Il territorio borghettino è situato nel fondovalle del torrente Arroscia, a monte della confluenza del rio Calabria con il torrente principale. Tra le vette del territorio il monte Bello (1315 m), il monte Cucco (1144 m), il monte Boschetto (831 m), il monte Sprandega (791 m) e il monte Riondo (776 m).
Storia
L'attestazione del toponimo è datata al 1496[5] e cioè quando compare per la prima volta in un atto la dicitura latina ecclesia Sanct Marci de Burghetto.
Alla caduta dell'Impero romano d'Occidente (476) anche il territorio di Borghetto fu interessato dalle invasioni barbariche[5], a cui seguirono le dominazioni da parte dei Longobardi[5] - nel 643 - e dei Franchi fino all'888[5]. Nel periodo carolingio entrò assieme ad altri paesi del fondovalle fra i possedimenti del Contado di Albenga[5] e, successivamente, nella Marca Arduinica sotto giurisdizione dello stesso comitato albenganese[5].
La fondazione di un primo insediamento stabile avvenne probabilmente in epoca alto medievale[5] grazie allo spostamento di buona parte di quella popolazione che, in origine dimorante sulla costa, preferì stanziarsi in questa parte del territorio della media valle Arroscia e che poté sfruttare la nuova forza lavoro legato alla presenza lungo il torrente di un buon numero di mulini, officine e ferriere, oltreché lo sfruttamento agricolo e di raccolta dei frutti.
Con la dissoluzione della marca il feudo di Borghetto fu sottoposto al controllo dei marchesi di Clavesana[5]. Nel 1233 anche la popolazione borghettina partecipò assieme ad altri borghi della valle Arroscia alla fondazione di Pieve di Teco[5]. A partire dal 1522 la Repubblica di Genova acquisì definitivamente il feudo di Borghetto che fu sottoposto alla giurisdizione del capitaneato di Pieve di Teco, seguendone quindi le sorti genovesi sino alla dominazione napoleonica di fine XVIII secolo.
Con la dominazione francese il territorio borghettino rientrò dal 2 dicembre 1797 all'interno della Repubblica Ligure[5]. Dal 28 aprile del 1798 fece parte del VI cantone, con capoluogo Ranzo, della Giurisdizione di Centa e dal 1803 centro principale del III cantone di Pieve nella Giurisdizione degli Ulivi[5]. Annesso al Primo Impero francese dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento di Montenotte.
Durante le fasi cruciali della seconda guerra mondiale vi fu un'intensa attività partigiana che operò assieme ad alcuni distaccamenti della I Brigata "Silvio Bonfante"[5]. Nel particolare fu il partigiano Rajmond Rossi ("Ramon") a far saltare nella notte del 6 ottobre 1944 il ponte di Borghetto allo scopo di interrompere i collegamenti stradali, in previsione di uno scontro che poi avvenne nei pressi di Vessalico, delle varie colonne di soldati tedeschi dimoranti nella valle.
Subisce gli ultimi aggiustamenti al territorio comunale nel 1949[9] quando gli fu aggiunta la frazione di Gavenola, distaccata da Aquila d'Arroscia, mentre al 1955 è datata l'ufficializzazione della dicitura di "Borghetto d'Arroscia"[10].
«D'argento, alla banda ondata d'azzurro, accostata da sei stelle di sei raggi del secondo, male ordinatenel verso della banda, poste tre sopra e tre sotto. Ornamenti esteriori da Comune.[12]»
Chiesa parrocchiale di San Marco Evangelista nel capoluogo. L'attuale rivisitazione in stile barocco è databile al XVII secolo, così come l'attiguo campanile. Al suo interno il fonte battesimale, in pietra nera lavorata, è poggiato su una colonna.
Oratorio della parrocchiale di San Marco Evangelista, a fianco della stessa.
Chiesa di San Bernardino da Siena nella frazione di Gazzo.
Cappella di Sant'Appollonia nella frazione di Gazzo.
