ScatopsidaeNewman, 1834, è una famiglia cosmopolita di insetti dell'ordine dei Ditteri (Nematocera: Psychodomorpha). Malgrado la diffusione e la frequenza con cui si rinvengono gli insetti di questo raggruppamento, la biologia della famiglia è ancora oggi poco conosciuta.
Descrizione
L'adulto è un moscerino di piccole dimensioni ma di aspetto robusto, con corpo lungo 0,5-5 mm e livrea generalmente di colore scuro, in genere nera, a volte con macchie gialle. Molto simili ai Canthyloscelidae, gli Scatopsidae si differenziano per avere tutti e tre gli ocelli ben formati, palpi mascellari uniarticolati e nervatura alare più semplice. La specie australiana Hawomersleya aptera è caratterizzata dall'assenza delle ali, carattere insolito fra i Nematoceri.
Il capo è provvisto di tre ocelli ed ha antenne moniliformi, relativamente brevi, composte da 7-12 articoli. Gli occhi sono connati al vertice. Il torace è compresso ai lati, l'addome è breve, generalmente appiattito in senso dorso-ventrale e più largo all'estremità caudale.
Le ali sono moderatamente larghe, con lobo anale ampio ma poco rilevato e con nervature anteriori più evidenti per la pigmentazione. La nervatura alare, nel complesso, ha una ramificazione ridotta e mostra una concentrazione delle nervature verso il margine costale. La letteratura non offre una precisa e concordante interpretazione sulla struttura di alcune vene, in particolare in merito alla presenza o meno delle vene trasverse radio-mediale (r-m) e medio-cubitale (m-cu). In genere le descrizioni sottolineano la particolare evidenza delle nervature anteriori (costa e radio), che appaiono più sclerificate e pigmentate di quelle posteriori (media e cubito) e il marcato ravvicinamento della radio al margine costale. Di conseguenza, le ali di questi insetti appaiono dotate di una nervatura debole, concentrata verso il margine anteriore. Quest'ultimo carattere è spesso indicato, in inglese con la locuzione costalization of veins ("costalizzazione delle vene"). Le principali caratteristiche morfologiche della venatura alare si possono così riassumere:
La costa si estende solo sul margine anteriore, generalmente non oltre il terzo distale.
La subcosta è molto breve e incompleta. Nelle tavole non costruite con dettaglio, questa vena è spesso omessa.
La radio è appressata al margine costale e si suddivide in genere in due soli rami, R1 e R4+5, entrambi confluenti sul margine costale, rispettivamente nella metà basale e in quella distale (Scatopse) oppure entrambe entro la prima metà del margine costale. In Aspistes la vena R4+5 si biforca. Il tratto trasverso del settore radiale è molto breve.
La media è composta da due ramificazioni (M1 e M2). Controversa è l'interpretazione della struttura della media nel tratto basale: questa presenta un tratto longitudinale, che implicitamente è probabilmente considerato come base della media, e si fonde brevemente con il settore radiale per poi separarsi come M1+2.
Il sistema cubitale è costituito dalle vene CuA1 e CuA2 che hanno percorsi distinti e sono connesse solo alla base. La vena CuA2 forma una caratteristica doppia curvatura, più o meno marcata, con la concavità rivolta verso il lobo anale. In diversi generi compare inoltre una vena spuria, ovvero un ripiegamento longitudinale, che scorre fra M1+2 e CuA1.
In merito alla nervatura trasversa radio-mediale, sussistono interpretazioni differenti. Secondo diversi Autori, la trasversa radio-mediale è assente. Secondo Amorim, la radio-mediale è presente, marcatamente sclerotizzata e disposta longitudinalmente[1]. In effetti, diverse tavole mostrano una brevissima vena, allineata con R4+5, che connette l'angolo del settore radiale con la base di M1+2. Secondo il sistema Comstock-Needham, questa vena sarebbe perciò una radio-mediale a tutti gli effetti.
