TT100
TT100 (Theban Tomb 100) è la sigla che identifica una delle Tombe dei Nobili[N 2][2] ubicate nell’area della cosiddetta Necropoli Tebana, sulla sponda occidentale[N 3] del Nilo dinanzi alla città di Luxor[N 4][3], in Egitto. Destinata a sepolture di nobili e funzionari connessi alle case regnanti, specie del Nuovo Regno, l'area venne sfruttata, come necropoli, fin dall'Antico Regno e, successivamente, sino al periodo Saitico (con la XXVI dinastia) e Tolemaico. TitolareTT100 era la tomba di:
BiografiaRekhmira (ovvero "saggio come Ra") assunse la carica di Governatore della Città (Tebe) e Visir tra l'anno XXVIII e il XXIV del regno di Thutmosi III e proseguì all'inizio di quello del suo successore Amenhotep II. Prima di lui solo altri due sommarono le due cariche: suo nonno Aamtju Ahmose (titolare della TT83), che assunse la carica durante la XVIII dinastia agli inizi del regno di Thutmosi III, e suo zio User (TT61 e TT131), che assunse la carica nell'anno V dello stesso re[N 8]. Suo padre Neferweben, viene indicato nella TT100 come prete "wab"[N 9] di Amon. Non risulta, dai riferimenti parietali che abbia ricoperto la carica di Visir anche se risulta essere esistito, nel periodo di riferimento, un Visir del Nord di nome Neferweben[N 10]. Bet fu la madre di Rekhmira e Meryt fu sua moglie; entrambe si fregiavano del titolo di "hekeret Nesut", ovvero "reale ornamento"[N 11][1]. Rekhmira, che nella tomba assomma in sé oltre un centinaio di titoli, svolse la sua attività alla fine del regno di Thutmosi III e la carica gli venne confermata dal suo successore, Amenhotep II, ma ben presto se ne perdono le tracce storico-archeologiche[N 12][5]. La figura del visir Rekhmira, così come quella della moglie Meryt, appaiono spesso abrase o scalpellate, così come pure quelle dei figli i cui nomi sono stati tuttavia ricostruiti in Takhaout, Mutneferet ed Henuttawy per le femmine, Amenhotep, Mery, e Senouseret Kenamon per i maschi. Nella tomba compare anche un tale Baki e sua moglie At, ma non si è a conoscenza di legami di parentela con il Visir. La tombaLa tomba, che presenta un corredo di pitture parietali tra i meglio conservati e i più vasti della Necropoli tebana, si sviluppa planimetricamente secondo lo schema a "T" rovesciata tipica del periodo. Un particolarità la rende altresì unica nel panorama dell'area: dalla sala trasversale (larga circa 21 m, profonda 2,30 e alta 3,30) si diparte un corridoio perpendicolare alla precedente largo poco più di 2 m, lungo quasi 27 m, il cui soffitto, partendo dai 3,30 m dell'ingresso, si innalza progressivamente fino a raggiungere, alla fine del corridoio, la considerevole altezza di oltre 8 m. Artisticamente, quasi ogni metro della tomba è ricoperto di pitture generalmente realizzate su più registri sovrapposti il che sembra moltiplicare il già consistente numero delle scene rappresentate[N 13][6][7][8]. Nel corso della sua lunga storia TT100 fu soggetta a parecchie traversie: durante il regno di Amenhotep II le immagini di Rekhmira, della moglie Meryt e dei loro figli vennero abrase; dove raggiungibili facilmente vennero completamente rimosse ricoprendo le silhouette restanti con colore rosso, in altri casi si provvide alla sola abrasione del viso. Si ritiene tuttavia che Rekhmira non sia mai stato sepolto in questa che doveva perciò essere solo la cappella della sepoltura, sepoltura che, ad oggi, non risulta essere stata ancora scoperta[N 14]. Un nuovo intervento ai danni delle pitture parietali avvenne circa 100 anni dopo durante il regno di Amenhotep IV/Akhenaton, detto anche dell'eresia amarniana, con l'asportazione dei simboli relativi al dio Amon. Altri danni furono arrecati alla tomba dal passare dei secoli tra cui l'apertura di un nuovo accesso nella facciata a cura di abitanti del luogo che ne fecero la propria abitazione[N 15] e che danneggiò pesantemente il testo autobiografico conosciuto come "I doveri del Visir" che sulla parete si trovava. All'utilizzo come abitazione e stalla si devono poi aggiungere infiltrazioni d'acqua, fuliggine dei fuochi, esalazioni degli animali ivi ricoverati e sterco di