Lero (incrociatore ausiliario)
Il Lero è stato un posamine ed incrociatore ausiliario della Regia Marina, già motonave passeggeri italiana. StoriaCostruita tra il novembre 1935 e l'ottobre 1936 nei Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone, qualche anno più tardi delle gemelle Adriatico, Barletta, Brindisi, Brioni, Zara e Monte Gargano, l'unità era originariamente una motonave passeggeri da 1980 tonnellate di stazza lorda e 1092 tonnellate di stazza netta[1][2][3]. Quattro stive della capienza di 1722 metri cubi permettevano una portata lorda di 1214 (per altre fonti 1100) tonnellate, mentre nelle cabine potevano trovare posto in tutto 82 passeggeri[1] (per altre fonti 70: 22 in prima classe, 24 in seconda e 26 in terza[2]). Due motori diesel FIAT della potenza complessiva di 3300 hp (altre fonti 2400[2]), consumando 11,5 tonnellate di carburante al giorno, azionavano una due eliche, consentendo una velocità di 14,5 nodi[1] (alle prove in mare erano stati invece toccati i 15,8 nodi[2]). Iscritta con matricola 289 al Compartimento marittimo di Venezia[3], la nave apparteneva inizialmente Compagnia Adriatica di Navigazione, che cambiò poi nome, il 1º gennaio 1937, in Adriatica Società Anonima di Navigazione[2]. Impiegata inizialmente sulla linea n. 43 Adriatico-Albania-Egeo (rotta Venezia-Dalmazia-Albania-Grecia-Smirne-Rodi), la nave venne trasferita nel 1937 sulle linee 52 (Pireo-Rodi-Pireo) e 53 (Rodi-Alessandria d'Egitto-Rodi)[1][2]. A partire dal 5 dicembre 1939 la nave ritornò sulla linea 51 Adriatico-Egeo sino al 16 aprile 1940, quando iniziò a svolgere viaggi brevi straordinari per conto del governo, fino all'8 maggio dello stesso anno[1][2]. Il 9 maggio 1940, un mese prima dell'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale, la motonave venne requisita a Brindisi dalla Regia Marina ed iscritta nel ruolo del Naviglio ausiliario dello Stato[3] come posamine ed incrociatore ausiliario[1][2] con contrassegno D 25[1][2]. Dotata di un armamento (le navi gemelle, tutte militarizzate, vennero armate solitamente con due cannoni da 102/45 Mod. 1917 e quattro mitragliere da 13,2 mm) e provvista di attrezzature per il trasporto e la posa di mine[2], la Lero venne assegnata al Gruppo Navi Ausiliarie Dipartimentali del Comando Navale Mar Egeo, con base a Rodi. Tra il 6 giugno ed il 10 luglio 1940 la nave partecipò alla posa di campi minati al largo di Lero, Rodi e Stampalia[2] (in tale periodo vennero posati nelle acque del Dodecaneso e del Mar Egeo, ad opera del Lero, dei cacciatorpediniere Crispi e Sella e delle torpediniere Libra, Lince e Lira, un totale di 28 campi minati, quattro dei quali antisommergibile, per complessive 800 mine)[4]. Nel 1941 la Lero venne assegnata a compiti di scorta convogli nel Mar Egeo tra Rodi, Lero ed il Pireo[2]. Nei due anni successivi la nave rientrò in Italia solo una volta, nel settembre 1941, trattenendovisi per lavori protrattisi sino al maggio 1942[2]. Il 24-25 marzo 1941 la motonave, ormeggiata a Stampalia, imbarcò gli operatori della X Flottiglia MAS che il giorno 26 avrebbero vittoriosamente attaccato la base di Suda con barchini esplosivi[5]. Nel luglio 1942 l'incrociatore ausiliario effettuò una singola missione da Suda verso Tobruk e Bengasi[2]. Il 20 ottobre 1942 la motonave, giunta a Rodi da Samo, ne ripartì alla volta di Portolago (Lero), scortata dagli anziani cacciatorpediniere Crispi e Sella[6]. Alle 14.30 ora inglese la Lero, che era preceduta da uno dei due cacciatorpediniere e seguita dall'altro, venne avvistata dal sommergibile britannico Thrasher, che manovrò per avvicinarsi[6]. La possibilità che l'unità avversaria potesse raggiungere il convoglio era piuttosto bassa, ma alle 15.30 ora inglese il convoglio modificò la rotta, riducendo la distanza da oltre 5,5 a 3,2 km[6]. Alle 15.35, sempre secondo l'orario inglese, il Thrasher lanciò quattro siluri contro l'incrociatore ausiliario[6]: centrato alle 14.18 ora italiana (per altre fonti 12.30[1] o 14.24), circa 6 miglia a sudovest di Simi, da due delle armi in corrispondenza della stiva numero 2, il Lero s'inabissò in 15-17 minuti in posizione 36°24' N e 27°52' E (per altre fonti 36°26' N e 27°54' E)[2][3][7]. L'intero equipaggio dell'unità poté essere salvato da uno dei cacciatorpediniere, grazie anche alle buone condizioni del tempo e del mare[1], mentre la seconda unità della scorta contrattaccò infruttuosamente con 18 bombe di profondità[6]. Note
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