Sede vescovile è la città di Imola, dove si trova la cattedrale di San Cassiano. Nella sua lunga storia, la diocesi ha avuto tre cattedrali diverse: in epoca romana la chiesa di San Lorenzo; nell'alto Medioevo il castrum sancti Cassiani; dal XIII secolo l'attuale cattedrale.
Le 108 parrocchie sono così suddivise sul territorio:
63 in provincia di Bologna,
45 in provincia di Ravenna.
Comprende interamente o in parte i seguenti comuni:
Per ragioni storiche le frazioni di Villa San Martino, San Potito e Bizzuno, in comune di Lugo, appartengono alla diocesi di Faenza-Modigliana, così come la frazione di Zattaglia, in comune di Casola Valsenio e le parrocchie di Pace e Biancanigo, in comune di Castel Bolognese. La frazione di San Martino in Pedriolo, in comune di Casalfiumanese, appartiene all'arcidiocesi di Bologna. La frazione di Lavezzola, in comune di Conselice, appartiene all'arcidiocesi di Ravenna-Cervia. Qualche chilometro quadrato in comune di Riolo Terme, nei pressi di Limisano, appartiene invece alla diocesi di Faenza-Modigliana, così come qualche chilometro quadrato in comune di Castel del Rio compreso tra la parrocchia di Valsalva e il confine regionale. Il confine taglia a metà l'abitato di Moraduccio tra Castel del Rio e Firenzuola, ma la parrocchia è unica, ed è parte dell'arcidiocesi di Firenze.
Vi sono poi comuni toccati in piccola parte dalla diocesi di Imola come Cotignola (con le sole parrocchie di Barbiano e Budrio), Solarolo (con le sole parrocchie di Castelnuovo e San Mauro Abate), Monterenzio (con pochi chilometri quadrati compresi tra il comune di Casalfiumanese e la riva ovest del Sillaro, storico confine culturale tra Emilia e Romagna, mentre tutte le parrocchie del comune appartengono all'arcidiocesi di Bologna). La frazione di Giugnola può vantare ben quattro confini: comunale (tra Castel del Rio e Firenzuola), provinciale (tra Bologna e Firenze), regionale (tra Emilia-Romagna e Toscana), diocesano (tra la diocesi di Imola e l'arcidiocesi di Firenze). La chiesa della frazione tosco-romagnola dedicata a San Dionigi l'Areopagita ricade nel territorio comunale di Castel del Rio, ma fa parte dell'arcidiocesi di Firenze.
Santuario della Beata Vergine della Coraglia (via Chiesa di Coraglia)[3]
Chiesa dell'Assunzione di Maria Vergine (in località Pontesanto)[4]
Storia
Forum Cornelii
La diffusione del cristianesimo a Forum Cornelii (l'odierna Imola) data probabilmente dal III secolo; il centro di irradiazione fu Ravenna, città portuale con intensi contatti con l'Oriente romano[5]. Nel 303-305, sotto l'imperatore Diocleziano, avvenne a Forum Cornelii il martirio di san Cassiano. La tomba del martire divenne presto un luogo di preghiera e pellegrinaggio. Oggi è patrono della città e della diocesi. Nella vallata del Santerno il cristianesimo si diffuse nel IV-V secolo, a seguito dell'attività missionaria.
Le prime testimonianze dell'esistenza della diocesi di Forum Cornelii risalgono al IV secolo e sono contenute in una lettera scritta agli inizi del 379 da sant'Ambrogio, arcivescovo di Milano, a un vescovo di nome Costanzo[6]. L'arcivescovo di Milano, che aveva all'epoca giurisdizione su tutta l'Aemilia, gli affidava la cura della Chiesa imolese (ecclesiam quae est ad Forum Cornelii), e lo pregava di visitarla con sollecitudine (de proximo interviens), fino all’ordinazione del nuovo vescovo (donec ei ordinetur episcopus), non potendo egli recarsi tanto lontano (tam longe non possum excurrere).
In epoca imperiale il territorio su cui si estendeva la giurisdizione di Forum Cornelii era delimitato, ad est, dal fiume Senio. Oltre il fiume iniziava il territorio di Faventia[5]. Il confine occidentale del territorio corneliese era posto sul torrente Sillaro. Ad ovest, la città di Claterna amministrava il territorio tra i torrenti Sillaro ed Idice.[7] Claterna fu abbandonata tra il V e il VI secolo. In epoca altomedievale il territorio della diocesi corneliese si estese fino al torrente Idice, ovvero 15 km più ad ovest.
