? Discendenza da Alberto solo probabile, non essendosi potuto avere con certezza l'attacco all'antecedente genealogia di questo ramo, ancora esistente a Torino all'inizio del XX secolo, e del quale non si hanno dati anteriori al Giacomo sopra indicato.
^Nacque postumo e gli fu dato il nome del padre ma venne da tutti chiamato Boido dal nome della madre, Boida. La sua discendenza venne così denominata Boidi-Trotti.
^Nel 1250 si trasferì a Fossano ed aggiunse al proprio cognome Trotti anche Alessandria. Col tempo mutò in Sandri il quale venne ora anteposto ora posposto al cognome Trotti. Si stabilì infine in Sandri-Trotti.
^Presunto Podestà di Milano nel 1265 anche se in realtà si tratta di una errata lettura del cognome: il podestà è stato un bergamasco di nome Federico De La Crota e non Trotti. Cfr. Ezio Claudio Pia.
^Detto Pico. Alcuni dei suoi discendenti, per differenziarsi dagli altri componenti della famiglia anteposero al cognome il suo soprannome: Pico-Trotti. Cfr. Francesco Guasco, tav. VI.
^Lodovico (*? †?), Garganisio (*? †?), Antonio (*? †?), un figlio (*? †?).
^Fu uno dei principali protagonisti della battaglia di Alessandria del 1391. Decisivi furono il suo intervento al comando di 1.500 uomini che, uscendo da Porta Marengo, vennero a dare manforte a Jacopo Dal Verme e l'intervento di una compagnia di cavalieri guidata da Tommaso Ghilini (*? †1402) che caricò i francesi di Giovanni III d'Armagnac sul fianco, sfondandone le file e guadagnando il centro dello schieramento avversario.
^L'11 aprile 1438 fu infeudato di Montaldeo in titolo signorile, il 26 novembre 1438 fu fatto signore di valle d'Orba, eretta in feudo a suo favore, e il 19 agosto 1440 fu, dal duca di MilanoFilippo Maria Visconti fatto signore della Rocca di valle d'Orba, o Rocca Rondanara, (poi Rocca Grimalda) in sconto di 1900 ducati prestatigli. Nel 1447, essendo capitano per il re di Francia, aiutò i francesi a prender possesso di Castellazzo, e poco dopo fu fatto prigioniero nella rotta sotto Bosco, assediato dai francesi, e fu condotto a Milano. Fatta la pace, nell'anno 1450, fu dal duca Francesco Sforza liberato e rinviato in patria, con la conferma dei privilegi già accordatigli. Nel 1461, essendo stato caluniniato, con suo figlio Andrea, presso il detto Duca, e questi, avendoli trovati entrambi innocenti li rimandò, concedendo loro di unire alle proprie armi quelle degli Sforza.
^Nella divisione paterna ebbe il feudo della Rocca di Valle d'Orba, e, fra gli altri beni, quelli di Campagna. Il 26 aprile 1471 fu nominato da Galeazzo Maria Sforza capitano di giustizia a Bologna. Grazie al suo servizio prudente e lodevole si guadagnò di poter aggiungere al proprio cognome anche quello di Giovanni Bentivoglio, Signore di Bologna, che gli concesse anche lo stemma. II 19 novembre 1479 la duchessa Bona, tutrice del duca Gian Galeazzo Maria Sforza, gli infeudò il titolo signorile di Ovada e Rossiglione. In seguito divenne conte degli stessi feudi sotto il re di Francia
Ricevette, nel suo palazzo, Roberto Sanseverino, generale della lega italiana, e Ercole d'Esteduca di Ferrara quando nel 1481 passarono in Alessandria. Fu generale in Italia delle armate del re di Francia, dal quale gli furono confermati i feudi di Ovada, di cui divenne conte nel 1499 e Rossiglione.
