Il Cinque Nazioni 1988 (in inglese1988 Five Nations Championship; in franceseTournoi des Cinq Nations 1988; in gallesePencampwriaeth y Pum Gwlad 1988) fu la 59ª edizione del torneo annuale di rugby a 15 tra le squadre nazionali di Francia, Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia, nonché la 94ª in assoluto considerando anche le edizioni dell'Home Nation Championship.
Fu vinto in condominio da Francia, al suo terzo trofeo consecutivo e sedicesimo complessivo[1], e Galles, tornato alla vittoria dopo 9 anni e al suo trentaduesimo successo finale[2].
Fu proprio la Francia, nell'ultima partita di torneo, che fermò la corsa dei gallesi verso il Grande Slam e la appaiò in testa alla classifica per mantenere il titolo vinto l'anno prima[2].
Si trattò, nella circostanza, della diciannovesima e più recente edizione di torneo in cui il titolo finale fu condiviso tra almeno due contendenti; alla luce della modifica regolamentare introdotta nel 1993, che prevede la differenza punti fatti/subiti come discriminante a pari posizione di classifica[3], il torneo 1988 fu quindi anche l'ultimo, salvo eventuali variazioni future, a vantare più di un vincitore ex aequo[3].
Fu nell'ultimo incontro dell'Inghilterra contro l'Irlanda a Twickenham che nacque l'usanza dei tifosi inglesi di intonare lo spiritualSwing Low, Sweet Chariot: accadde durante la perfomance di Chris Oti, autore di tre mete che permisero una vittoria inglese d'ampio margine[4], che ispirò un gruppo di tifosi di un istituto superiore cattolico a intonare tale canzone che, a ciascuna meta di Oti, acquisiva sempre più seguito da parte degli altri spettatori in tribuna[5].
Il valore delle marcature, come stabilito dall’IRFB nel 1977, era: 4 punti per ciascuna meta (6 se trasformata), 3 punti per la realizzazione di ciascun calcio piazzato, idem per il drop[6].
«This silver bauble was introduced not with a fanfare but a whimper last season, its practical importance being that never again can the Championship be shared»
^(EN) Chris Rea, Flying Oti ends the try famine, in The Observer, 20 marzo 1988, p. 20.