Nel 1588 il Principe Francesco acquistò con enfiteusi il Palazzo Ajutamicristo per 390 onze annuali[4], con la prospettiva di farne la residenza di famiglia e sede di corte. Nel 1590, assieme alla sua consorte fondò in Caltanissetta l'ospedale del Fatebenefratelli per i poveri indigenti, e nella stessa città introdusse la Compagnia di Gesù per aiutare la cultura del popolo.[2][5]
Nel 1591 il Principe di Paternò fu nominato capitano generale dal Viceré di Sicilia per difendere l'isola dalle scorrerie dei Turchi, che represse efficacemente uccidendo numerosi ladri e banditi.[2][6] Durante la spedizione si ammalò di malaria ad Adernò[7][8], dove morì il 4 maggio 1592.[9]
Matrimoni e discendenza
Francesco Moncada de Luna, III principe di Paternò, dal suo matrimonio con Maria d'Aragona La Cerda ottenne la seguente discendenza:
Luisa (1585-1629), che fu moglie di Eugenio de Padilla Manrique, conte di Santa Gadea;
Giovanni (1587-?), morto adolescente;
Antonio, IV principe di Paternò (1589-1631), che sposò la nobildonna spagnola Juana de la Cerda y de la Cueva, figlia di Juan, duca di Medinaceli, e da cui ebbe cinque figli;
^ab L. Scalisi, L. Foti, Il governo dei Moncada (1567-1672), in La Sicilia dei Moncada: le corti, l'arte e la cultura nei secoli XVI-XVII, Domenico Sanfilippo Editore, 2006, p. 25.
^ G. Di Marzo, Opere storiche inedite sulla città di Palermo ed altre città siciliane, volume XIV, Pedone Lauriel, 1873, p. 153.
^ C. Valenti, Sanità e Società. Vol. III: Sicilia e Sardegna. Secoli XVI - XX, Casamassima, 1990, p. 79.
^(ES) Discurso politico sobre las conveniencias que han de resultar al servicio de su Magestad, y bien publico del Reyno de Serdeña, Galletti, 1646, p. 12.