^Fu signore di Montaldeo, feudo pervenutogli nella divisione paterna. A lui pure toccarono, fra gli altri, i beni di San Leonardo. Ocoupato nelle guerre mosse dal duca di Milano ai suoi nemici, e specialmente contro i genovesi, abitò raramente Montaldeo, il governo del quale luogo affidò al giureconsulto Biagio Trotti, suo consanguineo. Fu appunto durante questo governo che vennero da Andrea consentiti gli Statuti alla comunità, compilati da Biagio e da Filippo Stortiglione, giureconsulto alessandrino pure valente. Cavaliere aurato. Era comandante delle milizie di Alessandria, quando nel 1463 a lui ricorreva la duchessa Bianca di Savoia, che per l'infermità del duca Francesco Sforza, suo marito, temeva che le città tumultuassero. Il Trotti rispondeva degnamente alla fiducia in lui riposto, tenendo Alessandria in quiete.
^Podestà di Firenze, Piacenza e Tortona. Venne considerato ad Alessandria cittadino benefico tanto da essere fregiato del titolo maggiormente onorifico di Pater Patriæ.
^A lui e ai suoi due fratelli Giuseppe Antonio e Stefano fu concesso, nel 1894, di aggiungere al proprio il cognome quello di Trotti. V'è da dire che tutti i Boidi, data la loro origine dai Trotti, potrebbero appellarsi Boidi Trotti. Generalmente, in principio, così si chiamarono, e solo in seguito si limitarono a dirsi Boidi. La concessione quindi fatta ai fratelli Giuseppe Antonio, Luigi Maria e Stefano deve considerarsi piuttosto come una conferma di un diritto già loro spettante, che una vera e propria concessione.
^Nel 1250 Giovanni Trotti si trasferì a Fossano ed aggiunse al proprio cognome anche Alessandria. Col tempo mutò in Sandri il quale venne ora anteposto ora posposto al cognome Trotti. Si stabilì infine in Sandri-Trotti. Cfr. Francesco Guasco, tav. XVI.
^Nel 1503 modificò l'appellativo Alessandria in Sandri.
^Con il nipote Giuseppe, e con il cugino Giovanni Francesco, fece conoscere l'identità della famiglia Sandri con i Trotti di Alessandria, assumendo il cognome Trotti, che la famiglia aveva trascurato lungo il tempo.
^Il ducaEmanuele Filiberto di Savoia lo iscrisse da giovane in una scelta compagnia di uomini da lui creata, e nel 1599 il duca Carlo Emanuele I di Savoia lo spedi in Savoia per esaminare lo stato di alcune fortezze e provvedere a renderle in grado di resistere a qualunque assalto. Fu allora, e precisamente il 4 dicembre di quell'anno, che il duca gli donò per tre anni i redditi feudali e la signoria di Maurienne, nel ducato di Savoia. Il 15 febbraio 1602 fu fatto signore di Mombasiglio (e il 12 luglio successivo conte), e, per la moglie, barone di Bossolasco, con Niella, Feisoglio, Albaretto della Torre, San Benedetto e Serravalle annessi. Il 28 marzo dello stesso anno fu consignore del marchesato di Ceva, per donazione di suo suocero. Il 12 luglio 1607 fu infeudato delle signorie di Chiusanico e Gazzelli, alle quali rinunciò il 20 luglio 1621, nella stessa data fu signore di Chiusavecchia, che vendette nel 1609 a Cesare Cernusco. Allo stesso tempo fu anche signore di Pontedassio, che alienò poi, nel 1685, ai fratelli Pietro e Claudio Vibo. Rinunciò alle signorie di Soisy e Emerin quando il duca di Savoia cedette quel territorio al re di Francia in cambio del marchesato di Saluzzo. Nel 1607 fu mandato governatore a Fossano, nel 1614 ebbe la gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, e le cariche di consigliere segreto e di gentiluomo di camera. Nel 1615 fu nominato colonnello di fanteria e cavalleria, e commissario generale di guerra. Il 17 dicembre 1616, con il fratello Andrea Filiberto, ebbe la consignoria di Cervere, e il 4 novembre 1618 la signoria di Boves, che ricedette nel 1619, in cambio di Rocca de' Baldi e Margarita, al duca di Savoia Carlo Emanuele I, il quale l'infeudò di questi due ultimi paesi il 7 ottobre dello stesso anno. Rocca de' Baldi fu poi riscattata da Madama Reale e infeudata nel 1642 a Carlo Filippo di Morozzo, e Margarita fu da Odino Maria data in dote alla figlia Francesca Vittoria. Nel 1627 fu inviato ambasciatore alla Repubblica di Venezia. Accusato poi di concussione, fuggì, nascondendosi nel santuario della Madonna a Savona, ove rimase alcuni anni, finché, ottenuto un salvacondotto, andò a Torino. Ivi morì assassinato, nelle vicinanze di piazza Castello.
