Secondo lo Jasolino, medico del '500, Forìo deriverebbe da Fiorio in quanto fiorì dopo la distruzione di altri casali, altri studiosi ritengono più probabile invece dal grecophòros, φόρος (ferace - fertile), altri ancora dal greco chorìon, χωρίον (villaggio).
La leggenda, riferita dal D'Ascia, vuole che un castellano del Castello Aragonese, stanco di vivere sul castello con quattromila persone, disse "Fuori io!" e se ne andò dall'altra parte dell'isola a fondare questo comune.
Storia
Forio ha subito nei secoli diverse invasioni da parte dei Saraceni, di cui conserva marcati segni nell'architettura locale.
Dal 1938 al 1945 fu aggregato al comune di Ischia, insieme agli altri comuni dell'isola, formando un'unica entità amministrativa dell'isola d'Ischia.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Numerose sono le chiese nel territorio comunale di Forio (di cui ben due con la dignità di basilica minore), tra le quali:[4]
Chiesa di San Carlo Borromeo Risale al 1620, ha pianta a croce latina e l'aula è a navata unica. All'interno è conservata la statua lignea della Madonna della Libera, opera del Settecento, oggetto di venerazione locale;
Chiesa di san Gaetano Risalente al 1655, prospetta sulla piazza Luca Balsofiore (già Piazza San Gaetano), contiene dipinti di Alfonso Di Spigna (1697-1785);
Chiesa di S. Maria al Monte Eretta intorno al 1596 sulla collina da cui prende il nome, l'aula ha navata unica;
Chiesa di S. Maria Visitapoveri Risalente alla prima metà del XVII secolo, si affaccia sulla piazza del Municipio, ed è dedicata alla Madonna delle Grazie. Danneggiata gravemente da un furioso incendio nel 1670, venne prontamente restaurata. Il pittore Francesco Starace l'ha abbellita con una decorazione a stucco. Singolare la struttura architettonica a duplice facciata: quella vera e propria della chiesa e quella che dà sul cortile. Contiene numerosi dipinti di Alfonso Di Spigna;
Chiesa di san Leonardo abate Sorge al centro dell'abitato di Panza, frazione del Comune di Forio, risale a prima del 1536, anno per la quale risulta la prima documentazione. L'interno è a tre navate con abside e copertura a cassettoni. La decorazione a stucco è opera di Cesare Starace; le tele datate 1775 del Ponticelli Di pregiata fattura un crocefisso ligneo del '600 conservato in sacrestia e una statua della Vergine del Rosario risalente ai primi del '600.
Arciconfraternita della SS. Annunziata. Sita nell'abitato di Panza, ha un'unica navata, le prime documentazioni risalgono al 1617. La pala d'altare di autore ignoto risale al 1684, al XIX secolo invece il tondo raffigurante san Leonardo, patrono dell'abitato, una statua lignea dell'Arcangelo Michele e dell'Annunciazione della Vergine oggetto di particolare venerazione.
Chiesa di san Francesco Saverio Parrocchia della contrada Cuotto. Originariamente cappella gentilizia conserva una tela del Di Spigna e la statua lignea del santo titolare.
Chiesa di S. Francesco di Assisi Sita accanto alla Chiesa di S. Maria Visitapoveri, in Piazza Municipio, con annesso convento. La chiesa ha un'unica navata con cappelle laterali ed è riccamente decorata a stucco, ha un bel coro ligneo e contiene numerose opere d'arte di pittori, tra cui Evangelista Schiano, e scultori del periodo che va dal XVII al XIX secolo;
Basilica di Santa Maria di Loreto o della Beata Vergine Maria Incoronata Risale al XIV secolo, ma subì una grossa ristrutturazione nel XVI secolo e fu arricchita con stucchi e marmi preziosi nel XVIII. Oggetto di venerazione è la Madonna di Loreto, raffigurata da un'icona su tavola del 1560, opera del pittore Decio Tramontano, incoronata d'oro nel luglio del 1787 da parte del Capitolo della Basilica di San Pietro in Vaticano, successivamente dal cardinaleLuigi Lavitrano, su mandato di papa Pio XI, nel 1937 e dal cardinale Giuseppe Casoria nel 1987 (da queste incoronazioni deriva il nome alternativo di Basilica della Beata Vergine Maria Incoronata). Nel novembre del 1989papa Giovanni Paolo II l'ha elevata alla dignità di basilica minore;[5]
Chiesa di san Gennaro in Santa Maria delle Grazie. Poco fuori dall'abitato di Panza e adiacente al convento agostiniano, anno della sua fondazione è il 1610, ad unica navata conserva una tela della Vergine tra i santi Sebastiano e Gennaro di ignoto autore. Due mezzibusti dei santi Gennaro e Antonio di Padova. Oggetto di particolare devozione, è la statua della Vergine delle Grazie, di recente fattura, sul modello dell'originale conservata in sacrestia.
