Nel 1059 Roberto il Guiscardo fu investito da papa Niccolò II del titolo di Duca di Puglia, Calabria e Sicilia, quest'ultima ancora sotto il dominio arabo.
Figlio di Ruggero I e di Adelaide (che tenne la reggenza fino al 1112)
Re di Sicilia (1130-1282)
Nel 1127, morto Guglielmo senza lasciare figli, il ducato viene annesso alla Contea di Sicilia, retta da Ruggero II. Il 27 settembre 1130 Ruggero II fu nominato Re di Sicilia dall'Antipapa Anacleto II, tale nomina fu poi confermata da Papa Innocenzo II nel 1139. Ruggero riuscirà poi a completare la conquista di tutto il meridione d'Italia entro il 1134, con la conquista del Ducato di Napoli, segnando la nascita di uno stato centralizzato. La capitale del nuovo stato era Palermo.
Edmondo Plantageneto, figlio del re Enrico III d'Inghilterra, ottenne il titolo re di Sicilia tra il 1254 e il 1263 da papa Innocenzo IV, purché conquistasse il regno con uomini e mezzi propri. Il re, non riuscendo ad affrontare le spese della spedizione, nel 1258 fu minacciato di scomunica da papa Alessandro IV, successore di Innocenzo. Fu allora che i baroni inglesi, capeggiati da Simone di Montfort, offrirono il loro appoggio al re a condizione che egli firmasse le Disposizioni o statuti di Oxford. Ma le pretese sull'isola restarono velleitarie.
I Sovrani svevi, Federico II e Manfredi in particolare, batterono strade di espansione e affrancamento dalla tutela pontificia che li portarono a collidere con il Papato, le cui armi, investitura dei Sovrani e scomuniche, risultano fatali per la Dinastia sveva che si estinse con la decapitazione di Corradino nella piazza Mercato di Napoli nel 1268.
Nel 1265 papa Clemente IV nominò re Carlo d'Angiò[5], fratello del re di Francia Luigi IX, che scese in Italia e conquistò l'intero regno di Sicilia con la battaglia di Benevento, inaugurando così la dinastia angioina. Sotto gli angioini la capitale viene trasferita da Palermo a Napoli.
Il Regno di Sicilia si ritrovò diviso in due parti: l'isola siciliana, in mano agli aragonesi, e la parte continentale, tenuta dagli angioini, entrambi rivendicanti il titolo di Regno di Sicilia. La situazione troverà una sua ufficializzazione solo con la pace di Caltabellotta del 1302.
Da questo momento, tuttavia, i re angioini di Napoli si diranno Re di Sicilia citra (Re di Napoli) con capitale Napoli e, del pari Re di Sicilia ultra (Re di Trinacria) con capitale Palermo, si diranno i sovrani aragonesi. Di fatto, nacque un nuovo regno, il Regno di Napoli, esteso su tutta la parte continentale del meridione d'Italia.
fu l'unico marito di Giovanna
a essere incoronato Re
Ramo d'Angiò-Durazzo (1382-1435)
Carlo III fu riconosciuto come erede da Giovanna I che non aveva figli vivi. Tuttavia si scontrarono a causa dello Scisma d'occidente, così Carlo giunse a detronizzare ed imprigionare la cugina, sedendo sul trono di Napoli.
Ramo di Angiò-Valois (Opposizione agli Angiò-Durazzo) (1382-1426)
La sovranità degli Angiò-Durazzo fu contestata dai membri del ramo Angiò-Valois. All'origine delle controversie il fatto che Giovanna I (detronizzata, imprigionata e uccisa dal cugino Carlo III che conquistò il trono) adottò Luigi I; questi e i suoi discendenti condussero poi diverse spedizioni militari nel Regno reclamando più volte la corona. Le ostilità terminarono quando Giovanna II riconobbe Luigi III come Duca di Calabria ed erede al trono. Luigi III morì prima di Giovanna II, pertanto alla morte della sovrana la corona passò al fratello di Luigi III ovvero Renato d'Angiò.
