Il piede romano è definito come 16/28 del cubito di Nippur. Il valore teorico[2] del cubito di Nippur è esattamente 518 616 micrometri, di conseguenza il piede dei romani è di 296 352 µm ≤ 29,64 cm.
Nella tarda antichità romana il piede veniva diviso a volte in dodici parti (uncia); prima del periodo medioevale era però prevalente la suddivisione in sedici parti (digitus).
«Dalla misura degli edifici si era ricavato che il piede classico romano o italicus risponderebbe a metri 0,29574; tuttavia risultò anche che sotto Severo e Diocleziano avea subito un leggero accorciamento, così da fargli attribuire non più di metri 0,29421»[3]
L'atto quadrato è il quadrato dell'atto (1 atto = 120 piedi). Ciò corrisponde a 14 400 piedi quadrati o circa un ottavo di ettaro. Più precisamente sono 1264,673 metri quadrati.
L'anfora ("amphora quadrantal") corrisponde a un piede cubico.
Il congio è 1/8 di anfora e pari al cubo di mezzo piede. Contiene esattamente sei sesteri.
Il quadrantale romano misura un piede cubo, dunque un'anfora.
Come l'anfora circa 26,027 litri. Un terzo del quadrantale è il modio romano, la misura base.
Non esiste una correlazione precisa tra lunghezze e masse, ma la libbra romana vale esattamente tre quarti di una mina greca, perciò la relazione tra dracma romana e greca è 25 : 32.
Altre fonti indicano per la libbra romana 327,453 grammi, cioè il 0,1 % in più.
«L'ottantesima parte del vino contenuto nell'Anfora o piede cubico costituiva, come si riporta in un Plebiscito riportato da Festo, l'unità o asse dei pesi o sia la Libbra romana (Quadrantal vini octoginta pondo fiet).»[4]
Tutti i multipli dell'oncia romana hanno il loro nome specifico:
Un'oncia e mezza veniva chiamata "sescuncia". Semis e quadrans, triens e sextans hanno questo nome in quanto frazioni dell'as o libbra. Gli stessi nomi sono utilizzati per indicare monete di bronzo.
Pesi delle monete romane durante vari periodi della storia (in grammi)[5]
^A. Mazzi, Nota metrologica, in "Archivio Storico Lombardo", 1901, p. 354.
^Memoria intorno al sistema metrico agrario degli antichi Romani del cavalier Giovanni De Baillou letta all'adunanza dei Gergofili del dì 27 febbrajo 1818, in "I Georgofili: atti della Accademia dei georgofili", Tomo I, Trim. I, Firenze, 1818, p. 238.