Il paese si trova a circa 600 m s.l.m., all'interno del cratere dell'antico omonimo vulcano, sulle pendici orientali del Monte Santa Croce, che ne costituisce il cono terminale. La zona è coperta da castagneti.
Nel territorio della conca vulcanica esistono tracce di insediamenti ausoni o aurunci, con tracce di mura in opera poligonale, attribuite al VI-V secolo a.C., sul monte La Frascara, l'Orto della Regina[4], e sul monte Santa Croce, forse riferibili a semplici postazioni militari di difesa.
I ritrovamenti di iscrizioni e monete sembrano indicare la presenza di un insediamento già nel III secolo d.C., ma l'attuale abitato è attestato solo a partire dal X secolo. Il nome (Roccae Monfinum che prende il nome dalla rocca della mia Fina) deriva dall'originario toponimo del monte Santa Croce, che in documenti intorno all'anno 1000 viene chiamato Monte Fino. Fu in possesso feudale dei Marzano e dei principi di Stigliano. Tra Trecento e Quattrocento assunse importanza con l'istituzione di un mercato settimanale (dal 1352) e di una fiera annuale.
Nello stemma è raffigurata una torre di tre palchi, posta su tre colli, affiancata dalle lettere maiuscole L.A.M.F., aggiunte nel Seicento, iniziali di Locus Arcis Montis Finae ("Luogo della Rocca di Monte Fino"). Il gonfalone è un drappo di azzurro.
«Dopo l'8 settembre 1943 la popolazione subì una serie di angherie da parte delle truppe di occupazione germaniche, che entravano a viva forza nelle case, requisendo generi alimentari e bestiame, e distruggevano ponti, strade, impianti telegrafici e telefonici, oltre che molti edifici. Le rappresaglie dei soldati tedeschi, che provocarono numerose vittime tra la collettività locale, culminarono con la deportazione nei campi di concentramento di numerosi uomini. Con l'arrivo delle forze alleate il paese conobbe una lunga serie di ulteriori violenze, fino alla profanazione del locale cimitero. Nonostante i patimenti subiti, ritornata la pace, la popolazione, con coraggiosa fierezza, avviò la lenta e difficile opera di ricostruzione, dando prova di generosa solidarietà e di elette virtù civiche. 1943/1944 - Roccamonfina (CE)» — 22 novembre 2017[5]
Monumenti e luoghi d'interesse
Chiesa collegiata di Santa Maria Maggiore, sita nella centrale piazza Nicola Amore, il cui attuale stato si deve ad un rifacimento del 1715. Presenta un grande protiro ad arco sulla facciata ed è fiancheggiata da un campanile con decorazione a maioliche del 1775. L'interno è a tre navate. Alla chiesa è annesso un "Museo parrocchiale", che ne raccoglie gli arredi sacri.
Chiesa e convento di San Domenico, siti nella frazione omonima ed eretti nel XVII secolo per donazione testamentaria di Gian Nicola Fusco. La chiesa ha tre navate e conserva un coro ligneo.
Chiesa di San Giovanni Battista, sita nella frazione di Torano-Filorsi, risale al XIII secolo ed è in stile romanico; fu gravemente danneggiata dai terremoti del 1960 e 1964, che interessarono l'area campana. Restaurata di recente, della magnifica volta affrescata resta un solo brandello di affresco.
Santuario di Maria Santissima dei Lattani, fondato nel 1430 da san Bernardino da Siena e san Giacomo della Marca, in seguito alla notizia del ritrovamento di una statua della Vergine. Gli edifici del santuario si aprono su un ampio cortile interno, aperto sul panorama. Vi si affacciano la chiesa, il convento e un edificio costruito al momento della fondazione, detto "Protoconventino" o "romitaggio di San Bernardino", recentemente restaurato nelle forme originali. Nel cortile si trovano anche una fontana in pietra e, sul lato verso il monte, una fontana quattrocentesca decorata nel 1961 da una raffigurazione su ceramica colorata.
Chiesa di Ognissanti del 1191 con affreschi, sita in via Cicioni.
Palazzo Colletta, edificio quattrocentesco, si affaccia sulla piazza Nicola Amore.
Chiesa di Santa Maria della Carità a navata unica con Madonna addolorata del XVIII secolo nella frazione Fontanafredda.
Borgo medievale di Cerquarola.
Chiesa di San Nicola, barocca, nella frazione Garofali.
Mura megalitiche dell'Orto della Regina[4], a qualche chilometro dalla frazione Fontanafredda.
Nell'ultimo martedì di maggio la statua del santo patrono, sant'Antonio, viene condotta in processione dalla chiesa del Santuario dei Lattani[7] alla chiesa di Santa Maria Maggiore (Calata di sant'Antonio), per venire ricondotta al suo posto l'ultima domenica di agosto (Salita di sant'Antonio)[8].
Cultura
Musei
È stato istituito presso il Palazzo dei Congressi di Roccamonfina in via Roma il museo delle arti e del geosito dei Monti Aurunci (MAGMA)[9]. Ospita collezioni di arte contemporanea di maestri internazionali, giovani del territorio nazionale e collezioni di scienze ambientali.
Economia
Roccamonfina, assieme ad altri otto comuni, costituisce la zona di produzione della IGP «castagna di Roccamonfina».
La presenza del castagno nell’area di Roccamonfina è fatta risalire ad alcune centinaia di anni prima della dominazione romana nella zona. Fu tuttavia nel Medioevo, dopo le invasioni barbariche, che la castanicoltura dell’area rappresentò una parte fondamentale per l’economia e la sopravvivenza della popolazione locale. Principale fonte di sostentamento alimentare nei periodi invernali e di carestia, il castagno a Roccamonfina e dintorni, infatti, aveva un ruolo fondamentale nella vita familiare della popolazione. Con il suo legno si costruivano le travi dei tetti delle case, i mobili, gli utensili e si alimentava il fuoco delle stufe e dei camini[10].