Marsicovetere
Marsicovetere (o Marsico Vetere, IPA: [ˈmarsiko ˈvɛtere][7], Marsëcuvètrë in dialetto lucano centrale[8]) è un comune italiano di 5 671 abitanti[4] della provincia di Potenza in Basilicata. È composto dal centro storico, posto su un'altura e ricadente all'interno del parco nazionale dell'Appennino Lucano, e dalle zone decentrate di Villa d'Agri e Barricelle, che si trovano invece in area pianeggiante. Geografia fisicaTerritorio«Scorrendo la valle dell'Agri, alla sinistra del fiume, osservando le verdi montagne di faggi, di pioppi e viti, di erbe foraggere e d'incantati papaveri, il viaggiatore incontra con lo sguardo un paese poggiato sulla dorsale delle montagne: è Marsicovetere, ala racchiusa d'un impietrito uccello.» Il territorio Marsicoveterese, avente una superficie di 37,82 km² con una densità di 144,05 abitanti/km², confina a nord con il comune di Calvello (19 km), a est con il comune di Viggiano (12 km), a sud, in corrispondenza del fiume Agri, con i comuni di Grumento Nova (18 km) e Tramutola (11 km), e ad ovest con i territori di Paterno (10 km) e Marsico Nuovo (15 km). Il centro storico è posto a circa 970 m s.l.m., Villa d'Agri e Barricelle a circa 600 metri. Il punto più alto è la vetta del Monte Volturino (1835 m s.l.m.), quello più basso in prossimità del fiume Agri (586 m s.l.m.). ClimaLa stazione meteorologica più affine per altitudine e vicinanza è quella di Stigliano. Secondo i dati medi del trentennio 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +3,4 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, è di +22,2 °C[9].
Origini del nomeIl nome presenta un’origine incerta, con diverse ipotesi che ne spiegherebbero la derivazione, strettamente connesse alla teoria della nascita dell’insediamento nel IX-X secolo, nel periodo di riconquista bizantina dell’Italia meridionale operata da Niceforo Foca, quando la città romana di Grumentum era già in abbandono. Pertanto, il toponimo potrebbe risalire dal termine greco-bizantino Martzikon (Μαρτζίκον) o Martzion (Μάρτζιον), con il suffisso -ikon, tipico dei toponimi militari e amministrativi dell’Impero bizantino, spesso utilizzato per indicare insediamenti fortificati o strategici. Questa ipotesi è coerente con il contesto storico del IX-X secolo, quando i Bizantini stabilirono nuove fortificazioni per difendere i territori riconquistati dai Longobardi, e con l’uso frequente di suffissi simili nei toponimi dell’Italia meridionale legati al dominio bizantino.[10] Un’altra ipotesi lega il toponimo al vocabolo tardo latino marsicum, che a sua volta si ricondurrebbe al longobardo marsik, indicando un luogo paludoso o acquitrinoso. Questa spiegazione si collega alle caratteristiche geografiche della Val d'Agri nell’Alto Medioevo, che presentava zone con ristagni d’acqua o terreni umidi, derivati dalle piene del fiume Agri e dalla conformazione della valle stessa. Tale etimologia rifletterebbe quindi una denominazione descrittiva basata sulla caratteristica ambientale del territorio circostante in quell’epoca.[11] Ulteriore teoria attribuisce l’origine del nome al ver sacrum, rituale italico che avrebbe condotto un gruppo di Marsi, antica popolazione italica stanziata nell’area dell’attuale Abruzzo, ad insediarsi nell’area lucana [12]. Tale ipotesi, diffusa già dai topografi del XVIII secolo, è stata decisamente confutata dal Racioppi, poiché basata su una mera omonimia [13]. Infatti vi è una palese incongruenza tra l’epoca della fondazione dell’insediamento, collocata nel IX secolo, e il periodo di maggiore rilevanza dei Marsi, risalente almeno al IV-III secolo a.C.. Inoltre, non esistono evidenze storiche, linguistiche o archeologiche che colleghino la Val d'Agri al territorio dei Marsi o a una loro migrazione verso la Lucania. La specificazione Vetere,dal latino Vetus, che distingue Marsicovetere dalla vicina Marsico Nuovo, non si riferisce necessariamente a insediamenti di epoche differenti, ma rifletterebbe il confine in movimento tra le aree sotto il controllo bizantino e longobardo. Questa distinzione rispecchia quindi un’evoluzione geopolitica e militare della regione, legata alla competizione per il controllo del territorio durante l’Alto Medioevo. Storia«Terra Regia nella Provincia di Matera, ed