La prima cattedrale di Forum Cornelii fu edificata, come accadde anche nelle città vicine, fuori del centro abitato[8]. Essa era dedicata a San Lorenzo, martirizzato a Roma nel 258. Il primo vescovo di cui si conosce il nome fu San Cornelio, vissuto tra il IV e il V secolo. La lista dei vescovi è incerta (cioè incompleta) fino a tutto l'VIII secolo.[8] Nel V secoloForum Cornelii entrò nella provincia ecclesiastica di Ravenna e vi rimase fino al 1582.
Durante la Guerra gotica (535-553) Forum Cornelii fu distrutta[9]. La città venne abbandonata da quasi tutti gli abitanti. Probabilmente fu distrutta anche la cattedrale di San Lorenzo. I sopravvissuti edificarono una nuova chiesa, che ereditò il titolo di S. Lorenzo, nel vecchio foro, sulle rovine della basilica civile romana[5][10].
Castrum Sancti Cassiani
Nello stesso periodo il vescovo trasferì la propria residenza nel luogo dove si venerava il sepolcro di San Cassiano, una chiesa dotata di fonte battesimale[11]. Qui era stata edificata, tra il IV e il V secolo, una basilica[12]. Al suo interno furono portate le reliquie di Cassiano e furono custodite anche quelle dei santi Pietro Crisologo e Donato, santo imolese vissuto nel V secolo. Attorno alla basilica, elevata al rango di cattedrale, vennero poi costruiti altri edifici: la dimora del vescovo e dei canonici, oratori, ospizi e abitazioni private; il complesso fu chiamato castrum sancti Cassiani. Questo centro abitato fu sede episcopale per circa sei secoli.
Nel 568-69 la pianura padana, e quindi anche Imola, subì la traumatica invasione dei Longobardi. Popolo già convertito al cristianesimo, ma di credo ariano, i Longobardi manifestarono ostilità verso l'episcopato cattolico. Solo con la riscossa bizantina, iniziata nel 590 e protrattasi per gli anni seguenti, il vescovo poté ritornare nelle proprie funzioni. Nel VII secolo la lista dei vescovi riporta solo tre nomi: Deusdedit (all'inizio del secolo), Boetus (presente nel 649) e Barbato (citato nel 680)[13]. Successivamente i Longobardi si convertirono al cattolicesimo. Quando riconquistarono Imola, nel 727-28, non entrarono in attrito con il vescovo locale.
Nell'VIII secolo si presume che il castrum Sancti Cassiani fosse un complesso fortificato formato dalla cattedrale, da un monastero dedicato a San Donato e da alcuni edifici di proprietà del monastero benedettino di San Vitale[5]. Nel 774 i longobardi furono sconfitti dai Franchi di Carlo Magno: il loro dominio nell'Italia settentrionale cessò definitivamente. La sede vescovile di San Cassiano ritornò sotto la giurisdizione dell'arcivescovo di Ravenna. Per quanto riguarda Forum Cornelii, nei due secoli seguenti la vita religiosa ruotò attorno alla nuova chiesa di San Lorenzo[14][15] e all'abbazia di S. Maria in Regola, fondata dai bizantini dopo la vittoria contro i Goti. Sulle colline prospicienti l'abitato di Forum Cornelii vi era l'insediamento di Castrum Imolae, il cui protettore era San Matteo. Castrum Imolae era l'unico, tra i tre centri abitati, a non essere dotato di chiesa con fonte battesimale. Le tre pievi del territorio imolese erano infatti San Cassiano, San Lorenzo e Santa Maria in Regola.
A differenza dei centri confinanti, l'autorità civile e quella ecclesiastica non coabitavano nella stessa città: la prima aveva sede a Forum Cornelii, mentre il vescovo risiedeva nel Castrum Sancti Cassiani. La logica conseguenza di questo stato di cose fu l'insorgere di una netta contrapposizione tra i due poteri, che si protrasse per alcuni secoli, prima e dopo il Mille. Fu anche per difendersi da eventuali attacchi dei forocorneliesi che, poco dopo il Mille, Castrum Sancti Cassiani venne fortificato. Una data storica, che segnò uno spartiacque in questo secolare contrasto, fu un atto firmato dal vescovo Morando il 5 gennaio 1084. Di origine germanica, legato alla linea politica imperiale, egli elargì importanti concessioni (in materia di diritti esattivi e di tariffe di transito) alla civitas Corneliese. L'azione, che peraltro non sancì un'equa divisione dei poteri, fu considerata inaccettabile dalla Santa Sede, che depose Morando (1095)[16]. Il suo successore fu Ottone, fedele alla sede di Pietro. A partire dal XII secolo diventò più difficile anche la convivenza tra le due comunità ecclesiali: il clero vescovile e quello residente a Forum Cornelii. I contrasti si acuirono in seguito alla fondazione del libero comune, insediato anch'esso nel centro urbano corneliese, che divenne ben presto un centro di potere concorrente a quello vescovile. Ubaldo (ante 1108-1122) lanciò l'interdetto sulla civitas corneliese (forse motivato dal fatto che la chiesa imolese aveva rifiutato i sacerdoti inviati dal vescovo). Successivamente la chiesa imolese si sottomise al vescovo; l'interdetto fu ritirato nel 1114.[17] Nel XII secolo le chiese principali di Imola erano due: l'abbazia di S. Maria in Regola e la pieve urbana di San Lorenzo. Inoltre vi era un monastero benedettino femminile, Santa Maria e Santo Stefano in Diaconia.