pipistrello, fino a giungere all'intonacatura di intere parti delle pareti pesantemente denunciata da Norman de Garis Davies durante i rilievi eseguiti tra il 1906 e il 1940. L'ubicazione di TT100 era già nota ai primi visitatori dell'area e venne usata come abitazione e stalla dagli abitanti del luogo[4]. I primi rilievi dei dipinti parietali si debbono a Robert Hay nel 1832, seguirono altre operazioni di rilievo e copia dei dipinti a cura di molteplici altri egittologi (George Alexander Hoskins[N 16], Frédéric Cailliaud[N 17], John Gardner Wilkinson, Émile Prisse d'Avennes e altri), ma solo nel 1889 la tomba venne protetta con l'apposizione di una porta in ferro. Nel 1906 il Metropolitan Museum di New York provvide a far eseguire completi rilievi a cura di Norman e Nina de Garis Davies e del fotografo Harry Burton. Il lavoro si protrasse fino al 1940 e ne scaturì nel 1944 la pubblicazione "The tomb of rekh-mi-Re at Thebes" in due volumi[8]. Un corridoio, che si apre su un cortile e sulle cui pareti sono riportati testi di offertorio (1 in planimetria), dà accesso ad una sala trasversale; su due registri sovrapposti (2) il defunto, sotto la cui sedia sono nascoste alcune oche, ispeziona cinque file di funzionari, due messaggeri e alcuni postulanti, con testi che esplicitano le funzioni del visir (cosiddetta stele dei "doveri del visir"), è quindi rappresentata la raccolta delle tasse e la registrazione dei prodotti dell'Alto Egitto, compreso il bestiame e l'oro (che viene pesato), nonché scimmie, piccioni, miele e capre. Seguono (3) testi autobiografici e (4), su cinque registri sovrapposti, le cosiddette processioni tributarie; poco discosto (5) il defunto, nella sua posizione di visir, dinanzi a Thutmosi III; il defunto (6) ispeziona il versamento delle tasse e dei prodotti del Basso Egitto tra cui miele, grano, oro e uomini che recano tori, vitelli e capre. Segue (7) il defunto che, su cinque registri sovrapposti, ispeziona le provviste del tempio e i lavoratori, le statue del re, e le suppellettili funerarie; sono presenti anche frammenti di scene di preparazione della birra e di cottura di cibi. Ancora su cinque registri sovrapposti (8) il censimento del bestiame, il calcolo del raccolto, il trasporto del grano, la cattura di animali, l'aratura, la semina e la mietitura. Su uno dei lati corti (9), e su due registri, il figlio Menkheperreseneb e, seduti, il visir Amethu, nonno del defunto e titolare della TT83, e lo zio User, a sua volta visir e titolare della tomba TT61, entrambi accompagnati dalle rispettive mogli, dinanzi al defunto e alla moglie Meryt a loro volta seduti; segue una scena simile con i figli Amenhotep, Neferweben e Baki, con le rispettive mogli. Seguono (10) scene di ispezione di prodotti dalle terre del Delta nilotico con la cattura di animali tra cui orici, tori selvatici, stambecchi, iene e polli, di vendemmia di pesca e preparazione del pescato; frammenti (11) di due scene del defunto a caccia nel deserto di tori selvatici, iene, struzzi, e di uccelli che volano su papiri in una palude. Un breve corridoio (12), sulle cui pareti sono riportati testi sacri e di offertorio, dà accesso a una lunga camera, ma non particolarmente larga, perpendicolare alla precedente[N 18]. Sulle pareti: su sei registri sovrapposti (13) la raccolta e la preparazione delle provviste per il tempio di Amon alla presenza del defunto e dei suoi assistenti; la consegna di razioni ai servi del tempio; la registrazione di grano e fagioli (?); la pesatura di fagioli, la preparazione di torte e la raccolta del miele; il trasporto di prodotti da Kharga, Punt e dal Delta compreso vino, papiro, miele, noci e scimmie; distribuzione di unguenti e stoffe, prigionieri hittiti, siriani e nubiani, con donne e bambini; balle di tessuto; bestiame. Poco discosto (14), su otto registri sovrapposti, lavori vari alla presenza del defunto e dei suoi assistenti: fabbricanti di vasi, gioiellieri, conciatori di pelli, carpentieri, cordai, fabbri, pesatori di oro, fabbricanti di mattoni nubiani e siriani, scultori che scolpiscono statue colossali, portatori di pietre, navi