Lalle I Camponeschi
Lalle I Camponeschi[A 1] (L'Aquila, 1300 circa – L'Aquila, 2 luglio 1354) è stato un nobile e condottiero italiano, conte di Montorio e governatore dell'Aquila dal 1345 fino alla sua morte[1]. BiografiaNascita e origini familiariLalle Camponeschi nacque all'Aquila intorno all'anno 1300 da Odoardo, a sua volta figlio di Cecco Camponeschi[2]. È indicato come Lalle I per distinguerlo dal figlio omonimo e da altri esponenti del casato aventi lo stesso nome; il diminutivo Lalle per Ludovico (o Luigi) sarebbe stata infatti una consuetudine della famiglia Camponeschi, documentata già da un primo Lalle, vissuto nell'893, trisnonno del capostipite Camponesco[3]. Primi anni (1337-1345)Lalle I viene citato per la prima volta nel 1337 quando divenne podestà di Foligno[1]. In quel periodo i Camponeschi si misero in mostra in città come massima espressione del ceto borghese di derivazione mercantile in opposizione ai Pretatti, espressione del feudalesimo di natura conservativa; si originò così un durissimo conflitto tra fazioni che durò per tutto il XIV secolo[4]. Nonostante Lalle I vantasse influenti amicizie a corte, il re Roberto d'Angiò prese le parti dei Pretatti e lo bandì dalla città nel 1337[1]. Approfittando di un accordo con l'altra famiglia dei Bonagiunta, il Camponeschi riuscì a rientrare all'Aquila nel gennaio 1338, salvo poi svelare l'inganno e tentare di sopraffare l'altra casata, venendo però sconfitto a causa del ritorno in città di Todino Pretatti con le truppe regie[1]. Ad un successivo attacco in aprile seguì una nuova sconfitta che comportò la perdita, per Lalle I, delle terre di famiglia[1]. Nel 1342 i Camponeschi riuscirono a sconfiggere i Bonagiunta a Cascina ed il 1º novembre poterono quindi rientrare all'Aquila[1]. Conscio della protezione napoletana di cui godevano i Pretatti, Lalle I finse di perdonare la casata rivale ma, alla morte di Roberto d'Angiò, si vendicò di essi espropriandone le proprietà ed esiliandoli[1]. Signore dell'Aquila (1345-1354)Con l'uccisione del capofamiglia dei Bonagiunta nel 1345, Lalle I arrivò ad avere il totale controllo della città, potere che la famiglia mantenne con alterne vicende fino alla fine del XV secolo: la dinastia Camponeschi mise in mostra all'Aquila un'autorità simile a quella esercitata dai Medici a Firenze, dagli Scaligeri a Verona e dagli Sforza a Milano, e si connotò come una signoria autonoma all'interno del Regno di Napoli, venendo stimata, rispettata e temuta dalle altre casate del reame e dagli stessi sovrani napoletani e spagnoli[5]. In particolare Lalle I instaurò un potere personale che assunse talvolta i caratteri della tirannia, come esplicitato dai cronisti dell'epoca[6]. Sotto il governo dei Camponeschi, L'Aquila accrebbe vistosamente il proprio prestigio, approfittando della posizione strategica a cavallo tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio[1]. Lalle I diede prova di audacia e lungimiranza politica appoggiando Luigi I d'Ungheria nella guerra di successione[A 2]. Durante questo periodo si destreggiò in diverse battaglie, riuscendo a conquistare numerose città abruzzesi quali Chieti, Ortona, Lanciano, Vasto e, dopo aver vinto una strenua resistenza, Sulmona[7]. All'occupazione di Napoli da parte delle truppe ungheresi nel 1348, godette quindi di numerosi privilegi ottenendo la carica di gran connestabile del Regno di Napoli e venendo insignito dei titoli di conte di Eboli, Monteodorisio, Montorio e Sant'Agata, e di signore di Atessa e Città Sant'Angelo e di altri feudi confiscati a Carlo d'Artus[8]. Con la cacciata degli ungheresi da Napoli e con la pace siglata nel 1352 tra Luigi I d'Ungheria e Luigi di Taranto, Lalle I fu costretto a sottomettersi al nuovo sovrano; alla venuta in città di quest'ultimo, si vide costretto a permettere il reintegro dei Pretatti e degli altri esiliati, salvo poi venire meno agli impegni[1]. Inoltre la cittadinanza aquilana – abilmente sobillata dai Camponeschi – si mostrò vistosamente ostile al rientro degli esuli e diede luogo ad una sommossa al grido di «Viva il conte! Muoiano i traditori!»[9]. Nel 1354 Luigi di Taranto, che aveva in progetto di limitare l'autorità di Lalle I, giunse in città e, avendo inteso il gesto di rivolta contro i Pretatti come una sfida alla Corona, mentre lasciava la città, fece catturare e uccidere Lalle I[10]. Il figlio Lalle II Camponeschi, avuto da una dama della famiglia Barile, il cui nome è ignoto, gli successe sia nella contea di Montorio che al comando della città[11]. Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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