In alcuni Scatopsidae (es. Holoplagia, Pararhexosa) è presente una vena trasversa incompleta che si estende dal tratto basale di M1 verso il tratto terminale di R4+5; questa vena è talvolta indicata come radio-mediale (HARDY, 1957) o come falsa radio-mediale (AMORIM, 2007)[2][3]. La stessa vena è presente anche in alcune specie di Scatopse, in particolare Scatopse notata[4][5][6].
La medio-cubitale, secondo Amorim, sarebbe presente alla base, sclerotizzata e pigmentata, e disposta longitudinalmente[1].
La nervatura anale, infine, è presente solo in alcune specie.
La biologia di questa famiglia è ancora poco conosciuta. Gli adulti si rinvengono in vari ambienti, ma in genere prediliggono stazioni fresche e umide; possono ritrovarsi anche presso le abitazioni, dove tendono a posarsi sul vetro delle finestre. All'aperto frequentano soprattutto le infiorescenze delle Apiaceae e tendono ad aggregarsi in sciami[7].
Le larve sono saprofaghe e si sviluppano su substrati organici umidi e in via di decomposizione di varia natura, come il legno marcescente, i suoli umidi e ricchi di sostanza organica, le lettiere forestali, residui vegetali vari, funghi. Frequente è la loro presenza anche negli escrementi degli animali, comportamento da cui deriverebbe, secondo vari Autori, il nome scientifico dato alla famiglia[8]. Nei Colobostematini sono presenti specie mirmecofile.
Sistematica
Fino agli anni ottanta, gli Scatopsidae sono stati associati, sotto l'aspetto filogenetico e tassonomico, ai Bibionomorpha, per le affinità sia morfologiche sia etologiche. WOOD & BORKENT (1989) ridefinirono questa correlazione e inclusero gli Scatopsidae e le famiglie affini (Canthyloscelidae e Perissommatidae) all'interno dell'infraordine degli Psychodomorpha, posizione largamente condivisa nella letteratura prodotta a partire dagli anni novanta.
La famiglia comprende oltre 30 generi con circa 350 specie descritte, ma il numero è destinato a crescere in quanto vi sono molte specie ancora sconosciute. La suddivisione interna si articola in quattro sottofamiglie di cui, quella più rappresentativa, Scatopsinae, è ripartita in quattro tribù. Sulla precisa collocazione dei generi nelle tribù ci sono tuttavia fonti discordanti:
Diverse sono le specie fossili appartenenti a questa famiglia[9]. Quelle descritte risalgono al Cenozoico, tuttavia, anche in assenza di una documentazione ufficiale che faccia riferimento a specie classificate, si ritiene che l'origine della famiglia risalga al Mesozoico e, probabilmente, al Cretacico superiore.
In Italia sono segnalate solo quindici specie appartenenti a nove generi: Anapausis, Apiloscatopse, Coboldia, Colobostema, Parascatopse, Rhegmoclema, Reichertella, Scatopse, Swammerdamella[10].
^ Neal L. Evenhuis, Family Scatopsidae, in Catalogue of the fossil flies of the world (Insecta: Diptera), Bishop Museum. URL consultato il 18 aprile 2009.
(ES) Dalton Souza de Amorim, Scatopsidae, in Angel Solís (a cura di), Las Familias de insectos de Costa Rica, INBio, 1997. URL consultato il 19 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2007).
(EN) Edwin F. Cook, Family Scatopsidae, in Neal L. Evenhuis (a cura di), Catalog of the Diptera of the Australasian and Oceanian Regions, Bishop Museum. URL consultato il 18 aprile 2009.
(EN) G.G.E. Scudder, R.A. Cannings, Order Diptera (Flies), in Diptera Families of British Columbia, Department of Zoology, University of British Columbia. URL consultato il 19 aprile 2009.
(EN) Scatopsidae, in The New Diptera Site. URL consultato il 18 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 22 agosto 2009).
(EN) Family Scatopsidae, in Australian Faunal Directory, Australian Government, Department of the Environment, Water, Heritage and the Arts. URL consultato il 18 aprile 2009.
(EN) Taxon details: Scatopsidae, in Fauna Europaea version 2.6.2, Fauna Europaea Web Service, 2013. URL consultato il 18-04-2009.