da carico, uomini che decorano edifici, squadra di uomini, capeggiati da sovrintendenti, registrati dagli scribi. Il rilievo che segue (15) si sviluppa su dieci registri sovrapposti con la processione funeraria (sono rappresentati 68 episodi distinti), scrigni e riti funerari nel giardino di Osiride, una processione verso Anubi con il trasporto di suppellettili funerarie tra cui statuette del re e scene del pellegrinaggio ad Abido con danzatrici e due preti purificanti, riti dinanzi a un altare con la combustione di offerte. Il successivo dipinto (16) rappresenta I figli Menkheperreseneb, Amenhotep e Mery in offertorio al defunto e alla madre Meryt, mentre il figlio Senusert presenta una lista di offerte. Sulla parete opposta (17), su due registri un figlio, coadiuvato da due familiari, offre fiori al defunto al suo rientro dopo una missione a Het-Sekhem di cui era stato incaricato da Amenhotep II; il defunto, coadiuvato da aiutanti, riceve funzionari e richiedenti. Su otto registri (18) un banchetto con figlie che offrono sistri e fiori al defunto e alla moglie, ospiti, musicisti comprese suonatrici e suonatori di liuto, di tamburelli, di arpa e nacchere; seguono (19) riti sulla statua del defunto (per complessivi 50 episodi rappresentati), compreso il trasporto della statua a cura di nove preti alla presenza di un prete "sem"[N 19]; segue la preparazione di provviste alla presenza del defunto, nonché barche su un lago. Su quattro registri (20) i figli Amenhotep, Senusert e Menkheperreseneb dinanzi al defunto e alla madre mentre un altro fratello reca la lista delle offerte. Sulla parete di fondo (21) una nicchia su tre registri, il defunto inginocchiato dinanzi a Osiride con testi di offertorio, il figlio Menkheperreseneb dinanzi al defunto e alla madre e una falsa porta con testi (oggi al museo del Louvre, cat. 042007 06)[9]. L'ala sud della sala trasversale presenta tre particolarità che meritano una disamina specifica: il testo dei cosiddetti "doveri del visir" (2 in planimetria), quello dell' "autobiografia" (3 in planimetria) e la rappresentazione dei "tributi stranieri" (4 in planimetria). I doveri del visirI testi detti "doveri", fanno parte della letteratura sapienziale tipica dell'Antico Egitto con cui venivano presentati gli incarichi ricoperti da funzionari, ma anche impartiti ammonimenti e lezioni a determinate categorie di lavoratori, o anche ai figli. Si è a conoscenza di altre descrizioni di "doveri" specifici in tombe di altri visir, ma quella della TT100 (n.ro 2 in planimetria), benché danneggiate dall'apertura di un nuovo accesso alla sala trasversale da parte di abitanti del luogo che fecero della sepoltura la propria abitazione privata, è la più completa; è suddivisa in più capitoli che vanno da disposizioni di carattere pratico[10][11]: «Il visir giudica nel suo ufficio di visir, seduto su una sedia con schienale, con una stuoia sul pavimento, vestito dell'abito "shenep", con una pelle sulle spalle e una pelle sotto i suoi piedi, lo scettro "aba" dinanzi a se, quaranta rotoli di pergamena aperti dinanzi a se...il direttore dei privati appartamenti alla sua destra e il convenuto alla sua sinistra e gli scribi del visir dinanzi a se» dall'ordine delle precedenze: «Quando un uomo parla a un'altra persona, ciò deve essere fatto in ragione del suo rango. Ognuno sarà ascoltato da un suo uguale senza permettere che una persona di rango inferiore possa essere ascoltato da persona di rango superiore. Se una persona di rango superiore dice "Nessuno può ascoltare che non sia del mio rango", allora sarà ascoltato dal segretario del visir.» al protocollo nei colloqui con il re: «Egli entrerà a salutare il suo Signore, vita, prosperità e salute a lui, ogni giorno quando le cose delle Due Terre lo rendono necessario. Sarà accompagnato dal responsabile di ciò che è sigillato [dell'argomento] e attenderà nei pressi del colonnato settentrionale.» al giudizio di un magistrato corrotto: «Se una denuncia verrà portata verso un magistrato del suo ufficio, Egli (il visir) si assicurerà che venga portato in giudizio. È il visir che deve