Chiesa parrocchiale di San Colombano nella frazione di Gavenola. Gavenola, feudo e comune fino al 1804, inserito nel feudo imperiale di Zuccarello[15], venne dapprima aggregato ad Aquila d'Arroscia e poi dal 1949 a Borghetto d'Arroscia[16]. Elevata a parrocchia nel 1572, mentre dapprima dipese dalla parrocchiale di Santa Reparata di Aquila d'Arroscia, già dipendente fin dal medioevo dalla matrice della chiesa dell'antico borgo fortificato di Pogli (Pulium), fondato da Albenga per il controllo della valle d'Arroscia, ed oggi nel comune di Ortovero. L'attuale edificio venne ricostruito verso la fine del XVIII secolo grazie al generoso contributo di Francesco Vannenes.
Santuario dei Santi Cosma e Damiano lungo la provinciale per Vessalico. Costruito nel XIX secolo su un pilone preesistente del XVII secolo presso Gavenola, si trova sull'omonimo colle a 1069 m s.l.m.
Chiesa parrocchiale di San Bernardo nella frazione di Leverone.
Chiesa parrocchiale di Sant'Antonio abate nella frazione di Ubaga. Al suo interno è custodito un polittico di Pietro Guido datato al 1537 e un fonte battesimale in pietra del 1504.
Chiesa di San Lorenzo nella frazione di Ubaghetta.
Chiesa di San Giovanni Battista nella frazione di Montecalvo.
Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2019, i cittadini stranieri residenti ad Borghetto d'Arroscia sono 42[18].
Geografia antropica
Il territorio comunale è costituito, oltre il capoluogo, dalle frazioni di Gavenola, Gazzo, Leverone, Montecalvo, Ubaga e Ubaghetta per una superficie territoriale di 25,94 km²[19].
Si basa principalmente sull'attività agricola. Nel territorio viene inoltre coltivato l'ulivo della varietà taggiasca e la vite. Si effettua anche la raccolta del sottobosco, specie i funghi e le castagne, oltre la produzione di legname e l'allevamentobovino.
Infrastrutture e trasporti
Strade
Il territorio di Borghetto d'Arroscia è attraversato principalmente dalla strada statale 453 della Valle Arroscia che gli permette il collegamento stradale con Ranzo, ad est, e con Vessalico ad ovest. Nel 2001 è stata inaugurata la variante all'abitato, realizzata con la costruzione di due viadotti sul torrente Arroscia (150 m ciascuno) e di due gallerie (rispettivamente 350 m e 850 m).
^Il toponimo dialettale è citato nel libro-dizionario del professor Gaetano Frisoni, Nomi propri di città, borghi e villaggi della Liguria del Dizionario Genovese-Italiano e Italiano-Genovese, Genova, Nuova Editrice Genovese, 1910-2002.
^abcdefghijklFonte dal libro di Andrea Gandolfo, La provincia di Imperia: storia, arti, tradizioni. Volume 1, Peveragno, Blu Edizioni, 2005.
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G. Casalis (a cura di), Gavenola, ex Aquila d'Arroscia, in ID., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, vol. I, Torino 1833, pp. 328–329
G. Casalis (a cura di), ex Comune di Ubaga, in ID., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, vol. XXIII, Torino 1853, pp. 384–386
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Sacro e Vago Giardinello, e succinto Riepilogo delle Raggioni delle Chiese, e Diocesi d'Albenga, in Tre Tomi diviso, Cominciato da Pier Francesco Costa Vescovo d'Albenga dell'Anno 1624, manoscritto attribuito a G. A. Paneri, 1624-1655, Albenga, già nella Biblioteca Capitolare, ora nell’Archivio Diocesano, tomo II
L. Tacchella, Le visite apostoliche alla diocesi di Albenga (1585-1586), in «Rivista Ingauna e Intemelia», n.s., aa. XXXI-XXXIII, 1976-1978, n. 1-4, p. 91
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