La Val San Giacomo, dall'inizio del Duecento fino al 1815, era un comune unico diviso in tre terzieri:
terziere di dentro di Isola con i quartieri di Isola, Madesimo, Pianazzo e le squadre di Teggiate e Rasdeglia;
terziere di mezzo di Campodolcino, con i quartieri di Campodolcino, Fraciscio, Starleggia, Vhò e Portarezza;
terziere di fuori di San Giacomo, composto dai seguenti quartieri:
San Giacomo, con le squadre di San Giacomo, Mescolana, Dalò e La Motta;
Monti di San Bernardo, con le squadre di Streccio, Pos Costa, Martinon, Scanabèch (oggi San Rocco), Drogho, Filigheggio, Ronchascio e Valesegna;
Monti di Olmo e Sommarovina, con le squadre di Olmo, Sommarovina, Albareda, Costa;
Lirone, con le squadre di Lirone, Cimaganda (o Somganda), Gallivaggio (o Gallivascio) e Avero.
Durante la Restaurazione, in un primo momento il governo austriaco decise infatti spezzare in tre parti il vecchio comune per indebolirlo, dato che la popolazione aveva mostrato forti simpatie verso la Svizzera[4] fin dall’annessione alla Repubblica Cisalpina, avvenuta vent’anni prima solo grazie alle minacce di Antonio Aldini, rappresentante di Napoleone.
L'accorpamento dei distinti comuni di San Bernardo, di Sommarovina con Albaredo e di Gallivaggio con Lirone, Vhò, Cimaganda e Prestone avvenne solo nel 1816, nel contesto di alcune variazioni amministrative della neonata provincia della Valtellina.[4] Fino al 1864, il nuovo comune si chiamò semplicemente San Giacomo.[5]
Il 29 maggio 2018 una massa di circa 5000 metri cubi di materiale franò sull'area nei pressi del santuario di Gallivaggio, provocando numerosi danni.[6]
Simboli
Lo stemma municipale riprende fedelmente la blasonatura della cosiddetta bandiera di San Giacomo, conservata a San Giacomo Filippo. Si tratta di una bandiera divisa in tre fasce orizzontali (una per ciascun terziere della valle), ognuna delle quali è a sua volta divisa in quattro strisce di colore nero, verde, rosso e giallo (in onore dei quartieri di ogni terziere). Al centro campeggia un riquadro con l'effigie di San Giacomo, contornata da due palme e sormontante un cartiglio con l'iscrizione "Vallis S. Jacobi".
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa di San Giacomo
La chiesa parrocchiale di San Giacomo è nominata per la prima volta nel 1119[7] e ancora nel 1178 risultava essere l'unica chiesa della valle cui dà il nome. Dal 1460 divenne anche chiesa battesimale.[8] Fu ampliata in forme barocche – che conserva tuttora – a metà del XVII secolo. L'interno presenta l'altare principale in legno scolpito e dorato e, nella cappella di destra, un secondo altare di lavorazione simile dedicato alla Madonna. Sulla controfacciata si trovano affreschi settecenteschi attribuiti a Pietro Bianchi di Como; sulla parete di destra un dipinto della Madonna con il Bambino e personaggi locali eseguito da Gian Battista Macolino, originario della valle, nel 1644. Il grande affresco sulla volta è opera del 1915 di Eliseo Fumagalli di Delebio. Sulla facciata della casa parrocchiale si può vedere un affresco della seconda metà del Quattrocento di una Madonna e il Bambino tra san Giacomo e san Guglielmo dove in un angolo è raffigurato, più piccolo rispetto agli altri personaggi sacri, l'offerente, il vice curato Pietro della Maria di Prat.
Il Santuario della Madonna della Misericordia di Gallivaggio[9] fu completato e consacrato nel 1615 per ricordare l'apparizione della Vergine Maria a due fanciulle, avvenuta secondo la tradizione il 10 ottobre 1492 mentre raccoglievano castagne nel bosco[10].
Nella primavera del 2018, una frana che da giorni minacciava la zona del Santuario[11] si staccò dalla montagna. La chiesa rimase in piedi,[12] anche se i danni causati dai detriti resero la struttura inagibile.[6][13] Qualche giorno prima dello smottamento, le principali opere d'arte del Santuario furono spostate in luogo sicuro[14].
Altre architetture religiose
Il santuario di San Guglielmo di Orenga (o di Orezia), situato sulla riva destra del torrente Liro, edificato per ricordare l'eremita lariano vissuto nel XIII secolo e morto nel 1290. Il santuario è annoverato nell'elenco dei Santuari e templi votivi della Diocesi di Como[15].
^Atlante cartografico dell'artigianato, vol. 1, Roma, A.C.I., 1985, p. 14.
Bibliografia
Adriano Caprioli, Antonio Rimoldi e Luciano Vaccaro (a cura di), Diocesi di Como, Brescia, Editrice La Scuola, 1986.
Enrica Guanella, Sotto il manto di Maria - Itinerari di fede mariana in Valle Spluga, foto di Elliot Wild ed Enrica Guanella; foto storiche Archivio MUVIS, Rotalit, 2018.
Rino Cammilleri, Tutti i giorni con Maria, calendario delle apparizioni, Milano, Edizioni Ares, 2020, ISBN978-88-815-59-367.