«Poche città ponno vantare la sua veramente incantevole, romantica, deliziosa, e quanto mai amenissima situazione, quale non può esprimersi con poche parole; anche pel ridente e leggiadrissimo promontorio del suo nome celebre, come per la purissima e saluberrima aria, onde fu appellata naturae miraculo e altamente rinomata.»
Il centro urbano si estende su un alto terrazzo tufaceo, caratterizzato da falesie, con un'elevazione media di 47 metri sul livello del mare. Il territorio comunale è contraddistinto da una rigogliosa vegetazione.
Origini del nome
Il toponimo "Sorrento" deriva dal latino Surrentum, ed è ben documentato in epoca classica, anche da fonti greche.[5] Potrebbe derivare dalla forma greca Συρρεντόν, Syrrentón, dal verbo συρρέω, syrréo, "confluisco", in riferimento dalle acque che scendono dalle strette valli nelle vicinanze: quindi "confluenza delle acque".[6]
Sebbene la fondazione di Sorrento sia tradizionalmente attribuita agli antichi Greci, la cittadina ebbe come primi abitanti stanziali i popoli italici, prima Etruschi e poi, dal 420 a.C., Osci, che vi esercitarono un importante influsso. In età romana, Sorrento è ricordata per aver partecipato all'insurrezione degli Italici (90 a.C.); vi fu quindi dedotta da Silla una colonia, a cui seguì più tardi uno stanziamento di veterani di Ottaviano. Fu poi municipio della tribù Menenia.
Fu sede vescovile almeno dal 420. Durante la crisi del dominio bizantino in Italia, la cittadina acquistò autonomia come ducato, prima sotto la supremazia dei duchi di Napoli, poi con arconti e duchi propri, sempre in lotta con Amalfi, Salerno ed i Saraceni. La storia di Sorrento si confonde con quella delle altre città campane; prese parte alle leghe anti musulmane; combatté i Longobardi di Benevento; conobbe lotte familiari tra i nobili locali. Obbligato nel secolo XI da Guaimario ad accettare come proprio duca il fratello, Guido, il ducato di Sorrento riprese la propria autonomia dopo la morte di quest'ultimo per poi perderla definitivamente nel 1137, assorbito nel nuovo regno dei Normanni. Sorrento seguì da allora le sorti del regno, non senza ribellioni e conflitti, specie all'inizio dell'età aragonese. Il 13 giugno 1558 fu presa e saccheggiata dai turchi; nell'inverno del 1648 la città sostenne valorosamente l'assedio di Giovanni Grillo, generale del duca di Guisa. Fino al '700 mantenne la sua organizzazione amministrativa con i sedili cittadini, ove furono aggregate varie famiglie nobili locali. Tra questi dal XIV secolo vi furono i d'Alessandro del sedile di Dominova con vari esponenti illustri e che si estinsero nel corso del XVIII secolo
Nel corso dell'Ottocento Sorrento si affermò come celebre meta turistica. Nella primavera del 1873 vi soggiornò la zarina di Russia.[senza fonte]
Simboli
Lo stemma di Sorrento è stato riconosciuto con decreto del capo del governo del 20 settembre 1928.[7]
«Di rosso, a cinque losanghe uguali d’argento accostate e messe in fascia. Ornamenti esteriori da Città.»
Monumenti e luoghi d'interesse
Il centro storico mostra ancora il tracciato ortogonale delle strade di origine romana con cardi e decumani, mentre verso monte è circondato dalle mura cinquecentesche. Vi si trovano il duomo, riedificato nel XV secolo, con facciata neogotica, e la chiesa di San Francesco d'Assisi, con un notevole chiostrino trecentesco, con portico arabeggiante ad archi che s'intrecciano su pilastri ottagonali. Nel museo Correale di Terranova sono esposte collezioni di reperti greci e romani e di porcellane di Capodimonte, con una sezione dedicata alla pittura del XVII-XIX secolo; dal parco si gode inoltre una magnifica vista sul golfo. Presso la Punta del Capo, 3 km a ovest, si trovano resti romani ritenuti della villa di Pollio Felice (I secolo d.C.). Un'altra villa marittima è la villa di Agrippa Postumo, fatta costruire dallo sfortunato nipote di Augusto. Ci sono resti anche della villa romana della Regina Giovanna d'Angiò presso gli omonimi bagni, nonché altre ville patrizie sulla lunga spiaggia sotto lo costa tufacea, ove vi è anche un affascinante ninfeo della stessa epoca.
Architetture religiose
Chiesa della Ss. Annunziata: chiesa monumentale del centro storico che sorge sul decumano massimo della città. Riconosciuta come la chiesa più antica di Sorrento, fu eretta, con tutta probabilità, sulle rovine di un tempio pagano dedicato alla dea Cibele;
Basilica di Sant'Antonino: basilica monumentale risalente all'XI secolo; al suo interno sono custodite le spoglie del santo patrono della città, sant'Antonino;
Chiesa dei Santi Felice e Baccolo: chiesa monumentale conosciuta anche con il nome di chiesa del Rosario, situata nel centro storico e cattedrale della città per diversi secoli;
Chiesa di San Paolo: chiesa monumentale del centro storico; ad essa annesso è anche l'omonimo monastero delle benedettine, trasformato poi in un istituto scolastico;
Convento di Santa Maria della Sapienza, celebre per aver dato il nome alle "sapienze", dolci creati dalle monache clarisse, tipici del periodo natalizio, simili ai susamielli, che sono parte della tradizione culinaria napoletana.
