Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti l'Associazione Calcio Milan (denominata Milan Associazione Calcio fino al 28 ottobre 2003) nelle competizioni ufficiali della stagione 2003-2004.
Stagione
In questa stagione avviene il cambio del nome della società: il 23 ottobre 2003 la denominazione passa da "Milan Associazione Calcio" a "Associazione Calcio Milan", ovvero al nome già utilizzato dai rossoneri dal 1945 al 1962. Per il 2003-2004 la squadra campione d'Europa si presenta ai nastri di partenza con i rinforzi Cafu, Giuseppe Pancaro e Kaká, giovane brasiliano proveniente dal San Paolo. Lasciano il club Chamot, Helveg e Roque Júnior. Kakà si fa subito notare da Ancelotti, che lo schiera spesso titolare al posto di Rui Costa o a fianco al portoghese, nelle partite in cui l'allenatore utilizza il 4-3-2-1 con due trequartisti a supporto dell'unica punta. Il resto della formazione tipo rimane quello della stagione precedente con le eccezioni di Cafu e Pancaro che vengono schierati come terzini al posto di Simic e Kaladze. In questa stagione Filippo Inzaghi fa sporadiche apparizioni in quanto bloccato da un infortunio, mentre Tomasson colleziona 37 presenze e segna 15 reti. Il brasiliano Rivaldo, sempre meno utilizzato da Ancelotti, rescinde il contratto in autunno.[3][4]
Battuta ai rigori a East Rutherford dalla Juventus nella partita che assegna la Supercoppa italiana, la squadra poche settimane dopo trionfa a Montecarlo per 1-0, con rete di Andrij Ševčenko, nella Supercoppa UEFA contro il Porto, che poi vincerà la Champions League. Il Milan vince la sua quarta Supercoppa Europea. In campionato lotta ai vertici con la Juventus e con la Roma. A dicembre, per la Coppa Intercontinentale, sfida a Tokyo gli argentini del Boca Juniors guidati da Carlos Bianchi che, sulla panchina del Vélez Sarsfield, aveva battuto i rossoneri nella stessa competizione nove anni prima. La partita termina 1-1 (gol di Tomasson e Donnet) e si decide ai calci di rigore, dove i rossoneri perdono 3-1 sbagliando tre tiri dal dischetto con Pirlo, Seedorf e Costacurta. L'unico tiro dagli undici metri che si insacca è quello di Rui Costa.[5][6] Il 21 dicembre Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio dei ministri, è obbligato a lasciare la carica di presidente del Milan a seguito dell'approvazione di una legge disciplinante i conflitti d'interesse.
Dopo la sconfitta in Coppa Intercontinentale arriva anche la prima sconfitta in campionato, in casa contro l'Udinese prima della sosta natalizia. Il nuovo anno inizia con il successo all'Olimpico contro la capolista Roma guidata da Capello (2-1 grazie alla doppietta di Andrij Ševčenko), e a fine gennaio i rossoneri si portano in cima alla classifica in modo definitivo. Nei mesi successivi il Milan mantiene il primo posto e il 2 maggio, battendo ancora la Roma a San Siro (1-0 sempre con gol di Sheva dopo appena 80 secondi di gioco), si laurea campione d'Italia per la diciassettesima volta e con due turni d'anticipo sulla fine del torneo, distanziando la stessa formazione giallorossa.[7][8]Andrij Ševčenko, autore del gol scudetto,[9] è inoltre capocannoniere della Serie A con 24 reti.[6][10]
La festa per lo scudetto si tiene all'ultima giornata, il 16 maggio 2004, in occasione di Milan-Brescia (4-2). Gli 82 punti finali conquistati rappresentano un record assoluto nella Serie A a 18 squadre con 3 punti per vittoria, mentre con gli 11 successi esterni nel torneo a 18 squadre, il club eguaglia il record di Juventus, Inter e del Milan 1963-64.