Alla morte di Martino II si aprì un periodo di interregno di due anni, caratterizzato da torbidi. In questo periodo la reggenza dell'isola fu formalmente affidata fino al 1416 a Bianca di Navarra, vedova di Martino I, designata vicaria del re d'Aragona in Sicilia, cui successa la casa castigliana di Trastámara.
Alfonso I venne adottato da Giovanna II, fornendogli la base giuridica per rivendicare il Meridione continentale ai danni di Renato I, forte di questa interpretazione Alfonso conquistò militarmente il Regno di Napoli assumendo il titolo di Rex Utriusque Siciliae.
A seguito della sua discesa in Italia, il re di Francia Carlo VIII rivendicò la corona di Napoli e, a fine febbraio 1495, venne incoronato re approfittando del fatto che il legittimo sovrano, Ferdinando II, aveva lasciato la capitale per organizzare una controffensiva. In cinque mesi però, la situazione precipitò e Carlo VIII dovette abbandonare Napoli e la sua corona.
In questo periodo i regni di Napoli e Sicilia vennero tenuti da re stranieri (Spagna prima, e poi per brevi periodi, Austria, nonché, per la sola Sicilia, Savoia) mentre erano amministrati sul territorio da distinti viceré.
Tale distinzione con i periodi precedenti vuole comunque essere essenzialmente "schematica", in quanto già in precedenza era capitato di vedere i regni di Napoli e Sicilia, almeno temporaneamente e in diversi contesti, formalmente uniti al Regno d'Aragona e governati in loco da un viceré.
Primo dominio spagnolo, Asburgo di Spagna (1516-1700)
Tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo i sovrani di Napoli furono attivi nelle varie coalizioni antifrancesi ed ebbero diversi scontri politici e soprattutto militari con i transalpini. Dopo la vittoria di Austerlitz del 2 dicembre 1805, Napoleone Bonaparte promosse l'occupazione definitiva del napoletano, condotta con successo da Gouvion-Saint Cyr e da Reynier, e dichiarò quindi decaduta la dinastia borbonica nominando nuovo Re di Napoli il fratello Giuseppe. Il re Ferdinando fuggì a Palermo continuò a regnare sulla Sicilia. Nella fase di passaggio dal regno di Ferdinando IV a quello del Bonaparte, fu reggente delle Due Sicilie il marchese Michelangelo Cianciulli.
Re di Napoli
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Nel 1808 l'imperatore Napoleone preferì affidare al fratello Giuseppe il trono di Spagna, a succedergli scelse il marito di sua sorella Carolina, il Maresciallo di Francia e compagno d'armi di lungo corso Gioacchino Murat. Napoleone attribuì al cognato il titolo puramente formale di Re delle Due Sicilie per reclamare anche la sovranità sull'isola di Sicilia; nei fatti il dominio di Murat era limitato alla parte continentale del meridione d'Italia e non arrivò mai a comprendere l'isola, che rimase sotto l'autorità di Ferdinando di Borbone.
Dopo la caduta di Napoleone (1815) si ebbe il periodo detto Restaurazione in cui molte famiglie detronizzate dagli effetti della rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche tornarono sul trono, tra queste anche ai Borbone di Napoli fu concesso di tornare a regnare anche sul Regno di Napoli. L'anno seguente il Regno di Sicilia venne unito al Regno di Napoli creando il neonato Regno delle Due Sicilie con Napoli unica capitale. Per sancire l'unione dei due regni il re Ferdinando IV di Napoli (e III di Sicilia) decise di farsi chiamare Ferdinando I delle Due Sicilie. Anche il nome della casata reale venne emendato per riflettere il cambiamento avvenuto.
^Il Pontefice investì Carlo re con il titolo di Rex utriusque Siciliae (Re d'ambedue le Sicilie). Ciò significa che la Bolla papale d'investitura rappresenta la prima traccia documentale di tale nome.
^Nonostante fosse stato incoronato come Carlo III di Sicilia e Carlo VII di Napoli, poiché non si era tenuto conto di Carlo d'Asburgo, negli atti ufficiali si firmava sempre come Carlo, senza usare alcun numerale.