Verso il 1130papa Onorio II, originario dell'Appennino imolese, restituì all'episcopato i diritti precedentemente ceduti dal vescovo Morando. Il documento è importante poiché enumera tutti i monasteri (18), le pievi (17), i castelli (16) e i porti interni (ben 5) esistenti all'epoca nel territorio imolese. I rapporti con la città rimasero tesi. Nel 1132 gli imolesi attaccarono Castrum Sancti Cassiani. Il vescovo Bennone si rifugiò a Conselice, dove rimase fino alla morte, nel 1139. Nel 1150 Imola attaccò nuovamente San Cassiano; gli abitanti fuggirono, il vescovo Rodolfo si rifugiò nella vicina Dozza, dove rimase per almeno tre anni[18]. Nel 1155 il vescovo e la città rivale conclusero la pace. Nel 1159 Imola divenne una città ghibellina, giurando fedeltà all'imperatore Federico I di Svevia. Tale patto di alleanza fece pendere la bilancia dei rapporti di forza verso il centro urbano corneliese. Nel 1162 il vescovo Rodolfo (oggi beato), pur di non obbedire all'ordine dell'imperatore di riconoscere il suo antipapa, Vittore IV, scelse la via dell'esilio alla Massa di Sant'Ambrogio (l'odierno Castel del Rio). Rodolfo morì in esilio nel 1166.[19]
Fonte: A. Ferri, A. Renzi, Fontes salutis, Imola 2002.
Dopo Rodolfo venne Arardo, di nomina imperiale, poi nel 1173 salì sulla cattedra vescovile un presule fedele al papa, Enrico. Nel 1175 Cristiano, cancelliere e generale dell'imperatore, attaccò tutti i castelli guelfi esistenti nella zona, tra cui il castrum sancti Cassiani, che fu raso al suolo. Furono trafugate le reliquie dei santi Pietro Crisologo e Donato. Si salvarono solo quelle di San Cassiano. Dopo la distruzione del castrum, sede episcopale, il vescovo Enrico (1173-1193) dovette trasferirsi ad Imola. Con atto del 3 luglio 1187 il Comune concesse al vescovo il terreno su cui costruire il nuovo duomo e il palazzo vescovile. Nel 1217 anche le reliquie di San Cassiano furono portate nella nuova cattedrale. Dopo l'inurbamento del vescovo, la pieve urbana di San Lorenzo subì un netto ridimensionamento. A sancire la subordinità della chiesa di San Lorenzo rispetto all'edificanda cattedrale fu un atto di papa Celestino III del 1192, che garantì alla sede episcopale tutti i diritti e i privilegi già attribuiti alla sede di san Cassiano.[28]
Nella prima metà del XIII secolo la vita religiosa di Imola fu dominata dalla figura di Mainardino degli Aldigeri. Originario di Ferrara, dove fu ordinato sacerdote, è ricordato per la prima volta a Imola nel 1207. Oltre a ricoprire la carica di vescovo per oltre quarant'anni (1207-1249), fu anche podestà (due volte: 1207 e 1221)[29]. Mainardino ebbe il merito di trattare la resa di Castrum Imolae, comune rivale di Forum Cornelii, senza spargimento di sangue. Antico insediamento posto al di là del Santerno, sulle prime colline prospicienti Imola, era dotato di una pieve (intitolata a Santa Maria) con fonte battesimale e camposanto; vi era inoltre un monastero olivetano intitolato a San Matteo. Gli abitanti di Castrum Imolae lasciarono il loro castello e si insediarono a Imola (1222). Successivamente i monaci del convento di S. Matteo si unirono ai canonici imolesi[30]. Durante il suo episcopato San Francesco predicò a Imola e negli altri centri della diocesi. Pochi anni dopo la morte di Francesco, i Frati minori edificarono una chiesetta sulle prime colline imolesi[31]. Alla metà del secolo fondarono un convento fuori porta Appia[32].