^Alessandro (*? †?), Maurizio (*? †?), Paris Maurizio (*? †?), Caterina (*? †?), Ottavia Maria (*? †?), Diana (*? †?), Maria (*? †?).
^Rosmunda (*? †?), sposa Giuseppe Luigi Passalacqua; Adelaide (*? †?), sposa Giovanni Luigi Avogadro; ?? sposa conte Falletti; ??, sposa conte Frichignono; ??, sposa Antonio Caccia.
^Detto Pico. Alcuni dei suoi discendenti, per differenziarsi dagli altri componenti della famiglia anteposero al cognome il suo soprannome: Pico Trotti. Cfr. Francesco Guasco, tav. VI.
^Con Antonio Guasco, I signore di Bisio e Alberto Guasco, signore di Alice, mette il 25 ottobre 1455 la prima pietra delle fondamenta del ponte sul Tanaro ad Alessandria.
^Eletto nel 1498 dal ducaLudovico il Moro a questore del magistrato ordinario a Milano, abbandonò la sua Castellazzo e si stabili in detta città: fu così il primo stipite dei Trotti milanesi, da un membro dei quali, denominati in principio, dal luogo della loro provenienza, «Trotti del Castellazzo», o semplicemente «del Castellazzo» o «Castellazzo», avrebbero avuto origine, pare, i Castellazzi milanesi, esistenti.
^Fu capitano di grande reputazione. Nominato governatore di Forlì da Filippo Maria Visconti, che difese nel 1421 contro i fiorentini, i quali volevano occuparla, obbligandoli dopo molti assalti a togliere l'assedio. Il 30 gennaio 1430 venne creato signore di Pasturana insieme al figlio Franceschino. Fu a capo di 700 cavalieri durante la Battaglia di Bosco Marengo che vide capitolare l'esercito francese guidato da Rinaldo di Dresay e Bongiovanni entrò trionfante in Alessandria.
^Prima badessa del monastero di Santa Chiara di Alessandria fondato nel 1401 da Corradino Dal Pozzo.
^Il figlio Baudolino sposerà Anna Guasco di Gerolamo, dei marchesi di Bisio.
^A causa dell'estinzione della famiglia materna, e con il consenso del padre, portò il cognome della madre, Chatard, e lo stemma, come risulta da strumento del 26 giugno 1545. Fu così che ebbe origine il ramo dei Trotti de La Chétardie. Gentiluomo di Margherita di Valois, venne creato dal Re Enrico II uno dei cento gentiluomini della sua corte. Prese parte alle battaglie di Dreux, di Saint-Denis e di Moncontour. Nel 1568 fu creato cavaliere dell'Ordine di San Michele dal Carlo IX.
^Nel 1601 vendette, insieme al fratello Giulio, il feudo di Pasturana ai fratelli Angelo e Giovanni Vincenzo Lomellini.
^Antonio (*? †?); Pietro (fl.1613), cosignore con il figlio di Torre Valgorera. Unirono al loro cognome anche quello di Roero; Emilia (*? †?), sposa Alessandro Asinari (*? †?).