punirlo in accordo con il crimine commesso.» all'impiego dell'esercito: «E' lui (il visir) che organizza il raduno delle truppe seguendo gli spostamenti del suo Signore a nord o a sud.» alle regole per la consultazione di documenti, all'impiego e al ruolo dei singoli funzionari e ufficiali, ai criteri di registrazione degli atti, alla tenuta di un registro dei criminali, al controllo sui principali e più importanti lavori pubblici, alla riscossione delle tasse. Testo autobiograficoAnalogamente la TT100 ospita una stele (numero 3 in planimetria) che contiene un testo autobiografico ben preservato che reca anche ammonimenti del re al visir[12]: «Tieni attentamente d'occhio la sala d'udienza del visir, sorveglia tutto ciò che vi si fa, perché è il sostegno di tutto il Paese.[...] Quanto all'essere visir, vedi non è affatto dolce, ma è amaro come il fiele» «Ecco, quanto a un funzionario che giudica in pubblico, l'acqua e il vento riporteranno tutto ciò che fa. Non c'è chi ignori le sue azioni, se fa un errore riguardo al suo caso, e non è notato dal suo [proprio] ufficiale, sarà reso noto quando pronuncia la sua sentenza [...] La sicurezza per un funzionario è agire secondo le regole» «Guardati da quel che si diceva del visir Kheti "ha impoverito la gente della sua famiglia a beneficio degli altri per timore che si dicesse di lui che [era ingiusto]" [...] questo è più che giustizia. [...] metti davanti a te il rispetto, perché tu sia rispettato. E' un vero funzionario quello per cui si ha rispetto. Ecco, il valore è che egli faccia giustizia, ma se un uomo è troppo temuto vi è qualcosa di male nell'opinione della gente.» I tributi stranieriUna delle scene parietali della camera trasversale (4) è relativa alle cosiddette "processioni egee", o "dei tributi stranieri" o, ancora, "processioni Keftiw". Le processioni dei tributari rappresentavano la consegna di "tributi" da regioni assoggettate all'Egitto o, comunque, in rapporti con il Paese[13][14]. Si ritiene, tuttavia che gli oggetti presentati dalle delegazioni Keftiw[N 20]., ovvero secondo la maggior parte degli studiosi i minoici[14], rappresentate in almeno sei Tombe dei Nobili[N 21], non costituissero un "tributo" nel senso letterale del termine, bensì doni da popolazioni non assoggettate, ma in rapporti commerciali o diplomatici paritetici[N 22]. Nel caso della TT100, le "processioni tributarie" si sviluppano (4 in planimetria) su cinque registri sovrapposti costituendo, di fatto, una sorta di vera e propria gerarchia[15]: i primi due registri alti, popolazioni libere, con cui l'Egitto aveva rapporti diplomatici; nel terzo e quarto registro popolazioni sicuramente vassalle; nel quinto registro le popolazioni assoggettate:
Nelle riproduzioni dei rilievi risalenti all'800 (specie quelle del 1835 di George Alexander Hoskins), da parte dei primi esploratori, i colori sono più vividi di quanto non lo siano oggi nella realtà e, nel caso dei Keftiw, colpisce il colore giallo dell'oro, unito a una palese opulenza venale e a una qual forma artistica dei doni che sono, a loro volta, ripartiti su tre registri sovrapposti: ceste tra cui ne spicca una contenente anelli che il geroglifico "neb" qualifica come oro (si veda, a tal proposito anche la rappresentazione di analoghi anelli nella TT39); nel secondo registro, vasellame vario sia in materiale fittile lavorato e decorato, sia in materiale prezioso (forse ancora oro visto il colore giallo). Spicca, tra gli altri un rython conico, con manico, tipico di pitture parietali minoiche (si vedano anche analoghi contenitori nella TT86). Nel terzo registro, ancora suppellettili fittili ed altre di metallo prezioso tra cui spiccano, di evidente provenienza minoica, un rhyton a forma di testa di toro che poggia su una serie di lingotti "a pelle di bue", ed un vaso con coperchio in forma di testa di "kri-kri", la caratteristica "capra cretese", riconoscibile per la lunga barba. Uno dei portatori reca sulla spalla sinistra un lingotto di forma particolare, cosiddetta "a pelle di bue"[N 23][16].
NoteAnnotazioni
Fonti
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