In questo periodo la Romagna subiva il forte espansionismo di Bologna. Il Comune felsineo, tra XII e XIII secolo, fece arretrare la giurisdizione di Imola fino al Sillaro. Il confine occidentale della diocesi corneliese tornò quello dell'epoca romana imperiale, quando esisteva la Diocesi di Claterna (città che amministrava il territorio tra il Sillaro e l'Idice).
Bologna edificò un castrum sul Sillaro intitolato a San Pietro, il suo protettore, a guardia dei nuovi confini nel 1198.
Nel XIV secolo, periodo di rinnovato impulso caritativo e religioso, erano presenti a Imola i conventi dei seguenti ordini: Benedettini (in Santa Maria in Regola; Carmelitani (la loro sede originaria è diventata oggi la canonica della chiesa del Carmine, in via Emilia); Serviti (sia maschili che femminili); Agostiniani; Francescani minori (stanziatisi inizialmente fuori dalla cinta urbana, nel 1359 si stabilirono sulla via Emilia)[33]; Domenicani (sia maschili che femminili); Monache clarisse e Camaldolesi.[34]
Molte confraternite gestivano un ospedale per gli infermi: alcuni per soccorrere i poveri, altri per curare i pellegrini diretti a Roma o in Terrasanta. Gestivano un ospedale: le monache domenicane, l'unione laicale dei frati della Penitenza, il terz'ordine degli Umiliati e la confraternita dei Verecondi. La fondazione ospitaliera dei Devoti (confraternita laicale ispirata al movimento francescano) fondò nel 1266 un ospedale cittadino di servizio ai poveri[35]. Nel corso degli anni inglobò altri ospedali cittadini, fino a diventare il principale ospedale della città. Nel 1315 il comune decise di rilevare l'amministrazione dell'ospedale (che aveva assunto il nome di S. Maria della Scaletta o dei Devoti) per gestirlo direttamente.[36]
Fonte: don Mino Martelli, «Nuovo Diario», 25 febbraio 1978.
Nel 1551 fu fondato il tribunale dell'Inquisizione romana ad Imola (prima di allora le cause venivano istruite a Faenza)[41]. In due secoli e mezzo d'attività, l'istituzione esaminò 742 casi di eresia o sospetta eresia[42].
Nel 1582 la diocesi imolese passò dalla provincia ecclesiastica di Ravenna alla nuova metropolia di Bologna. Vi rimase per pochi anni: già nel 1605 ritornò ad essere suffraganea di Ravenna. Dal 1872 la diocesi è ritornata nuovamente ad essere suffraganea dell'arcidiocesi di Bologna[43].
Si deve al vescovo Francesco Guarini la fondazione del seminario diocesano il 1º gennaio 1567, appena quattro anni dopo le decisioni prese al concilio di Trento in merito alla formazione del clero. Inizialmente il seminario, il primo fondato in Romagna, ebbe sede nel Monte di Pietà, poi nel vicolo dell'Olivo (1575) e quindi in un edificio poco distante, più ampio e comodo (1584)[44]. Nel 1728 fu trasferito in via della Fortezza (oggi via Garibaldi) per volere del vescovo, cardinale Ulisse Gozzadini; fu completato dal successore, Giuseppe Accoramboni (1728-1739). L'attuale seminario si trova fuori Imola, sulla collina di Montericco.
Il 30 aprile 1617, in occasione delle Rogazioni mariane (la quinta domenica dopo Pasqua), per la prima volta venne condotta dentro la città in processione l'immagine della Sacra Vergine conservata nel Santuario del Piratello.[45] Da allora il rito si ripete ogni anno.
Nel 1712 fu ricavata sulla facciata del Palazzo comunale (a circa 5 m di altezza) una nicchia nella quale fu posta una statua della Beata Vergine[46]. Tale statua esiste tuttora.
Tre papi, da vescovi della diocesi imolese, hanno raggiunto il soglio pontificio: Alessandro VII nel 1655, Pio VII nel 1800 e Pio IX nel 1846. Altri sedici vescovi di Imola furono cardinali.
Dall'Età napoleonica alla Seconda guerra mondiale
L'invasione dell'Italia da parte dell'esercito francese rivoluzionario (1796) causò la chiusura dei seguenti monasteri:
San Michele, agostiniani; San Giovanni Battista, commenda dei Cavalieri di Malta; San Domenico, domenicani; Santa Maria dei Servi, serviti; San Giuseppe, gerolamini; Santo Stefano, clarisse (1798);
Santissima Annunziata, cappuccine; San Francesco, minori conventuali (1805).
