Il nome di "teoria spettrale" è stato introdotto da David Hilbert nella sua formulazione originale della teoria degli spazi di Hilbert. L'iniziale versione del teorema spettrale era tuttavia una versione del teorema dell'asse principale di un ellissoide nell'ambito delle forme quadratiche in infinite variabili. Successivamente la teoria spettrale viene sfruttata per descrivere le caratteristiche dello spettro atomico in meccanica quantistica. Dopo la prima formulazione di Hilbert, difatti, lo sviluppo della teoria degli spazi di Hilbert e la teoria spettrale per operatori normali proseguì parallelamente alle esigenze del mondo fisico grazie al contributo di diverse personalità, tra cui von Neumann.[4]
Il teorema spettrale stabilisce le condizioni per cui un operatore lineare può essere scritto come somma di operatori più semplici, utilizzando una base composta dalle autofunzioni dell'operatore, in una procedura tipica dell'autoteoria.
Utilizzando la notazione bra-ket, una funzione che agisce sulle coordinate si può scrivere come:
Il vettore è solitamente visto come un elemento di uno spazio di Hilbert, e scegliendo il prodotto interno standard si definisce la sua norma:
dove denota il complesso coniugato. Nel seguito la trattazione è valida per un prodotto interno generico.
Un operatore è, in tale contesto, una funzione (solitamente lineare) che agisce su un'altra funzione. Si consideri ad esempio l'operatore:
L'azione di su è il prodotto di una nuova funzione per il prodotto scalare :
In modo più generale si può considerare un operatore definito nel seguente modo:
dove sono scalari, formano una base e è la base dello spazio duale. La relazione tra le due basi è in parte descritta da:
Se si può utilizzare tale formalismo, i numeri sono gli autovalori di e le funzioni sono le rispettive autofunzioni.[5]
L'operatore identità, ad esempio, può essere scritto come:
dove e sono ancora due basi coduali tali che . Tale relazione è la risoluzione all'identità, anche detta rappresentazione dell'identità, e gode della proprietà:
Applicando l'identità a si ottiene l'espressione di in termini delle funzioni di base :
e tale relazione è generalizzata dall'espansione in serie di Fourier di in funzione di . A partire da ciò, la generica equazione:
può essere scritta nelle basi e nel seguente modo:
Si possono inoltre determinare i coefficienti :
In definitiva, dato un operatore lineare tale per cui:
dove sono i suoi autovalori, la risoluzione dell'identità consente di scrivere:
La teoria spettrale si occupa quindi di stabilire la natura e l'esistenza di una base di funzioni e della rispettiva base duale.
Se l'inverso esiste, è detto regolare, mentre se non esiste è detto singolare.
L'insieme risolvente di è l'insieme dei numeri complessi tali che esiste ed è limitato. Lo spettro di è l'insieme dei numeri complessi tali che non esiste oppure non è limitato. La funzione (quando esiste) è detta risolvente di . Lo spettro è quindi il complementare del risolvente nel piano complesso.[7] Ogni autovalore di appartiene allo spettro , ma non si limita a contenere solo autovalori.[8]
Lo spettro include l'insieme degli autovalori detti autovalori approssimati, che sono i tali che non è limitato oppure non esiste. Questo rende possibile una differente suddivisione dello spettro in spettro puntuale approssimato, cioè l'insieme dei numeri per i quali esiste una successione di vettori unitari tale che:
e lo spettro residuo puro, cioè l'insieme dei numeri per i quali è limitato e l'immagine di è un sottospazio proprio di . Si dimostra che l'insieme risolvente è un sottoinsieme aperto di , e che il risolvente è una funzione analitica definita su un sottoinsieme aperto e connesso del piano complesso a valori nello spazio degli operatori limitati su . In particolare, è analitica per ogni sottoinsieme massimale connesso di .[9]
Moltiplicando entrambi i membri per e integrando si ottiene:
il che suggerisce che la soluzione sia:
Ovvero, si può trovare la funzione che soddisfa l'equazione agli autovalori dell'operatore se si può calcolare lo spettro di . Si può costruire la funzione , per esempio, utilizzando la relazione:
(EN) Michael Reed, Barry Simon, Methods of Modern Mathematical Physics, Vol. 1: Functional Analysis, 2ª ed., San Diego, California, Academic press inc., 1980, ISBN0-12-585050-6.
(EN) Gerald B Folland, Convergence and completeness, in Fourier Analysis and its Applications, Reprint of Wadsworth & Brooks/Cole 1992, American Mathematical Society, 2009, pp. 77 ff, ISBN0-8218-4790-2.