in Diocesi di Marsiconuovo, la quale giace alla metà del Monte di Viggiano, d'aria salubre, e nella distanza di 60 miglia dalla città di Matera (...).» Marsicovetere si trova in un’area abitata fin dall’antichità, come dimostrano i reperti archeologici rinvenuti nella zona, che attestano la presenza di insediamenti di epoca preromana e romana. Lo storico romano Strabone menzionò una località chiamata Vertina, la cui identificazione con il territorio di Marsicovetere fu proposta per la prima volta dal Pacichelli nel XVII secolo [14]. Questa ipotesi si basava principalmente sull’affinità verbale tra Vetere e Vertina, un criterio ritenuto debole e infondato dal Racioppi, che confutò tale teoria in mancanza di riscontri storici, lasciando la collocazione di Vertina del tutto ipotetica.[15] Alle pendici dell’attuale abitato, in prossimità della Via Herculea, la potente famiglia romana dei Bruttii Praesentes edificò la Villa romana di Marsicovetere con un estensione di oltre 1.700 m². Nel II secolo questa villa era diventata una residenza dell’imperatrice Bruzia Crispina, moglie dell’imperatore Commodo, trovandosi, oltretutto, in una posizione strategica, alla congiunzione della via Herculea con due tracciati trasversali, un percorso di collegamento con la via Popilia e un aspro diverticolo che risaliva il corso del torrente Molinara in direzione di Anxia. Dopo la caduta in disgrazia e la successiva esecuzione di Bruzia Crispina, la villa passò sotto la gestione di procuratores imperiali incaricati di amministrare i beni appartenenti al patrimonio. La villa rimase in uso fino al VII secolo, assumendo un ruolo centrale nella gestione delle risorse agricole e nel controllo della rete viaria locale. Questa funzione rifletteva l’importanza della regione nella struttura amministrativa e viaria dell’Impero romano, consolidando il ruolo dell’attuale Marsicovetere come centro strategico in epoca classica e tardo-antica.[16] Nel VII secolo in seguito alla distruzione di Grumentum si suppone che furono abbandonati anche gli insediamenti limitrofi con i profughi che si stanziarono sull'altura dove oggi sorge Marsicovetere[17]. Con l'avvento dei Normanni il borgo fu fortificato con castello e mura. Nel maggio 1151 la presenza del castello e del borgo circostante è attestata in un atto di donazione di « [...] Alexander Marsici Veteris dominus...», il quale concedeva il Monasterium Sancti Iohannis, in località Valloni, alla Badia di Cava[18]. La particolarità di tale documento è legata all'onomastica del luogo, permettendo di affermare che nel XII secolo l'insediamento portava già questo nome. Nel Catalogus baronum del 1152 Marsicovetere rientrava nella Contea di Gravina e il predetto Alessandro è menzionato come possessore del castello di Marsicovetere, a servizio del conte Gilberto (cugino spagnolo della regina Margherita di Navarra) [19]. Successore di Alessandro fu il fratello Bartolomeo, citato in un atto di donazione del 1188, con il quale concesse la Ecclesiam Sanctae Mariae, in località Molinara, alla Badia di Santo Stefano di Marsiconuovo[20]. Nel successivo periodo svevo, a seguito dell’esilio impartito al Conte Gilberto nel 1169 [21], si suppone che il castello di Marsicovetere fosse transitato dalla Contea di Gravina alla Contea di Marsiconuovo, presumibilmente per ragioni di contiguità territoriale e per afferenza alla medesima Diocesi. Se ne avrebbe testimonianza in epoca successiva, dai Registri della Cancelleria Angioina, nei quali si menziona Ruggiero Sanseverino, Conte di Marsico, come possessore di Marsicovetere prima del 1269 [22]. Pertanto, a seguito della Congiura dei Baroni, Marsicovetere avrebbe seguito la vicenda della Contea di Marsico, confiscata ai Sanseverino e concessa prima ad Enrico di Spernaia (1256), poi a Riccardo Filangieri (1260 circa), per poi essere restituita al succitato Ruggiero Sanseverino con l’avvento degli Angioini (1266). Nel 1334 Marsicovetere fu rifugio di Angelo Clareno, punto di riferimento dei Francescani spirituali, ricercato dall'Inquisizione e già scomunicato dal 1317. Qui, nel convento di Santa Maria di Loreto, in località Santa Maria dell'Aspro, introdusse l'ordine dei Fraticelli e produsse un'effervescenza religiosa fondata su una spiritualità che