Il convento dei Francescani fu trasformato in teatro comunale mentre la libreria fu espropriata (diverrà il nucleo della biblioteca civica); le Clarisse furono espulse. Delle 41 chiese esistenti in città, 31 furono chiuse dai decreti napoleonici.
Dopo la Restaurazione, in poco tempo ne furono riaperte 9, ma le altre furono perse per sempre[47]. Quanto ai monasteri, solo le Monache clarisse poterono tornare nelle loro celle, grazie alla riacquisizione dell'edificio monastico da parte di madre Maria Antonia Tommasoli Laziosi[48].
Nel 1842 il vescovo Giovanni Maria Mastai Ferretti (poi papa Pio IX) approvò la nascita della pia unione dedicata alla Vergine Lauretana. Quell'anno si tenne un pellegrinaggio diocesano alla Santa Casa di Loreto. Nacque da allora una tradizione che si è conservata ancora oggi[49].
Nel 1862, all'indomani dell'Unità d'Italia, riprese la politica repressiva contro i monasteri. Le suore Domenicane furono espulse dal loro convento: l'amministrazione comunale decise di utilizzarne gli edifici come scuola pubblica (l'attuale scuola Carducci). Nel 1866 il Parlamento approvò le leggi di eversione dell'asse ecclesiastico (regio decreto 3036 del 7 luglio 1866, seguito dalla legge 3848 del 15 agosto 1867). Conseguenza della norma fu la soppressione di quasi tutti i conventi esistenti nella diocesi[50]:
Monastero delle suore domenicane a Castel Bolognese (24 novembre);
Monastero delle suore domenicane a Imola (29 novembre);
Monastero delle suore Clarisse (Santo Stefano) a Imola (13 dicembre);
Convento dei frati Cappuccini a Imola (17 dicembre);
Convento di San Domenico a Imola (18 dicembre).
A Lugo furono soppressi il convento maschile (sito nell'attuale via G. Compagnoni) e la comunità che custodiva l'immagine della Beata Vergine del Molino. In quest'ultimo caso il comune restituì il santuario mariano alla diocesi nel 1894. I beni dei conventi espropriati passarono al Demanio statale[51]. La legge 15 agosto 1867 dispose la soppressione di capitoli collegiati, abbazie, canonicati, prelature, benefici e ogni altra fondazione pia, anche laicale. Gli archivi e le biblioteche delle comunità religiose soppresse furono incamerati dalla biblioteca comunale e dai musei civici di Imola[50].
Tra il 1892 e il 1893 Lorenzo Perosi, all'epoca seminarista della diocesi di Tortona, visse ad Imola, dove diresse la cappella musicale del seminario e compì gli studi teologici che lo avrebbero portato nel 1895 al sacerdozio. «La mia carriera incominciò ad Imola» disse anni più tardi Perosi.
Tra i religiosi che hanno rappresentato un sicuro punto di riferimento per le comunità parrocchiali vanno segnalati: il venerabileCarlo Cavina di Lugo (1820-1880)[52]; il venerabile Marco Morelli di Lugo (1834-1912)[53]; don Angelo Bughetti di Imola (1877-1935) e don Giulio Minardi di Imola (1898-1990)[54]. Il 2 giugno 1962 don Minardi fu insignito dall'allora Capo dello Stato Antonio Segni del titolo di Cavaliere ufficiale al merito della Repubblica per il coraggio dimostrato durante il passaggio del fronte nel dare asilo a perseguitati politici, ebrei e disertori.
Sacerdoti assassinati tra il 1944 e il 1945
Cinque sacerdoti della diocesi di Imola morirono durante la seconda guerra mondiale[55]. Per due soli omicidi sono stati identificati con certezza gli autori.
Cinque sacerdoti furono uccisi durante il conflitto:
Aristide Penazzi (Croara, dicembre 1944), morto per cause belliche;
Luigi Cardelli (Pediano, 12 aprile 1945), morto per cause belliche;
Settimio Patuelli (Linaro di Imola, 1882 - Sassoleone, 24 settembre 1944, ucciso dalle truppe tedesche durante una rappresaglia (Eccidio di Sassoleone). Il 25 aprile 2006 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli ha conferito la medaglia d'oro alla memoria[56];
Luigi Pelliconi (Mordano, 1880 - Poggiolo, 14 aprile 1945), ucciso dalle truppe tedesche;
Giovanni Ferruzzi (Lugo, 1882 - S. Maria in Fabriago, 3 aprile 1945), ucciso da sconosciuti mentre stava completando le benedizioni pasquali alle case del forese;[57].