Chiesa di Santa Maria del Soccorso Eretta a picco sul mare verso la metà del XIV secolo in stile greco-bizantino. Già convento agostiniano, soppresso nel 1653. La chiesa, così come la vediamo oggi risale al 1864. Realizzata secondo i canoni degli antichi comuni marinari, ha una facciata di colore bianchissimo con una scala ricoperta di maioliche del XVIII secolo. L'interno è a una sola navata, con cappelle laterali e abside. Conserva la statua di un Crocifisso del XVI secolo, cui vengono attribuite proprietà taumaturgiche. La chiesa è il simbolo del comune di Forio;
Basilica di San Vito Nella parte alta di Forio, dedicata al protettore di Forio, San Vito, elevata alla dignità di basilica minore nel luglio 1988.[5] La chiesa risalirebbe a prima del 1306, fu ampliata a spese dell'Università di Forio all'inizio del secolo XVII e completamente ricostruita tra il 1730 ed il 1750, mentre la facciata fu ultimata nella seconda metà dell'Ottocento. L'aula è a tre navate, decorata a stucco da Francesco Starace. Ricca di opere pittoriche e scultoree, la più importante delle quali è una statua di San Vito in argento e rame dorato, risalente al 1787 e acquistata coi proventi ricavati dall'imposizione di tassi sui generi di prima necessità con una spesa di 3848,74 ducati.[6] Nel 2019, papa Francesco accogliendo l'istanza presentata dalla Diocesi di Ischia abolisce lo giuspatronato del Comune[7] che nei secoli aveva provveduto economicamente alla sua manutenzione:[6]
Santuario di San Francesco da Paola Più conosciuto con tale nome, è intitolato però alla Madonna di Montevergine. Si trova sulla salita che porta al belvedere di Zaro; la sua prima edificazione risale alla metà del '600. Nel 1901 fu utilizzato come lazzaretto, per consentire al medico Giovanni Angelo Patalano (1873-1957) di fronteggiare l’epidemia di vaiolo che aveva colpito Forio. All'interno si trova una pala d'altare raffigurante San Francesco da Paola e Santa Caterina d'Alessandria, opera del pittore Cesare Calise.[8][9]
Centro storico
Nel centro storico sono presenti palazzi nobiliari, botteghe di artisti locali e le chiese, tra cui quella del Soccorso situata nelle adiacenze di piazzale Giovanni Paolo II (già piazzale del Soccorso). In questo luogo è possibile assistere, in particolari condizioni, al fenomeno ottico del raggio verde in concomitanza con il tramonto del Sole.
Torri costiere
Lungo la costa sorgono molte torri di avvistamento e difesa, la più famosa di queste è il "Torrione".[10]
Aree naturali
Numerose spiagge, tra cui quella di "S. Francesco di Paola" e quelle della "Chiaia" e di "Citara", con il famoso parco termale dei "Giardini Poseidon" e la "baia di Sorgeto", dotata di vasche naturali di acqua calda nel mare, tra gli scogli vulcanici.
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2018 i cittadini stranieri residenti a Forio erano 2005, corrispondenti al 11,2% della popolazione. Le nazionalità maggiormente rappresentate erano:[12]
Forio possiede un proprio dialetto, il foriano, caratterizzato da suoni e lemmi propri, molto diversi da quelli degli altri comuni isolani e dalla lingua napoletana standard. Il dialetto foriano, con una difficile fonetica, è tuttavia quello maggiormente conoscibile, grazie alla grande produzione letteraria in foriano che il comune può vantare. Vicino ma non simile è il dialetto panzese, nella frazione di Panza, anch'esso lontano dalla prosodia napoletana standard soprattutto nei suoni ed in alcuni lemmi, così come dagli altri dialetti isolani. Insieme al foriano è uno dei 7 dialetti tuttora parlati dai nativi dell'isola.
Un bell'esempio di vernacolo foriano è la poesia Antonie gnocchignocche tratta dalla raccolta "Vasapiedi"[13] di Luigi Polito.
'U terramote miéie ha scarziete n'etu campiaune: Nntonie gnocchignocche.
E chigghie 'e tanne, paisce nfarenete: "Mammeme m'é ddà cotte e i m'ammocche.
Tenaive nu marrezze sciaremete e lu vulaive 'nvece cu lu crocche,
cua maneche le cuorre. Avé cerchéte nu pere 'e corre pure a Bastiocche.
- Quante ne vuò: é tene Micchiariegghie:
a mugghiere arrevune e ce gghie pporte -
- Ce vache mau.- Circave u puveregghie
lu pere e corre, ma cumme risposte avette tante chevece, na sporte.
Lu nomme 'e Gnocchignocche ha vute apposte.
La stessa in italiano:
Il mio terremoto ha risparmiato un altro campione, Antonio Gnocchignocche. È quello di un tempo, un pesce infarinato.Mia madre me le dà cotte ed io le imbocco. Aveva una roncola rotta e ne voleva una con tanto di ornamento, col manico di corno. Aveva chiesto un paio di corna anche a Bastiocco. "Quante ne vuoi: le ha Micchiariegghie (fiammifero), la moglie le raccoglie e gliele porta". "Ci vado ora". Chiese il poverino il paio di corna, ma come risposta ebbe tanti calci, una sporta. Il nome Gnocchignocche lo ha avuto per questo.
Curiosità
I foriani sono chiamati ironicamente dagli altri abitanti dell'isola "sanghe 'e turche" per il loro carattere levantino.[14]George Berkeley in cura sull'isola nel 1717[15] riporta che i foriani godono di fama di assassini[16]. Così il D'Ascia nella sua Storia dell 'isola d'Ischia.[17]. Un blasone popolare dice : "Furiano, mangia patane, acciraperucchi e sona campane - foriano, mangia patate, pidocchioso e bacchettone"[14]
Geografia antropica
Amministrativamente comprende diverse contrade (Monterone, Cierco) e la frazione di Panza che nei secoli ha subito, come il capoluogo, diversi attacchi da parte dei Saraceni, di cui conserva marcati segni nell'architettura locale.
Amministrazione
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.