predicava il rinnovamento della vita in attesa dell'apocalisse (compiendo, secondo alcune fonti, anche alcuni miracoli). Clareno morì il 15 giugno 1337 e la sua tomba divenne metà di frequenti pellegrinaggi. Ben altra importanza assunse Marsicovetere nell'età moderna, infatti re Ferdinando I di Napoli donò, nel 1468, Marsicovetere ad Ettore Caracciolo Pisquizi (patrizio napoletano e fratello di Sergianni Caracciolo, primo ministro al tempo di Giovanna II) con il titolo di Signore. Il primo a essere insignito del titolo di Principe di Marsicovetere da re Filippo III di Napoli fu Salvatore Caracciolo il 4 giugno 1646. Secondo una descrizione dei beni feudali, effettuata dall'erario Giovanni Masino, i principi possedevano un palazzo in paese, con un giardino (detto il Giardinello) e una cappella intitolata a San Michele, oltre ad un palazzo in campagna con numerosi vigneti intorno. Grazie alla presenza di una delle famiglie più potenti del regno, Marsicovetere fu protagonista di una grande espansione demografica (toccò la soglia dei 4 000 abitanti a metà del XVI secolo), urbanistica (con l'edificazione del 1639 della Chiesa di San Pietro, oggi dedicata ai Santi Pietro e Paolo) e culturale (vi fu la nascita di un ceto borghese professionistico e proprietario terriero). I Caracciolo sovvenzionarono a Marsicovetere anche l'educazione per i poveri, come da testamento del principe Nicola Caracciolo, nel 1777. Vi fu nella storia feudale di Marsicovetere una breve parentesi dei di Palma nel 1627, ma i Caracciolo lo riacquistarono immediatamente. Tra il 1647 e il 1648 Marsicovetere fu coinvolta nei movimenti antifeudali scaturiti nel Regno dopo la rivolta napoletana di Masaniello. Nell'autunno del 1647, data l'assenza del Principe Salvatore Caracciolo, il popolo si ribellò, per opera di Matteo Cristiano da Castelgrande il quale era in avanzata verso Rocca Imperiale. Nel dicembre 1647, Francesco Caracciolo, Duca di Martina e Preside di Basilicata, insieme con il Principe Salvatore Caracciolo, alla testa di 100 soldati, partì da Buccino alla volta di Marsicovetere, attraversando per 60 miglia gli innevati monti lucani con l'intento di stabilirvi un centro contro-rivoluzionario. Non essendo al corrente della rivolta del popolo, una volta giunto vi trovò Ippolito da Pastena e suo fratello Vincenzo alla testa di 400 rivoluzionari, i quali erano in procinto di avanzare verso Melfi. Il 23 dicembre il Duca di Martina fu sbaragliato e costretto a ripiegare di 50 miglia verso Picerno[23]. La vittoria dei rivoluzionari a Marsicovetere fu fondamentale per bloccare l'avanzata delle forze baronali verso i feudi del Metapontino (a sud) e verso i feudi pugliesi (a nord) permettendo l'unione delle truppe di Matteo Cristiano con quelle di Francesco Salazar, Conte di Vaglio, e di Giovanni Grillo, Marchese di Montescaglioso, per le successive conquiste di Matera e Altamura. Il 16 marzo 1648 le forze baronali ripresero Matera e in poche settimane il potere feudale fu ristabilito in tutta la Basilicata. Il Principe Salvatore Caracciolo rientrò in possesso di Marsicovetere nell'aprile del 1647. I Caracciolo mantennero il feudo sino al 1777, quando alla morte dei principi Nicola e Antonio la Principessa Laura lo vendette al marsicoveterese Bernardo Brussone per 34 000 ducati. Nel 1778 le altre famiglie borghesi, impaurite dall'incombenza dei Brussone, proclamarono Marsicovetere Città Regia, chiedendo al sovrano di riconoscere Marsicovetere quale appartenente al Regio Demanio. Il 26 giugno 1782 la Regia Camera assecondò la richiesta, con il benestare di re Ferdinando IV di Borbone. Il paese fu poi gravemente danneggiato dal violentissimo terremoto del 1857 che provocò ingenti danni soprattutto agli edifici di culto (la chiesa madre, le cappelle rionali e gentilizie, il convento di Santa Maria di Costantinopoli, il convento di Santa Maria di Loreto). Questo avvenimento segnò per Marsicovetere l'inizio della crisi di fine Ottocento, scortata da una ricostruzione difficile e in parte ancora non conclusa (molti edifici di culto non furono più ricostruiti), che produsse una massiccia emigrazione verso le Americhe. Nel 1861 Marsicovetere fu annessa al Regno d'Italia, nonostante i conflitti tra i briganti, guidati dal temibile