Altri tre sacerdoti furono premeditatamente assassinati dopo la fine del conflitto:
Tiso Galletti (Conselice, 1909 - Spazzate Sassatelli, 9 maggio 1945), fu abbattuto da due partigiani comunisti che lo trovarono seduto insieme ad alcuni congiunti su una panchina e gli scaricarono una raffica di mitra. Il 2 novembre 1954 Efrem Testa, comandante della "polizia partigiana" di Conselice, fu condannato a sedici anni di carcere come autore materiale dell'omicidio. Ottenne il beneficio dell'indulto e non scontò la pena.[58]
Giuseppe Galassi (Imola, 1890 - S. Lorenzo di Lugo, 31 maggio 1945), fu lungamente percosso e poi finito con una raffica di mitra da truppe partigiane comuniste; il suo corpo fu ritrovato in un fossato;[59]
Teobaldo Daporto (S. Prospero di Imola, 1905 - Casalfiumanese, 10 settembre 1945). Il suo assassino fu un colono del podere parrocchiale. Reo confesso, si suicidò prima di venire trasferito in pretura per essere interrogato.[60]
Durante la seconda guerra mondiale don Giulio Minardi (1898-1990), direttore dell'Istituto "Santa Caterina" di Imola e parroco della chiesa del Carmine, salvò oltre 200 ebrei dalla deportazione nei campi di concentramento nazisti. Israele lo ha incluso nell'elenco dei «Giusti tra le nazioni»[61]; nel 1971 è stato decorato con la medaglia d'oro al valore civile[62].
Dal 1946 ad oggi
Nel secondo dopoguerra si è proceduto alla ricostruzione delle chiese colpite dai bombardamenti. I lavori sono stati affidati all'architetto Vittorio Fiorentini (Imola, 1916-2012). Suoi i progetti delle chiese di Croce in Campo e di Santo Spirito, di Casalino (frazione di Casalfiumanese) e di Tossignano (con l'annesso centro spirituale Villa Santa Maria). Anche il nuovo Seminario diocesano è stata una sua realizzazione[63].
Nel 1967Dino Staffa, originario della parrocchia di Santa Maria in Fabriago, nel territorio di Lugo, è stato creato cardinale da Paolo VI.
Nel 1969 è stata posta la prima pietra del nuovo seminario diocesano, in località Montericco, sulle prime colline imolesi. Fu aperto nel 1971[64].
Nel 1979 la diocesi ha avviato il progetto «Chiese sorelle», scaturito dall'attività missionaria in Brasile iniziata nel 1965 dalle suore di Santa Teresa nelle aree periferiche di alcune diocesi del Paese sudamericano. Alle suore si affiancarono i sacerdoti con la missione di strutturare pastoralmente le parrocchie. Dal 1970 il sacerdote imolese don Leo Commissari (1942-1998) visse nella parrocchia di Saõ Bernardo do Campo fino alla morte[65]. Dal 1979 la diocesi di Imola è "gemellata" con quella di Santo André (Stato di San Paolo). Da quell'anno in poi sono state costruite chiese, centri pastorali e professionali, molte persone si sono aggiunte ai sacerdoti come catechisti e ministri straordinari della comunione[66].
Nel 1983Aurelio Sabattani, originario della Pieve di Sant'Andrea, è stato creato cardinale da Giovanni Paolo II. Nel 1986 la diocesi ha ricevuto lo stesso Pontefice, recatosi in visita pastorale in Romagna. Il pontefice è arrivato la sera dell'8 maggio ed è rimasto in città fino al giorno successivo. L'ultima visita di un papa a Imola risaliva al 1857 (Pio IX).
Nel 2020Mauro Gambetti, originario della parrocchia di San Giovanni Nuovo a Imola, è stato creato cardinale da Papa Francesco.
Il 21 settembre 2022, nell'ambito di un riordino delle parrocchie della diocesi, il vescovo ha affidato la cura pastorale di tre parrocchie (Casola Canina, Ortodonico e Sellustra) a un diacono permanente. È il primo diacono a ricevere questo tipo d’incarico dopo la riforma approvata dal Concilio[68].
Santi e beati della diocesi
Santi
San Cassiano († 303/305) martire, patrono della diocesi
Nessor (o Messor o Nestore) † (menzionato nel 564)[72]
Sede di Castrum Sancti Cassiani
La serie non è consecutiva. Soprattutto, rimangono sconosciuti tutti i vescovi dell'VIII secolo. Solamente da Morando (1084) la serie può dirsi consecutiva.