[5][6][11] Altro record è il maggiore vantaggio sulla seconda classificata, per i campionati a 18 squadre. Riguardo agli scontri diretti con le concorrenti, i rossoneri vincono le due gare disputate contro la Roma (battuta due volte anche in Coppa Italia), battono la Lazio (doppio 1-0), sconfiggono la Juventus a Torino (3-1 dopo l'1-1 di San Siro) e completano l'opera con le vittorie nei derby contro l'Inter. Il match di andata contro i nerazzurri registra il primo gol in Serie A di Kakà, mentre nella gara di ritorno i rossoneri ribaltano il 2-0 a favore dei rivali, con il quale si era chiuso il primo tempo, grazie ai gol di Tomasson, Kakà e Seedorf. Ševčenko in virtù delle 24 reti messe a segno è di nuovo capocannoniere della Serie A dopo quattro anni. L'ucraino si classifica quarto nella classifica per il Pallone d'oro 2003, preceduto da Paolo Maldini, terzo.[12]
In Coppa Italia viene eliminato in semifinale dalla Lazio, poi vincitrice del trofeo, dopo aver avuto la meglio agli ottavi sulla Sampdoria e ai quarti sulla Roma.[6]
In Champions League, la squadra è inserita in prima fascia per il sorteggio in quanto campione uscente: a farle compagnia sono Celta Vigo, Ajax (eliminato nei quarti di finale dell'edizione precedente) e Brugge.[13] La prima partita, contro gli olandesi, finisce 1-0: il gol è di Inzaghi, al suo 46º centro nelle competizioni europee.[14] Dopo il pareggio con gli spagnoli[15], i rossoneri perdono contro la formazione belga: è la seconda sconfitta stagionale, la prima dopo aver perso la Supercoppa.[16] La gara di ritorno viene vinta per 1-0, con il primo gol di Kakà nelle coppe continentali[17]; la qualificazione è aritmetica dopo il successo - ancora di misura - sui Lancieri[18], che rende ininfluente l'ultima giornata del gruppo in cui il Milan perde con gli iberici.[19] Negli ottavi di finale, vengono superati i cechi dello Sparta Praga con uno 0-0 all'andata[20] e un 4-1 al ritorno.[21] Finisce 4-1 anche l'andata dei quarti con il Deportivo La Coruña[22] che nel ritorno, tuttavia, si impone per 4-0 eliminando - non senza sorpresa -[23] i rossoneri.[6][24][25]
Divise e sponsor
Lo sponsor tecnico per la stagione 2003-2004 è Adidas, mentre lo sponsor ufficiale è la Opel Meriva.[6] La divisa è una maglia a strisce verticali della stessa dimensione, rosse e nere, con pantaloncini bianchi e calzettoni neri. La divisa di riserva è completamente bianca, mentre la terza divisa è una maglia grigia con pantaloncini e calzettoni neri.
Centralmente in alto vi è stampata la coccarda tricolore, data la vittoria della Coppa Italia della stagione precedente.
^(EN) Kaka and Milan to meet on Monday, su fifa.com, 4 giugno 2009. URL consultato il 23 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2014).
^(PL) Sampdoria 0:1 Milan, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2010).
^(PL) Milan 1:0 Sampdoria, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2010).
^(PL) Milan 2:1 Roma, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2010).
^(PL) Roma 1:2 Milan, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2010).
^(PL) Milan 1:2 Lazio, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2010).
^(PL) Lazio 4:0 Milan, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2010).
^(PL) Milan 1:0 Ajax, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2011).
^(PL) Celta 0:0 Milan, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2010).
^(PL) Milan 0:1 Brugge, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2014).
^(PL) Brugge 0:1 Milan, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2010).
^(PL) Ajax 0:1 Milan, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2011).
^(PL) Milan 1:2 Celta, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
^(PL) Sparta 0:0 Milan, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
^(PL) Milan 4:1 Sparta, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2010).
^(PL) Milan 4:1 Deportivo, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2008).
^(PL) Deportivo 4:0 Milan, su acmilan.pl. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2008).