capobanda Angelantonio Masini, e le forze sabaude. La crisi durò sino agli anni cinquanta, quando iniziò lo sviluppo dell'antica frazione di Pedali, che cambiò il nome in Villa d'Agri di Marsicovetere con delibera municipale nº 4 del 18 gennaio 1955 e conseguente Decreto del Presidente della Repubblica del 13 gennaio 1957, n. 97[24] (si parlò addirittura di chiamarla Colombia o Columbus, in onore dell'On. Emilio Colombo[25].). L'inizio dello sviluppo della frazione partì con l'istituzione del Consorzio di Bonifica dell'Alto Agri, che aveva come commissario il conte Prof. Zecchettin. Tramite l'azione del Consorzio furono realizzate strade carrabili, si incrementò la costruzione di acquedotti rurali e si provvide alla regimazione del fiume Agri. Da tale data il comune ha subito profondi cambiamenti con lo sviluppo delle imprese e del terziario. Villa d'Agri rappresenta oggi il cuore pulsante della Val d'Agri e tiene in vita Marsicovetere e la sua storia millenaria. Cronotassi dei Caracciolo di Marsicovetere, Signori (1468), Baroni (1587) e Principi (1646)
Monumenti e luoghi d'interesseArchitetture religioseChiesa madre dei Santi Pietro e PaoloLa chiesa madre dedicata ai Santi Pietro e Paolo è stata completata nel 1639 ed è stata successivamente oggetto di due importanti restauri dopo i terremoti del 1857 e del 1980. La forma architettonica è ascrivibile al primo periodo del Barocco Napoletano. La pianta è a croce latina e a singola navata con otto cappelle per ogni lato; il transetto, poco sporgente, è contenuto nel corpo longitudinale della chiesa, la quale si chiude con un'abside poligonale. La facciata è divisa da due ordini di lesene che si concludono con due trabeazioni aggettanti: quella inferiore, di maggiore lunghezza, è sormontata alle estremità da una coppia di volute capovolte e di sculture in gesso (raffiguranti i Santi Pietro e Paolo); quella superiore termina con il timpano. La continuità della superficie di facciata è interrotta dall'ingresso e dalle aperture vetrate, quadrangolari, e dalla nicchia centrale (un tempo sede della cosiddetta Madonna lignea). Fino alla metà del XX secolo il campanile terminava con una volta a padiglione (comunemente detta "la cupola") che venne maldestramente demolita per timore di un crollo; l'odierno campanile termina invece con una cuspide ottagonale. L'interno è caratterizzato da due ordini sovrapposti di lesene ioniche che inquadrano gli archi d'accesso alle cappelle laterali e le aperture vetrate superiori; l'arco trionfale tra navata e transetto è oggi sostituito da una semplice trabeazione, in seguito al crollo del 1857, mentre permane quello tra transetto ed abside. La pavimentazione è in piastre di cotto e il soffitto è scandito da fasce trasversali, incorniciate e di differente cromìa. La decorazione interna è semplice nelle modanature in stucco e nell'assenza di ornamenti policromi, persi a causa del terremoto. Gli altari seguono le linee curve della nascente poetica barocca ed inquadrano dipinti di scuola napoletana del XVIII secolo (i più rilevanti raffiguranti San Giovanni Battista, San Bernardino e l'Incoronazione di Maria) e sei effigi scultoree di differente periodo e natura, tra cui:
La chiesa possiede, inoltre, un fonte battesimale del XVI secolo, sostenuto da leoni in pietra, e un coro ligneo nella zona absidale, databile al XVIII secolo, e restaurato nel 1999. La porta d'ingresso in bronzo fu donata nel 1893 dalla colonia marsicoveterese di Filadelfia. Chiesa della Beata Vergine AddolorataLa chiesa della Beata Vergine Addolorata viene eretta tra il 1949 e il 1958 con la conseguente istituzione dell'omonima parrocchia che il 1º marzo 1958 si stacca dalla storica SS. Apostoli Pietro e Paolo del centro storico. La chiesa segue le linee del razionalismo italiano degli anni cinquanta ed è abbellita dal portale in pietra cinquecentesco che apparteneva al monastero di Santa Maria di Costantinopoli. All'interno è custodita una tela del 1821 raffigurante l'Annunciazione dell’artista Feliciano Mangieri, originariamente posto nel palazzo Tranchitella del centro storico. Santuario della Madonna del VolturinoIl nuovo santuario della Madonna Assunta è stato consacrato nel 2008, tre anni dopo la posa della prima pietra. Il Santuario