Quelli presenti da più lunga data sono le clarisse (arrivarono a Imola nel XIII secolo) e i cappuccini (che ottennero il permesso di insediarsi nel 1539).
^Pontesanto, su diocesiimola.it. URL consultato il 21 maggio 2022.
^abcdStefania Bacchilega, Il forum, i castra e la civitas. Cenni storici sull'evoluzione urbanistica di Imola.
^Ep. II, I, coll. 917-926. Alcuni autori pensano che questo Costanzo fosse il vescovo di Voghenza, altri quello di Faenza.
^J. Ortalli, «Claterna», in Aemilia. La cultura romana in Emilia-Romagna dal III secolo a.C. all'età costantiniana, a cura di M. Marini Calvani, Venezia, 2000, p. 457.
^Lo storico ravennate Andrea Agnello, infatti, scrive che dovette essere ricostruita.
^La chiesa era situata sul lato ovest dell'odierna via Mazzini.
^Circa 1,5 km ad ovest della pieve di San Lorenzo.
^L'edificio aveva dimensioni ragguardevoli: il fronte era lungo 27 metri. Le fondamenta sono state rinvenute nel 1978. Non rimane niente che faccia intuire com'era all'interno. Di essa resta un pulvino, conservato nel Museo comunale
^La prima menzione di questo nuovo edificio religioso risale all'anno 1025. Ferri, p. 44
^La pieve sorgeva su un lato dell'odierna piazza Matteotti. Fu chiusa al culto dai francesi nel 1805. L'edificio fu assorbito per l'ampliamento del Palazzo Comunale.
^Nel 1249, in seguito alla sconfitta di Federico II (che nel 1221 lo aveva nominato vicario imperiale), Mainardino fu deposto dalla cattedra vescovile. Cfr. Andrea Nanetti e Mario Giberti, Viabilità e insediamenti nell'assetto territoriale di Imola nel Medioevo, Imola, La Mandragora, 2014, p. 114.
^don Mino Martelli, Storia di Lugo di Romagna in chiave francescana, Lugo, Walberti, 1984, p. 135 (nota 86).
^Andrea Ferri, Imola protestante e l'Inquisizione ne «Il nuovo Diario-Messaggero», 28 ottobre 2017, p. 2. La punta più alta di processi si ebbe in due decenni: 1601-1610 con 149 casi e 1611-1620 con 151 istruttorie.
^Fu il successore di don Bughetti alla direzione dell'Istituto Santa Caterina di Imola, che mantenne per trent'anni fino al 1965.
^ Pietro Bedeschi, Il Movimento cattolico nella Diocesi d’Imola, Imola, Galeati, 1973.
^Ecco il testo della motivazione: «Parroco di un paesino, pur consapevole del pericolo di una rappresaglia, con eroico coraggio e profondo rigore morale, decideva di non abbandonare la propria parrocchia, venendo barbaramente trucidato da una pattuglia tedesca unitamente a ventidue cittadini. Fulgido esempio di coerenza e di senso di abnegazione fondato sui più alti valori cristiani e di solidarietà umana». 24 settembre 1944 - Fraz. Sassoleone - Castelfiumanese (Bologna).
^Roberto Beretta, op. cit., pp. 140-143. A don Tiso Galletti il comune di Conselice, luogo natio, ha dedicato una strada nel 2008, e il comune d'Imola ha intitolato un parcheggio nel centro di Spazzate Sassatelli.
^Cambia il progetto chiese sorelle. Imola guarda verso nuovi territori, «Il nuovo Diario-Messaggero», 12 novembre 2016, p. 11.
^I diaconi fanno parte effettiva del clero, insieme ai sacerdoti e ai vescovi. Prima del Concilio Vaticano II il diaconato era un ministero affidato ai seminaristi sulla via del sacerdozio (diaconato transeunte). Il Concilio Vaticano II ha ripristinato il diaconato permanente, permettendo di ordinare anche uomini sposati in quelle diocesi dove sussista un'esigenza pastorale. Vedi Lumen Gentium (1964) e il motu proprio di Paolo VISacrum diaconatus ordinem (1967).
^Visse nelle colline sopra Uggiano (Ozzano dell'Emilia), quando il territorio tra i torrenti Sillaro e Idice faceva parte della diocesi imolese.
