registrazioni basate su materiali sonori prodotti dal contrabbasso); per Scodanibbio quello di Agamben è un testo che spinge a riconoscere che non è possibile trovare un linguaggio adeguato al pensiero, perlomeno non un linguaggio verbale.[6] Sempre il saggio di Agamben è alla base dell'omonimo ballet scritto in collaborazione con il ballerino e coreografo Hervé Diasnas, per contrabbasso e nastro (1998), che contiene il movimento Marche bancale.
Nell'ultima parte della sua vita ha vissuto principalmente a Pollenza con la moglie. Ammalatosi gravemente di sclerosi laterale amiotrofica, diagnosticata nel 2010, ha scelto di trascorrere gli ultimi giorni in Messico, paese da lui molto apprezzato; tanto che le sue ceneri sono state, per sua volontà, sparse nei giardini di due musicisti locali suoi amici:
«Ha deciso di venire a morire qui perché era innamorato del Messico, paese che visitava tutti gli anni da almeno trent'anni. Infatti le ceneri di Stefano saranno sparse in Messico, una parte nel giardino del compositore Julio Estrada e un'altra nel mio»
«Gran parte del pensamiento de Stefano tiene que ver con esa utopía y con el doble juego de la escritura muy meticulosa con la combinación de la gran libertad que es la improvisación»
(IT)
«Gran parte del pensiero di Scodanibbio ha a che vedere con l'utopia e con il doppio gioco di una scrittura molto meticolosa combinata con la grande libertà dell'improvvisazione.»
La tecnica di Stefano Scodanibbio sul contrabbasso utilizza il pizzicato in alternanza a suoni “stirati” sugli strumenti a corda, corde bloccate per favorire i glissando, modifiche audaci dei registri consueti, alternanza di lieve percussione con passaggi “danzanti”. Nella composizione, lavora su una costruzione a incastro di momenti sonori che esalta le parti monotimbriche dei singoli strumenti, con alternanza di linee melodiche che si sovrappongono. I registri più bassi si inseriscono con sonorità dell'effetto lugubre.[9]
«I suoni reali sono più consistenti e hanno una presenza più “stretta”. Gli armonici invece sono gentili, distanti e, con la loro fragilità, vibranti come se esistessero solamente nella memoria. Opporre, sovrapporre o giustapporre questi due tipi di suono significa dare vita a presenze e assenze in modo da costruire racconti reali e veritieri.»
La novità di Scodanibbio compositore è nell'uso raffinato degli armonici in ogni punto della corda, comprese la parte bassa e mediana della tastiera, con un interscambio tra toni “ordinari” e i loro armonici. Il compositore stesso ha più volte sottolineato le similitudini tra la propria tecnica sugli armonici e le percussioni tabla diffuse nel subcontinente indiano.[2]
Håkon Thelin, A Folk Music for the Double Bass, Norges Musikkhøgskole, in Copia archiviata, su haakonthelin.com. URL consultato il 9 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 27 dicembre 2013).