Lalle I Camponeschi

Lalle I Camponeschi
Conte di Montorio
Stemma
Stemma
In carica13501354
PredecessoreCarlo d'Artus
SuccessoreLalle II Camponeschi
TrattamentoConte
Altri titoliGovernatore dell'Aquila
NascitaL'Aquila, 1300 circa
MorteL'Aquila, 2 luglio 1354
DinastiaCamponeschi
PadreOdoardo Camponeschi
Madre?
Consorte? Barile
FigliLalle II
ReligioneCattolicesimo
Lalle I Camponeschi
NascitaL'Aquila, 1300 circa
MorteL'Aquila, 2 luglio 1354
Cause della morteAssassinio
Dati militari
Paese servito Regno di Napoli
Forza armataMercenari
GradoCondottiero
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Lalle I Camponeschi[A 1] (L'Aquila, 1300 circa – L'Aquila, 2 luglio 1354) è stato un nobile e condottiero italiano, conte di Montorio e governatore dell'Aquila dal 1345 fino alla sua morte[1].

Biografia

Nascita e origini familiari

Lalle Camponeschi nacque all'Aquila intorno all'anno 1300 da Odoardo, a sua volta figlio di Cecco Camponeschi[2]. È indicato come Lalle I per distinguerlo dal figlio omonimo e da altri esponenti del casato aventi lo stesso nome; il diminutivo Lalle per Ludovico (o Luigi) sarebbe stata infatti una consuetudine della famiglia Camponeschi, documentata già da un primo Lalle, vissuto nell'893, trisnonno del capostipite Camponesco[3].

Primi anni (1337-1345)

Lalle I viene citato per la prima volta nel 1337 quando divenne podestà di Foligno[1]. In quel periodo i Camponeschi si misero in mostra in città come massima espressione del ceto borghese di derivazione mercantile in opposizione ai Pretatti, espressione del feudalesimo di natura conservativa; si originò così un durissimo conflitto tra fazioni che durò per tutto il XIV secolo[4].

Nonostante Lalle I vantasse influenti amicizie a corte, il re Roberto d'Angiò prese le parti dei Pretatti e lo bandì dalla città nel 1337[1]. Approfittando di un accordo con l'altra famiglia dei Bonagiunta, il Camponeschi riuscì a rientrare all'Aquila nel gennaio 1338, salvo poi svelare l'inganno e tentare di sopraffare l'altra casata, venendo però sconfitto a causa del ritorno in città di Todino Pretatti con le truppe regie[1]. Ad un successivo attacco in aprile seguì una nuova sconfitta che comportò la perdita, per Lalle I, delle terre di famiglia[1].

Nel 1342 i Camponeschi riuscirono a sconfiggere i Bonagiunta a Cascina ed il 1º novembre poterono quindi rientrare all'Aquila[1]. Conscio della protezione napoletana di cui godevano i Pretatti, Lalle I finse di perdonare la casata rivale ma, alla morte di Roberto d'Angiò, si vendicò di essi espropriandone le proprietà ed esiliandoli[1].

Signore dell'Aquila (1345-1354)

Con l'uccisione del capofamiglia dei Bonagiunta nel 1345, Lalle I arrivò ad avere il totale controllo della città, potere che la famiglia mantenne con alterne vicende fino alla fine del XV secolo: la dinastia Camponeschi mise in mostra all'Aquila un'autorità simile a quella esercitata dai Medici a Firenze, dagli Scaligeri a Verona e dagli Sforza a Milano, e si connotò come una signoria autonoma all'interno del Regno di Napoli, venendo stimata, rispettata e temuta dalle altre casate del reame e dagli stessi sovrani napoletani e spagnoli[5]. In particolare Lalle I instaurò un potere personale che assunse talvolta i caratteri della tirannia, come esplicitato dai cronisti dell'epoca[6].

Sotto il governo dei Camponeschi, L'Aquila accrebbe vistosamente il proprio prestigio, approfittando della posizione strategica a cavallo tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio[1]. Lalle I diede prova di audacia e lungimiranza politica appoggiando Luigi I d'Ungheria nella guerra di successione[A 2]. Durante questo periodo si destreggiò in diverse battaglie, riuscendo a conquistare numerose città abruzzesi quali Chieti, Ortona, Lanciano, Vasto e, dopo aver vinto una strenua resistenza, Sulmona[7]. All'occupazione di Napoli da parte delle truppe ungheresi nel 1348, godette quindi di numerosi privilegi ottenendo la carica di gran connestabile del Regno di Napoli e venendo insignito dei titoli di conte di Eboli, Monteodorisio, Montorio e Sant'Agata, e di signore di Atessa e Città Sant'Angelo e di altri feudi confiscati a Carlo d'Artus[8].