Procedendo verso la località Capo di Sorrento, sul corso Italia vi è la Villa Fiorentino lasciata in eredità dai coniugi Fiorentino-Cuomo alla città di Sorrento. La costruzione fu terminata nel 1936 e si estende dalle antiche mura fino al corso Italia. Essa è usata per esposizioni, concerti e altri eventi pubblici mentre il giardino è adibito a parco giochi.
Nel centro di Sorrento, a pochi passi da piazza Tasso, sorge Villa Silvana, elegante dimora in stile liberty, di inizio Novecento, con una terrazza da cui si vede il golfo. La villa è immersa in una vegetazione esotica (palme, cycas, camelie, rose banksiae, yucca, agave, aloe, e piante grasse). La discesa verso il mare è possibile per mezzo di una lunga serie di scalini, intervallati da terrazzini panoramici circondati da piante di limone, pini, viti e fichi. Famosa anche Villa Tritone, a strapiombo sul mare, dove soggiornò Benedetto Croce quando era presidente del Comitato di liberazione nazionale.
Sono presenti due sedili: il Sedil Dominova, risalente al XVI secolo e conservato nella sua struttura originaria, e il Sedile di Porta, più antico del precedente ma profondamente mutato nell'architettura.
Castelli e fortificazioni
Essendo stata una città vittima di numerosi attacchi da parte di pirati per le sue ricchezze, Sorrento vantava in passato numerosi castelli e fortificazioni, soprattutto sulla fascia di terra che costeggia il mare.
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Statue
Nella piazza principale, piazza Tasso, sono presenti due statue: una è posta al centro di essa e raffigura il santo patrono della città, Antonino da Campagna, nato intorno alla metà del secolo VI; l'altra, posta sul lato meridionale della piazza, raffigura il grande poeta sorrentino cinquecentesco Torquato Tasso, autore del celebre poema epico Gerusalemme liberata.
Le tradizionali processioni del Venerdì Santo sono tra gli eventi religiosi più sentiti dalla popolazione locale. Originarie del medioevo, assunsero le caratteristiche attuali nel XVI secolo, con la dominazione spagnola. L'organizzazione è tuttora affidata alle antiche arciconfraternite di Santa Monica e della Morte, che hanno avuto grande influenza sulla storia e la cultura di Sorrento e della penisola tutta.
Il nome della città è legato alla celebre canzone napoletanaTorna a Surriento composta dai fratelli Giovan Battista ed Ernesto De Curtis negli ultimi anni dell'Ottocento e pubblicata ufficialmente nel 1905. Il brano, diventato subito popolare, nei decenni successivi è stato interpretato da cantanti di tutto il mondo.
Cucina
Tra i prodotti enogastronomici tipici del territorio si citano la delizia al limone, un dolce creato dal pasticciere sorrentino Carmine Marzuillo nel 1978 e il limoncello, liquore noto in tutto il mondo, ottenuto da antiche ricette, dalle bucce di limone del famoso limone di Sorrento IGP con alcool, acqua e zucchero.
L'economia di Sorrento, un tempo prevalentemente imperniata sull'agricoltura, l'artigianato e la cantieristica navale, si fonda oggi prevalentemente sul turismo, che beneficia della vocazione culturale e balneare del centro abitato e ha visto il proliferare degli alberghi e delle altre strutture ricettive e della ristorazione.
Tuttora fiorente è l'agricoltura: il fertile suolo calcareo che privilegia le produzioni di agrumi (tra cui l'arancia di Sorrento), di noci e di olio d'oliva, noto con il riconoscimento DOPPenisola Sorrentina. Attiva è anche l'industria casearia. L'artigianato locale, sebbene non abbia più il vasto successo commerciale del passato, è imperniato sull'ebanisteria, l'intarsio su materiali lignei (tarsia lignea) e la lavorazione di lini e merletti, e si rivolge prevalentemente alla clientela straniera.
La cantieristica navale, un tempo vanto dell'intera penisola sorrentina, fornendo navi mercantili per i grandi armatori non solo locali e imbarcazioni di medie e piccole dimensioni per turismo o la pesca, registra oggi volumi marginali, soprattutto dopo la delocalizzazione degli stabilimenti che in anni recenti avevano realizzato prevalentemente imbarcazioni da diporto.
Nel 1893 fu inaugurata la funicolare di Sorrento, realizzata dal pioniere delle funicolari Alessandro Ferretti. L'impianto, che collegava il porto con l'hotel Vittoria attraverso una galleria scavata nel tufo, cessò la sua attività tre anni dopo, nel 1896.
Porti
Il comune è dotato di due piccoli porti, il porto di Sorrento il cui nome è Marina Piccola e il piccolo porto per pescatori di Marina Grande. Marina Piccola è servita da aliscafi per Ischia, Capri, Positano e Napoli.
^Paola Zancani Montuoro, Συρρεντόν Surrentum-Sorrento (PDF) (abstract), in AIΩN – Annali dell'Università degli Studi di Napoli “L'Orientale”. Rivista del Dipartimento del mondo classico. Sezione Linguistica, n. 6, 1984, pp. 313-320, ISSN 1125-0240 (WC · ACNP). URL consultato il 19 settembre 2011.