^Ereditò il feudo della Rocca, che essa e il marito vendettero nel 1570 a Giovanni Battista Grimaldi.
Fu dai feudatari Grimaldi che Rocca di Valle d'Orba assunse il nome di Rocca Grimalda.
^Si stabilì definitivamente a Milano. Nel 1684 divenne Signore di Casal Cermelli per la morte di Antonio Trotti, Signore di detto luogo e Marchese d'Incisa, ultimo del suo ramo. Fu erede universale del Conte Giovanni Galeazzo Trotti e di Monsignor Lorenzo Luigi Trotti, vescovo di Pavia. Il 5 febbraio 1688 fu, con i suoi discendenti, fatto marchese da Ranuccio II Farnese, duca di Parma e Piacenza. A lui pervenne pure la totale Signoria di Fresonara all'estinzione maschile del ramo che nella persona di Giovanni Galeazzo Trotti (padre di Antonio, sopra descritto) aveva ottenuto l'intero feudo il 21 gennaio 1659.
^A dodici anni fu messo in educazione a Parma nel collegio dei PP. Gesuiti. Ottenne dall'imperatore Carlo VI d'Asburgo la conferma del titolo di marchese per lui e discendenti maschi (17 agosto 1718). Acquistò dalla famiglia Belcredi il feudo di Vinzaglio e ne fu infeudato, quale Signore, il 7 agosto 1730.
^Ereditò dalla madre il cognome Ardizzone, che aggiunse al proprio. Decurione di Alessandria. Si rese benemerito mutuando nel 1699 la somma di lire 8500 al municipio, affinché questo potesse sostenere le spese del processo intentato a Ferdinando Garzia di Ravanal, governatore di Alessandria.
^Scrive così di lei Francesco Guasco, (tav. XIV): «Laura, unitamente a sua sorella Caterina, raccolse le eredità delle due famiglie Inviziati e Conta. Era di statura bassa, ben proporzionata in tutte le sue membra, graziosa nei modi e affabile, tutta dedita alla famiglia. Visse ritirata dai teatri, dalle riunioni e dalla società, facendosi solo vedere nelle chiese più vicine alla sua abitazione, dove assisteva ai divini uffici in modo esemplare. Sebbene ricca per sé stessa e per la famiglia ov'era entrata, fu tale la sua noncuranza dei ricercati ornamenti, che, senza la menoma affettazione, andò sempre vestita di lana di un medesimo colore, facendo consistere la sua ambizione nell'allevare la numerosa figliolanza, la quale, per il troppo amore che essa le portava, fu a lei causa di triboli e spine. Non avendo essa coraggio di contraddire ai figli, si prestava bonariamente a tutte le loro voglie, e essi ebbero mezzo di secondare stravaganti follie, che trascinavano allora nella dissipazione la gioventù della città, a ciò incitata dall'esempio e dall'approvazione del Marchese di Caraglio, in quel tempo governatore di Alessandria. Arbitra essa del governo della fomiglia, sia per la sua accortezza, che per la dabbenaggine del marito, divenuto vecchio più di mente che di corpo, lusingava sè stessa e il buon consorte, il quale nei suoi lucidi intervalli non cessava di riprendere la condotta poco regolare dei figli, tutti dediti al giuoco e al lusso. Si cominciò a conoscere la decadenza della famiglia dopo la morte del padre, e sopratutto quando fu venduta la casa Ardizzone, posta sulla piazza del duomo, pervenuta a Gaspare per eredità di sua madre e venduta al Marchese Ghilini, ma essa non bastò a sanare i debiti contratti. Ammalatasì d'infammazione, decedette il 9 maggio 1768.».