è sede del simulacro della Madonna Assunta dall'ultima domenica di maggio al 15 agosto di ogni anno. L'esterno è completamente rivestito in pietra di Gorgoglione mentre l'interno è caratterizzato dal contrasto tra le due pareti longitudinali della navata: una semplicemente intonacata e scandita dalle vetrate e l'altra completamente rivestita in pietra e interrotta da un portale del Seicento che è d'accesso alla sagrestia. All'esterno del santuario vi è un altare posto sulla sommità di un declivio dove avvengono le celebrazioni all'arrivo e alla partenza della Madonna. I monasteriGli unici monasteri rimasti sono quelli di Santa Maria di Costantinopoli, sito ai piedi del centro storico e commissionato dal Principe Ettore Caracciolo nel 1575 al celebre architetto Pignaloso Cafaro, e di Santa Maria dell'Aspro, del Trecento, dove visse gli ultimi anni della sua vita Angelo Clareno. In epoca bizantina, si insediarono, sulle pendice del monte S. Nicola, i monaci di rito greco che costruirono i monasteri di S. Elia e di S. Giovanni di cui oggi restano pochissime tracce. Altre opere
Architetture civiliLa Villa dell'ImperatriceLa Villa romana di Marsicovetere è una villa rustica scoperta nel 2006 in località Barricelle, abitata dal II secolo a.C. al VII secolo d.C., monumentalizzata in età imperiale allorché fu di proprietà dei Bruttii Praesentes, una famiglia lucana che diede i natali fra gli altri all'imperatrice Bruzia Crispina, moglie di Commodo nel 178. Si tratta di un sito archeologico i cui primi reperti sono stati rinvenuti nel 2006 nel corso di uno scavo eseguito dall'Eni per la costruzione di un oleodotto. I lavori di scavo sono poi proseguiti a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata. Fino al gennaio 2012 erano stati messi in luce circa 2000 m² di un vasto complesso edilizio corrispondente al modello di villa rustica residenziale e produttiva delineato da Catone e Varrone, ossia al modello di una costruzione comprendente tre aree: nella zona nord-orientale la pars rustica, destinata al personale di servizio; nella zona sud-orientale la pars fructuaria, comprendente gli impianti dedicati alla produzione soprattutto di olio di oliva e tessuti di lana; nella zona occidentale, la pars urbana, molto ampia e riccamente decorata, comprendente le residenze dei proprietari e degli amministratori della tenuta. Il castelloFino all'età moderna vi era un castello medioevale nella zona più alta dell'abitato, proprio all'estremità di un caratteristico dirupo roccioso. Successivamente, in data ignota, venne abbattuto per far spazio a un mulino a vento. Oggi di tutto ciò rimangono solto parte delle mura, una torre e la porta d'accesso principale. Quest'ultima è percorsa da via Castello, su cui sono visibili tre portali in pietra, rispettivamente del 1731, del 1806 e del 1811. Altre opereTra le altre opere antecedenti al XX secolo, si annoverano:
Tra le altre opere della prima metà del XX secolo, si annoverano:
Aree naturaliMonte VolturinoIl patrimonio ambientale è valorizzato dagli impianti sciistici con pista da sci, lunga all'incirca 2 km, di difficoltà medio/alta, e skilift per principianti (Attualmente fuori uso). A poca distanza dalla vetta è situato il Santuario della Madonna Assunta. SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[27] Marsicovetere negli ultimi cinquanta anni si è affermato come comune capofila della Val d'Agri con una crescita media annua dell'1,25%[28]. Lingue e dialettiIl dialetto di Marsicovetere è inserito nei dialetti della Basilicata centrale, sia pure con peculiarità proprie dovute alla particolare posizione geografica. Tale tipologia di dialetto lucano include la parte centrale della regione, cioè i comuni dell'alta e media Val d'Agri, del Cavone e del Basento, interessando sia comuni della provincia di Potenza che i comuni montani della provincia di Matera, tra cui Aliano, Craco, Ferrandina, Salandra, Accettura, San Mauro Forte. Istituzioni, enti e associazioniSportNel comune hanno sede diverse società sportive. Per quanto riguarda il calcio, ASD Marsicovetere (Prima Categoria) e ASD Progress Villa d'Agri (giovanissimi); per quanto riguarda la pallavolo, la DMB Villa d'Agri. Note
Bibliografia
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