^Fu eletto in un anno imprecisato tra il 390 e il 412 (Andrea Nanetti, Imola antica e medievale, La Mandragora, 2008, p. 94). Terminò la sua vita in un anno imprecisato tra il 425 e il 450 (cfr. Lanzoni, op. cit., p. 775).
^Francesco Lanzoni (Le leggende di San Cassiano d'Imola, 1903) indica questo vescovo con un punto interrogativo, perché potrebbe essere stato confuso con un omonimo vescovo di Angers ed un altro omonimo di Voghenza.
^Anche per questo vescovo Lanzoni mette un punto interrogativo: le fonti indicate non dicono espressamente che fosse vescovo di Imola ed il suo inserimento nella cronotassi imolese è frutto di deduzioni.
^Vescovo ammesso da Lanzoni per un'iscrizione marmorea nella chiesa di Santa Maria in Regola, databile al VI secolo. Nelle cronotassi tradizionali (cfr. Cappelletti (Le chiese d'Italia, 1844) e Alberghetti (Compendio della storia civile, ecclesiastica e letteraria della città di Imola, 1810) un Basilio vescovo è ammesso nell'XI secolo dopo Olderico.
^Vescovo menzionato dalle cronotassi tradizionali, è escluso da Gams, da Cappelletti ed anche da Lanzoni, per i quali questo Deusdedit fu vescovo di Faenza e non di Imola.
^Gams, sulla scia di Ughelli, pone un punto interrogativo su questo Giovanni III, per la probabile identificazione tra il secondo ed il terzo Giovanni.
^Tradizionalmente dopo Odelrico viene posto quel Basilio che Lanzoni invece segnala al VI secolo; nel 1074 è attestato un Adelrico che, se fosse vera l'ipotesi del Lanzoni, potrebbe essere lo stesso Odelrico.
^Fu anche podestà negli anni 1209-10 e 1221-22, grazie al rapporto di fiducia con Federico II di Svevia
^Secondo altre fonti, Giovanni Muto de Pappazuri. Cfr. don Mino Martelli, Storia di Lugo di Romagna in chiave francescana, Lugo, Walberti, 1984, p. 82.
^Sono gestite dall'Istituto diocesano sostentamento clero (Idsc), che amministra anche i beni appartenenti agli ex benefici parrocchiali della diocesi.
^Cunio fu rasa al suolo dai Faentini nel 1296; successivamente il convento si trasferì nella vicina Zagonara.
^Rimase edificio di culto officiato dal clero secolare fino al 1798.
^abPietro Bedeschi, Pio IX e l'Istituto delle Perpetue Adoratrici di Lugo, in «Nuovo Diario» nn. 27-32 del 1958. Negli anni 1830 il monastero era in decadenza. Il vescovo Giovanni Maria Mastai Ferretti (1832-1846) decise di farlo confluire in una nuova congregazione, le «Adoratrici Perpetue del Divino Cuore».
^don Orfeo Giacomelli, Un passato che rimane presente. Tutte le chiese di Massa Lombarda, s.d., p. 48. Il convento carmelitano di Massa Lombarda fu a lungo uno dei sette primari della provincia di Romagna.
^Ebbe sede in quello che oggi è chiamato "Complesso dell'Annunziata“.
^Il monastero, fondato in seguito a un lascito della nobildonna Faustina Macchirelli, vedova Carradori, occupava il quadrilatero costituito dalle attuali via F.lli Rosselli, viale Caterina Sforza (due lati) e vicolo Santa Apollonia. Dal 1873 al 1902 il complesso architettonico fu sede della congregazione delle «Ancelle del Sacro Cuore di Gesù sotto la protezione di S. Giuseppe» (vedi infra). Oggi è chiamato "Complesso dell'Annunziata", dal nome della chiesa dell'ex convento. Dal secondo dopoguerra fino all’anno 2000 fu sede dell'Istituto Tecnico Professionale “Cassiano da Imola”.
^Alessio Panighi, La chiesa e il convento dei fraticelli di San Francesco per vivere 18 anni di esilio, in «Giornale di massa», ottobre 2018, inserto p. III. La chiesa annessa al convento fu edificata su disegno di padre Angelico da Bologna e impreziosita al suo interno di pregevoli tele di Felice e Carlo Cignani. Abbattuta in età napoleonica, fu poi ricostruita nello stesso luogo alla metà del XIX secolo.
^Mario Montanari, I capperi sul monastero delle suore Dorotee in «Giornale di massa», giugno 2016, p. 9. Il complesso monastico fu progettato da Cosimo Morelli.
^Andrea Ferri, I nostri religiosi tra passato e presente, ne «Il nuovo Diario-Messaggero», 7 febbraio 2019, p. 2.