^Comandante la città di Vigevano, ove mori nell'aprile 1840, figlio del Conte Diego Lodovico, decurione di Alessandria, e di Teresa Peloso. Da questo matrimonio, fra gli altri figli, nacque Carlotta, la quale sposò Emanuele Gaioli, il figlio dei quali, Giuseppe, il 4 agosto 1835 ottenne il titolo di Conte, con l'aggiunta dei cognomi Boidi-Ardizzone, quale futuro erede del prozio Gaspare Giuseppe.
^Barone dell'Impero e maire aggiunto di Alessandria nel 1813. Morì celibe, a Milano, ultimo del suo ramo, lasciando erede Giuseppe Gaioli-Boidi-Trotti-Ardizzone suo pronipote.
^Non imitò decisamente i suoi avi nelle imprese militari, ma si ridusse a vivere oziando a Montaldeo e a maltrattare i suoi sudditi con ogni sorta di vessazione. Conseguenza di tali prepotenze fu la ribellione degli abitanti e la famosa strage dei Trotti di Montaldeo. Strage compiuta su Giovanni Cristoforo e su quasi tutta la sua famiglia nel 1528, strage mossa e favorita dai genovesi e compiuta nel momento nel quale il castello di Montaldeo era sprovvisto di uomini e armi mandati dal Trotti alla difesa di Ovada, assediata dai genovesi. I cadaveri di Giovanni Cristoforo e degli altri membri della sua famiglia furono gettati in un pozzo, ancora oggi esistente e noto ai Montaldesì quale storico pozzo dei Trotti. È di forma ovale e profondo oltre ottanta metri. Dopo l'eccidio fu riempito di terra e fu ordinato che non fosse più da vuotarsi in perpetuo. Tanto il feudatario quanto il Comune, che fu proprietario del sito ove è il pozzo, osservarono per parecchi secoli la sentenza e rifiutarono sempre di venderlo. Ma all'epoca della rivoluzione francese, per far fronte alle grandi spese che gravavano sul Comune, questo vendette la piazzetta ove si trovava il pozzo che, passato in proprietà privata, fu in seguito svuotato. Il feudo di Montaldeo fu venduto a Nicolò Grimaldi, che ne fu infeudato il 14 ottobre 1531 quale signore.
^La famiglia Avogli, forse originaria di Napoli, fu fiorente in Ferrara dalla fine del XIV secolo. Ascritti poco dopo alla nobiltà ferrarese annoverarono uomini d'arme e diplomatici e furono al servizio degli Este, da cui ricevettero cariche, onori e privilegi. Francesco di Onofrio e della contessa Vittoria Trotti, ultima discendente del ramo della sua famiglia, aggiunse al proprio cognome quello materno. Con il nuovo cognome passò agli Avogli anche il titolo comitale concesso dal papa Clemente VIII ad Alfonso Trotti e a tutti i suoi discendenti da maschi e da femmine. Gli Avogli Trotti assunsero anche il cognome Alidosi in seguito al matrimonio di Elena di Rodrigo (ante1623) con Francesco Avogli, patrizio di Ferrara. Cfr. Doneda, Gobbo
^Lasciò erede il marchese Lodovico Trotti, Signore di Fresonara, con testamento 3 ottobre 1691, mentre il feudo di Castelnuovo Calcea, a lui pervenuto dopo la morte del fratello Antonio, fu devoluto alla camera ducale l'11 febbraio 1701.
^Morì in duello a Novi ucciso dal conte Pier Francesco Visconti. Lasciò erede il marchese Ludovico Trotti, signore di Fresonara.
Francesco Guasco di Bisio, Famiglie Trotti, Bondi-Trotti, Sandri-Trotti, in Tavole genealogiche di famiglie nobili alessandrine e monferrine dal secolo IX al XX, vol. 5, opera postuma riveduta e pubblicata dal figlio Emilio, Casale, Tipografia Cooperativa Bellatore, Bosco & C., 1929.
Matteo Turconi Sormani, Le grandi famiglie di Milano, Roma, Newton Compton Editori, 2015, ISBN978-88-541-8714-6.