Con la cacciata degli ungheresi da Napoli e con la pace siglata nel 1352 tra Luigi I d'Ungheria e Luigi di Taranto, Lalle I fu costretto a sottomettersi al nuovo sovrano; alla venuta in città di quest'ultimo, si vide costretto a permettere il reintegro dei Pretatti e degli altri esiliati, salvo poi venire meno agli impegni[1]. Inoltre la cittadinanza aquilana – abilmente sobillata dai Camponeschi – si mostrò vistosamente ostile al rientro degli esuli e diede luogo ad una sommossa al grido di «Viva il conte! Muoiano i traditori!»[9]. Nel 1354 Luigi di Taranto, che aveva in progetto di limitare l'autorità di Lalle I, giunse in città e, avendo inteso il gesto di rivolta contro i Pretatti come una sfida alla Corona, mentre lasciava la città, fece catturare e uccidere Lalle I[10].

Il figlio Lalle II Camponeschi, avuto da una dama della famiglia Barile, il cui nome è ignoto, gli successe sia nella contea di Montorio che al comando della città[11].

Note

Annotazioni
  1. ^ Il nome Lalle è probabilmente un diminutivo di Ludovico, ma secondo altre fonti il nome sarebbe Luigi, in alcune fonti espresso come Loysio.
  2. ^ Ser Lalle de Camponischi l'Aquila se tenìa
    Con multa cavallarìa che con ipso statìa
    Et stando in quisto stato, pensò una gran follia:
    De dare questa terra ad re d'Ongaria.

    (Buccio di Ranallo, Cronache aquilane, canto 667)
Riferimenti
  1. ^ a b c d e f g h i DBI.
  2. ^ Rivera (1930), in Enciclopedia Italiana.
  3. ^ Candida Gonzaga (1875), pp. 53-56.
  4. ^ Clementi e Piroddi (1986), p. 52.
  5. ^ Crispomonti (1629-1634), pp. 136-137; DBI; Dragonetti (1847), p. 255; Signorini (1868), pp. 178-179.
  6. ^ Terenzi (2016), p. 184.
  7. ^ Dragonetti (1847), p. 256.
  8. ^ De Bartholomaeis (1907), pp. 177-178.
  9. ^ Dragonetti (1847), p. 258.
  10. ^ Clementi e Piroddi (1986), p. 52; DBI.
  11. ^ Antinori (1782), p. 242; DBI.

Bibliografia

  • Anton Ludovico Antinori, Raccolta di memorie istoriche delle tre provincie degli Abbruzzi, vol. 2, Napoli, Giuseppe Campo, 1782, ISBN non esistente.
  • Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, vol. 5, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1875, ISBN non esistente.
  • Alessandro Clementi e Elio Piroddi, L'Aquila, Bari, Laterza, 1986, ISBN 88-420-2799-5.
  • Claudio Crispomonti, Historia dell'origine et fondazione della città dell'Aquila, ms., vol. 2, L'Aquila, 1629-1634, ISBN non esistente.
  • Vincenzo De Bartholomaeis, Cronaca aquilana rimata di Buccio di Ranallo di Popplito d'Aquila, Roma, Ferzani & Co., 1907, ISBN non esistente.
  • Alfonso Dragonetti, Le vite degli illustri aquilani, L'Aquila, Francesco Perchiazzi, 1847, ISBN non esistente.
  • Cesare Rivera, Camponeschi, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930.
  • Angelo Signorini, La diocesi di Aquila descritta ed illustrata, vol. 1, L'Aquila, Stabilimento tipografico Grossi, 1868, ISBN non esistente.
  • Pierluigi Terenzi, Forme di mobilità sociale all'Aquila alla fine del Medioevo, in Lorenzo Tanzini e Sergio Tognetti (a cura di), La mobilità sociale nel Medioevo italiano, Roma, Viella Libreria Editrice, 2016, ISBN 978-88-6728-597-6.

Voci correlate

Collegamenti esterni

Predecessore Conte di Montorio Successore
Carlo d'Artus 13501354 Lalle II Camponeschi

 

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